VERDE TIME

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mercoledì 30 novembre 2022

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO : VIRUS DEL CICLAMINO

 




Le malattie da virus del ciclamino, fortunatamente, non sono molto frequenti, tuttavia negli ultimi anni in Italia così come in molti Paesi del mondo, sono stati segnalati due virus che si sono resi responsabili di gravi danni economici alle coltivazioni di questa importante specie da fiore in vaso.
Si tratta del virus dell’avvizzimento maculato  e quello della maculatura necrotica , due virus trasmessi in natura da tripidi e principalmente da Frankliniella occidentalis.

I sintomi, soprattutto nelle foglie, sono assai specifici, essendo facilmente confondibili con quelli dovuti a funghi o batteri, per cui spesso la diagnosi viene fuorviata e ritardata, con la conseguenza che la diffusione dei due virus aumenta.

sintomi sono presenti in particolare modo sulle foglie e consistono in aree (maculature) necrotiche, marroni o nere, di varia estensione che a volte si allungano nelle nervature, distorsioni fogliari, striature necrotiche sul picciolo che possono portare al collasso e al disseccamento della foglia.

Uno dei sintomi più caratteristici, ma non sempre riscontrabile, è dato dalla comparsa di anulature concentriche, quasi delle incisioni necrotiche, simili all’impronta di un pollice.

fiori possono essere malformati e mostrare delle strozzature sui peduncoli. Le piante infette presentano una crescita stentata.

Si tratta di una infezione molto pericolosa per le colture, che ha causato e può provocare gravi danni di ordine economico, per cui in Italia, per legge, le piante colpite da questa infezione virale devono essere distrutte.

Difficilmente ci si troverà nelle condizioni di aver acquistato una pianta malata, ma se ciò dovesse verificarsi, o se anche si ha il solo sospetto di questo, conviene distruggere il ciclamino per evitare che la virosi possa trasmettersi alle altre piante presenti in casa.

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO : POTATURA DEL LIMONE COME ,QUANDO,PERCHE'

 


Tra gli alberi più belli e proliferi da avere in giardino o sul balcone, c’è l’albero del limone, coltivabile sia in vaso che in piena terra. Tra i suoi pregi, quello di fiorire e fruttificare più volte durante i 12 mesi dell’anno. Inoltre, è considerata una pianta sempreverde perfetta per rendere più belli balconi e giardini tutto l’anno. Le caratteristiche del limone, dunque, lo rendono molto speciale ed altrettanto speciali sono le sue esigenze.

Considera, ad esempio che, il limone non può essere coltivato a tutte le latitudini a causa delle sue esigenze di temperatura. In inverno, infatti, andrebbe messo in serra o comunque tutelato. Tra le sue richieste, infatti, c’è quella di dover essere posto sempre al sole. Sul tutto il territorio italiano, con clima Mediterraneo, non dovrebbero esserci problemi di sorta.

Coltivando un albero di limone potrai avere la tua piccola fonte di limoni, un agrume particolarmente sfruttato in cucina. Può essere usato come condimento, come base per i liquori o per i dolci ma anche per decorazione, senza dimenticare che può essere spremuto per ottenere bevande dissetanti. Stando ad alcune ricerche scientifiche, il limone può essere considerato come un ibrido naturale tra l’arancio amaro ed il cedro. Sulle sue origini, però, le dissertazioni si sprecano ancora.

Essendo una pianta sempreverde con caratteristiche speciali, l’albero di limone non deve essere potato con troppa frequenza ma il giusto per garantirne la salute e la proliferazione. Le tipologie di potatura sono diverse e cambiano in base al risultato che si vuole ottenere sulla pianta ma anche alla sua età. Approfondiamo, di seguito, la questione.

Si fa presto a dire potatura ma quali devono essere i rami da tagliare in una pianta di limoni? In primis, i rami da tagliare sono quelli vecchi e molto legnosi.

L’obbiettivo, infatti, è quello di permettere ai nuovi getti di spuntare e di produrre frutti nuovi, Parallelamente, si dovrebbero tagliare anche tutti quei rami che hanno un andamento verticaleDa rimuovere anche i polloni che ci sono sul tronco o sulla base. Questo è necessario perché i polloni possono non solo, penalizzare la produzione dei frutti ma anche indebolire la pianta stessa.

I rami più alti dovrebbero essere accorciati di qualche centimetro in un processo che viene chiamato cimatura. Ciò evita che la pianta possa svilupparsi eccessivamente in altezza e che la chioma resti armonica. Il taglio dei rami deve avvenire in modo netto per evitare l’insorgere di malattie dovute a sfilacciature residue. Successivamente, la parte tagliata andrà cosparsa di un cicatrizzante (es. mastice per innesti) per evitare attacchi di funghi o parassiti.

Per gli alberi di limone tenuti in vaso, in terrazzo o giardino, meglio conservare 3 o 5 branche, più grande sotto piuttosto che sopra. Così facendo, il sole raggiungerà in modo uguale tutti i rami e le foglie. In un arbusto di questo tipo, le cimature vanno praticate soltanto sui rami principali e di pochi centimetri. Tieni presente che, ogni tre anni, dovrai potare le radici estraendo l’albero dal vaso e tagliando un terzo tra radici e zolle.

