VERDE TIME

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mercoledì 30 giugno 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: PIERIS JAPONICA

 

I pieris (raggruppati un tempo nel genere Andromeda) sono arbusti sempreverdi, di media o piccola grandezza, diffusi soprattutto nelle zone montuose dell’Asia centrale ed orientale; alcune specie botaniche sono presenti anche nel continente americano, ma nei vivai europei si trovano soprattutto ibridi e specie originari dell’Asia, in particolare Pieris japonica e i suoi ibridi. Ha un bel fogliame di colore verde scuro, di forma ovale lanceolata, coriaceo, disposto a spirale; le foglie dei germogli sono in molte specie in colore contrastante, in particolare rosso o porpora, e divengono verdi con il passare dei giorni. I fiori sono riuniti in racemi terminali e penduli, hanno dimensioni minuscole e sono a forma di campanella, di colore bianco; tipicamente sbocciano a fine inverno o inizio primavera. I boccioli floreali vengono preparati dalle piante già durante l’estate, e quindi rimangono sulla pianta per svariate settimane prima di sbocciare, restando spesso di colore verde chiaro. Esistono decine di ibridi, con fiori rosati o che presentano venature scure, o con foglie giovani tinte di rosso fuoco. Ai fiori seguono minuscoli frutti, delle capsule semi legnose che contengono i semi, di solito fertili. Oltre a queste esistono anche varietà nane; un pieris adulto, che abbia alcuni anni, può tranquillamente raggiungere i due o tre metri di altezza; le varietà nane si mantengono invece al di sotto del metro, circa. 


Si tratta di una delle specie più diffuse come pianta ornamentale, e anche di quella di cui esistono più varietà ibride; il pieris japonica, come suggerisce il nome, è originario del Giappone e della Cina. Questi pieris sono arbusti di medie dimensioni, a crescita molto lenta, che si mantengono densi e fitti anche senza potature di alcun tipo; il fogliame è di colore verde scuro, nei germogli è color bronzo. Le varietà hanno tipicamente fogliame dei germogli di colore molto vistoso, rosso ciliegia, arancione, o anche giallo intenso, cosa che rende gli arbusti decisamente molto decorativi. I fiori sono candidi, sbocciano a inizio estate, in lunghi racemi penduli, spesso ricoprendo in grande quantità l’intero arbusto.



Specie originaria degli Stati Uniti, ha aspetto e portamento decisamente meno compatto rispetto al cucino giapponese; i fusti sono sottili, ben ramificati, e portano foglie ovali, di colore verde medio, sempreverdi, più grandi e chiare rispetto a quelle di pieris japonica, e senza la tipica colorazione contrastante dei germogli. I fiori sbocciano all’apice dei fusti, in pannocchie erette, che quindi fuoriescono vistosamente dall’insieme dell’arbusto, sono molto profumati. Pianta molto robusta e vigorosa, non manifesta l’aspetto elegante e delicato di altri pieris, più diffusi in coltivazione.




Specie diffusa in natura nell’Asia centrale, nelle zone himalaiane; ha dimensioni leggermente maggiori rispetto a pieris japonica, soprattutto per quanto riguarda le foglie, che pur mantenendo forma simile, son decisamente di misura maggiore, con una lunghezza che può superare i 15 sc; l’aspetto generale dell’arbusto è molto simile, con forma tondeggiate, ramificazioni fitte e crescita lenta. Le giovani foglie primaverili di Pieris formosa sono di un vistoso color ciliegia, che passa all’arancio e al giallo prima di arrivare al vere de tipico delle foglie mature. I fiori sono bianchi, campanulati, delicatamente profumati, sbocciano in primavera, quando l’arbusto produce il fogliame più vistoso.



I pieris appartengono alla famiglia delle ericacee, sono quindi piante acidofile, che necessitano di terreno fresco e con ph acido, privo di calcare; si coltivano quindi in terriccio apposito, evitando di annaffiarli con acqua fortemente calcarea. Nelle zone con terreno alcalino di solito si preferisce coltivare i pieris in vaso, in modo da poter meglio controllare il terreno attorno alle radici; oppure si prepara un'ampia buca di impianto, che va riempita con torba e terriccio per piante acidofile; se viviamo in una zona con acqua fortemente calcarea, il terriccio attorno ai pieris andrà sostituito periodicamente, o rischiamo che con il passare degli anni divenga eccessivamente povero in ferro biodisponibile, causando la clorosi ferrica, ovvero un irreparabile ingiallimento del fogliame. I pieris sono piante del sottobosco, abituate in natura a vivere in zone con freddo interno invernale ed estati fresche; in Italia trovano posto nelle aiuole semiombreggiate, riparate dal sole diretto nelle ore più calde del giorno. Possono sopportare il sole diretto, ma in estate causerebbe temperature eccessivamente elevate e un’aria molto asciutta. I pieris possono sopportare brevi periodi siccitosi, ma prediligono un clima fresco e umido, vanno quindi annaffiati regolarmente, da marzo a settembre, evitando di lasciare il terreno seco a lungo; evitiamo però anche gli eccessi, e quindi spettiamo che il terreno sia asciutto prima di annaffiare nuovamente, e garantiamo alle nostre piante un terreno fertile, profondo e molto ben drenato, in modo che l’acqua in eccesso possa scivolare via rapidamente. Per tutto il periodo vegetativo forniamo n concime per piante acidofile a fiore, ogni 12-15 giorni; possiamo utilizzare lo stesso concime che forniamo alle azalee o alle ortensie. Si tratta di piante molto decorative, senza grandi necessità, lo sviluppo infatti è molto lento, e quindi di solito non è necessario potare i pieris; se proprio dovesse essere necessario, accorciamo i racemi di fiori appassiti, e ricordiamoci di evitare potature autunnali, in quanto andrebbero di certo ad asportare la gran parte dei futuri fiori.


