Orticoltura: tipologie di coltivazione di ortaggi
L’orticoltura è l’insieme delle pratiche agricole e agronomiche, deputate alla produzione di ortaggi ossia di piante annuali/biennali erbacee o semi-perenni.
La coltivazione degli ortaggi può avvenire principalmente secondo due sistemi:
- In piena terra;
- Su substrato.
A sua volta la coltivazione in piena terra può riguardare:
- Colture non protette (in pieno campo);
- Colture semi-protette (uso di tunnel);
- Colture protette (uso di serre).
La coltivazione su substrato, invece può avvenire:
- Su substrati naturali (es. torbe);
- Su substrati sintetici (polistirolo o argilla espansa);
- In corrente d’acqua (coltivazione idroponica);
- In corrente d'aria (coltivazione areoponica).
Tipologie di orticoltura in Italia
In base alle condizioni aziendali e all’intensità colturale, le tipologie di orticoltura più diffuse nella nostra penisola, sono:
- Orticoltura familiare;
- Orticoltura stabile;
- Orticoltura non specializzata;
- Orticoltura specializzata;
- Orticoltura biologica.
Altre tipologie (es. orticoltura sinergica, biodinamica ecc.).
Mediamente in Italia, le superfici aziendali sono molto basse, con netta prevalenza di aziende orticole con estensione <1 ha.
Orticoltura familiare
L’orticoltura familiare è caratterizzata da:
- Piccole superfici (100 – 1000 m²);
- Produzione vivaistica degli ortaggi;
- Autoproduzione delle sementi;
- Produzione di ortaggi in consociazione ad altre piante da frutto o da fiore.
L’orticoltura familiare è quella attualmente più diffusa non solo in Italia, ma anche in molti paesi Europei.
Questa tipologia di orticoltura è anche quella che è stata da sempre presente nei nostri ambienti fino al 1950 prima dello sviluppo dell'industrializzazione. È stata anche quella forma che da sempre ha permesso agli agricoltori di potersi autoprodurre autonomamente il cibo e di essere indipendenti dal punto di vista produttivo.
Questa tipologia di orticoltura è anche quella che è stata da sempre presente nei nostri ambienti fino al 1950 prima dello sviluppo dell'industrializzazione. È stata anche quella forma che da sempre ha permesso agli agricoltori di potersi autoprodurre autonomamente il cibo e di essere indipendenti dal punto di vista produttivo.
L'orticoltura familiare è di conseguenza la forma di orticoltura che si sta recentemente riscoprendo e adottando oggi, perché permette non solo una riappropriazione di quei gusti e sapori particolari, ma al tempo stesso comporta maggiore sovranità alimentare, permettendo di sfuggire alle logiche di mercato tese a selezionare soltanto pochi prodotti a vantaggio di altri.
Orticoltura stabile
Questa tipologia di orticoltura, è caratterizzata da:
- Superfici limitate (1000 – 10000 m²);
- È presente ai margini delle città;
- Prevede l’utilizzazione intensiva delle superfici (es. successioni/consociazioni strette e mezzi di protezione);
- Coltivazione di specie che vengono vendute sui mercati locali tutto l’anno (es. cavoli, insalate, specie aromatiche ecc.).
L’orticoltura stabile si caratterizza anche per:
- Successione di 3-4 colture durante l’anno;
- Utilizzo elevato di concimi minerali (con problemi di stanchezza del suolo, salinità e sviluppo di parassiti);
- Meccanizzazione delle operazioni colturali difficoltosa, a causa delle ridotte superfici.
In questo tipo di orticoltura si trovano spesso operatori part-time, che trovano in questa attività una fonte di reddito integrativa.
L'orticoltura stabile può essere assimilata all'orticoltura urbana oggi diffusa in alcune città e sempre di più in rapida espansione, con la differenza sostanziale che mentre nell'orticoltura stabile si fa uso strettamente di prodotti chimici di sintesi, nell'orticoltura urbana vi è la tendenza allo totale esclusione di sostanze chimiche a favore di prodotti organici più rispettosi per l'ambiente.
Articoli del blog correlati:
- La riproduzione delle specie erbacee
- Coltivazione e cura degli ortaggi
- La rotazione degli ortaggi
- Irrigazione degli ortaggi
- La concimazione in orticoltura
- La raccolta degli ortaggi
Orticoltura non specializzata
Questa tipologia di orticoltura è caratterizzata da:
- Superficie aziendale di media dimensione (> 10000 m²);
- Avvicendamento degli ortaggi con cereali e/o foraggere;
- Coltivazione di ortaggi primaverili – estivi da rinnovo all’inizio della rotazione o piante intercalari in autunno – inverno dopo i cereali.