Di seguito, ecco alcuni must della potatura del limone:

  • la potatura deve essere leggera
  • la carica produttiva va mantenuta equilibrata per evitare che il ramo possa spezzarsi sotto il carico dei frutti
  • la chioma va mantenuta equilibrata, di modo che tutti i rami, le foglie e i frutti, possano avere la stessa luce
  • utilizza attrezzi di qualità come forbici, svettatoi o seghetti.
  • pulisci gli attrezzi prima e dopo l’uso.

Per quanto riguarda le tempistiche di potatura, sarebbe meglio evitare l’inverno pieno poiché il freddo potrebbe danneggiare la pianta. Parallelamente, anche l’estate non è il massimo per la potatura, a causa delle temperature troppo alte.

Ecco perché, invece, primavera (appena dopo l’inverno) ed autunno sarebbero perfetti ma soltanto se il clima è abbastanza stabile. Durante il clima mite, la corteccia è più morbida cioè più semplice da trattare. Un periodo che ben si addice anche ai limoni in vaso che, però, potrebbero essere potati anche a maggio e giugno.

In linea di massima, considera che non si devono mai tagliare i rami quando la pianta è in fase di fioritura oppure i limoni sono in formazione. Il mese perfetto, dunque, è quello di marzo ma devi fare attenzione ad eventuali gelate tardive.

Comunque, spesso, c’è tanta confusione sui periodi di potatura del limone a causa del fatto che, non solo è un’albero da frutto ma anche un agrume. Dopo la potatura, è necessario mettere del mastice sulle ferite più profonde ed evidenti. Quelle piccole, possono essere lasciate guarire all’aria.

La potatura del limone è fondamentale affinché la pianta possa sviluppare, nel tempo, la sua chioma folta, fitta e ramificata. La salute della chioma è direttamente proporzionale alla produzione della pianta. Se si vuole ottenere un raccolto buono, sarà necessario procedere ad una potatura fatta bene, almeno una volta l’anno.

martedì 29 novembre 2022

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO : PIANTE PERFETTE PER RIGENERARE ARIA IN CASA IN INVERNO

 


Alla fine degli anni ’80, la NASA l’agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale americano, ha condotto uno studio sulle piante e la loro capacità di purificare l’aria. Dallo studio emerse, infatti, che alcune tipologie di piante fossero davvero in grado di ripulire l’aria non solo dall’anidride carbonica ma anche di sostanze nocive. Queste ultime, sarebbero sprigionate soprattutto da detersivi, vernici presenti nei mobili, solventi e quant’altro.

La ricerca della NASA, però, ha rivelato anche che, per poter purificare l’aria della propria casa, dovrebbero essere necessarie circa 500 piante per un’abitazione di 100 metri quadri. Solo in quel caso, le foglie delle piante sarebbero in grado di fungere da filtro per le tossine. Naturalmente, è impossibile realizzare una piccola jungla in casa propria, soprattutto se la casa non abbonda in metri quadri. Anche una sola pianta, infatti può avere diverse proprietà come quella di migliorare la qualità dell’aria. Una qualità utilissima soprattutto in inverno, quando a causa del freddo, non si aprono spesso le finestre per trattenere il calore. Le piante possono rigenerare l’aria da fumo ed altri agenti inquinanti ma anche renderla più fresca quando sta diventando un po’ troppo pesante. Ovviamente, è sempre meglio aprire spesso le finestre.

1. Piante perfette per rigenerare aria in casa in inverno: Aloe Vera

L’Aloe Vera è tra le piante d’appartamento migliori per purificare l’aria nel tuo appartamento. In particolare, è in grado di assorbire, o per lo meno ridurre, la quantità di formaldeide e benzene nell’aria domestica.

Le cure di cui necessita non sono tante e si presta a vivere anche con chi il pollice verde proprio non ce l’ha. Nonostante questo, ricordati di posizionarla alla luce del sole affinché possa mantenere inalterate le sue proprietà ed essere sana.

Oltre a purificare l’aria, numerose altre proprietà si possono annoverare nell’aloe vera e rintracciabili tutte nel gel che si estrae dalle sue foglie. Un gel che può essere adoperato davvero per mille usi.

2. Piante perfette per rigenerare aria in casa in inverno: Sanseveria

Le foglie della Sanseveria sono il tratto distintivo della pianta. Sono proprio le foglie ad averla fatta soprannominare pianta serpente oppure lingua di suocera. La Sanseveria è diventata una delle piante di appartamento più comuni ma che, nel corso del tempo, è anche una delle più amata dagli arredatori. Il motivo è semplice. Oltre ad essere molto bella esteticamente, è anche estremamente facile da curare. Inoltre, si adatta bene, richiedendo irrigazioni poco frequente. La Sanseveria vive bene sia al sole che all’ombra ma varia soltanto per velocità di crescita. Non dimentichiamo le sue proprietà purificatrici. Può assorbire gli agenti inquinanti, ma anche produrre ossigeno di notte. 

3. Piante perfette per rigenerare aria in casa in inverno: Pothos

Anche le foglie del pothos sono molto particolari: dalla forma a cuore con delle striature gialle. Coltivabile sia in vaso con terreno che in acqua, il pothos può sviluppare delle liane che possono donare al tuo appartamento un tocco selvaggio.