martedì 29 giugno 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: ERITRINA

 

Questa varietà di alberello predilige le posizioni soleggiate, ma si sviluppa senza problemi anche a mezz'ombra, soprattutto nelle regioni a clima più mite.

Non teme molto il freddo, anche se è opportuno che in inverno goda del maggior numero di ore di sole possibile; gli esemplari più giovani vanno protetti nei mesi freddi con teli protettivi e materiale pacciamante, paglia o foglie secche poste alla base, per almeno 2-3 anni dalla messa a dimora. Nei mesi caldi l'Erythrina crista galli necessita di annaffiature settimanali, aumentando la quantità d'acqua nei periodi caldi dell'anno in cui è più facile ci siano periodi di siccità che possono compromettere la salute della pianta.

In inverno sospendere completamente le annaffiature.

In primavera, gli esemplari adulti si possono accontentare dell'acqua che deriva dalle piogge, mentre gli esemplari più giovani o posti in vaso hanno bisogno di una maggiore quantità di acqua.

Da marzo a settembre risulta essere molto uttile fornire all'eritrina del concime per piante da fiore in buona quantità, sia sottoforma di letame maturo da interrare ai piedi della pianta in febbraio, sia come concime granulare a lenta cessione.




La moltiplicazione dell'Erythrina crista galli avviene per seme, utilizzando in primavera i semi dell'anno precedente; spesso è bene bagnare i semi in acqua tiepida per alcune ore prima di seminarli.

In primavera o in autunno si possono anche praticare delle talee, che vanno fatte radicare in un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali. E' bene proteggere le piante più giovani dagli sbalzi climatici e soprattutto nei periodi più freddi, almeno per i primi 2 o 3 anni di vita. L'eritrina è una pianta piuttosto rustica e resistente agli attacchi provenienti da infezioni fungine e dalle malattie provocate dai diversi parassiti. Talvolta gli afidi rovinano i fiori e ricoprono e germogli impedendone lo sviluppo. Per questo motivo può essere utile durante il periodo primaverile eseguire dei trattamenti insetticidi ad ampio spettro che aiutino a proteggere la pianta ed ad evitare la comparsa di questi parassiti che ne possono compromettere la salute.





lunedì 28 giugno 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: ABELIA

 


L'abelia è un genere che comprende 15-20 arbusti sempreverdi, o semi-sempreverdi, originari della Cina, del Giappone e del Messico. La specie generalmente coltivata in giardino è un ibrido di specie originarie della Cina, ovvero Abelia grandiflora. Ha portamento tondeggiante e gli esemplari di alcuni anni raggiungono l'altezza e la larghezza di 100-120 cm; i lunghi fusti, scarsamente ramificati, sono rossastri e tendono ad arcuarsi allungandosi.

Le foglie sono ovali, dentellate, di piccole dimensioni, cuoiose, di un bel verde scuro e lucido; le nuove foglie sono color bronzo, e in autunno tutta la pianta assume questo gradevole colore. In estate produce una profusione di piccoli fiorellini a trombetta, di colore bianco-rosato, che persistono fino ai primi freddi; il frutto è un achenio legnoso, contenente un singolo seme. Le abelie crescono senza problemi in qualsiasi terreno, anche in terra da giardino; sicuramente però una fioritura più abbondante e uno sviluppo più rigoglioso si avranno in terreno ricco di materia organica e molto ben drenato.

Nel mettere a dimora una abelia ricordarsi di preparare una buca ampia, ponendo sul fondo della sabbia a grana grossa, del buon terriccio bilanciato e del concime organico ben mescolati, in modo da favorire un attecchimento rapido.


La moltiplicazione di questa pianta avviene per seme, in primavera; le abelia del genere grandiflora si moltiplicano invece per talea, prelevando delle porzioni di fusto in primavera, che vanno fatte radicare in un miscuglio di sabbia e torba in parti uguali; le nuove piante vanno coltivate in contenitore per almeno un paio di anni prima di poter essere messe a dimora.

Per quanto riguarda la potatura, questa non è necessaria, si può ricorrere solo ad una potatura che consenta di eliminare le parti più secche; oppure, nel periodo autunnale, ricorrere ad una potatura più drastica per consentire alla pianta di rinnovarsi. Queste piante sono di solito molto rustiche e non vengono attaccate di frequente da parassiti o da malattie, ma possono essere colpite dagli afidi; per contrastarli è possibile fare ricorso ad uno dei prodotti specifici disponibili in commercio o ricorrere a metodi naturali come un infuso di aglio fatto macerare in acqua da spruzzare sulle foglie.



