L’uva ursina è una bellissima pianta rustica usata a scopo ornamentale per abbellire giardini rocciosi e a scopo fitoterapico per la cura di infezioni a carico del nostro organismo.
L’uva ursina, Arctostaphylos uva-ursi, è una pianta sempreverde della famiglia delle Ericaceae, originaria del nord America ma è diffusa in Asia, nel nord Europa. In Italia cresce spontanea nelle regioni centro-settentrionali fino alla Campania.
Si tratta di una pianta a sviluppo arbustivo di piccola taglia che generalmente non supera i 50 cm di altezza.
La parte aerea è formata da numerosi fusti sottili ricoperti da una corteccia rossastra. Le foglie, spatolate e alterne, sono di colore di colore verde scuro sulla pagina superiore e di colore leggermente bronzeo in quella inferiore. Sono coriacee e inserite in maniera alterna sui rami. In inverno il colore delle foglie vira al giallo ocra, al bronzo o al rosso porpora. I fiori sono riuniti in piccoli racemi pendenti verso il basso posti al termine dei rametti. Il calice è diviso in 5 lobi sub-triangolari. La corolla, tubulare e rigonfia come un orcio, si divide alla fauce in 5 piccoli lobi ripiegati verso l’esterno. I fiori sono bianco-rosati e molto simili a quelli del corbezzolo.
I frutti dell’uva ursina sono bacche sferiche di colore rosso brillante, contenenti una polpa acida e farinosa. Le bacche da rosse virano al marrone scuro a maturazione completa.
I semi sono reniformi e duri. La pianta di Uva ursina fiorisce in primavera, da maggio fino a giugno. L’Uva ursina è una pianta che predilige i luoghi luminosi e soleggiati ma nei luoghi troppo caldi è meglio metterla a dimora in luoghi semiombreggiati. Tollera il freddo dell’inverno ma non sopporta il caldo. Ama i terreni rocciosi, ricchi di sostanza organica, ben drenati e a pH acido. L’Uva ursina allevata nei terreni calcarei è soggetta alla clorosi fogliare e in questo caso la fotosintesi rallenta e la pianta dissecca completamente. La pianta di Uva ursina coltivata in piena terra generalmente si accontenta delle piogge e va annaffiata solo nei periodi di prolungata siccità mentre quella allevata in vaso necessita di apporti idrici, generalmente 2 – 3 bicchieri di acqua, ogni 15 giorni, solo se il terreno è completamente asciutto. Quando la pianta entra in riposo vegetativo le annaffiature vanno sospese del tutto. In autunno, distribuire alla base del cespo del concime granulare a lenta cessione. In inverno sospendere le concimazioni. La pianta si riproduce per seme e per talea in primavera. La semina si effettua interrando i semi contenuti nelle bacche in terriccio specifico mantenuto umido. Per favorire la germinazione si consiglia di sfregare i semi con carta vetrata e di metterli poi a macero in acqua tiepida per almeno 12 ore, chiusi in un thermos.
Per ottenere piante fruttifere fin da subito si pratica la talea. Con cesoie ben affilate e disinfettate si prelevano le parti apicali dei rametti più giovani lunghe circa 10 – 15 cm. le talee si mettono a radicare in un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali.
Le nuove piante, ricavate mediante la moltiplicazione per seme o per talea, prima di essere collocate a dimora definitiva, si coltivano in vaso per almeno 2 anni, al riparo dal sole, in una zona a mezz’ombra. La messa a dimora delle piante di Uva ursina si effettua in primavera nelle regioni con clima invernale rigido e in autunno .in quelle dove il clima è più mite.
Le piante vanno impiantate con tutto il pane di terra che avvolge le radici. Il terriccio usato per il rinvaso deve essere specifico per piante acidofile.
Gli esemplari coltivati a dimora non vanno potati mentre quelli allevati in vaso richiedono potature di contenimento, generalmente si recidono alla base i rami più vecchi e quelli danneggiati. Questa splendida pianta fruttifera può essere coltivata anche come ornamentale sui balconi, terrazzi o nei cortili della propria casa. Occorre procurarsi un vaso di circa 60/80 cm di diametro e 60 cm di profondità, del terriccio universale mescolato a concime organico e anche a una dose di pomice in granuli per rendere il terreno più leggero e drenante. Dopo l’impianto la pianta va posta in un luogo luminoso e innaffiata regolarmente quando il terreno è asciutto senza esagerare. Per ottenere fiori e frutti in abbondanza, ogni 2 anni, a fine inverno va potata mantenendo sulla pianta solo pochi rami che partono dal tronco principale. La pianta allevata in vaso va trasferita, ogni 3 anni, in un contenitore più grande del precedente. con tutto il pane di terra che avvolge le delicate radici.
Per scopi salutistici vengono utilizzate le foglie che si possono raccogliere in tutto l’arco dell’anno. Si tratta di una pianta rustica che non viene attaccata dagli afidi, dalla cocciniglia o da altri parassiti animali. Tra le malattie fungine, l’uva ursina soffre il marciume delle radici se il terreno di coltura non è bene drenato.
L’unico nemico della pianta di uva ursina è l’oziorrinco un insetto ghiotto delle sue foglie coriacee.
La pianta di uva ursina non richiede molta manutenzione.
Le infestazioni da larve di Oziorrinco si combattono, nel periodo che va da giugno a ottobre, sistemando alla base della pianta un disinfestante specifico per il terreno.
Gli esemplari adulti, resistenti ai pesticidi e presenti sulla pianta solo di notte, vanno eliminati manualmente scuotendo la pianta la sera tardi. In alternativa si può bloccare il passaggio dei parassiti dal terreno alla chioma, sistemando sul tronco della carta adesiva.
Le piante di Uva ursina è apprezzata come ornamentale di copertura di giardini rocciosi e costieri. Sono ideali per il consolidamento di pendii franosi, perfette intorno agli alberi e come ricadenti su pareti e muri rocciosi.
L’uva ursina viene largamente utilizzata per scopi terapeutici sotto forma di infuso, decotto e macerato freddo per combattere le infezioni dell’apparato urinario, specialmente la cistite.
Nei paesi anglofoni l’uva ursina è nota come bearberry. L’uva ursina non è velenosa ma se assunta a dosi eccessive può causare nausea, vomito, irritazione gastrica data la percentuale elevata di tannini e di idrochinone sostanze irritanti ed epatotossiche, contenute nelle foglie. Le bacche invece non sono tossiche, ma vista l’estrema acidità risultano sgradevoli da mangiare o trasformare. Il nome uva ursina deriva dal latino uva ursi, poiché gli orsi sono ghiotti dei suoi frutti.
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