VERDE TIME

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sabato 31 luglio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: HIBISCO COCCINEUS

 

L' ibisco è un arbusto di medie dimensioni, ma spesso può presentarsi anche sottoforma di erbacea perenne. L'hibiscus coccineus è una pianta originaria dell'America settentrionale che produce sottili fusti eretti, che spesso divengono legnosi alla base e portano grandi foglie palmate, che ricordano le foglie di acero, di colore verde scuro, talvolta rossastre.

In estate producono grandi fiori a cinque petali, di colore rosso scuro; la fioritura si protrae da giugno fino ai primi freddi autunnali. Le piante a dimora da lungo tempo talvolta divengono arbusti legnosi, che possono raggiungere i 150-180 cm di altezza. Generalmente, soprattutto nelle zone con inverni rigidi, con l'arrivo del freddo, la pianta perde la parte aerea, che germoglierà nuovamente all'arrivo della primavera.

Nelle zone con inverni miti è comunque consigliabile accorciare i fusti in novembre, a 30-40 cm da terra, per evitare che con il tempo la pianta perda le foglie nella parte bassa.


Gli Hibiscus coccineus prediligono posizioni soleggiate o semiombreggiate; queste piante, se poste in luogo eccessivamente ombreggiato, tendono a fiorire poco. Possono sopportare anche l'irraggiamento solare diretto senza particolari problemi. Gli ibisco sono piante che resistono bene anche ai climi più freddi, non presentando problemi particolari in presenza di clima rigido, anche se in caso di temperature molto basse, è possibile che la parte aerea si secchi.

L'ibisco coccineo in genere sopporta senza problemi brevi periodi di siccità, ma anche un terreno umido o costantemente inzuppato d'acqua;per uno sviluppo equilibrato ed un'abbondante fioritura si consiglia di annaffiare regolarmente, da marzo ad ottobre, attendendo sempre che il terreno asciughi tra un'annaffiatura e l'altra; la scarsità di acqua porta la pianta a produrre pochissimi fiori. Questi arbusti possono trovare posto nei giardini d'acqua, ma anche come sfondo nelle aiole di perenni o di annuali.


Si coltivano in un terreno di medio impasto, abbastanza ricco di materia organica. Volendo è possibile coltivarli in vaso, ricordando di cambiare il contenitore ed il terriccio ogni 2-3 anni. Le piante coltivate in vaso vanno annaffiate abbastanza frequentemente durante la stagione calda.

In genere avviene in autunno, per divisione dei cespi di radici; in primavera è possibile seminare i piccoli semi scuri, che si trovano in grandi baccelli decorativi; i semi di ibisco coccineo germinano con maggiore facilità se prima di essere posti sul terreno vengono bucati con no spillo.

Propagazione per seme

La propagazione tramite semina è molto semplice e può essere consigliata a tutti. Le sementi si possono trovare facilmente presso rivenditori in internet.

Si può procedere in autunno o in primavera. La prima opzione è preferibile se possediamo una serra riscaldata o se viviamo nel Sud della penisola. Ad ogni modo si tratta di una pianta dalla crescita abbastanza rapida e esemplari nati a febbraio sono capaci di dare una bella fioritura già a luglio dello stesso anno.

Prima di procedere, per ottenere una veloce germinazione, si consiglia di incidere con un coltellino il seme oppure passarlo su della carta vetrata. In seguito è bene lasciarlo in acqua tiepida per almeno una notte in maniera che la scorza esterna, quasi legnosa, diventi più morbida.

A quel punto potremo procedere utilizzando da subito vasetti piuttosto grandi e cercando di mantenere sempre umidità e temperatura costanti. 

Possono venire colpiti dalla mosca bianca e dagli afidi. Parassiti frequenti di questa malvacea sono gli afidi e le cocciniglie. Nel primo caso, specie se l’infestazione è importante, si possono usare insetticidi a base di piretrine naturali. Le cocciniglie invece si possono rimuovere manualmente. Interveniamo con olio bianco estivo e insetticidi sistemici solo nelle eventualità più gravi. L’hibiscus coccineus, data la sua vigorosa crescita, necessita di un terreno ricco e dotato di una buona tessitura. Oltre infatti a nutrire la pianta deve essere in grado di trattenere l’umidità per garantire sempre un ambiente fresco per le radici.

In quest’ottica è sempre bene, all’arrivo dell’autunno, spargere abbondante stallatico sfarinato o pellettatto nell’area, aggiungendovi magari qualche manciata di cornunghia torrefatta.

All’arrivo della primavera distribuiremo ancora un po’ di concime granulare per piante fiorite (in cui il potassio sia il macroelmento prevalente) e ingloberemo ciò che è rimasto in superficie con una leggera zappettatura. In questo modo stimoleremo al massimo la produzione di boccioli.


Dovremo procurarci dei segmenti di ramo erbaceo lunghi circa 15 cm, ad inizio stagione. Andranno lasciati in acqua e al sole per circa due settimane, dopo aver eliminato quasi totalmente le foglie. La radicazione avviene molto facilmente e le piante possono già essere messe in vaso a metà luglio per poi venire trapiantate a dimora in primavera.

Lo stesso procedimento si può seguire utilizzando un substrato di sabbia e torba, nella proporzione di 3 a 1.

Divisione

La divisione è altrettanto semplice. Il periodo migliore per estrarre le radici è l’inizio della primavera. Andranno poi sezionate aiutandosi con dei rastrelli e cesoie pulite, per poi essere inseriti nuovamente nel terreno. 

L’hibiscus coccineus va trattato come una qualsiasi vivace erbacea.

In primavera, quando gli steli hanno raggiunto i 50 cm, è buona norma dedicarsi alla cimatura. In questa maniera la pianta avrà un aspetto più folto e compatto e avremo un gran numero di apici, portatori di boccioli e di fiori. E’ infatti molto importante stimolare una massiccia produzione, visto che la singola corolla raramente dura più di un giorno.

Nei mesi di luglio e agosto, specie se viviamo nel Centro-Sud, è consigliato approntare uno spesso strato pacciamante a base di foglie, paglia o erba tagliata. In questa maniera contrasteremo l’evaporazione dell’acqua: così il substrato e le radici si manterranno freschi più a lungo, evitandoci irrigazioni frequentissime.

All’inizio di novembre ci si dovrà occupare di tagliare gli steli, ormai secchi, a circa 10 cm dal terreno. Anche in questo caso può essere di aiuto la predisposizione di una pacciamatura a base di stallatico e residui vegetali.

L’hibiscus coccineus più diffuso è quello che si può trovare anche allo stato spontaneo, di colore rosso vivo.

In natura è però diffusa anche una mutazione spontanea di colore bianco puro, detta “Alba” ed è disponibile anche a livello orticolo. La pianta ha dimensioni più contenute ed è leggermente meno fiorifera.

Una cultivar interessante è anche Lord Baltimore, con corolle di bel rosso scuro intenso.