Proprio per la sua natura, facilmente adattabile e replicabile, il pothos non necessita di tante cure. Un altro fattore da non sottovalutare è che cresce rigoglioso anche in inverno. Oltre questo, può assorbire e ridurre la presenza nell’aria di una sostanza nociva come la formaldeide

4. Piante perfette per rigenerare aria in casa in inverno: Anthurium

L’Anthurium è una pianta dalle foglie lucide a forma di cuore. Si tratta di una pianta che si adatta facilmente a qualsiasi contesto, che sia tradizionale o moderno. I suoi fiori, generalmente di una tonalità di rosso cupo, con spadice in evidenza, sono molto riconoscibili.

Non è escluso trovare l’Anthurium in una variante rosa o bianca. A differenza delle piante che abbiamo suggerito più sopra, l’Anthurium è un po’ più complesso da coltivare: deve avere sempre temperature calde, umidità costante e alta, ristagni assenti. Non gradisce la luce piena ma preferisce la mezz’ombra. Tra le sue qualità, per rigenerare l’aria in inverno, spicca quella di assorbire formaldeide, ammoniaca e toluene. 

5. Piante perfette per rigenerare aria in casa in inverno: Spatifillo

Detto anche giglio della pace, lo spatifillo è una pianta con foglie lussureggianti e fiori bianchi. E’ una delle migliori piante da appartamento poiché ha un tasso di  traspirazione molto alto.

Può, infatti, rimuovere formaldeide, benzene, acetone, tricloroetilene e alcoli ma anche toluene e xilene dall’aria. Tra le sue altre qualità, spicca la sua facilità di coltivazione: richiede una sola innaffiatura a settimana.

lunedì 28 novembre 2022

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO : BESSERA ELEGANS O GOCCE DI CORALLO

 


La Bessera elegans, conosciuta anche con il nome comune di gocce di corallo, è una pianta erbacea perenne apprezzata per la sua spettacolare e prolungata fioritura di colore scarlatto. La Bessera elegans è una bulbosa perenne della famiglia delleAsparagaceae, originaria del Messico.

In pieno vigore vegetativo la pianta di Bessera, robusta e flessibile, raggiunge un’altezza di circa 70 cm.

Le foglie sono cilindriche, lunghe, sottili, morbide e di colore verde intenso. Inizialmente crescono verso l’alto poi si crescono orizzontalmente fin dalla base del suolo.

fiori vistosi e molto decorativi, simili a gocce di corallo, compaiono in grappoli terminali penduli su steli lunghi e fini. Hanno i petali di colore scarlatto, polline è verde-grigio, e pistillo sporgente di colore violaceo. La Bessera elegans produce i suo bellissimi fiori in tarda estate o in autunno. Questa pianta esotica ama l’esposizione al pieno sole e al riparo dei forti venti. Se coltivata all’ombra parziale o totale la pianta stenta a fiorire. Teme le temperature al di sotto di 0°C pertanto nelle regioni italiane caratterizzate da inverni rigidi è consigliata la coltivazione in vaso.

La Bessera cresce bene in un substrato ricco di sostanza organica, neutro o leggermente acido, ben drenante. Il terreno ottimale di coltivazione è una una miscela di terriccio, torba e sabbia quest’ultima molto importante per evitare che i i cormi possano marcire a causa dei ristagni di acqua. La Bessera è una bulbosa resistente alla siccità quindi va annaffiata con moderazione solo  durante il periodo di vegetazione, soprattutto durante la comparsa dei fiori, evitando i ristagni idrici nel terreno e nel sottovaso. Le annaffiature vanno gradualmente diradate non appena le foglie ingialliscono e successivamente sospese del tutto, in autunno e in inverno, in quanto i cormi entrano in riposo vegetativo. Verso maggio o giugno, si inizia nuovamente a somministrare acqua, e nei mesi più cladi, per mantenere un buon tenore di umidità, si vaporizzano le foglie con acqua non calcarea, a temperatura ambiente. Dalla ripresa vegetativa fino all’inizio della fioritura il terreno di coltivazione va arricchito con un concime bilanciato in azoto (N), fosforo (P), potassio (K) e anche microelementi quali il Ferro, il Manganese, il Rame, lo Zinco, il Boro, il Molibdeno, tutti importanti per lo sviluppo equilibrato della pianta e la produzione dei fiori. Il concime, opportunamente diluito nell’acqua delle irrigazioni, va somministrato ogni 2 settimane. Le concimazioni vanno sospese durante la fioritura. 

Nelle regioni d’Italia con clima freddo la Bessera va coltivata direttamente in vaso per poterla riparare  all’interno dell’appartamento non appena la temperatura esterna inizia sensibilmente a calare. Si sceglie un vaso di terracotta pieno di una miscela di terreno soffice e torba e come materiale drenante per il fondo dell’ argilla espansa. Il contenitore va collocato in una zona soleggiata, al riparo del vento. Le annaffiature vanno praticate regolarmente dalla ripresa vegetativa e sospese quando le foglie iniziano a seccare. Per le irrigazioni è consigliata l’ acqua piovana o comunque non calcarea. Alla comparsa dei germogli e fino all’inizio della fioritura va somministrato ogni 15 giorni un concime liquido per piante fiorite. La Bessera non va potata. Vanno recisi gli steli con i fiori appassiti e vanno asportate le foglie secche.