Sono piante abbastanza autonome, ma dando loro un po’ di cure avremo una crescita più lussureggiante e armoniosa, oltre a fioriture più abbondanti.

Concimazione

Le abelie per dare il meglio vogliono un terreno ricco di nutrienti e di buona tessitura. Questo si ottiene spargendo abbondante stallatico pellettato, compost o ammendante organico in autunno su tutta l’area coperta dalla chioma. A fine inverno possiamo integrarlo con un granulare a lenta cessione ad alto tenore di potassio, come stimolo per la fioritura. Facciamo seguire una leggera zappettatura e abbondanti irrigazioni.

Una seconda somministrazione, a giugno, può essere utile, specialmente negli esemplari più giovani, per ottenere una buona crescita vegetativa in previsione dell’anno seguente. Le abelie più diffuse sono ibridi del gruppo x grandiflora e nel nostro paese possono essere decidue o semidecidue a seconda del clima. Per questo tipo di piante l’intervento ordinario richiesto è minimo; inoltre, fiorendo sui rami prodotti nell’annata precedente, vi è il rischio di perdere la produzione di boccioli.

Il consiglio è di intervenire a fine inverno, ma solamente per eliminare rami malati, incrociati o disordinati. Può capitare che, con gli anni, gli esemplari diventino legnosi alla base: operiamo allora alla fine della fioritura con un taglio abbastanza drastico: stimoleremo il rinnovamento.

Le specie sempreverdi, come la floribunda, sensibili al freddo, si coltivano quasi esclusivamente al Sud. Anche in questo caso gli interventi, da fare in estate, sono minimi: accorciare i getti sporgenti ed eliminare le infiorescenze appassite.




In commercio è largamente diffuso solo l’ibrido di grandiflora, ma vale la pena prendere in considerazione anche altre specie ricche di fascino, in particolare quella di origine messicana, adatta alle regioni a clima più mite del nostro paese.

Specie semirustiche

Di solito, essendo originarie delle zone montuose dell’Estremo Oriente, sono adatte a tutto il nostro paese. Alcuni ibridi di grandiflora sono però più delicati ed è bene informarsi nello specifico, in particolare se viviamo in altura.

Abelia chinensis un arbusto di medie dimensioni, deciduo e dalla forma espansa. I fiori, bianco-rosati, compaiono in estate, e sono raccolti in grandi pannocchie apicali. Bella la cultivar “China rose” dalle corolle più rosate, durature ed estremamente profumate.

Abelia x grandiflora arbusto vigoroso e resistente con foglie verde scuro, ovate. I fiori, tubulari, sono apicali, raccolti in pannocchie e profumati. In commercio si trovano molte cultivar: “Canyon Creek”, notevole per le foglie nuove color bronzo, “Francis Mason”dalla crescita più lenta e foglie dorate con spruzzi verde, “Hopley” foglie giovani verdi con margine giallo e poi crema, “Kaleidoscope” foglie dal margine giallo ampio che in autunno si colorano di nuance calde; “Prostrata” fogliame verde scuro e porpora in autunno, portamento allargato, alta al massimo 60 cm; “Sherwood” alta un metro, ha foglie piccole, fioritura abbondante e duratura;

Abelia ‘Edward Goucher” molto rustica, alta fino a 2 metri, ha fogliame rossastro in primavera e fioritura abbondante nei toni del lilla.

Abelia mosanensis bell’arbusto arcuato con foglie verde vivo e fiori bianchi molto profumati, amati dalle api. Molto rustica

Abelia triflora arbusto di grandi dimensioni con bella corteccia e grandi foglie verde scuro. In estate produce una grande quantità di piccoli fiori bianchi estremamente profumati. Molto rustica.

Specie delicate

Abelia floribunda dal Messico, arbusto sempreverde con foglie verde scuro e fiori rossi penduli ad inizio estate. Può crescere fino a 3 metri di altezza e 4 di larghezza.




domenica 27 giugno 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: TALEA E POTATURA DELL'OLEANDRO

 


L’
oleandro una pianta di grande eleganza, diffusa sin dall’antichità con funzione ornamentale, per via dei suoi bei fiori dal colore acceso. Originario delle terre asiatiche, vanta una diffusione anche nel Mediterraneo, dove trova un clima particolarmente adatto al suo sviluppo.

L’oleandro è un arbusto che tende a svilupparsi in terreni ciottolosi, negli ambienti più idonei, può raggiungere anche i 3 o 4 metri di altezza.

Si tratta di una pianta sempreverde dalle foglie lanceolate e coriacee, dotata di fiori, che possono variare il loro colore a seconda della tipologia della pianta, possono essere bianchi, color crema oppure di un rosa, ed è proprio questo che garantisce l’elevato potere decoraPianta dell’oleandro in fiore L’oleandro è un arbusto sempreverde che appartiene alla famiglia delle Apocynaceae, alla quale appartiene un’unica specie del genere Nerium.

Le patologie che interessano l’oleandro (nome scientifico: Nerium oleander) sono molteplici, spesso comuni anche ad altre specie vegetali.

