VERDE TIME

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sabato 31 agosto 2019

VERDE TIME : PROTEGGERE IL GIARDINO DALLE LUMACHE



Proteggere il giardino dalle lumache non è sempre un compito facile, specie quando siamo in presenza di molti esemplari. Anzitutto ricordiamo che con il termine lumache spesso ci riferiamo a due animali differenti: le chiocchiole con il guscio e le limacce senza guscio. Si tratta di molluschi che vivono normalmente sulla superficie del terreno, cercando riparo dal sole durante il giorno e uscendo allo scoperto al calar della sera, per nutrirsi di frutto e foglie di quasi tutti gli ortaggi. Anche se esistono alcuni tipi di limacce che vivono nel sottosuolo.
Il problema è che depongono molte uova e si riprodono velocemente quando trovano l’ambiente ideale. Le uova si schiudono in poche settimane e le limacce impiegano, a seconda della specie, da 6 mesi a 2 anni per diventare adulte.

MEGLIO PREVENIRE

Una buona pratica per evitare l’ìnvasione di lumache nell’orto è tenere pulite le aiuole dalle erbacce. Per creare delle barriere si possono utilizzare materiali ruvidi che le lumache odiano oltrepassare, come guschi d’uovo, cenere di legno o carta abrasiva. Ovviamente devono essere ripristinati dopo ogni pioggia e non risolvono il problema ma si limitano ad arginarlo.
Per eliminare le lumache dall’orto, in caso di invasini massicce, possiamo utilizzare delle esche a base di fosfato di ferro, usate anche in agricoltura biologica, ripetendo l’operazione fino alla totale scomparsa. Queste esche non contaminano gli ortaggi e non sono pericolose per gli altri animali.In caso di un numero limitato di lumache, è sempre consigliabile raccogliere gli esemplari adulti, sia perchè sono quelli che arrecano più danni alle colture, sia perchè sono pronti per la riproduzione.
Usate delle pinze, poichè l’uso di guanti è poco agevole e con le mani non è proprio semplice. Una volta raccolte potete liberarle lontane dai centri abitati o, come facevano i nostri nonni, eliminarle in una soluzione di acqua e sale: in ogni caso evitate di buttare il sale sul terreno perchè lo danneggiate.
In alternativa sono molto efficaci le trappole: le lumache sono attratte dall’aroma della birra e sarà sufficiente interrare un contenitore per indurle a cadervi. Per evitare di dover sostituire la birra a ogni pioggia, esistono delle trappole specifiche.

venerdì 30 agosto 2019

VERDE TIME : POTATURA PHALAENOPSIS


Come sono collegate la potatura e la fioritura della Phalaenopsis?
LA POTATURA DELLA PHALAENOPSIS IN POCHI PASSI
L’Orchidea Phalaenopsis subisce solitamente l’induzione della fioritura. I fiori durano a lungo se la pianta vive in condizioni ottimali; quando l’orchidea sfiorisce, è possibile recidere lo stelo.
E’ preferibile tagliare lo stelo sfiorito con taglio obliquo sopra il primo nodo a partire dal terreno. Bisogna utilizzare delle forbici disinfettate, anche con candeggina. La pianta produrrà un nuovo stelo che si svilupperà alla base delle ascelle fogliari e ci regalerà fiori grandi e numerosi.
Se lo stelo è in ottime condizioni, e presenta una bella gemma apicale, si evita di tagliare.
L’Orchidea Phalaenopsis è una pianta in grado di rinnovarsi da sola, per questo alcuni preferiscono non potare gli steli; in questo caso la pianta cresce molto in altezza, tendendo a produrre fiori più piccoli e meno abbondanti.
Nel caso in cui lo stelo fosse completamente ingiallito, va reciso alla base.