Si conoscono altre rare forme con colori che vanno dal bianco a porpora-lilla come la Bessera Herbertii e Bessera miniata. Le piante di Bessera nelle regioni con clima mite vengono utilizzate in piena terra per realizzare bordure fiorite e in vaso per abbellire l’appartamento, il balcone e il terrazzo.

I fiori recisi sono utilizzati per le composizioni floreali: durano a lungo se il taglio del gambo viene trattato immediatamente con acqua bollente o passato sulla fiamma.

In alcune zone del Messico le piante di Bessera vengono utilizzate per le loro proprietà insetticide.


domenica 27 novembre 2022

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO : COME CURARE L'AZALEA

 


Per mantenere l’azalea in salute è fondamentale riservarle alcune attenzioni. Questa pianta infatti necessita di alcune cure particolari che non devono mai mancare se si desidera vederla sempre rigogliosa. Solo collocando l’azalea in modo corretto e annaffiandola seguendo alcuni accorgimenti è possibile fare in modo che essa cresca perfettamente. Questi accorgimenti, insieme a una corretta potatura, alla concimazione e al rinvaso frequente consentono alla pianta di non avere problemi.

Vediamo quindi quali sono i trucchi e i consigli che, se seguiti, permettono di mantenere l’azalea in salute.

Le azalee sono delle piante di dimensioni non molto grandi e per questo possono essere tenute in vaso. Dal momento che le radici non si sviluppano in profondità, è bene optare per vasi più larghi che alti. Il vaso si può tenere in casa, meglio se in un ambiente luminoso che non sia a diretto contatto con i raggi solari.

Quando però le temperature diventano miti, suggeriamo di spostare la pianta all’aperto per offrirgli un ricambio di aria. Anche all’esterno è fondamentale scegliere zone ben ombreggiate per evitare il contatto con i raggi del sole.

Queste piante non amano l’esposizione diretta al sole e proprio per questo, quando si piantano a terra, è bene fare attenzione. La fioritura comunque diventa splendida quando ci sono temperature comprese tra gli 8°C e i 16°C.

La pianta in questione non necessita di frequenti e abbondanti annaffiature. In particolare in estate, suggeriamo di fare in modo che il terreno sia umido e mai eccessivamente bagnato. In caso di eccesso di acqua infatti c’è il rischio che le radici marciscano.

Per sapere esattamente quando è bene procedere con l’annaffiatura, consigliamo di guardare il colore del terreno. Esso deve apparire scuro, ma non si deve esagerare con l’acqua per evitare che questa si accumuli. In ogni caso, ricordate di non lasciare mai il terreno della pianta arido.

Durante le giornate estive particolarmente calde e secche, potete nebulizzare la chioma dell’azalea utilizzando uno spruzzino.

Per annaffiare le azalee si dovrebbe utilizzare acqua demineralizzata come quella del ferro da stiro. Questo accorgimento è importante perché si tratta di una pianta calcifuga che necessita di tale tipologia di acqua per non avere problemi. Infine, vi consigliamo di innaffiare al mattino presto o alla sera evitando le ore più calde della giornata.

La potatura è davvero importante per le azalee perché stimola la pianta a fiorire e permette di mantenere la grandezza desiderata. Il momento migliore per effettuare la potatura è di certo quello subito dopo il periodo della fioritura in modo da non interferire con la fioritura dell’anno venturo. Quando i fiori appassiscono, dunque, tagliate i rami subito sotto l’attaccatura del fiore. Se in casa avete del concime per orchidee, rododendri o per gerani, potete utilizzare questo. Al contrario, non usate mai il classico concime universale o il concime per piante fiorite. Questi ultimi due infatti non regaleranno alcun vantaggio all’azalea. Nel caso in cui non abbiate concime corretto a disposizione, acquistate quello specifico per questa tipologia di pianta.

Dal momento che le azalee sono delle piante acidofile, esse hanno necessità di una terra che presenti un pH tra 5,5 e 6. Proprio per questo motivo non si possono utilizzare concimi universali che sono troppo ricchi di azoto. Fate dunque attenzione che la pianta abbia il giusto nutrimento. Per garantire salute alle azalee, suggeriamo di aggiungere un prodotto liquido all’acqua di irrigazione o un concime granulare specifico.

Nel caso in cui l’azalea perda foglie o non fiorisca, il problema è legato con tutta probabilità al pH del terreno o ai nutrienti. Concimando quindi il terreno si riuscirà ad avere una pianta di nuovo rigogliosa e sana. Questi problemi possono anche essere legati a fattori diversi quali, ad esempio, un’esposizione errata oppure un’irrigazione scorretta. Nell’eventualità invece in cui l’azalea sia attaccata da funghi e muffe, è bene utilizzare prodotti specifici. Quando ci sono parassiti e malattie quali afidi, ragnetto rosso e cocciniglie è necessario impiegare dei prodotti appositi.

Può succedere poi che la pianta tenda a scolorirsi. In questo caso è probabile che soffra di clorosi ferrica dovuta a una alterazione del pH del terreno. 

Per effettuare un rinvaso in modo corretto, vi suggeriamo di utilizzare un terriccio specifico per acidofile.

Prima di procedere, controllate che il vaso o il terreno abbia un buon drenaggio. Questo è davvero importante in quanto consente alla pianta di sopravvivere. A tale scopo, consigliamo di aggiungere una parte di sabbia oppure un po’ di argilla espansa sul fondo del vaso o del buco nel terreno.