Le principali minacce per l’oleandro sono le cocciniglie cotonose o brune, che possono diffondersi soprattutto in caso di clima caldo e secco.

La soluzione consiste nell’utilizzo di un prodotto anticoccidico e nell’asportazione degli eventuali parassiti presenti utilizzando un batuffolo di cotone impregnato di acqua e alcool. Esistono anche altri rimedi per combattere la cocciniglia.

Diffusa in tutta Italia sia come vegetazione naturalizzata, nelle aree con maggiore possibilità di luce e temperature elevate, sia come coltivazione in vaso per arricchire giardini , appartamenti e balconi.

L’oleandro può svilupparsi in modo spontaneo. Nelle zone dal clima più freddo, invece, per essere coltivato richiede una adeguata protezione . A seconda delle caratteristiche ambientali, l’oleandro può essere coltivato in terreno aperto oppure richiedere una adeguata protezione: non sopporta, infatti, l’esposizione a temperature inferiori ai cinque gradi. Nel periodo che va da aprile a ottobre l’arbusto deve essere annaffiato abbondantemente, mentre nel corso del periodo invernale sarà sufficiente inumidire il terreno. L’esposizione consigliata è quella che permette all’oleandro di ricevere i raggi diretti del sole il più a lungo possibile nel corso della giornata. Si tratta di una pianta in grado di adattarsi a qualsiasi tipo di terreno, ma se la si vuole rendere ancora più rigogliosa si consiglia di provvedere, nel corso del periodo primaverile e con cadenza quindicinale, alla distribuzione di un concime granulare e di sangue di bue.  Gli oleandri si moltiplicano per seme oppure per talee nel corso del periodo estivo. Le talee possono essere messe a radicare all’interno di un apposito cassone da moltiplicazione, accuratamente riempito con torba e sabbia.

Il terreno deve essere mantenuto costantemente umido e posizionato in luogo nel quale venga garantita una temperature non inferiore ali 15 gradi.



Le talee verranno ricavate dai germogli semi maturi prelevando porzioni lunghe dai 5 agli 8 cm. In alternativa, le talee possono essere messe a radicare anche in acqua, purché le condizioni di luce e temperature siano adeguate a favorire lo sviluppo della pianta.

Una volta che la radicazione è avvenuta le talee possono essere posizionate in vaso oppure nel terreno. L’oleandro necessita inoltre di periodica potatura: occorre intervenire in seguito alla fioritura, dimezzando i rami fioriferi e riducendo di circa 10 cm di lunghezza dalla base gli altri rami. La potatura dell’oleandro riveste particolare importanza dal momento in cui la pianta presenta una crescita vigorosa ed inizia ad espandersi troppo.

La potatura è una pratica antichissima che consente di contenere la crescita delle piante e anche di rinforzare quelle che non riescono a crescere bene.



Per potare un oleandro in modo corretto:

  • ricordarsi che l’oleandro è una pianta velenosa quindi indossare dei guanti per evitare il contatto diretto con le parti tagliate della pianta che possono provocare irritazioni
  • evitare di effettuare la potatura nel periodo precedente la fioritura
  • evitare di tagliare i rami dell’anno dato che proprio su questi germoglieranno i nuovi fiori

Potare in modo corretto l’oleandro permette di ottenere una pianta più resistente alle avversità climatiche e alle malattie oltre a renderla esteticamente più bella.
Per assicurare, un taglio netto delle parti senza schiacciature e sfilacciature durante la potatura della pianta, utilizzare sempre uno strumento da giardinaggio adeguato come le cesoie o forbici da giardinaggio. Il periodo migliore per la potatura dell’oleandro è senza dubbio la fine della stagione estiva o inizio della stagione autunnale e questo dipende sostanzialmente dal clima. La vasta diffusione dell’oleandro, dunque, non si lega solamente alla relativa semplicità di coltivazione, ma anche al suo elevato potere decorativo.

La coltivazione e la cura devono però essere accompagnate da una particolare attenzione, in quanto si tratta di una pianta velenosa.

Le operazioni di potatura o di innaffiatura devono quindi essere effettuate tramite l’utilizzo di guanti, mentre occorre fare attenzione affinché i bambini non ingeriscano accidentalmente fiori o foglie.

Un infuso contenente estratti di oleandro potrebbe infatti provocare aritmia cardiaca e, se il veleno viene ingerito in grandi quantità, causare il decesso.

I glicosidi responsabili dell’aritmia sono contenuti in ogni parte della pianta, da qui la necessità di fare attenzione e lavorare rigorosamente con i guanti per ogni operazione.

In caso di avvelenamento, è necessario contattare al più presto il più vicino centro antiveleno, per provvedere alla somministrazione di un antidoto che, se utilizzato in tempo e proporzionalmente alla quantità di veleno con il quale si è entrati a contatto, risolverà la situazione.