L’orticoltura non specializzata, è diffusa nelle aree fresche e fertili del Nord, Centro e Sud Italia dove c’è disponibilità di manodopera.
In particolare:
In particolare:
- Pianura Padana;
- Maremma toscana e laziale;
- Aree irrigue della Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna.
La produzione viene destinata a:
- Industria di trasformazione;
- Mercati all’ingrosso;
- Esportazione.
Tra gli ortaggi che possono essere coltivati con l’orticoltura non specializzata, vi sono:
- Colture da rinnovo (es. patata, pomodoro, peperone, melone, cocomero, aglio e cipolla);
- Colture intercalari (es. cavoli, insalate, finocchio e sedano);
- Colture poliennali fuori rotazione (es. carciofo e asparago);
- Colture frutticole in aziende ad indirizzo orticolo/frutticolo (es. ortaggi invernali e fragole).
Questo tipo di orticoltura presenta delle problematiche fitosanitarie, legate ai fenomeni di stanchezza del terreno a causa delle rotazioni troppo brevi tra una specie e l’altra.
Per questo sia le stesse colture, che quelle a ciclo poliennale (es. carciofo) non dovrebbero tornare sullo stesso terreno per un periodo minimo di 3-4 anni.
Orticoltura specializzata
L’orticoltura specializzata, è caratterizzata da:
- Aziende di media o grande estensione (1-10 ha);
- Coltivazione in zone pianeggianti, con terreni profondi, freschi e fertili;
- Coltivazione di ortaggi in successione continua mediante tecniche di protezione (tunnel e/o serre).
La coltivazione degli ortaggi con questo tipo di orticoltura, mediante l’uso di mezzi protettivi può svolgersi in:
- Serre fredde;
- Serre calde;
- Impianti di riscaldamento utilizzati per brevi periodi di tempo.
Grazie all’impiego dei mezzi di protezione, è possibile distinguere anche:
- Orticoltura specializzata di pieno campo;
- Orticoltura specializzata di serra.
Entrambi i sistemi, sono caratterizzati da intensità colturali e piani di coltivazione diversi.
Il risultato produttivo finale dipenderà da:
- Impiego di varietà adatte alla coltivazione in ambiente protetto;
- Controllo della salinità del terreno;
- Utilizzo ripetuto di concimi minerali entro le soglie di tolleranza della specie;
- Impiego di varietà resistenti alla stanchezza del suolo;
- Disinfezione del terreno (mediante solarizzazione o fumiganti chimici).
Anche nell’orticoltura specializzata sono frequenti fenomeni di stanchezza del terreno, a causa delle continue successioni colturali e della diffusione di parassiti.
L'orticoltura specializzata assieme a quella non specializzata, sono i sistemi produttivi degli ortaggi che hanno predominato la produzione orticola a partire dal 1950 - 1960, fino agli inizi degli anni 2000. L'impiego massiccio di prodotti fitosanitari, legato al notevole dispendio di input energetici dovuti anche all'intensa meccanizzazione, hanno determinato nel tempo un impoverimento non solo delle risorse genetiche legate alla varietà autoctone, ma anche una riduzione della fertilità agronomica dei suoli dovuta alla riduzione della sostanza organica e dell'acqua avendo avuto conseguenza immediata anche lo sconvolgimento dei normali equilibri naturali.
Altre tipologie
In questi ultimi anni, a seguito delle sempre maggiori esigenze produttive e qualitative, si sono diffusi altri sistemi di orticoltura a basso impatto ambientale più salutari e rispettosi degli organismi viventi.
Tra le più importanti ricordiamo:
- Orticoltura sostenibile;
- Orticoltura biodinamica;
- Orticoltura sinergica;
- Permacoltura;
- Orticoltura urbana.
Questi sistemi di orticoltura sostenibile hanno trovato e continuano a trovare ad oggi, una enorme diffusione a livello di piccole realtà contadine o orticoltori appassionati. Si tratta più che altro di sistemi produttivi legati principalmente alla produzione in proprio degli ortaggi e non alla vendita, in quanto caratterizzati da una ridotta produttività delle colture e quindi anche dal basso reddito che ne può derivare.
La diffusione di questi sistemi a zero impatto ambientale, è legata essenzialmente ad una modalità produttiva sana e senza l'uso di prodotti chimici di sintesi, tesa all'equilibrio dell'ambiente e al rispetto degli organismi viventi.
Nessun commento:
Posta un commento