Spesso, lungo lo stelo, la pianta produce i keiki, delle vere e proprie “nuove piantine”; si tratta di germogli che emettono radici aeree. Non appena le radici arrivano a 5/10 centimetri di lunghezza e si sono sviluppate 2 o 3 foglie, il keiki può essere sfilato manualmente tirandolo verso il basso; oppure si taglia il fusto circa 2 centimetri sotto il nodo che lo ha originato, e si procede al rinvaso.
I rami più lunghi possono essere accorciati a metà, tagliando sotto due nodi con radici aeree, e piantati separatamente. La pianta, così potata, emette nuovi gettiti all’ascella delle foglie e riprende il suo normale sviluppo.
LA FIORITURA
L’Orchidea Phalaenopsis è rifiorente e riesce a fiorire anche due o tre volte in un anno.
Le infiorescenze emergono dal fusto tra due foglie; su ogni nodo sono presenti gemme dormienti in grado di sviluppare una nuova fioritura. Vengono prodotte in modo alternato una foglia e una spiga fiorifera. Lo stelo secco e sfiorito si taglia sopra il primo nodo dalla base per stimolare nuovi gettiti, altrimenti la pianta entra in produzione fogliare. La potatura della Phalaenopsis, eseguita in modo corretto,  è molto importante per assicurarsi nuove splendide fioriture.
Se la pianta è in buona salute, ma non accenna a fiorire, è possibile che le cause siano luce insufficiente o temperature scorrette. Va cambiata posizione alla pianta, in funzione delle sue necessità. E’ possibile procedere alla forzatura della fioritura: l’Orchidea Phalaenopsis va spostata, per un periodo da 2 settimane fino a un mese e mezzo, in un luogo con temperatura sui 13/15 gradi, riducendo le irrigazioni. Successivamente, la pianta va riportata alla sua abituale collocazione.

E’ utile concimare le Phalaenopsis durante il periodo vegetativo, in primavera/estate; in inverno non c’è bisogno. Si procede dopo aver irrigato la pianta, mai a radici asciutte. Ogni 4 o 5 irrigazioni è possibile utilizzare del concime liquido da diluire nell’acqua di irrigazione. Bisogna usare la metà della dose di concime consigliata in etichetta. E’ di fondamentale importanza scegliere un concime specifico per piante d’orchidea, che contiene elementi immediatamente disponibili per queste specie.

giovedì 29 agosto 2019

VERDE TIME : FASI LUNARI E POTATURE


"Stai in campana, se tagli con la luna nuova il ramo piange"
Ecco cosa ci dice il vecchio contadino, quando ci vede abbarbicati sull'albero intenti alle nostre potature invernali.
Ma cosa c'è di vero in questa frase?
La luna influenza davvero le attività agricole?
L'opinione generale attribuisce alle attività di luna crescente e piena un potere rinvigorente sulla pianta ed un aumento dell'attività linfatica.
Questo tema affascinante è sempre circondato da un alone di mistero e leggenda.
Anche all'interno della stessa pubblicazione si trovano a volte pareri discordanti, per esempio c'è chi consiglia l'innesto in luna crescente, perchè l'attività linfatica favorirebbe l'attecchimento e chi invece predica esattamente l'opposto sostenendo che è invece un'attività rallentata a favorire una maggior percentuale di successo. Incredibile vero?



La tradizione vuole che la potatura si operi in luna calante, in quanto a circolazione di linfa ridotta avremo un pianto ridotto, il pianto è collegato alla cicatrizzazione dei tessuti, che in prossimità del taglio, chiudono i vasi e proteggono la parte tagliata da eventuali marciumi ed attacchi parassitari.
Quindi la regola generale ci impone di iniziare le operazioni di potatura alcuni giorni dopo la luna piena e terminare qualche giorno prima.
Alcuni calendari lunari biodinamici sono ancora più precisi, perchè considerano anche la posizione di altri pianeti ed altre variabili astronomiche.
Bisogna fare chiarezza su una cosa, nulla di tutto ciò è provato scientificamente ed in generale quando si parla di piante: è un insieme di fattori e di giuste scelte che determina l'efficacia di una operazione colturale.
Quindi potiamo tranquillamente seguendo la luna, ma teniamo conto anche di altri fattori:
– umidità : un clima eccessivamente umido non favorisce la cicatrizzazione e l'efficacia di mastici o meglio ancora paste protettive e preparati rameici
– l'attività vegetativa : se potiamo troppo presto o troppo tardi, rischiamo grandi dispersioni di linfa
– la temperatura : temperature particolarmente proibitive, ghiaccio e neve non sono alleati del giardiniere e delle sue piante
– le esigenze della singola specie : alcune piante come ad esempio il pesco, non tollerano potature invernali troppo aggressive.
– Le esigenze della singola pianta : una pianta che ha sofferto per attacchi di patogeni, o per danni meccanici non può subire la stessa potatura di una pianta sana e rigogliosa
– L'età della pianta : piante giovani, adulte e vecchie, non vanno potate con la stessa tecnica