Allo stesso modo, la tossicità della pianta può presentarsi anche utilizzandone il legno per creare un fuoco o cuocere alimenti alla griglia, in spazi aperti. Meglio evitare, inoltre, di utilizzare per qualsiasi scopo acqua che è stata a contatto con parti della pianta.

sabato 26 giugno 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: ORNITOGALLO O STELLA DI BETLEMME

 


Porta un tocco di Africa nel tuo giardino con il brillante 
Ornitogallo ( Ornithogalum dubium ) arancione. Comunemente chiamata stella di Betlemme, fiore di stella arancione, fiore di serpente o chincherinchee, questo bulbo sudafricano resistente può essere gustato come un tenero bulbo o tenuto per bellezza come una pianta in vaso. La pianta dell’Ornitogallo cresce fino a un piede di altezza e fiorisce con grappoli di 15-20 piccoli fiori a sei petali, su gambi da 12 a 15 pollici in primavera. Il fiore stella arancione crea un attraente giardino, su un suolo roccioso, o diventare una pianta boscosa in un sito che riceve tanto sole. Europa centro-meridionale, Asia, Africa, Nord America.

Le origini di questa pianta dipendono dalla sua varità, esistono circa duecento varietà diverse che appartengono alla famiglia dell’Ornithogalum.


Tra le più comuni l’Ornithogalum arabicum originario del Nord Africa oppure il Thyrsoides sempre originario dell’Africa o anche l’Umbrellatum molto comune in Italia di origini europee. 



  • Assicurati che la stella arancione sia nel terreno che drena bene. La radice può marcire se rimane bagnata durante la stagione invernale. Un letto rialzato, un giardino roccioso o un terreno sabbioso funzionano meglio quando la pianta cresce all’aperto in modo permanente. Altrimenti, sollevare i bulbi alla fine di ogni stagione e reimpiantarli in primavera, o far crescere la pianta in vaso, che può essere conservata al di fuori del tempo piovoso durante la stagione dormiente. Conservare le radici sollevate in una borsa a rete in un ambiente asciutto e arioso.
  • Modificare il terreno con il compost al momento della semina in primavera. Le radici dovrebbero essere sepolte 3 pollici in profondità e 3 a 6 pollici a parte per la migliore prestazione.
  • Innaffia la pianta in modo che sia umida, ma non fradicia durante la stagione di crescita. Senti il terreno con le dita per assicurarti che non sia troppo bagnato prima di annaffiare.
  • Monitorare la pianta per i segni di infestazioni da tripide durante la stagione di crescita. I trucioli si nutrono spesso di gemme e foglie chiuse o della parte inferiore delle foglie, lasciando foglie e fiori distorti o scoloriti e una spruzzata di minuscoli puntini neri rivelatori, ossia gli escrementi dei minuscoli insetti alati. Spruzzare la pianta con un forte getto d’acqua per rimuovere i tripidi, e potare via e smaltire le parti di piante infestate. Per assicurare, un taglio netto delle parti infestate, utilizzare sempre degli strumenti da giardinaggio adeguati come le cesoie o forbici da giardinaggio. Tieni le erbacce in grado di trasportare i tripidi lontano dalla pianta.

  • Eliminare eventuali foglie o fogliame che mostrano segni di macchie marroni arrugginite. Questa è una malattia fungina che i fiori di stelle arancioni possono contrarre. Tenere i rifiuti vegetali raccolti intorno alla pianta per evitare di ospitare alcuni funghi. Applicare un fungicida approvato per piante ornamentali in gravi infestazioni.
  • Rimuovete i fiori secchi mentre muoiono, staccando la punta dalla pianta una volta che tutti i fiori si sono seccati.
  • Applicare un fertilizzante idrosolubile per piante ornamentali, per tutti gli usi, irrorando la base delle piante quando ha completato la fioritura.
  • Potare le foglie a terra solo dopo che è ingiallita. Fino a quel momento, sta ancora assorbendo energia per la crescita della prossima stagione.
  • Scava le radici e separale per reimpiantarle in nuovi luoghi, o quando fiorisce o diminuisce la salute generale della pianta.


Non allarmarti se il fogliame bitorzoluto alla base della pianta è floscio, il fogliame basale di 4 pollici si trova naturalmente a terra. 
L’Ornitogallo con i suoi fiori a forma di stella è detta anche stella di Betlemme ed è il simbolo di riconciliazione, dato che come dice un antica leggenda gli stessi fiori hanno accolto il capo di Gesù Bambino.


Il nome della pianta ornitogallo deriva dalla forma dei fiori quando sono chiusi, che ricordano la cresta di un gallo.

venerdì 25 giugno 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: IL GELSOMINO RAMPICANTE

 

Il gelsomino rampicante è un profumatissimo arbusto perenne, perfetto per ricoprire pergolati e muretti o creare barriere naturali nei giardini e sui balconi. Si adatta bene anche in appartamento per la sua versatilità e la semplicità di coltivazione.

È una pianta originaria del bacino del Mediterraneo, del Medio Oriente, e anche della Cina e dell’India.
Appartiene al genere Jasminum, della famiglia delle Oleaceae, di cui fa parte anche l’ulivo.

Il nome gelsomino deriva dall’arabo e significa “dono di Dio”. Per questo da sempre il gelsomino è il simbolo della purezza e della femminilità. Appartengono al gelsomino più di 200 varietà.

