VERDE TIME

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lunedì 11 gennaio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: LA CAPITOZZATURA

 


La capitozzatura consiste in tagli di raccorciamento molto energici, eseguiti sulle branche principali o sul tronco degli alberi, eliminando così gran parte dello scheletro e della chioma.
È un’operazione sbagliata dal punto di vista tecnico, che si osserva in maniera frequente sulle alberature ornamentali gestite dai manutentori del verde pubblico.
Questa tecnica dovrebbe essere praticare solo in via straordinaria, in casi di particolari interventi di riforma, quindi non su alberi sani. Purtroppo, viene spesso eseguita in modo indiscriminato.
La capitozzatura provoca delle gravi ferite all’albero nel suo insieme, in primis al tronco che viene lasciato senza le naturali difesa della chioma.
Ma vediamo i diversi aspetti negativi che questi tagli provocano.



Vi ho già parlato dello stretto rapporto che esiste tra le radici e la parte aerea dell’albero. Si tratta di un equilibrio che dovrebbe essere sempre mantenuto con le normali operazioni di potatura.
La drastica riduzione della chioma che si fa con la capitozzatura, altera invece questo equilibrio chiamato omeostasi. Vi è un continuo scambio tra la parte aerea e le radici, la chioma permette infatti la fotosintesi, grazie alla quale gli elementi nutrizionali giungono all’apparato radicale (e viceversa). Le operazioni di potatura dovrebbero preservare quindi questo rapporto, mantenendo un’adeguata proporzione tra la parte aera dell’albero e la parte sottostante. Con la capitozzatura gli alberi vanno incontro a stress e a un generale indebolimento. Questo li espone maggiormente al rischio di sradicamento. È facile infatti che si verifichi una moria di radici, visto che non c’è più una chioma da alimentare. Soprattutto considerando il fatto che le alberature ornamentali dei viali, già di per sé, vivono in un ambiente che non è quello naturale, con radici costrette a farsi strada in mezzo al cemento.

Un albero per riprendersi dalla capitozzatura deve impiegare moltissime energie. E non è detto che ne abbia una riserva sufficiente. Per cui, capitozzarlo può facilmente provocarne la morte.
Dopo la capitozzatura è facile osservare la reazione dell’albero. Dai capitozzi delle branche, lasciate nude in seguito al taglio, si generano numerosi succhioni, che hanno origine da meristemi avventizi. Questi succhioni sono caratterizzati da angoli d’intersezione molto stretti e sono destinati a divenire nuove branche, ma molto instabili. Praticamente, dal punto di capitozzatura sembra crescere in maniera sovrapposta un altro albero, che spinge molto verso l’alto. L’attaccatura del succhione però è debole, in quanto inserito superficialmente sulla branca capitozzata.
Queste nuove ramificazioni si romperanno molto più facilmente in seguito a forti precipitazioni accompagnate da venti. Un albero capitozzato è dunque molto più pericoloso di uno che ha avuto interventi di potatura equilibrati.
Nella crescita normale di un albero, i rami secondari si accrescono di pari passo con quelli primari, sono quindi solidi e difficilmente si spezzano. Con la capitozzatura il legno dell’albero è più esposto al potenziale ingresso di agenti patogeni, in grado di causare gravi malattie. Ad esempio la carie del legno, una malattia fungina che in breve tempo degrada i tessuti legnosi.
Un grande albero colpito da una malattia del genere è a rischio caduta. Molto spesso queste patologie non sono immediatamente visibili e in ogni caso sono difficili da curare. Quanto ci si accorge del problema è ormai troppo tardi. Altro problema che la capitozzatura causa agli alberi è l’eccessiva ed improvvisa esposizione delle branche e del fusto ai raggi solari. Senza la protezione della chioma, il sole diretto può causare la scottatura dei tessuti vitali appena al di sotto della corteccia. La scottatura spesso evolve in un cancro rameale, con pezzi di corteccia che si staccano e intere branche che possono perire. Quindi altro rischio di rotture, con conseguenti cadute e danni a persone e cose sottostanti l’albero. Il valore ornamentale di un’alberatura è dato dall’armonia, da una forma il più possibile vicina a quella che l’albero ha in natura. La capitozzatura rompe quest’armonia, danneggiando in maniera irreparabile il naturale portamento dell’albero.
Nei mesi invernali gli alberi capitozzati appaiono mozzati e mutilati. Alla ripresa vegetativa si riempiono di foglie nei punti di taglio, perdendo facilmente la loro funzione di ombreggiatura, e ritrovandosi senza più armonia.
Il verde pubblico dovrebbe essere attraente, la capitozzatura da questo punto di vista è un errore madornale.

Fatte tutte queste premesse, è normale a questo punto chiedersi, ma perché allora capitozzare gli alberi?
La risposta potrebbe essere nei minori costi nel breve periodo. È infatti più veloce e quindi meno costoso capitozzare gli alberi, visto che non bisogna prestare molta attenzione e gli addetti procedono in maniera piuttosto sbrigativa.
Una potatura accurata, fatta da manutentori del verde esperti del settore, è più laboriosa e costosa.

Ma nel lungo periodo anche questa discutibile motivazione viene meno. La capitozzatura rovina per sempre l’albero, che deve essere potato allo stesso modo di continuo. Una potatura equilibrata, invece, è più dilazionata nel tempo.
Poi, se è vero che con la capitozzatura i rami si spezzano più facilmente, bisogna tener conto dei costi per la rimozione del materiale inerte e dei danni eventualmente causati dalla caduta.
Senza contare che se l’albero muore, rimuoverlo richiede un costo enorme, con danni alla pavimentazione stradale di tutta evidenza.
Dunque, una risposta veramente convincente non c’è: in condizioni normali la capitozzatura indiscriminata degli alberi non andrebbe mai praticata.

Vi sono però delle situazioni agronomiche in cui è ammissibile la capitozzatura. Ad esempio per curare una coltivazione di olivo dalla xylella fastidiosa (o da altre gravi malattie del legno come la rogna). In questi casi si effettua la rimozione d’intere branche, lasciando gli alberi capitozzati. In realtà questa pratica è più complessa e prende il nome di slupatura.
Per alcune specie botaniche può anche essere una scelta tecnica. Ad esempio, la capitozzatura del gelso va ripetuta ogni due anni, in modo da favorire la crescita rigogliosa di nuovi germogli molto lunghi, che un tempo si usati per la bachicoltura e/o per ottenere tralci (vimini) per produrre ceste e manufatti.

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