Che siate giardiniere biodinamici o tradizionali, che abbiate fiducia nei potenti influssi lunari o solo nelle vostre doti di potatore, troverete comunque utile questo metodo per conoscere le fasi lunari anche senza consultare un calendario.
L'epatta (dal greco epaktai hemerai = giorni aggiunti) è l'età della luna al primo gennaio espressa in trentesimi di lunazione.
Il calcolo dei giorni della luna conoscendo l'epatta è il seguente :
si sommano l'eccedenza annuale +il numero di epatta per l'anno in corso + il numero del giorno di cui si vuole conoscere la luna
e se si ottiene un numero maggiore di 30, si sottrae 30 a questo numero.
Esempio pratico :
oggi primo dicembre 2013 voglio conoscere in che fase si trova la luna per decidere se potare i mie ciliegi, ma non ho un calendario lunare.
Calcolo : l'eccedenza annuale è 10 (è il numero di mesi partendo da Marzo sino al mese attuale Dicembre) + l'epatta è 17 (numero fisso che cambia ogni anno) + il giorno è il primo, quindi 1 . 10+17+1 = 28
il ciclo lunare di ca. 30 giorni, quindi parte da 1(luna nuova), va a 15 (luna piena), e poi arriva a 30(ultimo giorno di luna calante) per poi ricominciare.
Quindi 28 indica che siamo a 3 giorni dalla luna nuova e andando a controllare sul calendario scopriremo che è proprio vero!


Una delle influenze della luna più "ascoltate" e rispettate è sicuramente quella della luna sul taglio della legna. Anticamente i boscaioli hanno imparato ad effettuare determinate operazioni colturali solamente in determinati periodi al fine di ottenere dei prodotti con le caratteristiche ricercate.
Al giorno d'oggi, anche se l'influenza della luna sulla qualità del legno non è ancora stata dimostrata, sono moltissime le persone che ancora ricorrono al calendario lunare per scegliere quando e quale legna tagliare. Sicuramente nei grandi impianti industriali e nelle produzioni di una certa quantità il calendario lunare non viene più rispettato ma moltissimi sono i boscaioli che ancora organizzano il proprio lavoro in base all'andamento della luna.
La luna può essere un riferimento sia per la produzione di legna da ardere che per la produzione di legname da opera anche se è sicuramente sul legname da opera che le teorie trovano un numero maggiore di seguaci.
Il periodo migliore per il taglio della legna è considerato quello in luna calante, poichè durante questa fase discendente, la Luna eserciterebbe una minor funzione attrattiva verso le piante che sarebbero meno attive e meno stimolate a fare circolare linfa nei propri tessuti.

mercoledì 28 agosto 2019

VERDE TIME POTATURA : POTATURA DELL'ALBICOCCO



L’albicocco, il cui nome botanico è Prunus Armeniaca, è un albero a foglie decidue della famiglia delle Rosacee coltivate per i suoi frutti. Questo esemplare cresce generalmente in posizione eretta e si propone con una chioma molto ampia. Le foglie dell'albero sono ovali con una base arrotondata, una punta lanceolata e con i margini seghettati. L'albero produce fiori bianchi o rosa, singolarmente o in coppia, ed ha un frutto carnoso di colore giallo-arancio. Il frutto dell'albicocco è racchiuso in una pelle che può essere liscia o ricoperta di peli minuscoli a seconda della varietà. Gli alberi di albicocco, che formano una cima di forma rotonda quando diventano adulti, possono arrivare ad un'altezza di circa 3 metri e riescono a vivere ovunque tra i 20 e i 40 anni a seconda della varietà e delle condizioni di crescita.