Questo ibisco è davvero prezioso in un giardino. Può essere impiegato in seconda o terza linea nelle bordure erbacee o miste.

La sua collocazione ideale è però in un’area palustre, inserito come esemplare isolato o a formare una siepe sullo sfondo, alternando magari cultivar di colori diversi. Può vivere tranquillamente sulle sponde o, in appositi vasi, anche direttamente in acqua (ad una profondità massima di 30 cm).














venerdì 30 luglio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: HIBISCUS

 

Arbusto a foglie caduche, originario dell’Asia, molto diffuso in coltivazione come pianta ornamentale, nei giardini e come arredo urbano. Ha portamento eretto, ben ramificato, e raggiunge i 2-3 metri di altezza; la corteccia è grigia, liscia, tende a divenire rugosa e profondamente segnata con il passare degli anni. Il fogliame è di forma ovale, presenta tre lobi di forma varia, più o meno evidenti a seconda dell’esemplare; di colore verde medio, le foglie sono seghettate. Dalla primavera inoltrata fino ai freddi autunnali produce, all’apice dei fusti, grandi fiori solitari, a forma di campana, di colore vario, nei toni del rosa, del bianco e del viola, con gola in colore contrastante; esistono numerose cultivar di ibisco, con fiori dai colori più vari, ed anche a fiore doppio o stradoppio. Queste piante hanno uno sviluppo abbastanza vigoroso, quindi è consigliabile potarle dopo la fioritura, prima dell’arrivo dell’inverno, ed intervenire anche a fine inverno, levando i rami rovinati o eccessivamente e disordinati; la potatura a fine inverno ha anche il vantaggio di favorire lo sviluppo di nuovi rami, che porteranno i fiori. Ai fiori seguono i frutti, grosse capsule semilegnose, di forma ovale, che contengono i semi.


E’ una pianta molto apprezzata per fini ornamentali, sia all’esterno che all’interno. Stiamo parlando dell’ibisco, specie erbacea che presenta dei fiori molto vistosi e altamente decorativi. Nei prossimi paragrafi, un’interessante scheda di coltivazione dedicata alle caratteristiche e alla cura dell’ibisco. L’ibisco, nome botanico hibiscus è una pianta erbacea a portamento e forma arbustiva. Questa specie appartiene alla famiglia delle Malvaceae ed è originaria dell’Asia. E’ diffusa praticamente in tutto il mondo, anche a Tahiti, come dimostrano anche dei dipinti del famoso pittore Gauguin. La pianta è a foglia caduca, ovvero perde l’apparato fogliare durante l’autunno. Nelle zone fredde viene coltivata all’interno, mentre nelle regioni con clima mite viene coltivata all’esterno, sia in giardino che su terrazzi e balconi. Alcune varietà di ibisco, come l’hibiscus rosainsensis, sono perenni, cioè sempreverdi.


L’ibisco è una pianta che ama molto la luce ed il caldo, predilige posizioni molto luminose, esposte direttamente ai raggi solari e ama le estati molto calde e lunghe. Può sopravvivere anche in condizioni avverse, anche se l’eccessiva ombra causa scarse fioriture, così come un’estate molto fresca. Alcune specie di ibisco non temono il freddo e possono sopportare senza problemi gelate intense anche di lunga durata, anche se può capitare che alcuni dei rami dissecchino a causa del freddo.


Annaffiare le giovani piante da poco messe a dimora, in modo da favorire lo sviluppo dell’apparato radicale; queste piante sono moto rustiche e di facile coltivazione: possono sopportare lunghi periodi di siccità, ed anche brevi periodi con presenza di acqua stagnante sulle radici. Per una buona fioritura annaffiamo quando il terreno rimane asciutto per troppo tempo, fornendo del concime per piante da fiore, ogni 15-20 giorni, mescolato all’acqua delle annaffiature.


La pianta presenta grandi foglie verdi e ovali con margini dentati. I fiori, molto grandi e vistosi, presentano una forma a imbuto da cui sporgono i pistilli e gli stami, ovvero gli organi maschili. Queste infiorescenze hanno una colorazione che va dal rosso, al giallo, al rosa e all’arancione. I petali del fiore di hibiscus possono essere singoli o doppi, dipende dalla varietà. La fioritura avviene durante la stagione estiva.


Si accontentano di qualsiasi terreno, anche povero e sassoso; prediligono terreni freschi, mediamente ricchi di humus, conun buon drenaggio. L’ibisco può essere coltivato in vaso, ponendolo in un recipiente capiente; va rinvasato ogni 2-4 anni. L’hibiscus gradisce terreni ricchi di humus, umidi, permeabili e ben drenati. La pianta può essere facilmente coltivata in vasi di grandi dimensioni. La sostituzione del contenitore, ovvero il rinvaso, deve avvenire ogni uno o due anni in primavera. Il vaso deve essere leggermente più grande del precedente. Si consiglia di non superare i trenta centimetri di diametro. Il terriccio del rinvaso deve essere uguale a quello usato per la prima messa a dimora.  Avviene generalmente per seme, in primavera, l’ibisco tende con facilità ad autoseminarsi; in primavera si praticano anche talee, prelevandole dai rami che non hanno portato fiori; la talea si rende necessaria se si vuole propagare una cultivar con particolare fioritura, poiché da seme è difficile ottenere piante identiche alla pianta madre. L’ibisco si propaga per semina e per talea. La pianta è addirittura capace di autoinseminarsi. L’interramento dei semi però non garantisce un veloce sviluppo della pianta, ecco perché è meglio ricorrere alla propagazione per talea. Questa, di natura semilegnosa, va interrata in primavera in una miscela di sabbia e torba.


I nuovi germogli vengono molto spesso attaccati dagli afidi, che portano anche allo sviluppo di fumaggini; durante l’estate il fogliame può venire vistosamente rovinato degli acari, che si posano sulla pagina inferiore delle foglie. La pianta gradisce le esposizioni luminose ma non al sole diretto. Bisogna anche posizionarla lontano dalle correnti d’aria. Non è detto che la pianta non resista anche al gelo e al freddo, ma in questo caso si assiste al disseccamento dei rami. L’hibuscus è infatti sensibile alle basse temperature, ecco perché in inverno bisogna coltivarlo in casa. Con il caldo e le temperature miti, invece, la pianta produce delle splendide fioriture. Un’estate fresca o un inverno freddo non causano la morte dell’ibisco, ma solo l’interruzione della fioritura. Durante l’estate bisogna anche ricordarsi di proteggerlo dai raggi del sole durante le ore più calde.