In genere il rinvaso va effettuato circa ogni tre anni o comunque nel caso in cui il vaso diventi troppo piccolo. Il momento migliore per eseguirlo è la primavera perché la temperatura mite aiuta la pianta ad avere più energie per effettuare il cambio di vaso. La messa in dimora in piena terra si può effettuare in ogni periodo dell’anno. In tal caso è importante avere cura di porre la pianta in una zona del giardino corretta. Si devono prediligere zone in cui non ci sia luce diretta del sole, ma nemmeno troppa ombra.

sabato 26 novembre 2022

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO : I FIORI PIU' PROFUMATI DELL'INVERNO

 



Contrariamente a quanto molti credono anche d’inverno il nostro giardino, i balconi e le terrazze delle propria casa possono essere abbellite con piante che producono bellissimi fiori profumati anche nella stagione fredda.

Tra le tante piante classiche ecco quali piante scegliere per avere fiori tutto l’inverno a partire da dicembre fino all’inizio della primavera e la scheda di coltivazione di ognuna di esse che aiuta soprattutto chi non ha il cosiddetto pollice verde.

Sono elencate piante a fioritura invernali resistenti al freddo, a portamento arbustivo e non, piante decidue e anche perenni.

1. Rododendro

Il rododendro è un arbusto sempreverde a portamento cespuglioso, resistente alle intemperie e al freddo.  Durante il periodo della fioritura tra il ricco fogliame verde scuro fanno la comparsa grandi fiori profumati che ricordano per aspetto le rose: infatti il nome di questa specie deriva da termini grechi che significano letteralmente albero delle rose. Esistono diverse cultivar di rododendro tutte  molto apprezzate sia per la bellezza della fioritura che per il fatto di necessitare di poche cure, Si coltiva facilmente anche in vaso purché di dimensioni adeguate allo sviluppo armonioso dell’apparato radicale e della chioma.

2. Bergenia

Si tratta di una pianta di dimensioni contenute, alta non più di 60 cm e a portamento tappezzante che produce mazzetti di fiori profumati portati da steli che sovrastano le foglie. Questi splendidi  fiori invernali, riuniti di pannocchie, hanno una forma campanulata con petali di colore rosa pallido.

La Bergenia  ha una fioritura prolungata che avviene da metà novembre o, al massimo, dalle prime settimane del mese di gennaio fino alla primavera. Non necessita di cure particolari se non l’eliminazione dei fiori appassiti. E’ resistente al freddo, raramente viene attaccata da parassiti animali ed è anche molto decorativa a fine fioritura per le sue grandi foglie lucide di colore verde brillante.

3. Forsizia

E’ una pianta arbustiva che regala spettacolari fioriture gialle o bianche composte da fiori stellati che emanano un intenso e penetrante profumo. Questa pianta che appartiene alla famiglia delle Oleacee ed è originaria della Corea. I fiori spuntano a partire dal mese di gennaio e sono molto apprezzati anche recisi e usati come elementi decorativi per gli ambienti interni una volta posti in un vaso. 

4. Skimmia

La Skimmia, originaria del Giappone, è una pianta arbustiva sempreverde di dimensioni medie oppure ridotte in base alla varietà coltivata. Ha rametti ricoperti da un ricco fogliame cuoioso e di colore verde scuro brillante. Produce numerose infiorescenze composte da fiori stellati con corolla formata da 4 petali bianco-crema che creano un piacevole effetto contrasto con le foglie leggermente curiose di color verde scuro brillante.

I fiori della Skimmia quando sono ancora in boccio hanno petali rossastri che si schiariscono una volta iniziata la fioritura vera e propria. La pianta viene chiamata comunemente falso pepe.

5. Camelia

E’ una delle piante invernali più diffuse ed apprezzate sia per il suo folto fogliame lucido e verde, sia per i suoi fiori decorativi e profumati. La camelia invernale coltivata in vaso o in piena terra vivacizza per buona parte dell’autunno e per tutto l’inverno balconi e giardini. I fiori a corolla semplice o semidoppia, con petali bianchi o rosa intenso intensamente profumati.  che sbocciano a profusione. Oltre che in piena terra, la Camelia si adatta anche alla coltivazione in vaso purché di dimensioni adeguate al suo sviluppo. E’ una pianta che sopporta bene il freddo ma teme il gelo. 

6. Gelsomino di San Giuseppe

Il Gelsomino di San Giuseppe, nome scientifico Jasminum nudiflorum, è un arbusto molto decorativo formato da lunghi fusti di colore verde che sin da dicembre e fino all’inizio della primavera, si ricoprono di piccoli fiori di color giallo oro delicatamente profumati. Anche questa pianta dal caratteristico portamento ricadente, fiorisce prima di emettere le foglie dell’anno. 

7. Amamelide

L’amamelide è una specie arbustiva che produce particolarissimi fiori riuniti in mazzetti sui rami nudi infatti sbocciano prima della comparsa delle foglie. I petali sono giallo oro, screziati internamente di rosso purpureo diffondono nell’aria delle giornate autunno-invernali un aroma delicato che profumano il giardino d’inverno.

I rami fioriti recisi, vengono utilizzati per abbellire gli appartamenti. Una volta essiccati, i fiori del calicanto, vengono anche usati come la lavanda, per profumare la lavanderia. I frutti prodotti dal Calicanto invece sono velenosi. 