Varietà

L’origine delle albicocche sono documentabili in Cina, Asia centrale e Medio Oriente. Esistono quindi una vasta gamma di albicocche ed ogni regione produttrice ne sviluppa una serie autoctona che si adatta alle caratteristiche morfologiche del suolo e dell'area in cui vive. Tuttavia ci sono alcune svariate specie di albicocche coltivate in tutti i paesi; per citarne alcune troviamo quelle del genere Bebekou Tirynthos della Grecia, la Bergeron che proviene dalla Francia, l’Hamidi dalla Tunisia, l’Imola Royal dall'Italia, ecc.
La varietà Bebekou è quella greca più importante ed è destinata principalmente all'esportazione nell'emisfero 
nord ed è disponibile da metà giugno fino a luglio. Nello specifico si tratta di un frutto rotondo, giallo con alcune tracce di rosso, mentre l'osso è facilmente rimosso dalla polpa che è succosa e molto dolce. La Bergeron è una pianta della valle del Rodano in Francia e suoi frutti sono adatti sia per il consumo fresco che per la trasformazione. L’Imola Royal è invece una delle varietà italiane più importanti, e grazie alla consistenza della sua polpa è molto sfruttata nel settore conserviero. Anche la Montedoro è un'albicocca italiana disponibile in luglio e agosto i cui frutti sono grandi ed ovali con un aroma incomparabile. In riferimento a quanto sin qui premesso, nei passi successivi del presente articolo troverete tutte le informazioni sulla potatura dell'albicocco, i metodi da adottare, il periodo migliore per eseguirla e gli attrezzi da utilizzare.

Introduzione generale alla potatura dell'albicocco

La potatura dell'albicocco è necessaria una volta che l’albero diventa adulto, successivamente richiede una manutenzione annuale per mantenere dimensioni e forma adeguate. I tagli di intestazione riducono i rami, mentre quelli di assottigliamento rimuovono interi arti. Un albero di albicocco ha un aspetto migliore e produce più frutti quando è opportunamente potato. Il processo di costruzione di un albero forte e produttivo inizia al momento della semina e continua per tutta la sua vita. Una volta che avete imparato come potare un albero di albicocco, potete affrontare questo compito annuale con maggior sicurezza.

I metodi di potatura dell'albicocco

Potare l'albero per la prima volta lo aiuterà a farlo sviluppare con una struttura forte. Premesso ciò, i metodi da adottare sono subordinati ad un loro ben preciso momento di crescita. La potatura dell'albicocco consiste nel cercare alcuni rami solidi che crescono di più per poi tagliarli. Quando lo si rimuove bisogna però tagliarlo vicino al colletto che è l'area addensata tra il tronco principale e il ramo stesso.
Per la potatura di un albicocco giovane, i passaggi necessari sono i seguenti:
  • rimuovere tutti i rami e gli arti danneggiati o rotti, seguiti a ruota da quelli con un cavallo stretto e poi da altri che crescono più sporgenti.
  • Fatto ciò, è altresì necessario rimuovere tutti i rami che si trovano entro 45 cm dal suolo ed accorciare poi quelli laterali rimanenti da 5 a 10 cm di lunghezza. Inoltre è importante sottolineare che ognuno deve comunque avere almeno una gemma fruttifera.

La potatura di un albicocco adulto

Il secondo metodo in precedenza accennato, che si può adottare per la potatura dell'albicocco, è invece subordinato a quando l'esemplare diventa adulto. In questo caso la rifilatura dell'albero durante il secondo anno rafforza la struttura iniziata nel primo e consente la crescita di alcuni nuovi rami principali. Eseguendo entrambe le operazioni con i rispettivi metodi, significa (dal terzo anno in poi) ottenere un albero robusto con una struttura solida e anche la potatura negli anni successivi risulterà molto più facile da eseguire.