Le piante giovani vanno innaffiate abbondantemente per favorire lo sviluppo delle radici. L’ibisco sopporta anche brevi periodi di siccità e altrettanti brevi periodi di ristagni idrici. Le irrigazioni devono essere frequenti in estate, avendo cura di irrigare la pianta solo quando il terriccio appare asciutto. Sul fondo del vaso meglio mettere uno strato di ghiaietto per favorire il drenaggio. Con il caldo sono utili anche le nebulizzazioni fogliari. Il concime ideale per l’ibisco può essere organico e a base di foglie e di stallatico da interrare ai piedi della pianta, o chimico e specifico per piante fiorite. Per garantire una buona fioritura, il fertilizzante per piante a fiore va distribuito ogni quindici o venti giorni assieme all’acqua di irrigazione. La distribuzione del concime per piante fiorite va fatta una volta al mese. In autunno si devono prediligere concimi a base di fosforo e potassio e con poco azoto, per rinforzare i fusti e le radici della pianta. L’hibiscus non necessita di potature eccessive. Basta rimuovere solo i fiori appassiti e le parti secche o danneggiate. Le foglie, invece, vanno semplicemente pulite usando un panno umido. In primavera, per rafforzare i rami, può essere utile eseguire una lieve potatura. L’hibiscus è una specie resistente alle malattie. Le avversità che possono colpirla sono i ristagni idrici, la caduta dei fiori, che non durano più di due giorni, gli afidi, che attaccano i germogli e causano anche la fumaggine, e gli acari che infestano la pagina superiore delle foglie.
Gli antichi attribuivano proprietà officinali alle radici di ibisco. Si consigliava di cuocerle nel vino e di assumerle per combattere le malattie dell’apparato respiratorio. Sembra che le radici, per gli antichi, avessero anche la proprietà di curare la sciatica e anche altri malanni. Per la bellezza dei fiori e per la loro breve durata, l’ibisco viene considerato il simbolo della bellezza fugace. Nel linguaggio dei fiori, regalare quelli di ibisco significa apprezzare e sottolineare la bellezza della donna amata.


giovedì 29 luglio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: FIORI DI IBISCO

 

I fiori di ibisco sono molto conosciuti alle nostre latitudini e vengono adoperati soprattutto come piante ornamentali. Cresce abbastanza rapidamente in forma arbustiva ed è perfetto per creare siepi inusuali ma altamente decorative. Ne esistono numerose varianti e ciascuna di esse differisce per la forma dei fiori, per il loro colore e per la grandezza delle foglie. Le piante di ibisco regalano abbondanti fioriture nei mesi più caldi dell'anno. Si tratta di un sempreverde che è stato importato in Europa dall'Asia. Gli esemplari adulti raggiungono altezze importanti ma non alle nostre latitudini.I fiori hanno una forma a imbuto e possono essere singoli o doppi. Nella specie più coltivata in Italia, la corolla ha cinque petali mentre la colonna staminale è più voluminosa della corolla.


L'ibisco è una pianta che può essere coltivata con discreto successo in numerose tipologie di terreno. Cresce bene sia in terreni aridi che molto ricchi di sostanze nutritive ma non sopporta a lungo le basse temperature. Già a 13°C inizia a presentare i primi segni evidenti di sofferenza. Per tale ragione è meglio coltivare l'ibisco in vasi da poter riparare in un luogo riscaldato durante la stagione più fredda dell'anno.Posizionate il vaso in un luogo soleggiato se desiderate ottenere fioriture abbondanti e innaffiate regolarmente durante l'estate. Prima della ripresa vegetativa primaverile, concimate il terreno con dello stallatico o, in alternativa, con del fertilizzante liquido da diluire in acqua secondo le modalità indicate sulla confezione.


Il fiore di ibisco contiene molti principi attivi che vengono adoperati sia in ambito della farmacopea che in erboristeria. I suoi petali sono ricchi di antocianine che vengono estratte secondo processi laboriosi. Queste sostanze sono alla base di alcuni farmaci utili per abbassare le concentrazioni di trigliceridi nel sangue e per far diminuire il colesterolo. Le medesime sostanze proteggono in maniera efficace il sistema cardiovascolare e regolano l'ipertensione. Altri principi presenti nel fiore regolano la produzione di insulina messa in circolo dal pancreas abbassando la possibilità di essere interessati da problematiche gravi come il diabete.Bevendo con regolarità gli infusi fatti con i fiori di ibisco si assumono elevate percentuali di elementi utili per regolare le funzioni intestinali.


Il fiore di ibisco è molto noto nei paesi dell'America Latina sia per le sue note proprietà benefiche che per il suo sapore leggermente acidulo ma aromatico. Viene adoperato per realizzare un infuso chiamato carcadè e succhi energizzanti. Per realizzare questa bevanda vengono utilizzati i fiori essiccati in luoghi ben ventilati ma non soleggiati.Il carcadè ha un effetto diuretico e leggermente lassativo ma se assunto in dosi moderate può avere sull'organismo un effetto del tutto paragonabile a quello della caffeina. I fiore dell'ibisco contiene sostanze leggermente disinfettanti che possono aiutare a lenire problemi di infezioni alle vie urinarie. Alcuni studi recenti hanno messo in evidenza come i principi attivi dell'ibisco possano contribuire a ridurre attivamente il colesterolo.


mercoledì 28 luglio 2021

VERDE TIME LEZIONI DIA GIARDINAGGIO: FIORI PRIMAVERILI

 

I fiori primaverili si distinguono perché fioriscono durante la primavera: appartengono a tante specie diverse, che necessitano di differenti tecniche colturali. Generalmente sono perenni e non richiedono particolari cure; alcune specie crescono in pieno sole, mentre altre prediligono l'ombra. Tra i fiori primaverili ci sono i Mughetti, appartenenti al genere Monocotiledoni e alla famiglia delle Liliacee. Il Mughetto viene anche chiamato giglio delle convalli ed è una graziosa pianta erbacea perenne: si caratterizza per le lucide foglie lanceolate, a volte bordate di bianco, e per i racemi laterali di piccoli fiori penduli, bianchi, campanulati e dal gradito profumo. Il Mughetto vive spontaneo nei luoghi freschi e boschivi, montani o collinari, ma viene anche coltivato a scopo ornamentale o per l’essenza che se ne ricava in profumeria. Questi fiori primaverili prediligono un terreno soffice, fertile e sabbioso e devono essere posizionati in un luogo soleggiato. Durante il periodo vegetativo si innaffia abbondantemente, mentre in inverno si sospendono gli apporti d'acqua.


Le Margherite sono tra i fiori primaverili più semplici e più amati, capaci di donare un tocco di allegria agli ambienti in cui vengono coltivate, che sia il giardino, il terrazzo oppure una stanza di casa. Infatti le Margherite necessitano di poche cure e possono essere coltivate in vaso con ottimi risultati. Nella maggior parte dei casi si piantano i semi in vasi nel periodo che va dal termine di febbraio a metà marzo. Sul fondo si posiziona uno strato di argilla espansa per favorire il drenaggio del terriccio. I semi vanno disposti tra i due strati e il vaso deve essere ricoperto da una pellicola di plastica: in questo modo si ottiene un effetto serra che favorisce lo sviluppo degli esemplari. Le piantine sono pronte per il trapianto dopo circa un mese: necessitano di ricevere per mezza giornata almeno la luce diretta del sole e di essere innaffiate abbondantemente.