8. Mahonia – Maonia

La mahonia conosciuta anche come Uva dell’Oregon, è una splendida pianta esotica che fin dai primi giorni del mese di Dicembre produce numerosissimi piccoli fiori di colore giallo oro all’apice dei fusti, riuniti in pannocchie, delicatamente profumati come quelli del Mughetto. E’ una pianta molto decorativa anche a fine fioritura perché si ricopre di piccole bacche scure, bluastre. I rami di questa pianta arbustiva sono ricoperti da un ricco fogliame spinoso, verde scuro. Si adatta facilmente anche alla coltivazione in vaso, nel terreno ricco di sostanza organica e ben drenato. Richiede il pieno sole ed è resistente al freddo. 

9. Calicanto

Il calicanto è una pianta molto decorativa sia per i fiori delicatamente profumati di colore giallo oro sia per i suoi rametti nodosi. Può essere coltivato in giardino ma anche su balconi delle case cittadine in quanto resiste bene anche all’inquinamento e allo smog.

I fiori recisi vengono utilizzati  per composizioni floreali miste o semplicemente in casa in un vaso con acqua fresca. E’ un arbusto rampicante molto rustico, resistente anche agli inverni rigidi delle regioni del nord Italia e non necessita di particolari cure. 

10. Crisantemo

Profumo, colori vivaci per tutto l’inverno su terrazze, balconi e aiuole del giardino con le splendide piante di Crisantemo, facili da coltivare e generose nella fioritura. I crisantemi sono fiori da balcone invernali e autunnali della famiglia delle Asteraceae, originari di Europa e Asia, a portamento cespuglioso fitto e compatto con fiori che a seconda della varietà, hanno la corolla composta da petali di diversi colori, dal giallo al rosa fino al lilla, al viola e al bianco.

Il clima preferito per questo fiore è quello mediterraneo, non eccessivamente caldo né troppo freddo. Si coltiva in tutte le regioni italiane come pianta ornamentale tipica della stagione autunnale infatti ama il clima fresco dell’autunno e non teme il gelo. Necessita di una buona esposizione al sole; predilige il terreno morbido, ben drenato e ricco di sostanze nutritive e va protetto solo dal vento forte. Nella nostra cultura il fiore del Crisantemo, bello e longevo, per tradizione è associato al cimitero e ai morti.


venerdì 25 novembre 2022

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO : TACCA CHANTRIERI PIANTA PIPISTRELLO

 



La Tacca chantrieri comunemente chiamata pianta pipistrello è una perenne tropicale dal portamento elegante che produce insoliti fiori viola-nero simili a pipistrelli. dall’aspetto  inquietante.per i suoi fiori inquietanti che simili caratteristici fiori o taccame di “pianta pipistrello” e ai suoi fiori quello di “fiori del diavolo”.

Tacca chantrieri ovvero la pianta pipistrello o pianta gatto.
Specie rara ma ugualmente tornata in auge da qualche anno, Tacca chantrieri, la pianta pipistrello, è senza dubbio una delle piante dai fiori più insoliti che esistano…

La Tacca chantrieri è una pianta appartenente alla famiglia delle Taccaceae, diffusa allo stato spontaneo in tutte le regioni tropicali del Sud-Est asiatico, Africa e Australia e Asia sud-orientale, dove cresce allo stato spontaneo fino a 1300 metri di altitudine nelle zone ombreggiate delle foreste tropicali, nelle vallate e lungo gli argini dei fiumi.

La pianta pipistrello è una tropicale insolita ed elegante che cresce da un rizoma carnoso formando un folto cespuglio, alto fino a 1 metro, composto da un fogliame molto decorativo e da fiori dall’aspetto bizzarro con numerosi filamenti barbosi che superano oltre il mezzo metro di lunghezza.

Le foglie, simili a quelle dello Spatifillo, sono sorrette da lunghi peduncoli cilindrici e glabri.  La lamina fogliare è oblunga- lanceolata con apice lievemente appuntito e bordo intero. La pagina superiore è lucida, di colore verde brillante con varie ed evidenti nervature di colore verde pallido, quella inferiore invece è opaca e leggermente più chiara.

fiori, bisessuali ed  ampi circa 20 cm e portati su steli lunghi 60 cm, sono raggruppati in ombrelle di colore nero o viola scuro. Ciascun fiore è formato da quattro brattee disposte a formare una coppia di ali o una specie di coda biforcuta, da filamenti filiformi scuri, simili ai baffi di un gatto, lunghi fino a mezzo metro e da circa 25 stami. I fiori della pianta pipistrello non hanno profumo ma in compenso durano diverse settimane.

frutti sono bacche ellissoidali di colore viola, lunghe circa 4cm è larga 1,2cm. I semi maturi possono essere raccolti direttamente dalla pianta e utilizzati per la semina.

La pianta pipistrello fiorisce dalla primavera all’estate, generalmente da Aprile ad Agosto. La fioritura è comunque più abbondante in estate.