Tra le più diffuse in Italia, possiamo trovare sia piante che fioriscono in primavera, sia altre che fioriscono in autunno. Vediamo insieme quali sono le più comuni:

  • Jasminum officinale – Il gelsomino comune, o anche gelsomino bianco. È una pianta rampicante molto rustica, che coltivata in piena terra può arrivare a 7/8 metri d’altezza. Fiorisce a fine primavera/inizio estate, producendo piccoli fiori bianchi profumatissimi. È sicuramente la specie più diffusa in Italia, è molto resistente e sopporta anche gli inverni freddi.
  • Jasminum grandiflorum – o gelsomino di Spagna. Predilige regioni con clima temperato e ha una lunga fioritura da marzo a dicembre.
  • Jasminum polyanthum – è una varietà di gelsomino rampicante e sempreverde, che può raggiungere i 2,5 metri d’altezza. Fiorisce durante il periodo invernale, con fiori profumati, riuniti a grappolo.
  • Jasminum primulinum – noto anche come gelsomino di primavera. Fiorisce dalla primavera all’estate, e può avere fiori bianchi o gialli, con un delicato profumo.
  • Jasminum angulare – sempreverde con fiori bianchi.
  • Jasminum beesianum – varietà a foglie caduchedai piccolo fiori rossi raggruppati a mazzetti.
  • Jasminum tortuosum – con profumati fiori bianchi.
Il gelsomino rampicante è un arbusto che può essere coltivato sia in piena terra che in vaso.
È una pianta di facile coltivazione, che non necessita di cure particolari, adatta anche a chi non ha molta dimestichezza con il giardinaggio.
Vediamo insieme tutte le attenzioni per ottenere i migliori risultati dai nostri gelsomini. Il gelsomino rampicante preferisce un clima mite, pur sopportando anche il freddo invernale.


La scelta ideale è quella di posizionarlo in un luogo ben soleggiato e luminoso, perché predilige l’esposizione solare diretta. Cresce anche in zone di mezza ombra, purché riceva luce diretta per qualche ora al giorno.

Importante sapere che il gelsomino rampicante non tollera il vento forte. Perciò è bene piantarlo al riparo dalle raffiche di vento, nelle vicinanze di un muro o alle spalle di grandi arbusti.
In casa è consigliabile posizionarle vicino a finestre o fonti di luce naturale.

Esistono varietà più adatte di altre ad essere coltivate in vaso. In ogni caso bisogna usare un vaso quanto più possibile largo e profondo non meno di 30 cm di diametro. Inoltre, è bene scegliere vasi di terracotta, che favoriscono l’ossigenazione del terreno e delle radici.

Il gelsomino coltivato in vaso va rinvasato una volta all’anno. Se il tuo gelsomino fiorisce in primavera è opportuno rinvasare a settembre, fai questa operazione, invece, all’inizio della primavera per il gelsomino che fiorisce in inverno. Questo perché le radici del gelsomino crescono rapidamente ed è necessario dargli sempre spazio a sufficienza.

Il gelsomino rampicante cresce velocemente e ricopre in poco tempo le pareti a cui viene ancorato.
Perciò, sia che si coltivi in vaso, sia che si coltivi in piena terra, avrà bisogno di sostegni attorno ai quali svilupparsi.
Si possono perciò collocare vicino ad altre piante più rigide a cui potersi aggrappare oppure alla base di gazebi o ringhiere a cui legare i tralci che si integreranno con la struttura reggente.



O ancora, si possono utilizzare gli appositi sostegni per piante che si trovano nei negozi di articoli per il giardinaggio o, se preferisci una soluzione più rustica, vanno bene anche canne o bastoni.
Man mano che la pianta cresce, i tralci andranno legati con fili di rafia naturale, facendo attenzione a non legarle troppo strette per non danneggiare il fusto

Il gelsomino rampicante va potato regolarmente, per rimuovere i rami secchi e permettere la crescita di nuovi gettiti. In tal modo la pianta sarà folta e compatta. Il gelsomino rampicante ha bisogno di un terreno soffice e profondo in cui sviluppare le radici.

Bisogna evitare ristagni d’acqua, pericolosi per le radici, perché potrebbero farle marcire, causando la morte del gelsomino.

Il terreno ideale deve essere ricco di sostanze organiche, fertile e ben drenato. Per favorire il drenaggio si può mescolare al terriccio del giardino della torba e della sabbia. Se invece coltiviamo il nostro gelsomino in vaso, possiamo disporre dei sassolini o delle palline di argilla espansa alla base del vaso.



Il gelsomino rampicante ha bisogno di poche ma giuste pratiche di concimazione.

Per rinforzare la pianta, durante il periodo della fioritura utilizza del concime che contenga azoto, potassio e fosforo.
Per far crescere la tua pianta in modo vigoroso e se ti piacciono i rimedi naturali, aggiungi al terreno delle foglie in stato di decomposizione, per garantire apporto nutrizionale alle radici.

E in inverno, in vista dell’imminente ripresa vegetativa, concima la pianta con materiale organico maturo, ossia compost o letame.
Ricordati che il gelsomino rampicante ha delle radici molto delicate e non tollera prolungati periodi di freddo, che potrebbero causare la perdita delle foglie Per questo in inverno puoi mantenere le radici al riparo e proteggerle dal gelo cospargendo il terreno, in prossimità delle radici, con paglia e corteccia sminuzzata. Il gelsomino rampicante non ha bisogno di molta acqua.