I Narcisi sono fiori con corolle dai colori vivaci e solari, che danno allegria all'ambiente e che spuntano all'inizio della stagione primaverile, a volte anche a fine febbraio. Queste piante a bulbo si interrano nel periodo di tempo da metà autunno alla fine di dicembre e rifioriscono ogni anno. In caso contrario si possono acquistare delle piantine e trapiantarle in vaso: per garantire il drenaggio si deve aggiungere un po' di sabbia grossolana al terriccio per fiori. Questa specie richiede poche cure e al momento della fioritura si devono eliminare le foglie secche: in questo modo non ci sono elementi morti che assorbano le sostanze nutritive e quindi i fiori risultano molto più sviluppati e rigogliosi. I Narcisi necessitano di poche cure e si coltivano facilmente: anche per questo motivo sono tra le specie bulbose più diffuse.


Tra i più famosi fiori primaverili ci sono le Primule: si caratterizzano per avere piccoli fiori riuniti in mazzetti che spuntano tra gennaio e marzo. Esistono diverse varietà, ma in genere si opta per ibridi della Primula comune giallo chiaro. Si tratta di una pianta che si sviluppa bene sia in giardino che in vaso, ma nel primo caso viene considerata una specie perenne. Questi fiori primaverili hanno bisogno di innaffiature regolari e di crescere in luoghi umidi e freschi: infatti vanno in riposo vegetativo nei mesi più caldi. Al tempo stesso sono sensibili ai ristagni d'acqua; di conseguenza bisogna fare attenzione al drenaggio del terreno e alla quantità e alla frequenza degli apporti d'acqua. La propagazione avviene attraverso piantine, germogli oppure semina. Se le Primule vengono coltivate in vaso, è bene effettuare ogni due anni il rinvaso degli esemplari per evitare che l'apparato radicale sia costretto in un contenitore troppo piccolo.


martedì 27 luglio 2021

VERDE TIME LEZIONI GIARDINAGGIO: I FIORI DELLE PIANTE


 

I fiori sono innumerevoli divisi per specie, categorie e classificazioni. Gli appassionati di giardinaggio, i floricoltori ed i vivaisti sono sempre alla ricerca di colori e fiori particolari. Questo forse giustifica i tanti ibridi che si sono realizzati nel corso dei secoli. Se però ci documentiamo approfonditamente sull’argomento fiori possiamo individuarne delle specie poco conosciute, ma dai naturali colori e forme. Parliamo quindi di due fiori piuttosto emarginati nel mercato mondiale ma di una bellezza più unica che rara. Ci riferiamo all’impatiens e alla nemesia. L’impatiens appartiene alla famiglia delle Balsaminaceae, è stato riprodotto e trasformato in ibrido dai grandi floricoltori olandesi ottenendo un grande successo dalla critica per il risultato. Questi fiori si possono trovare però già in natura con bellissimi colori rosa, bianco, scarlatto, violetto, rosa, rosso ecc. In Europa questa pianta è molto apprezzata per realizzare ornamenti e negli ultimi anni ha trovato la sua collocazione anche in giardini, aiuole, ville e tenute. La nemesia invece appartiene alla famiglia delle Scrophulariaceae, è originaria dell’Africa australe e fu introdotta per la coltivazione nei giardini europei verso la fine dell’ottocento. E’ una pianta cespitosa, erbacea, alta circa trenta o quaranta centimetri secondo le varietà, ramificata dal basso con fiori numerosi di vivaci colori. La caratteristica particolare è che ogni singola pianta produce spontaneamente colori assortiti simili ad una composizione floreale.


Per coltivare l’impatiens bisogna acquistare i semi presso un centro di giardinaggio. Questi si piantano in serra o sottovetro nel mese di febbraio fino alla germinazione e devono restare ad una temperatura costante di ventitrè o ventiquattro gradi. Occorre fare attenzione a non coprire mai i semi con il terriccio poiché hanno bisogno anche della luce per germinare; i vasi si devono collocare in posizione luminose ma non devono essere esposti ai raggi solari che li danneggiano. Dopo la germinazione, la temperatura ambientale deve essere sui diciotto gradi, per scendere fino a sedici quando le piantine vengono trapiantate in vaso dato che il seme è finissimo e riesce a germinare solo in vasi o in cassette. Tra le varie specie la più diffusa e che si presta alla realizzazione degli ibridi è l’ impatiens sultani conosciuta con il nome di “fiore di vetro” che si può coltivare sia in casa che in giardino. E’ originaria dell’Africa tropicale, ha dei fusti verdi molto ramificati, oleosi e si moltiplica con talee messe a radicare in una bottiglia di vetro scuro con acqua. I fiori sono a sette petali di colore rosso chiaro con la parte sottostante completamente biancastra. Le piantine di impatiens richiedono un terriccio fertile, sostanzioso, leggero, con frequenti innaffiamenti e concimazioni con prodotti ricchi di materia organica. I vasi fioriti con le nuove varietà di impatiens si possono tenere in appartamento in inverno vicino alle finestre, non esponendoli però ai raggi solari. Tali varietà prodighe di fioritura, richiedono abbondanti innaffiature, e devono essere fatte senza spruzzare acqua sulle foglie e sui fiori; è inoltre consigliato di aiutarne lo sviluppo con concimazioni da effettuarsi almeno ogni due settimane. La pianta trae giovamenti da trapianti e cimature che l’aiutano a diventare più compatta e a produrre fiori più larghi di diametro.


Le nemesie si coltivano generalmente come piante annuali, seminandole in serra o sottovetro in febbraio-marzo, con successivo trapianto dopo qualche settimana nelle cassette o nelle aiuole. Volendo effettuare la semina direttamente a dimora il periodo migliore secondo l’andamento stagionale, è il mese di aprile, diradando poi le piantine in modo da distanziarle tra di loro di circa trenta centimetri. Le nemesie fioriscono nei mesi di maggio/giugno. Il periodo di fioritura è duraturo e si protrae fino a quello autunnale. La nemesia è poco diffusa in Italia ma all’estero è molto apprezzata per colorare giardini e terrazze. Per ottenere una seconda fioritura, al termine della prima è importante effettuare una buona cimatura e provvedere ad irrigarla con acqua e fertilizzanti chimici solubili. L’esposizione migliore è quella leggermente soleggiata in zona ben areate, con un terriccio fertile, arenoso,(è preferibile la sabbia di fiume)e ben drenato. In quest’ultimo caso si consiglia di sminuzzare nel terreno la torba per ottenere un lento rilascio del liquido in modo da mantenere anche il terriccio costantemente umidificato soprattutto nei periodi estivi dove incombe il rischio siccità. Una caratteristica della nemesia soprattutto nella specie chiamata “nemesia strumosa” è quella di avere le foglie inferiori di forma allungata a forma di spatola mentre, quelle superiori sono lanceolate con margini dentati. I fiori su ogni stelo possono essere contemporaneamente gialli, rossi, arancio e rosa. Questa pianta si presta moltissimo per la produzione di ibridi con l’incrocio del tipo chiamato “nemesia versicolor”. Infine una specie di nemesia chiamata “floribunda” originaria del Sudafrica è alta circa trenta centimetri con foglie ovali ed i fiori rispetto alle altre specie descritte, sono più piccoli ma numerosi, bianchi all’interno e striati o maculati di viola sulla parte esterna. La nemesia nel suo genere è forse una delle uniche piante da fiore che riesce a sviluppare anno dopo anno una varietà di colori sempre differenti.