La Tacca chantrieri è una pianta esotica che ama il caldo e gli ambenti con elevata umidità pertanto alle nostre latitudini è preferibile coltivarla in vaso come pianta da appartamento oppure in serra. La pianta pipistrello come le altre piante tropicali predilige l’esposizione molto luminosa ma riparata dai raggi diretti del sole. Soffre le correnti d’aria e non tollera le temperature al di sotto dei 12° C.  Cresce bene anche in zone ombreggiate ma la fioritura è stentata. E’ una pianta che ama il terreno sempre umido e non tollera quello compatto e poco permeabile. Il terreno di coltivazione deve essere acido con valori di pH  compresi tra 4 e 6,5. Il terreno ottimale è un miscuglio molto leggero e drenante formato dal 60%  da torba, 30% di perlite e 10% di vermiculite. La Tacca è una pianta che non tollera il terreno asciutto quindi va annaffiata costantemente. In generale si somministra l’acqua 3 volte a settimana in estate e ogni 7- 15 giorni per il resto dell’anno. Il sottovaso va svuotato dall’acqua di ristagno dopo 20-30 minuti dall’irrigazione per evitare l’insorgere del marciume delle radici. In caso di caldo secco, vanno praticate nebulizzazioni con acqua distillata o piovana al fine di assicurare alla pianta l’adeguata umidità dell’ambiente in cui viene coltivata. Per stimolare la produzione continua dei fiori si possono riempire d’acqua le piccole ascelle della pianta, presenti tra stelo e foglia. Nel caso in cui la pianta si secchi troppo, tornerà a germogliare dal rizoma la primavera seguente. La Tacca chantrieri va concimata regolarmente con un fertilizzante liquido per piante da fiori. E’ possibile arricchire il terreno di nutrienti con un concime granulare a lento rilascio come l’osmocote, un fertilizzante bilanciato in azoto, fosforo e potassio e di tutti i microelementi utili allo sviluppo delle radici e della produzione dei fiori. Questa pianta di origine tropicale ama il caldo quindi va coltivata in vaso come ornamentale d’appartamento dietro una finestra ben illuminata al riparo del sole diretto, delle correnti d’aria e a distanza dai termosifoni durante i mesi invernali. In estate può essere tenuta all’aperto in una zona parzialmente ombreggiata e riportata all’interno non appena le temperature notturne sono inferiori ai 12 gradi.

La Tacca chantrieri si rinvasa all’ inizio primavera utilizzando un contenitore dal diametro più grande del precedente e nuovo terreno leggero, acido e ben drenato. Nell’effettuare il rinvaso, è consigliabile lasciare spuntare dal terreno un po’ di radice della pianta. La Tacca chantrieri non va potata. Vanno recise le foglie secche e vanno asportati i fiori appassiti.

Per avere una pianta rigogliosa, sana e longeva basta osservare alcune regole molto importanti:

  1. non bagnare le foglie e i fiori quando si praticano le annaffiature;
  2. svuotare il sottovaso dopo 20 30 minuti;
  3. utilizzare acqua piovana o distillata.
  4. evitare di porre la pianta al sole diretto.

Non necessita di trattamenti antiparassitari.

Varietà e specie di Tacca

Altre specie interessanti sono la Tacca integrifolia e la Tacca maculata.

Tacca integrifolia

La Tacca integrifolia è originaria delle regioni dell’Asia centrale tropicale e subtropicale. Cresce da un rizoma cilindrico. Ha foglie oblungo-ellittiche o oblungo-lanceolate, sostenute da lunghi steli.  I fiori, portati da uno scapo lungo circa 55 cm, sono formati da due 2 brattee involucrali bianche e  con venature malva, numerose brattee filiformi e perianzio tubolare nero violaceo. I frutti sono bacche carnose lunghe circa 2 cm  contenenti semi crestati longitudinalmente.

Tacca maculata

La Tacca maculata è una specie originaria dell’Australia Occidentale. Ha poche foglie portate da piccioli lunghi più di 1 metro. La lamina fogliare da trisecata diventa poi a sezione irregolare. I fiori, da 20a 40, sono riuniti in infiorescenze apicali verdi all’esterno, marrone all’interno, portate da steli lunghi fino a 2 metri. I frutti sono bacche tondeggianti sormontate da un perianzio persistente.

Le piante di Tacca chantrieri sono apprezzate come piante ornamentali da interni. Sono ricercate soprattutto di collezionisti di piante tropicali rare per creare con il il colore e la forma dei fiori composizioni floreali strane e bizzarre.

Nella medicina popolare cinese le radici vengono utilizzate come rimedio naturale per curare l’ulcera gastrica, la pressione alta, l’epatite e scottature. La Tacca nei Paesi anglosassoni viene chiamata Bat plant e Devil flower che significano rispettivamente pianta pipistrello e fiore del diavolo. La Tacca chantrieri oltre ad essere chiamata pianta pipistrello, fiore del diavolo o del demonio e come conosciuta anche come pianta gatto in riferimento ai suoi lunghi filamenti barbosi simili ai baffi del gatto.

giovedì 24 novembre 2022

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO : DORONICO MARGHERITA GIALLA DORONICUM

 

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Il doronico, chiamato comunemente margherita gialla, è una pianta erbacea ornamentale apprezzata per la copiosa fioritura di colore giallo vivo, ideale per realizzare bordure nei giardini, facile da coltivare in vaso.

Al genere doronico, famiglia delle Asteraceae(Composite), appartengono diverse specie di piante a sviluppo cespuglioso, diffuse allo stato spontaneo nelle zone caratterizzate da un clima temperato. Si tratta di piante perenni dotate di un robusto apparato radicale tubero-rizomatoso ricoperto da una fitta peluria lanosa.