Bisogna innaffiare il gelsomino con regolarità per fare in modo che il terreno resti sempre costantemente umido. E bisogna fare attenzione, soprattutto, ad evitare i ristagni idrici, che danneggerebbero irrimediabilmente le radici.



Le annaffiature dovranno essere più frequenti nella stagione estiva, e quasi assenti in quella invernale
Orientativamente si potrebbe innaffiare ogni due settimane in estate, ricordando sempre che il gelsomino coltivato all’aperto si alimenta anche grazie alle piogge. Fin dall’antichità il gelsomino era conosciuto ed utilizzato per curare diversi disturbi. Ancora oggi, il fiore di gelsomino trova largo impiego nella fitoterapiaaromaterapiaomeopatia cosmesi.

I fiori possono essere essiccati e vengono miscelati alle foglie del tè e utilizzati in pasticceria come essenza per biscotti e marmellate. L’aroma di gelsomino è presente già nella storia come fragranza presente solo sulla tavola dei nobili e dei ricchi, che se ne facevano vanto, perché considerata una prelibatezza.

Inoltre dai petali del fiore, attraverso la distillazione in corrente di vapore o per enflorage, viene estratto
l ’olio essenziale di fiori di gelsomino, molto utilizzato per la formulazione di creme e essenze.

Il gelsomino può essere assunto come infuso, attraverso il tè, con un effetto calmante, analgesico e sedativo. Oppure può essere diluito con altri oli e usato per massaggi, per profumazione nei diffusori ambientali o per rilassanti bagni.

Tuttavia, può risultare fortemente irritante per le mucose e perciò va utilizzato con attenzione per uso esterno ed è assolutamente vietato per quello interno.
Ne è sconsigliato l’utilizzo anche alle donne in gravidanza.

Per le discipline orientali la sua tonalità viene associata al quarto chakra, quello che corrisponde alla zona del cuore e, infatti, viene utilizzato per la distensione del respiro e l’apertura verso l’altro e il mondo.

Vediamo tutte le proprietà che vengono attribuite al gelsomino:

  1. antistress – il gelsomino è un blando sedativo, capace di rilassare, aiutare il riposo e ridurre gli attacchi d’ansia. È indicato anche contro la depressione.
  2. espettorante – il gelsomino è un efficace rimedio per lenire tosse e problemi respiratori. Inoltre può essere d’aiuto per i soggetti che russano molto.
  3. calmante – utilizzato per le sue proprietà analgesiche e antispasmodiche, il gelsomino è ottimo per lenire mal di testa e dolori da sindrome mestruale.
  4. antiossidante – grazie ai flavonoidi contenuti al suo interno e alle sue capacità antiossidanti, questa pianta è anche un naturale rimedio anti-age, perché contrasta i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento delle cellule.
  5. cicatrizzante – il gelsomino ha forti proprietà antibatteriche e per questo viene impiegata in estetica per curare brufoli e acne ma anche ferite e smagliature.
  6. afrodisiaco – l’olio di gelsomino ha un effetto afrodisiaco e stimola la libido. In alcuni casi viene utilizzato per curare l’eiaculazione precoce.

Come visto, quindi, tanti sono i benefici che può arrecare questa pianta.



A questi aggiungici che molti consigliano di bere tè verde al gelsomino, ottenuto con l’utilizzo di foglie fresche, per un carica generale di benessere e favorire la propria longevità.

Per finire, un tempo veniva consigliato un bagno di gelsomino per allontanare l’invidia e la gelosia dalle persone.

giovedì 24 giugno 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: UN FIORE IN CUCINA IL NASTURZIO NANO

 


Il nasturzio nano è una pianta originaria del Perù ed è arrivata fino a noi nel Seicento attraverso i conquistatori spagnoli, trovando subito grande utilizzo in tutta Europa.

Il nasturzio ha infatti foglie completamente commestibili ed è ricco di vitamina C. Per questo veniva impiegato, oltre che per i valori estetici, per curare lo scorbuto e per le sue proprietà antibatteriche.

Il suo nome scientifico originario è Tropaeolum e deriva dal greco “tropaion”, che significa trofeo, con riferimento al palo in cima al quale un tempo si appendevano gli elmi e le spade dei nemici uccisi. Per questo nel passato i suoi fiori venivano incisi su elmi, scudi e spade per infondere spirito combattivo negli uomini in battaglia.

Nel linguaggio dei fiori simboleggia, infatti, la lotta e si regala come augurio di non arrendersi a chi si trova di fronte a una difficoltà. Il nasturzio nano è un bellissimo cespuglio dai vivaci colori e dal delicato profumo, che raggiunge un’altezza di 30 cm.

Può essere coltivato sia in giardino, sia in vaso. Seppure non mostra le esatte caratteristiche delle vere piante rampicanti, in alcune varietà, e con un debito aiuto di supporti e sostegni, viene anche allevato come rampicante.