Il periodo migliore per la potatura dell'albicocco

Un albero di albicocco richiede la potatura verso metà o fine estate. Potarlo a fine agosto offre tuttavia la possibilità di evitare malattie causate dalla condizione di ristagno, essendo il clima più asciutto, ed in questo caso i tagli della potatura non corrono il rischio di marcire e generare le suddette infezioni. In alcuni casi potrebbe essere necessario ritardare la potatura per evitare di stressare l'albero, specie se la temperatura raggiunge costantemente i 38°C.
Se vivete in ​​un clima freddo, la potatura invernale è l'ideale perché in quel momento l'albero risulta dormiente, senza foglie, fiori o frutti e ciò significa che sarà facile vedere e correggere la sua struttura. Eppure, la maggior parte degli orticoltori evita la potatura degli alberi da frutto all'inizio dell'inverno, perché ritiene che in tale periodo la crescita del ramo sia minima e l'albero non possa guarire dalle ferite causate dai tagli della potatura. Premesso ciò, anche l’inverno è un momento ideale per potare l'albicocco.

La procedura di potatura dell'albicocco

Un'altra parte fondamentale della potatura dell'albicocco è il diradamento dei suoi frutti che fornisce consistenza nella produzione di anno in anno. In questo caso bisogna rimuovere i frutti che sembrano danneggiati o di forma strana. Il taglio degli arti più vecchi serve tra l’altro a mantenere un albero di albicocco sano e produttivo. Tutti i polloni che sono germogli e crescono attorno alla base dell'albero, e anche quelli verticali, devono nel contempo essere rimossi man mano che appaiono. Dopo la potatura un albero di albicocco diventa suscettibile alle scottature del sole. In tal caso in genere bisogna dipingere i rami con una miscela composta per metà da acqua e metà da vernice bianca in lattice che serve a proteggere l'albero. Tuttavia è importante sottolineare che la vernice in oggetto non deve intaccare le parti interessate dal taglio.

Strumenti da utilizzare

Per una corretta potatura dell'albicocco è necessario disporre di strumenti specifici, come ad esempio le cesoie che vengono usate per tagliare arti piccoli con un diametro inferiore a 1,5 centimetri. Una sega per la potatura serve invece per prendersi cura di eventuali rami più grandi di 5 centimetri di diametro. Gli strumenti di potatura funzionano meglio se mantenuti puliti, privi di ruggine e ben affilati. Prima di ogni utilizzo e dopo aver rimosso gli arti malati, bisogna immergere le lame in una miscela di acqua e candeggina poiché la pulizia in tale soluzione impedisce la diffusione di eventuali malattie.

martedì 27 agosto 2019

VERDE TIME : BONSAI FICUS GINSENG


Con la definizione di "piante d'appartamento" vengono indicate tutte quelle specie e cultivar che l'uomo ha selezionato nel corso degli anni per il valore estetico e, soprattutto, per la resistenza a vivere in condizioni ambientali particolarmente difficili. Alcune specie poi, come i conosciutissimi ficus, sono veri e propri alberi nel loro habitat naturale. Tuttavia molte piante si adattato alle nuove condizioni imposte dall'uomo, ne sono prova gli alberi miniaturizzati che si possono ottenere con l'arte del bonsai, una tecnica ormai ultra millenaria che affonda le proprie radici in Estremo Oriente (Cina, Giappone), ormai diffusa in tutto il mondo. Ebbene, grazie a tale arte, i bonsaisti sono in grado di far vivere le loro "minute" creature per centinaia di anni anche in luoghi chiusi come gli appartamenti. Come la specie del ficus ginseng bonsai.