lunedì 26 luglio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: PIANTE SUL TERRAZZO

 

Anche se molti di noi non hanno una casa con un giardino, è probabile che quasi tutti abbiano un terrazzo o un balcone dove poter creare una piccola oasi verde.

Per ottenere il massimo nel poco spazio che si ha a disposizione è fondamentale realizzare e seguire un progetto, studiando ogni minimo particolare.

Nell'esecuzione del progetto si devono tenere conto di 4 importanti punti:

· l'esposizione: è il primo e più importante degli elementi da considerare; per effettuare una scelta corretta degli elementi da inserire nel progetto, sarà necessario, infatti, determinare se il terrazzo è esposto a Sud, ad Ovest, a Nord oppure ad Est;

· acqua: fattore altrettanto importante soprattutto per i terrazzi esposti a Sud, che durante i periodi più caldi devono fare i conti con le elevate temperature e l'esposizione al sole. Al riguardo ricordiamo che un buon impianto d'irrigazione può facilitare e rispondere in maniera efficace al problema;

· accessi al balcone: per consentire una maggiore riservatezza dove ci sono delle porte a finestra o finestre.

· carico/portata del balcone o della terrazza per sapere con esattezza il peso che la struttura può sopportare.

Una volta chiariti questi elementi possiamo procedere all'elaborazione del progetto.

Per prima cosa disegnare una piantina del balcone o del terrazzo: segnalare con una freccia il Nord (punto 1), con un cerchietto il punto acqua (punto 2) e con delle stanghette gli accessi alla terrazza (punto 3). Procedere inserendo nel disegno le vasche o fioriere, che possono essere raffigurate con dei piccoli rettangoli, facendo attenzione a rispettare le proporzioni. In commercio esistono delle vasche di misure standard da 60/80/100/120 cm. Quasi sempre esiste una proporzione tra le dimensioni delle vasche, ovvero tra la loro lunghezza, larghezza ed altezza; si dovranno scegliere, quindi, le fioriere più idonee, per forma e dimensioni, al proprio terrazzo. Per la scelta delle vasche vedi l'apposita sezione.

Una volta disegnate, le vasche verranno numerate. In un altro foglio andremo a scrivere le piante da inserire, facendo attenzione a collocare piante sempreverdi e leggermente più alte nelle vasche situate in corrispondenza degli accessi al balcone /terrazzo.

A tale proposito è bene ricordare che non tutte le piante sono adatte per essere inserite in contesti come terrazzi o balconi. Inoltre, quando scegliamo una pianta, dobbiamo fare attenzione alle esigenze della stessa e a quelle delle piante situate nelle più immediate vicinanze; sarà nostra premura, quindi, selezionare e disporre piante che necessitano dello stesso terriccio e della stessa quantità d'acqua all'interno della stessa vasca.

Per non avere delle vasche troppo piene, consigliamo di non mettere più di 3 arbusti nelle vasche grandi (100, 120 cm) e di 2 all'interno di quelle medie (80 cm). Per limitare gli interventi di manutenzione è opportuno utilizzare piante dalla crescita lenta. Le piante caducifolie dovranno essere sempre collocate in prossimità di piante sempreverdi, in modo tale che le seconde compensino l'assenza di foglie nel periodo invernale delle prime. Se è possibile, conviene scegliere sempre piante che presentano fioriture "scalate" e lasciare degli spazi liberi per inserire delle piante annuali.



Il riempimento delle vasche è un'operazione molto importante. La pianta, infatti, dovrà rimanere per diversi anni nella stessa terra; per questo motivo è consigliato l'utilizzo di materiali di prima qualità. Prima di iniziare i lavori è necessario distinguere le piante che andranno collocate in terreno acido da quelle che, al contrario, richiederanno un terreno normale; controllare, inoltre, che la vasca abbia i fori di drenaggio.

Procedere, coprendo il fondo della vasca con 3-4 cm di pietra pomice o argilla espansa, per evitare che la terra ostruisca i fori della vasca; l'argilla espansa svolgerà anche un'azione di serbatoio idrico per la pianta.

Una volta costituito il fondo, andremo a riempire la vasca di terra; questa dovrà essere della migliore qualità possibile dato che non si potrà cambiare tutti gli anni, come avviene per le piante annuali.

A questo punto si procederà facendo una buca nella quale verrà collocata la pianta; dopo aver inserito la pianta, la buca dovrà essere colmata con dell'altro terriccio. E' opportuno integrare il terriccio con del concime a lenta cessione; questo assicurerà un buon nutrimento per le piante.

Una volta messe a dimora le piante, andremo a ricoprire il terriccio con della corteccia di pino di tipo francese, per evitare che il terriccio resti esposto al sole e al freddo ed in modo tale che degradi più lentamente. La corteccia contribuirà, anche, a diminuire l'evaporazione dell'acqua nel periodo estivo e a mantenere la terra più umida, svolgendo una buona funzione isolante. Ricordiamo, inoltre, che la corteccia riduce sensibilmente la crescita di erbe infestanti che concorrono con le piante all'assorbimento d'acqua e sali minerali. Il mantenimento delle vasche su balconi e terrazzi richiede un paio di interventi l'anno, ovvero l'innaffio e l'estirpazione delle erbe infestanti. Si consiglia di intervenire nel periodo primaverile e in quello autunnale. Più precisamente, in primavera, somministreremo un concime a lenta cessione, che garantirà il nutrimento delle piante per almeno 4-6 mesi. Il concime dovrà essere specifico per le nostre piante e di buona qualità. È utile, anche, "muovere" il terriccio per aumentare l'areazione delle piante, se necessario, integrare lo stesso con della nuova terra e rinnovare la corteccia, aggiungendone della fresca ogni anno. Ricordiamo che l'apparato radicale delle piante in vaso è limitato; per questa ragione è buona norma non far mancare né sali minerali né acqua alle nostre piante.

Nel periodo autunnale dovranno essere somministrati dei concimi liquidi a base di potassio e fosforo, per preparare le piante alla stagione fredda. E' importante ricordare che le piante sempreverdi lavorano anche nel periodo invernale e sarà quindi necessario continuare ad irrigare questo genere di piante anche durante i mesi freddi.




domenica 25 luglio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO : PIANTE IN GIARDINO

 

Le tipologie di piante che comunemente possono trovarsi in un giardino sono innumerevoli. La tendenza, generalmente, è quella di prediligere sia la varietà che l’armonia delle forme e dei colori, durante l’arco delle stagioni. Accanto alle perenni e sempreverdi, a quelle da fiore, alle siepi e alle piante grasse possono tentare di ricreare la varietà naturale degli ambienti selvatici. I limiti ambientali e climatici orienteranno la scelte delle specie al fine di consentire ad ogni elemento buoni margini di adattabilità e rigoglio vegetativo.

Troveremo specie prevalentemente presenti in giardini grandi, come ad esempio alcuni alberi ornamentali, assenti,invece, in piccoli giardini dalle risorse limitate.

Ogni pianta potrà assolvere ad una funzione estetica o agronomica o meramente architettonica , oppure, come spesso accade, a più funzioni contemporaneamente. Dunque non una mera collezione di specie affastellate insieme, ma un organismo complesso e articolato dotato di vita propria.



Alberi e arbusti

Ciò che distingue un albero da un arbusto è sia la dimensione che il portamento. Un albero può raggiungere e superare i 5 metri di altezza e ha un tronco singolo che si ramifica. Mentre un arbusto ha dimensioni molto più ridotte e si compone di numerosi piccoli fusti che si diramano dalla base.

Nei giardini gli alberi ornamentali possono essere disposti in molti modi. Filari di Pioppi o Cipressi, possono delimitare e proteggere i confini. Ma spesso possono ritrovarsi isolati, come ad esempio l’Acero rosso, in particolari angoli del giardino per la creazione di zone ombreggiate o in piccole macchie e boschetti, con deliziose combinazioni di specie differenti. Accanto agli alberi ornamentali, spesso, nei giardini troviamo alberi da frutta: Agrumi, Meli, Peri, Gelsi, Pistacchi, Ciliegi.

Numerosi sono anche gli arbusti. Sempreverdi o caducifoglie, possono trovarsi isolati e apprezzati per le loro copiose fioriture come le differenti specie di Ginestre, o il Biancospino. Possono essere utilizzati allo scopo di creare aree verdi, come le varietà di Tamerice o di Mirto. Gli arbusti, inoltre, vengono spesso utilizzati per la realizzazione di siepi, alte o basse. In genere si preferiscono specie sempreverdi utilizzate da sole o in alternanza con altre per creare particolari effetti cromatici ed estetici.


Rampicanti

Un particolare tipo di piante utilizzate con una certa frequenza nei giardini sono i rampicanti. La caratteristica dei rampicanti è quella appunto di crescere arrampicandosi su muri, graticciati, tralicci, scale e ringhiere. Oltre ad abbellire specifici elementi architettonici, come ad esempio muri e gazebo, con le loro abbondanti fioriture, vengono apprezzati anche per la capacità di rivestire i pergolati, in cui creano dei veri e propri soffitti verdi sotto i quali, durante la stagione calda, fresco e ombra sono assicurati.

Tra i rampicanti più diffusi troviamo, il Glicine, dalla vigorosa fioritura primaverile, le differenti specie di Buganvillea e il Gelsomino. Accanto a queste e altre specie, apprezzate per la produzione dei fiori, ricordiamo la Vite americana e canadese, e le diverse tipologie di Edera, capaci di assicurare consistenti masse verdi.


Piante da fiore

Queste possono essere utilizzate in combinazione tra loro in angoli fioriti predisposti ad arte, oppure per la creazione di bordure o aiuole.

Un altro uso frequente delle specie da fiore è quello della creazione di siepi da fiore con specie che si prestano a questo tipo di allevamento come ad esempio le Rose, le Azalee, gli Oleandri, le Ortensie, le Camelie., ecc.

Il numero di specie permanenti ed erbacee utilizzabili per la produzione di fiori è veramente immenso, soprattutto se a quelle esistenti in natura si aggiungono tutti gli ibridi selezionati e attualmente in commercio. Ogni prato verde, con precise caratteristiche ambientali e climatiche, ogni angolo particolare all’interno dello stesso giardino, può ospitare alberi da fiore a fioritura invernale o primaverile.

Un particolare tipo di alberi da fiore sono le bulbose. Generalmente permanenti, la loro caratteristica è quella di nascere da bulbi che emettono, nella stagione propizia, radici, foglie e i gambi dei fiori dalla gemma apicale. Utilizzate per la creazione di aiuole, macchie fiorite o bordure, possono essere piantumate sia in file parallele e geometriche che in combinazioni estrose e disordinate. Crochi, Giacinti, Gigli, Narcisi, Fresie, Calle, Dalie e Gladioli, con le loro coloratissime fioriture rappresentano, all’interno di un giardino, piccoli angoli di paradiso in terra. Inoltre, una volta sfiorite, i nuovi bulbi possono essere lasciati nel terreno o estratti, come nel caso dei Tulipani e dei Giacinti. I bulbi estratti, puliti, seccati e conservati, assicureranno le produzioni fiorite per le stagioni successive.


Piante grasse e aromatiche

Un particolare tipo di piante, predilette, soprattutto, in ambienti dai climi siccitosi e caldi, sono le piante grasse. Dotate di organi capaci di trattenere grandi quantità di acqua, frugali in relazione al fabbisogno di sostanze nutritive del terreno, caratterizzate da forme fantasiose e straordinarie, possono a buon diritto essere considerate dei generosi gioielli da giardino. Isolate, come spesso per le Cactacee, o in combinazione di differenti specie, sono in grado di regalare un tocco esotico e affascinante a zone del prato impervie o impraticabili per altre tipi di piante.

Tra le piante aromatiche, ugualmente frugali, ma apprezzabili per produzione di verde e fiori, molte sono quelle accostabili a specie più esigenti. Salvia, Rosmarino, Lavanda, allevate in isolamento o utilizzate per la realizzazione di bordure, possono benissimo contribuire a creare quella naturale armonia che sempre un giardinaggio originale cerca di ottenere.



sabato 24 luglio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: ALTRE PIANTE DA ESTERNO

 

Queste piante da esterno hanno fiori, foglie o entrambe. Ovviamente la struttura ed i metodi sono diversi dal punto di vista della coltivazione infatti, esistono trattamenti diversi tra vasi o cassette e terra piena. Nel nostro caso ci occupiamo di due piante da esterno che producono fiori; la prima è la borragine prevalentemente composta da foglie mentre la seconda è l’ipomea divisa ugualmente tra fiori e foglie. La borragine appartiene alla famiglia delle Boraginaceae; è una pianta erbacea di tipo annuale diffusa in tutte le regioni italiane dalle rive del mare alle colline di cui si utilizzano le foglie, i fiori e tutta la parte alta. Vengono raccolti in piena estate e sono ottimi per essere coltivati come fiori secchi. La borragine presenta fusti erbacee robusti, ramosi alla base, fogliosi, alti circa 40-60 centimetri e ricoperti di peli biancastri; le foglie sono alterne, ovate-acute, rugose e gibbose di colore verde scuro. I fiori sono di colore azzurro intenso, raccolti in cime racemose e riuniti in pannocchie; il calice è diviso e forma di una stella a cinque punte. L’ipomea appartiene alla famiglia delle Convolvulaceae ed è originaria dell’America tropicale ma viene spesso confusa erroneamente con il convolvolo. Alcune specie sono annuali, mentre altre nei climi caldi sono perenni. I lunghi fusti dell’ipomea possono raggiungere i 5-6 metri di altezza; i fiori sono a forma di campanella, non sono durevoli però sono numerosi, grandi e di svariati colori e si succedono continuamente per tutta l’estate.


La borragine cresce un po’ dovunque sia nei luoghi coltivati che nei prati incolti. Nell’Italia meridionale viene coltivata come erba aromatica (per uso domestico) in terreni arenosi e fertili ed in esposizione soleggiata; nei terreni aridi e secchi le foglie diventano ispide e più difficili da trattare. La borragine si moltiplica mediante semina primaverile. Si può seminare in aprile direttamente a dimora in file distanti 30-40 centimetri l’una dall’altra. Dopo un paio di mesi si può cominciare la raccolta delle foglie. Si usa fare due o più semine a distanza di un mese e mezzo per avere sempre un buon raccolto. La semina di settembre /ottobre darà il prodotto(foglie ) in primavera. Le foglie sono succulenti e la loro essiccazione richiede un ambiente molto areato e fresco, altrimenti anneriscono. I fiori della borragine sono apprezzati per gli splendidi colori e vengono recisi per composizioni ornamentali nel periodo di maggiore fioritura che avviene nei mesi di giugno e luglio. Tuttavia questa pianta oltre alle spiccate doti medicinali viene utilizzata anche per usi alimentari. Una ricetta originale è diffusa in Liguria dove la borragine entra con le sue foglie come ingrediente d’obbligo nel ripieno di ravioli. Sempre le foglie immerse in una pastella di acqua e farina e fritte nell’olio bollente, rappresentano un’autentica ghiottoneria.


Ipomea

Tra le piante da esterno troviamo anche l'ipomea. Le vere ipomee hanno fiori a forma di imbuto allargato ai margini, mentre il convolvolo ha fiori a forma di campana. L’ipomea tricolore che si sviluppa in altezza fino a circa tre metri, fiorisce in agosto e settembre con fiori grandi a gola bianca mentre il lembo è porporino al suo schiudersi e diventa poi blu cielo. Si può coltivare come pianta annuale in vasi o cassette. La varietà a fiori azzurri si trova in commercio con il nome di rubro-coerulea ma il suo nome esatto è Heavenly blue. Gli ibridi dell’ipomea purpure sono numerosi in commercio, ma i loro fiori sono più piccoli di quella dell’ipomea purpurea vera e propria; restano aperti dall’alba fino alle nove o alle dieci del mattino quando c’è il sole mentre, se il cielo è nuvoloso restano aperti invece un paio di ore in più. Fioriscono da luglio a settembre e per svilupparsi bene richiedono un terreno non acido.

E’ consigliabile seminare nei vasetti di torba che sono di circa 4-6 centimetri di diametro, costituiti da torba compressa simili a vasetti di cartone di colore marrone. In ciascun di essi si collocano pochi semi quasi in superficie, dopo averli tenuti in una scodellina di acqua almeno 24 ore per facilitare la germinazione. Quando le piantine sono alte una quindicina di centimetri si interrano i vasetti di torba e si innaffia abbondantemente. I vasetti con il passare del tempo si dissolvono nel terreno, lasciando all’apparato radicale di espandersi. Questo è il metodo sicuramente più pratico e sicuro per una buona semina. Quest’ultima direttamente a dimora (tempo permettendo) si può effettuare da aprile fino a metà giugno, sempre dopo aver preventivamente tenuto in acqua le sementi per una giornata intera. La classica ipomea a campanella si adatta con facilità a tutti i tipi di terreni, produce un’abbondante fioritura ed è un ottimo rampicante per guarnire terrazzi e balconi. Nei primi anni dell’ottocento la moda della coltivazione dell’ipomea dilagò in Giappone, dove furono create numerose belle varietà; i loro semi raggiungevano talvolta prezzi altissimi per le richieste degli amatori. Per la sua caratteristica di schiudere i fiori al mattino gli inglesi chiamano questa pianta “gloria del mattino”.


venerdì 23 luglio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO : PIANTE DA ESTERNI

 

La natura ha concesso agli amanti delle piante e dei fiori colorati, la possibilità di creare armonia e dare un tocco di eleganza a facciate di palazzi o villette con piani rialzati. La coltivazione di queste specie può avvenire in vasi o cassette a seconda della tipologia e della necessità di spazio richiesto all’apparato radicale per svilupparsi senza particolari sforzi e strozzature. Nel nostro caso ci occupiamo di una pianta da esterno forse meno conosciuta ma sicuramente tra le più apprezzate dal mondo della floricultura per i colori e forme. Parliamo quindi, della zinnia. Questa pianta appartiene alla famiglia delle Compositaee, comprende una varietà di specie tra cui le più gettonate sono la elegans e la lilliput mentre altre specie come la linearis e la haageana sono prettamente da collezione in quanto di difficile reperibilità sul territorio nazionale. La coltivazione delle varietà di zinnie utilizzate per giardini, aiuole, fiori recisi e da balcone è piuttosto facile. Se le zinnie interessano esclusivamente per i fiori recisi, si possono coltivare ai margini dell’orto realizzando cosi un’ottima soluzione per dividere il giardino vero e proprio dall’orto: le zinnie elegans a fior di dalia costituirebbero una siepe divisoria, variopinta, utile e molto decorativa. Per le cassette sulle terrazze ed i balconi, specialmente nelle zone con estati più calde, la scelta migliore è quella delle zinnie del tipo lilliput coltivate singolarmente in un contenitore di almeno 30 centimetri di diametro. Bisogna comunque ricordare che per ottenere una fioritura abbondante e prolungata (in particolare per la lilliput coltivata in vasi) occorre abbondare con la somministrazione di acqua giornalmente, ed effettuare ogni 20 giorni una concimazione in giusta dose vaso per vaso sarchiando leggermente in superficie. Le zinnie lilliput si sviluppano in cespi alti circa 40 cm e propongono dei fiori larghi circa 3-4 centimetri di un colore rosso-scarlatto particolarmente brillante.


Zinnia linearis

Anche questa specie di zinnia originaria del Messico è stata importata in Europa soltanto nella prima metà dell’ottocento ed in Italia è rimasta sconosciuta fino a cinquanta anni fa. Attualmente questa pianta desta grande interesse perché si presta per fornire fiori recisi, creare tappeti fioriti e coltivate in ampi vasi danno la possibilità di tenerle su balconi e terrazzi senza particolari rischi di esposizioni solari continue. Quando vengono sistemate nei vasi è opportuno distanziarle di circa dieci centimetri l’una dall’altra e se il vaso è sufficientemente largo (almeno 20 cm) non bisogna piantarne più di 6-7 per ognuno. Le piantine della zinnia linearis fioriscono molto velocemente con fiori a capolino, semplici, di color rosa-arancione ed assumono una forma a pallina con steli sovrapposti simili a quelli delle ortensie. La parte centrale è a forma di disco con piccoli pistilli raccolti in modo circolari tanto da farli sembrare un fiore di piccole dimensioni.


Zinnia haageana

Con questo nome è conosciuta la zinnia angustifolia detta anche zinnia messicana o zinna aurea. Questa specie ha i fusti prostrati, ascendenti verso l’estremità, ispidi e pelosi, molto ramificati e striati di rossastro. Le foglie sono lanceolate o pelose lunghe circa 6-7 centimetri. È una pianta che si adatta a qualsiasi clima anche se quelli caldi le giovano di più. La zinnia necessita di innaffiature regolari e abbondanti affinchè, si sviluppi in modo rigoglioso con una serie di sfumature colorate in continua evoluzione grazie al ciclo di fioritura a ripetizione. In definitiva possiamo dire che la zinnia nelle sue varietà di colori e specie riesce a coniugare perfettamente il nostro desiderio di coltivare una pianta che non richiede particolare manutenzione, riempie le nostre balconate e ci regala emozionanti giochi di colori ed effetti cromatici veramente unici quindi particolari.


Per una buona riuscita della coltivazione di ogni specie di zinnia è molto importante fornire a queste un nutrimento abbondante durante lo sviluppo vegetativo, continuando con somministrazioni periodiche di fertilizzanti solubili in acqua ed adatti per stimolare la fioritura che avviene in estate in tutte le varietà e si prolunga fino all’autunno. Nei periodi particolarmente secchi è tuttavia necessario cospargere la parte alta del vaso di torba a pezzetti in modo da consentire all’acqua somministrata di defluire a lento rilascio nel terreno, mantenendolo umido per qualche ora in più in attesa della frescura notturna o quantomeno del tramonto del sole. Le zinnie in tutte le loro varietà a stelo più o meno alto, per le innumerevoli tonalità e sfumature dei loro colori si prestano a formare bellissimi angoli variopinti. Si adattano a qualsiasi ambiente esterno sia rustico che classico e nella pratica dei fiori recisi sono ottimi per formare bellissimi mazzi colorati o per adornare l’interno di una casa in vasi con acqua. Per i suoi colori sfavillanti e lucidi, indipendentemente dall’ambiente in cui vengono collocate, le zinnie vanno inserite e coltivate in vasi o cassette particolarmente rifiniti per creare un contrasto con i colori naturali dei petali e delle foglie.


giovedì 22 luglio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: TELOPEA

 

Da molti anni tra le “nuove” proposte di piante che troviamo in vivaio, fanno capolino alcune piante originarie dell’Australia; tra queste la Telopea (nome aborigeno Waratahs), un genere che conta poche specie di arbusti sempreverdi, caratterizzati da grandi foglie tondeggianti, spesse e coriacee, ricoperte da un sottile strato pruinoso che le rende grigiastre. A partire dalla primavera inoltrata questi arbusti producono grandi infiorescenze, sottese da ampie brattee, che racchiudono numerosi fiori tubolari, a formare una ampia calotta colorata. In genere le telopee sono color rosso fuoco, ma esistono alcuni ibridi a fiore bianco o giallastro; ogni singolo fiore impiega circa un mese dal momento dello schiudimento fino al completo appassimento. Sono decisamente degli arbusti vistosi, che si sviluppano preferibilmente in una zona aperta, non disturbata da altre piante. Producono radici simili a tuberi lignificati, da cui possono rigermogliare anche piante pesantemente rovinate da fattori esterni. Nonostante il clima australiano non sia completamente identico a quello europeo, la coltivazione di telopee nel nostro continente avviene circa dalla fine del 1700; in tutti questi anni i produttori di piante sono riusciti a selezionare varietà con sviluppo compatto e contenuto (in natura gli arbusti di telopea possono raggiungere i quattro metri di altezza) e che ben si adattano al clima ed al suolo presenti in Italia e negli altri stati Europei.


Queste bellissime piante sicuramente non sono adatte a chi non desidera spendere un po’ di tempo da dedicare al giardino; infatti, la loro coltivazione risulta quasi una sfida nel terreno pesante e calcareo presente in gran parte d’Italia, e la combinazione di esigenze di queste piante, le rende abbastanza ostiche. Non che si tratti di piante con esigenze bizzarre, o che non sopportano le comuni condizioni presenti nei nostri giardini; sicuramente possono sopportare qualche variazione al loro clima e terreno ideale. Chiaro però che, come avviene per tutte le piante, se non vengono coltivate con un poco di accortezza, tendono ad ammalarsi e ad essere facile preda dei parassiti.

Le telopee amano posizioni ben luminose, possibilmente soleggiate; possono sopportare brevi gelate, di lieve entità, ma preferibilmente sarebbe opportuno proteggere le piante dal vento, soprattutto in inverno, anche solo con dell’agritessuto. Prediligono un terreno profondo e sciolto, possibilmente acido, visto che non amano la presenza di calcare nel terreno. In linea generale amano i terreni piuttosto poveri, sassosi, e molto ben drenati, ma allo stesso tempo necessitano di annaffiature regolari. Questo perché, nel paese d’origine, la piovosità è assai alta, e le piante vivono in un suolo roccioso; il risultato è ottimo drenaggio, ma piogge quasi quotidiane. Ovviamente possono sopportare brevi periodi di siccità, e non amano gli eccessi di acqua o acqua stagnante nel terreno. Quindi, per poterle coltivare al meglio, è consigliabile annaffiarle con poca acqua ma molto spesso. Sono sempreverdi, ma durante i mesi freddi ,è consigliabile evitare di annaffiare, a meno che le minime notturne non siano sufficientemente alte.

Tendenzialmente hanno uno sviluppo compatto e abbastanza lento, e quindi non necessitano di potature, a meno che non venano danneggiate dalle intemperie. Le telopee non amano eccessi di Sali minerali nel terreno, quindi si tende a fornire del fertilizzante mescolato all’acqua delle annaffiature, ogni 15-20 giorni, in dose dimezzata rispetto a quella che si trova indicata sulla confezione del concime.