L’elleboro, helleborus, appartiene alla famiglia delle ranunculaceae, è una pianta di origine Asiatica. Il suo nome deriva dal termine greco elleboros,termine formato da due parole che tradotte significano far morire e nutrimento, tale nome lo si deve alle sostanza contenute nella pianta, infatti, l’elleboro è una pianta altamente velenosa in tutte la sue parti.
E’ composta da piccole foglie basali e da fiori che iniziano a sbocciare verso dicembre e che durano fino alla fine di marzo, sono di notevole dimensione in quanto hanno un diametro che raggiunge gli 8 cm, il loro colore può essere variabile a seconda la varietà, possono essere di colore bianco, rosa, rosso acceso. Quando alla fine di marzo la pianta sfiorisce, perde contemporaneamente anche le foglie che ricompaiono poco dopo facendo diventare l’elleboro un piccolo cespuglio verde.
Storia e simbologia
L’elleboro era conosciuto e utilizzato dagli antichi per le sue proprietà medicinali, nonostante conoscessero la reale pericolosità della pianta credevano che il decotto delle radici fosse un valido rimedio alla pazzia. Un esempio di tale credenza lo si riscontra nel poeta Orazio (65 a.C. – 8 a.C.) il quale consigliava di recarsi sull’isola di Anticitera (isola greca tra Creta e Cerigo), luogo in cui cresceva l’elleboro, per la curare le turbe causate dalla pazzia. Secondo una leggenda, inoltre, si narra che con la medicina ricavata dall’elleboro furono guarite dalla pazzia le figlie di Preto, re di Argo, che credevano di essere state tramutate in vacche.
Anche se nelle più antiche tradizioni popolari e nelle leggende l’elleboro è stato tenuto a lungo in grande considerazione, in tempi recenti il suo estratto è stato vietato nelle farmacie per via della sua tossicità. In particolare le radici essiccate e polverizzate hanno potente azione irritante, per questo motivo un tempo tale polvere veniva utilizzata per provocare gli starnuti, irritando la mucosa nasale. Tale azione irritante, narcotica e anestetica delle radici la si deve alla presenza dell’elleborina, un glucoside, il cui effetto può essere talmente forte che in passato l’uso di tale sostanza della pianta era associata alla capacità di rendere invisibili le persone.
Nella tradizione popolare contadina la presenza dell’elleboro nei campi aveva una funzione profetica, in quanto i contadini credevano di poter avere una previsione sull’andamento del raccolto contando il numero di piante cresciute nel loro orto. Essendo un fiore che fiorisce nel periodo invernale è anche legato alla tradizione Cristiana, infatti, narra una leggenda che una pastorella vagasse per i campi in cerca di un dono da offrire al bambino Gesù ma, essendo stato un inverno molto freddo, non riuscì a trovare neanche un fiore da offrire. Disperata per l’accaduto iniziò a piangere ed il suo pianto attirò l’attenzione di un angelo che si trovava di passaggio, questo si pose vicino alla bambina e tolse un po’ di neve dalla strada, immediatamente comparvero delle particolarissime rose che la bimba raccolse per portele così portare in dono al bambino Gesù. Essendo un fiore invernale viene chiamato dagli inglesi christmas flower che lo considerano il fiore natalizio per eccellenza. In Francia, invece, viene chiamato rose de nöel, mentre in Germania è popolarmente conosciuto con due nomi christrose o schneerose. In Italia la qualità più nota di elleboro, l’elleboro nero, viene chiamato rosa di Natale e secondo la tradizione cristiana italiana si narra che le piante di elleboro nacquero nei pressi della stalla dove nacque Gesù. Al giorno d’oggi è una pianta ancora utilizzata in India dove la si brucia accanto al letto delle partorienti affinché lo spirito degli dei entri nella mente del neonato e il parto diventi più veloce.
Nel linguaggio dei fiori e delle piantel’elleboro rappresenta il fiore sacro a Dio ma nel corso dei secoli, visto l’effetto che la pianta essiccata procurava sulle persone, ha assunto anche il significato di liberazione dalle pene.
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