VERDE TIME

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mercoledì 10 giugno 2020

VERDE TIME : AGAVE



La pianta dell’agave si presenta con un’amplia rosetta di foglie succulente carnose a nervatura parallela larghe fino a 25 cm e lunghe fino a due metri. La pianta ha foglie verdi leggermente opache, dotate di una spina apicale legnosa presente, a volte, anche sullo stesso contorno delle foglie.
Lei, la pianta di agave, madre longeva può vivere dai trenta ai cinquant’anni.
L’agave produce un solo fiore, come un unico figlio e poi dopo la sua fioritura, quando il fiore è al massimo del suo splendore, quasi un riflesso dell’amore materno,  la pianta creatrice di tale bellezza comincia a perdere il suo fascino, il suo vigore ed infine muore.
Un vero sacrificio d’amore materno perchè oltretutto la pianta madre lo partorisce quando raggiunge la piena maturità, ossia dopo circa 10- 15 anni. All’inizio il fiore non è bello, come del resto anche tutti i neonati, ed assomiglia ad un grande asparago, ma poi cresce rapidamente ed in un solo mese prende ben cinque metri di altezza.


Il  fiore dell’agave si presenta su un lungo gambo con diramazioni che producono infiorescenze apicali di colore tra il verde ed il giallo.

Esistono diversi tipi di agave oltre all’angustifolia vi è l’agave americana che è quella con le foglie verdi o contornate di giallo ( che in Calabria chiamano zammara, liaria, luiara) e poi la sisalana dello Yucatàn, l’agave cerulata ossia quella azul o tequilana e tante altre.
Le agavi appartengono per lo più alla famiglia delle agavacee e sono piante succulente originarie dell’America centrale, del Messico e delle isole caraibiche.

L’etimologia della parola agave deriva dal greco” ἀγαυός” cioè ammirabile, glorioso, illustre, nobile, per l’aspetto armonioso dell’agave soprattutto di quella sisalana quando è in fiore.


Dall’agave americana e si ricavano varie bevande come l’aguamiel, ed il pulque di epoca precolombiana, ottenute per fermentazione del succo dell’agave americana.
Gli indiani cochini invece mangiavano le foglie dell’agave cerulata o tequilana. Attualmente dall’agave si ricava uno sciroppo dolcificante zuccherino, leggermente aromatico denso come il miele d’acacia. Dopo l’occupazione del centroamerica  si introdussero tecniche di distillazione dell’agave tequilana, sconosciute ai nativi del luogo, che oggi hanno introdotto sui mercati distillati come la tequila ed il mescal.

La parte fibrosa delle foglie di varie specie di agavi soprattutto quella sisalana sono usate per realizzare corde, reti, ceste, stuoie, abiti, coperte e tappeti.
In Messico le foglie di agave, con la parte fibrosa in evidenza, vennero vendute come spazzole insaponate proprio perchè molte agavi contengono sapogenine da cui si sono anche ricavati cortisone ed estrogeni.


IN CUCINA 

In passato le popolazioni messicane usarono anche le spine delle agavi in funzione di aghi per cucire o ami da pesca. Sempre gli indiani usavano la polpa delle foglie dell’agave per guarire piaghe, ferite, contusioni ed ustioni.
Gli indiani usavano Il succo dell’agave lechuguilla che significa piccola lattuga, (ossia quella endemica del deserto Chihuahua), per avvelenare la punta delle frecce, in relazione alle proprietà del succo simili a quelle di certi lattici tossici contenuti anche nelle lattughe ad esempio la virosa.

Oggi in cucina l’agave viene usato sotto forma di sciroppo in quanto ricco di fruttosio, al fine di dolcificante.
Il cuore della pianta dell’agave invece viene consumato come verdura per via del dal sapore dolciastro.

In medicina la pianta dell’agave viene utilizzata come lassativo e purgativo, contro i disturbi della milza dei reumatismi della sciatalgia e per nevralgie ed infezioni della pelle.
La linfa fresca però può provocare irritazioni cutanee e dermatiti.



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