Il rabarbaro cinese, Rheum officinale (o Rheum palmatum), è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Polygonaceae originaria della Cina e del Tibet, largamente diffusa anche in Europa. La pianta presenta un apparato radicale di tipo fittonante- rizomatoso molto sviluppato che può sopravvivere nel terreno anche più di 20 anni emettendo continuamente gambi verdi-rossastri portanti foglie molto decorative. Le foglie, di grandi dimensioni, sono in gran parte riunite a formare una rosetta basale intorno lunghi steli cilindrici e carnosi alti anche 2 metri. Il lembo fogliare è variabile da ovato-cordato a reniforme, semplice o palmato-lobato. Il margine è intero o dentato, più o meno ondulato. I fiori bisessuali, sono riuniti in infiorescenze a pannocchie terminali. Ogni singolo fiore presenta un perigonio composto da sei tepali di colore bianco o giallastro.
I frutti sono noci trigone con spigoli prolungati in un’ala membranosa.
Il rabarbaro predilige l’esposizione soleggiata ma se il clima estivo è molto caldo conviene metterlo a dimora in una zona semiombreggiata dell’orto o del balcone se viene coltivato in vaso. E’ una pianta che ama il clima mite. Ama i terreni freschi, ricchi di sostanza organica, ben drenati, con valori di pH variabili da 6 a 8 e lavorati fino a 40 cm di profondità. Il Rabarbaro coltivato in piena terra si accontenta delle acque piovane primaverili e autunnali mentre in estate necessita di regolari e costanti irrigazioni in quanto è una pianta che ama il terreno costantemente umido ma non inzuppato. La pianta coltivata in vaso deve esser irrigata più spesso, con piccole quantità d’acqua ogni volta. In autunno somministrare alla base delle piante del letame maturo, humus o dello stallatico pellettato, utile per l’ingrossamento dell’apparato radicale. In primavera fornire un buon concime ricco di azoto per favorire la formazione dei tessuti vegetali.
Il Rabarbaro può esser coltivato anche in vaso come pianta ornamentale da balcone o terrazzo. Il vaso deve essere molto largo e soprattutto profondo, ovvero in grado da assicurare alla pianta lo spazio richiesto dalla grossa radice fittonante e dalla parte aerea. Va utilizzato un terriccio ricco di sostanza organica, ben drenato e arricchito periodicamente, almeno tre volte all’anno con concime pellettato o liquido, anche biologico come il macerato di ortica e di consolida. Le annaffiature vanno effettuate con regolarità ma con moderazione evitando i ristagni idrici nel sottovaso.
La raccolta delle foglie o dei gambi va fatta al secondo anno d’impianto dalla tarda primavera fino alla fine dell’estate mentre in autunno si raccolgono i rizoma.
I gambi del rabarbaro saranno pronti per la raccolta quando raggiungeranno uno spessore compreso fra 1,5 e 2,5 cm. Dovrebbero essere piuttosto sodi e colorati di un rosa scuro. In estate la raccolta delle coste va sospesa per evitare che il caldo possa danneggiare l’apparato radicale che privo di foglie soffre maggiormente i raggi cocenti del sole. In inverno si effettua l’ultimo raccolta lasciando sulla pianta di Rabarbaro almeno tre foglie.
Per la raccolta del rabarbaro si recidono le coste a livello del terreno anche perchè le foglie come è noto sono ricche di acido ossalico e pertanto tossiche.
Per poter fiorire il rabarbaro come tutte le altre piante spende gran parte della sue riserve energetiche a discapito della produzione di coste e foglie, per questo si consiglia di tagliare lo scapo floreale appena si forma. I fiori vanno fatti sviluppare se si desidera raccogliere i semi da utilizzare per la produzione di nuove piante da coltivare anche coltivare a scopo ornamentale.
Il rabarbaro va consumato possibilmente appena colto ma l’eccedenza può essere conservata in frigorifero per 3 settimane e per mesi nel congelatore. I gambi privati dalle foglie e divisi in pezzi più piccoli vanno messi in sacchetti per alimenti o in contenitori con tappo.
In estate vanno asportati le infiorescenze in quanto la fioritura e la fruttificazione sottraggono energie alla pianta a discapito dell’ingrossamento dei rizomi.
Periodicamente bisogna liberare le piante di rabarbaro dalle erbe infestanti che oltre a soffocarle impoveriscono il terreno da preziosi elementi nutritivi.
Il marciume delle radici va prevenuto con un adeguato drenaggio del terreno di coltivazione e svuotando il sottovaso.
Gli afidi possono essere debellati con trattamenti specifici. preferibilmente biologici come l’antiparassitario all’ortica, all’aglio o al piretro.
Le coste del rabarbaro vengono utilizzate in cucina per la produzione di liquori e marmellate, insalate fresche miste, minestroni con patate e legumi e perfino dolci ed aromatiche crostate con crema di yogurt.
L’industria dolciaria impiega il rabarbaro per aromatizzare le caramelle ed alcuni tipi di biscotti secchi. Il rabarbaro non va mai consumato crudo ma sempre cotto al forno o bollito.
Per stufare il rabarbaro si tagliano i gambi, privi di foglie, in pezzetti da 2-3 cm e si cuociono in poca acqua, senza coprirli.
In cosmesi le varie parti della pianta del rabarbaro vengono impiegate per la preparazione di prodotti di bellezza.
In erboristeria le radici o rizomi del rabarbaro vengono usati per le loro proprietà medicamentose e curative per preparare infusi, tisane e decotti. efficaci nel regolarizzare l’appetito, in caso di stipsi, dismenorrea ed amenorrea.
Le foglie per l’elevata concentrazione di acido ossalico vengono utilizzate per ottenere un macerato biologico repellente da impiegare contro i piccoli parassiti dell’orto. Il rabarbaro è anche un ortaggio dietetico, infatti 100 grammi apportano solo 29 Calorie. Ha i seguenti valori nutrizionali: 0,2 g di grassi, 288 mg di Potassio, 4 mg di Sodio, 0,9 g di Proteine.
I gambi del rabarbaro sono commestibili, mentre le foglie sono velenose e tossiche se consumate crude o cotte, per la presenza di acido ossalico, una tossina utilizzata in campo industriale come anti-ruggine.
Il rabarbaro è considerato da moltissimo tempo un antiparassitario naturale efficace ed utile contro alcuni comuni parassiti animali che nell’orto fanno strage di cavoli, verze, di Kale, altre varietà di Brassicacee e non solo. Secondo gli esperti dell’agricoltura biologica basta interrare vicino agli ortaggi dei pezzetti di rabarbaro per tenerli a bada.
Le lumache e le limacce si riparano all’ombra delle foglie del rabarbaro ed escono a mangiare gli altri ortaggi al tramonto del sole.
Anticamente le donne erano solite servire ai propri mariti la torta al rabarbaro per aiutarli a mantenersi fedeli.
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