Ha fusti sottili e volubili e foglie tondeggianti e lucenti.
Fiorisce da giugno a ottobre con grandi fiori vistosi, con accese tonalità gialle o arancio.
Ha un gradevole odore speziato, purtroppo particolarmente amato anche dalle api.

Il nasturzio nano è molto semplice da coltivare e per questo è adatto anche a chi non è molto esperto nel giardinaggio o vuole iniziare ad avvicinarsi a questa pratica.

Esistono diverse varietà di nasturzio nano.

  • Tra le più diffuse troviamo il Peach Melba, dai fiori gialli e rossi, usato per condire anche le insalate.
  • Oppure c’è il Salmon baby, che ha una colorazione che passa dal rosa all’arancione.

Oggi, grazie a diverse ibridazioni, è possibile anche scegliere tra molteplici variazioni di colore che permettono di sbizzarrirsi nell’arredare giardini e balconi.

  • C’è l’Emperess of India, dal colore rosso deciso, scuro e vellutato.
  • L’ Apricor Gleam, per gli amanti delle tinte tenui, tendente all’arancio albicocca, perfino al crema.
  • Il Mahogany Jewel, invece, è color marrone.
  • Mentre tre varietà sono giallo crema, quasi bianco: MilkmaidPrimrose Jewel Whirlybird Cream.
  • Meno diffuse sono la Whirlybird Cherry, rosa tenue.
  • E la Black Velvet, quasi grigiastra.

Tutte le parti del nasturzio nano sono commestibili.

Le foglie sono utilizzate come sostituto del cappero per il loro sapore delicatamente pepato.

Sono perfette come condimento per insalate ed hanno un gusto molto simile a quello di alcune verdure comuni, come ad esempio il crescione e la rucola.

Ma il loro sapore si sposa bene in molte combinazioni di piatti: perfette in padella per saltare primi piatti, assaggiali in coppia con verdure a foglie verdi più dolci, come gli spinaci, per compensare il sapore piccante, aggiungi le foglie o i petali nei panini vegetariani.
fiori invece sono perfetti per la pasticceria perché hanno un leggero sapore e profumo di miele.
Puoi provarli per fare torte e pasticcini, sono ideali con i cupcakes, i loro colori danno un gradevole effetto anche solo come decorazione.


A questo aggiungi che fanno anche bene.

fiori, infatti, contengono circa 130 mg di vitamina C per 100 grammi, quasi lo stesso ammontare del prezzemolo. In più, contengono fino a 45 mg di luteina per 100 grammi, che è la maggiore quantità mai riscontrata in ogni pianta commestibile. Il nasturzio nano è molto semplice da curare ed è adatto a tutte le tipologie di giardino.

È ideale per chi ha poco spazio, così come per giardini rocciosi o semplicemente per colorati vasi o cesti da appendere all’entrata della vostra casa. Il nasturzio nano predilige il pieno sole, tuttavia ha bisogno di essere protetto dalla calura estiva, perché troppo sole danneggia la fioritura.

La posizione ideale sarebbe all’ombra di altre piante se è piantato su un balcone o di un albero se è coltivato in un giardino.
Stesso discorso se la pianta e posizionata all’interno. È necessario porla vicino a una finestra illuminata dal sole, perché richiede almeno due o tre ore di calore.

Ricorda che il nasturzio nano non tollera le forti correnti d’aria, soprattutto quelle fredde in inverno.
Perciò mettilo al riparo da qualsiasi spiffero, per assicurare la sua sopravvivenza. Il nasturzio nano va piantato in un terreno drenato e non troppo ricco di sostanza organica azotata.

Questo perché se c’è troppo fertilizzante nel terreno, i nasturzi tenderanno a produrre più foglie che fiori.

L’ideale è un terriccio leggero, di natura sabbiosa, con un buon livello di drenaggio. È ottimo un mix di terriccio comune, sabbia e torba.

Si può scegliere di coltivare il nasturzio nano in vaso o direttamente nel giardino per avere un’aiuola colorata. In questo caso le piante devono essere distanziate di almeno 30 cm l’una dall’altra. Il nasturzio nano ha bisogno di acqua solo quando il terreno è asciutto, perché, come la maggior parte delle piante, teme il ristagno idrico.

Perciò basta innaffiarlo un paio di volte la settimana, o comunque quando, premendo le dita sul terreno, non si sente umido.
Innaffialo solo intorno alle radici e mai dall’alto.

Fai questa operazione al mattino, cosicché la pianta si asciughi completamente prima di sera e non rischi di produrre umidità, che causerebbe muffe o proliferazione di larve. Il nasturzio nano è una pianta che non ha bisogno di fertilizzante, ed evitali soprattutto nel caso tu voglia anche mangiarne le foglie. Una particolarità del nasturzio nano è quella di avere le foglie idrorepellenti. Infatti se si versa l’acqua sulle foglie, queste non si bagnano, ma formano delle goccioline che scivolano via.


Non amando terreni particolarmente fertilizzati, è meglio non piantare il nasturzio nano vicino ad altre piante che poi avranno bisogno di molto concime, come ad esempio le rose.

In autunno pota il tuo nasturzio nano ed elimina erbacce infestanti, fiori e foglie morte, per avere in primavera una fioritura ancora più rigogliosa.