Direttamente dai rizomi si originano per lo più steli o fusti eretti, striati, scarsamente ramificati e di colore verde intenso alti 45-50 centimetri.

Le foglie, pelose e di colore verde, a seconda della specie sono ovali o cuoriformi a margini interi o leggermente dentellati. Generalmente sui fusti sono presenti numerose foglie basali provviste di un lungo picciolo disposte a formare una rosetta intorno agli steli floreali e, via via vanno diradandosi lasciando il posto a rade foglie cauline, a disposizione alterna e dalle dimensioni più ridotte.

fiori sono simili a margherite di colore giallo oro sono composti da lunghi petali ligulati che fanno da corona ad un grosso bottone centrale leggermente più scuro.

frutti o semi sono acheni oblunghi, solcati e leggeri che grazie alla presenza di una pappo persistente vengono disseminati dal vento anche a notevole distanza dal luogo di produzione.

I semi si raccolgono dai fiori secchi, si conservano in buste di carta e si seminano nella primavera successiva.

Le piante di doronico fioriscono dalla primavera inoltrata fino all’estate. Spesso i fiori sono tanto abbondanti da ricoprire il cespuglio di foglie.

Si tratta di una pianta erbacea che i sviluppa abbastanza bene anche nei luoghi parzialmente ombreggiati ma per dare il massimo della fioritura richiede luoghi soleggiati e riparati dal vento. Resiste bene al freddo dell’inverno anche se perde la parte aerea. Nella primavera successiva il doronico ricaccia nuovi steli e nuove foglie.

E’ un’Asteracea che predilige il terreno sciolto, ricco di sostanza organica e soprattutto ben drenato. Il substrato ideale di coltivazione è un miscuglio di comune terreno da giardino misto ad un po’ di sabbia grossolana. Il substrato preferito è siliceo con pH acido.

Le piante di Doronico coltivate in piena terra generalmente si accontentano delle acque piovane ma vanno comunque annaffiate, senza eccedere, nei periodi di prolungata siccità e in estate per evitare che perdano precocemente la parte aerea.

Le piante di Doronico coltivate in vaso vanno annaffiate con maggiore frequenza ma solo quando il terreno è completamente asciutto. Durante l’inverno, le annaffiature vanno diradate o ridotte al minimo indispensabile per evitare il marciume delle radici.

Come tutte le piante da fiore va concimata dalla ripresa vegetativa, in primavera, fino a fine fioritura con del fertilizzante specifico ricco in macro e microelementi (granulare o liquido) al fine di permettere una crescita armoniosa ed un’abbondante produzione di fiori.

Il doronico non si pota ma per favorire la formazione di nuovi getti si consiglia di asportare i capolini secchi.

Le piante di Doronicum possono essere coltivate con successo in vasi profondi e larghi pieni di terreno fresco e ricco di sostanza organica, posti in una zona parzialmente in ombra soprattutto nelle ore più clade dei mesi estivi. Per migliorare la fioritura e, magari, ottenerne una seconda in autunno, interrare alla base del colletto delle piante del concime organico.

Quando lo spazio del contenitore sarà occupato dai rizomi e le radici di questi ultimi fuoriescono dai fori di drenaggio dell’acqua delle annaffiature si procederà al rinvaso utilizzando nuovo terriccio e un vaso più grande del precedente. Il periodo migliore per effettuare il rinvaso è l’autunno.

Tra le 30 specie diverse di doronico ricordiamo quelle più diffuse anche allo stato rustico.

Doronicum glaciale

Il Doronicum glaciale è una pianta perenne che cresce spontanea anche sulle montagne d’Italia. Ha radice rizomatosa, foglie basali ovali-lanceolate e foglie cauline più piccole con lamina triangolare entrambe ricoperti da peli ghiandolari acuti. Da Luglio ad Agosto produce fiori ermafroditi  portati su lunghi steli singoli. I frutti sono acheni oblunghi forniti di pappo.

Doronicum austriacum

Il Doronicum austriacum è un’Asteracea erbacea spontanea con radice rizomatosa, con foglie basali disposte a rosetta e con foglie cauline sessili entrambe ricoperte da lunghi peli sottili. Da giugno ad agosto produce grandi fiori a capolino di colore giallo-oro. I frutti sono acheni oblunghi: quelli del  raggio sono provvisti di pappo.

Doronicum clusii

Il Doronicum clusii, conosciuto meglio come doronico del granito, perchè cresce rigogliosa  anche nelle pietraie, è un’Asteracea perenne ideale da coltivare nei giardini rocciosi. E’ provvista di una radice rizomatosa, foglie pelose, intere con bordi dentellati. In estate, da luglio ad agosto produce fiori a capolino con petali ligulati esterni di colore giallo chiaro e petali del raggio più scuri. Produce acheni oblunghi provvisti di peli. Il Doronicum clusii è una pianta da coltivare con successo nei giardini rocciosi

Le piante di Doronico sono apprezzate come ornamentali e i fiori recisi vengono utilizzati per composizioni floreali miste e spesso vengono confusi con quelli dell’arnica. Il nome del genere Doronicum anche se non è del tutto certo deriva dalla lingua araba darāna, (specie di  senecio). Il primo ad usare questo nome fu il botanico francese Joseph Pitton de Tournefort, successivamente confermato da Carlo Linneo il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi.