VERDE TIME

VERDE TIME

martedì 19 gennaio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: CURIOSITA' " IL FRUTTO DEL DRAGO".

 


Il frutto del drago, conosciuto anche come pitaya, è diffuso e amato in tutto il mondo. E’ originario del Sudamerica, ma negli ultimi anni la sua coltivazione si è estesa anche ad altri continenti. Nel nostro Paese questo frutto si può coltivare con successo nelle isole e nelle regioni meridionali con un clima più mite. Si tratta di un frutto esotico come mangoavocadofeijoa.

In quest’articolo vi faremo conoscere la pianta che lo produce e vedremo inoltre come coltivare il frutto del drago nel frutteto. La pianta non solo è molto produttiva, ma anche bella dal punto di vista ornamentale.Il frutto del drago, nome scientifico Hylocereus undatus, appartiene alla famiglia botanica delle Cactaceae. A questa stessa famiglia appartiene anche un’altra pianta a noi più nota: il fico d’india.

L’Hylocereus undatus è una pianta di origine Sudamericana; viene da paesi come: Messico, Guatemala, Costa Rica, El Salvador, Venezuela, Colombia, Ecuador, Panama, Brasile e Uruguay.
In inglese è notao come: strawberry peardragon fruit o night blooming cereus. In Spagna, invece, viene chiamata: pitahayatunanopal.
Oltre che nei paesi d’origine, oggi il frutto del drago è coltivato soprattutto in: Sud della Florida, Caraibi, Hawaii, Australia, Taiwan,Vietnam, Malesia e Israele.
Ne esistono in verità diverse specie, ma l’Hylocereus undatus è la più importante. Le altre si distinguono per il colore della buccia e della polpa e sono le seguenti:
  • Triangularis, buccia gialla, polpa bianca;
  • Costaricenes, buccia e polpa rossa;
  • Polyrhizus, buccia e polpa rossa;
  • Ocamponis, buccia e polpa rossa;
  • Selenicereus megalanthus, buccia gialla e polpa bianca;
  • Cereus triangularis, buccia gialla e polpa bianca;
  • Acanthocereus pitajaya, buccia gialla e polpa bianca;
  • Cereus ocamponis, buccia e polpa rossa.
La pitaya è un cactus perenne, dalla crescita rapida e vigorosa. Ha dei fusti (tralci) con sezione triangolare, a volte con 4 o 5 spicchi. Il colore è verde intenso, e sono molto carnosi; inoltre si diramano in numerosi segmenti.
Ogni segmento del gambo ha 3 ali piatte e ondulate (costole), con margini cornei che possono avere piccole spine. Le sezioni dei fusti del frutto del drago sviluppano radici aeree. Queste, a loro volta, aderiscono alla superficie dei sostegni su cui vengono fatte crescere, come vedremo in seguito. Ogni singolo stelo può raggiungere una lunghezza di circa 6 m.
fiori della pitaya sono ermafroditi, tuttavia in alcune cultivar sono auto-incompatibili.
Crescono alle estremità degli steli, sono molto vistosi, commestibili, bianchi o rosa, di grandi dimensioni, molto profumati. Si aprono di notte, per questo l’impollinazione avviene ad opera di farfalle notturne o anche pipistrelli.I fiori di alcune varietà rimangono aperti anche nelle prime ore del giorno, quindi possono essere visitati e impollinati dalle api.
La parziale auto-incompatibilità ci suggerisce che per coltivare il frutto del drago e avere una fruttificazione abbondante sarebbe opportuno piantare più specie diverse, in modo da effettuare l’impollinazione incrociata.
Il frutto è una bacca molto carnosa, di forma oblunga con un diametro fino a 11 cm.
La buccia è molto spessa e, come abbiamo visto, può essere rossa o gialla.
E’ ricoperta da vistose scaglie, con o senza spine.
La polpa può essere bianca, rossa o magenta, a seconda della specie. Morbida e compatta, dall’eccellente sapore dolciastro.
All’interno della polpa sono contenuti i semi, piccoli e numerosi, di colore nero.
Il frutto del drago cresce bene in Italia, soprattutto al Sud. Ovviamente il suo clima ideale è quello tropicale o subtropicale, per via degli inverni per lo più privi di gelate.
Tuttavia, la coltivazione della pitaya può essere avviata nelle aree mediterranee, comprese le nostre regioni meridionali.
La pianta tollera il freddo, l’importante è che non si vi siano gelate prolungate, con temperature al di sotto dei -2 °C.
Il caldo siccitoso è ben sopportato, anche se la pianta, come ogni specie da frutto, non ama temperature sopra i 38 °C. La temperatura ottimale per la crescita vegetativa è quella compresa tra i 18 e i 25 °C. Coltivare il frutto del drago è possibile su diversi tipi di terreni agricoli, purché siano ben drenati.
La pianta si adatta bene ai terreni di natura calcarea e a quelli salini. Ma quelli ideali per la sua crescita sono quelli sciolti e profondi, ricchi di sostanza organica.
In tal senso, prima della messa a dimora è opportuno effettuare una concimazione di fondo. Consigliamo quindi di usare humus di lombrico o compost.


La pianta del frutto del drago sviluppa una grande vegetazione. In natura è strisciante al terreno, in grado di occupare grandi spazi. Quando viene coltivata, però, si preferisce la crescita in verticale. In questo modo le cure colturali e la raccolta dei frutti diventano più agevoli, e inoltre ne migliora l’estetica.
Per accompagnarne lo sviluppo verticale è necessario però predisporre un forte sostegno, un vero e proprio traliccio. Questo deve essere in grado di sostenere il peso degli steli e allo stesso tempo fungere da supporto.
A tal scopo si possono usare dei pali in legno, di almeno 20 cm di diametro e 3 m di lunghezza. Il traliccio deve essere interrato per almeno 50 cm, contestualmente alla messa a dimora della pianta. Nella parte superiore si deve incrociare con un altro sostegno, in modo da formare una T.

Altro accorgimento è quello di cospargere la parte interrata del traliccio in legno con del catrame come questo.
Così facendo ci assicuriamo che, con il tempo, il palo non marcisca. Un’alternativa ai pali in legno sono le strutture in acciaio o in cemento.Una volta sistemato il traliccio e messa a dimora la pianta, occorre accompagnare la crescita in senso verticale. Man mano che cresce i suoi steli vanno fissati al sostegno con delle legature. Bisogna usare del filo grosso e non stringere troppo, così da non danneggiarla. Una buona soluzione potrebbe essere una legatura con strisce di cotone (usate una vecchia maglietta) al posto del filo.

Il sesto d’impianto per la messa a dimora del frutto del drago deve essere ampio. Le piante vanno posizionate ad almeno 5 m l’una dall’altra e tra le file.



Per una crescita equilibrata la pianta del frutto del drago necessita di potatura.
Ci sono due tipi di interventi necessari per ottenere la massima produzione: la potatura di formazione e quella di produzione.
Il periodo della formazione della pianta si ha dal momento della messa a dimora fino al raggiungimento della cima del traliccio. Da qui in poi, infatti, la pianta inizia ad avere un portamento ricadente.
Con gli interventi di potatura si eliminano tutti gli steli laterali che vengono emessi, lasciando un unico stelo principale. Questo, come detto, deve essere legato al sostegno.Con la potatura di produzione, invece, si mira ad equilibrare la pianta a livello vegetativo.
I pitaya crescono rapidamente e producono una vegetazione estesa.
Se nessuna potatura di produzione viene fatta, c’è il rischio che si formi una massa molto densa di steli. Questi ridurranno la penetrazione della luce nella chioma, a discapito della qualità. Ciò renderà difficoltosa la raccolta dei frutti.
Inoltre, un denso groviglio di gambi può causare un aumento dell’incidenza di parassiti e malattie.
La potatura di produzione consiste nella rimozione di steli danneggiati, malati, morti o troppo lunghi e nell’alleggerimento della chioma.
Si devono lasciare gli steli più forti e sani, mentre quelli eliminati possono essere usati per la riproduzione per talea.
Il periodo migliore per effettuare la potatura del frutto del drago è l’inizio della primavera.Molto interessanti nella coltivazione del frutto del drago sono le rese produttive. Una pianta adulta (3-4 anni) può arrivare a produrre fino a 100 kg di frutta l’anno, con una vita media di oltre 20 anni.
La raccolta può essere difficoltosa con i frutti in cui c’è la presenza di spine. Si raccomanda l’uso di guanti forti o di un comodo attrezzo apposito.
Alle nostre latitudini il periodo di raccolta va dall’estate all’autunno. Il frutto maturo si riconosce dalla buccia, che deve essere di colore intenso.
Fate molta attenzione a non danneggiarlo durante la raccolta e a rimuovere qualsiasi parte attaccata allo stelo, tagliando il peduncolo a filo della superficie del frutto.
Una volta raccolto si mantiene bene per circa una settimana se conservato a temperatura ambiente. Si conserva ancora meglio se tenuto in frigorifero.Il frutto del drago si può mangiare fresco, assaporandone la polpa con un cucchiaino, così come facciamo per il kiwi o la feijoa.
Si può anche pensare di conservare la polpa congelandola. In questo caso è ottima per preparare gelati, yogurt, gelatine, conserve, confetture, succhi, caramelle, pasticcini. Ha proprietà cicatrizzazione, antiossidanti, antibatteriche, antiproliferative.
Altra curiosità riguarda i fiori, quando non sono ancora aperti si possono cogliere e mangiare come verdura o per fare una tisana.
I semi, infine, contengono un’ottima percentuale di olio ricco di lipidi, con effetti leggermente lassativi.

Nessun commento:

Posta un commento