Bonsai ficus ginseng 

Il ficus ginseng bonsai o meglio "ficus retusa" appartiene alla famiglia delle Moracee. Il genere comprende più di 800 specie fra arbusti, alberi e rampicanti, originarie delle regioni tropicali e subtropicali, ma che si adattano alle diverse situazioni. Sono tutte piante molto eleganti ed alcune si coltivano in appartamento per la bellezza delle loro foglie, molto ornamentali; ne è un esempio la coltivazione del ginseng bonsai. Viene utilizzato il termine ginseng perché la pianta ha delle grosse radici nodose e aeree che ricordano proprio quelle del ginseng. Il tronco è alquanto robusto ed ha un colore che varia dal grigio al rossastro.
La pianta, dall'aspetto elegante, ha un fusto allargato con propaggini nodose, le sue foglie sono ovali e lucide e crescono lungo il fusto. Tra le sue varietà ricordiamo il Bonsai Taiwan ficus, che sviluppa radici aeree intorno ai rami più bassi, per cui i bonsaisti lo coltivano come pianta ornamentale da roccia, definito semplicemente con "bonsai su roccia". È un albero sempreverde.

Ficus ginseng bonsai: esposizione

I ficus ginseng sono piante d'appartamento, infatti difficilmente tollerano il clima invernale con piogge e gelate.
Prima di posizionare il vaso del nostro bonsai ficus ginseng per ornare una stanza o un punto del nostro appartamento, dovremo valutare luce e correnti d'aria.
Il bonsai deve essere posto in una zona luminosa, magari vicino ad una vetrata o finestra. La migliore distanza è ad un metro circa dal punto luce. Infatti la luce permette il processo di fotosintesi clorofilliana e alle foglie di vegetare in maniera corretta e rigogliosa. Alcune specie di ficus, per crescere bene, hanno bisogno di valori di lux (la misura di intensità della luce) che va da un valore compreso tra 1000 a 2000 lux.
Evitiamo zone in cui vi sono correnti d'aria per non avere l'opacizzazione delle foglie e conseguente caduta delle stesse.

La fioritura del bonsai ficus ginseng

Le foglie del ginseng bonsai sono abbastanza piccole ed essendo un sempreverde, rivestono la pianta per tutto l'anno. 
La bellezza e l'originalità di forme e colori delle foglie e dei fiori non sono fini a se stesse: tutti gli attributi che la natura dona ad una foglia o fiore sono accorgimenti per assicurare la continuazione della specie.

Ficus ginseng: come concimarlo

Per far crescere sane le piante di ficus bonsai ginseng bisogna nutrirle in media una due volte al mese in primavera/estate.
Sono piante che amano un terriccio fresco ben drenato, composto in pari percentuale da akadama e buon terriccio universale. Per permettere lo sviluppo delle radici del ficus ginseng, si ha bisogno di sali minerali, perciò può essere utilizzato un composto a base di humus, con fertilizzanti come nitrato di potassio e fosfati.

Irrigazione del bonsai ficus ginseng

L'innaffiatura del ginseng bonsai è una delle operazioni che richiede maggiori attenzioni. È abbastanza semplice ma richiede una certa esperienza nel valutare di quanta acqua necessita e quale è il momento opportuno. Il nostro bonsai necessita di regolari innaffiature, ma facendo attenzione che non vi sia ristagno di acqua. Infatti una composta satura di acqua priva le radici di ossigeno e il ristagno favorisce l'inizio del dei marciumi radicali. Una pianta sana assorbe l'acqua dal terreno: questa sale dalle radici trasportando sali minerali fino al fusto e, attraverso i rami, alle foglie.

Potatura e propagazione

Non sono richieste potature drastiche per il ficus ginseng, risultano utili in primavera, quando la pianta inizia il nuovo periodo vegetativo. È consigliato potare rami secchi anche per dare una nuova estetica alla pianta o per mantenere la forma dell'albero, e due foglie ogni sei-otto cresciute. Se si vuole un albero più grande si può anche evitare di potarlo. I rami tagliati durante la potatura possono essere piantati per una nuova coltivazione. È preferibile effettuare la propagazione a metà estate.
Una procedura di propagazione di sicuro successo è la margotta. Si sceglie un ramo giovane e si asporta un sottile strato di corteccia o si fa una incisione diagonale, quindi si circonda la parte incisa con del muschio. Si avvolge il manicotto in un foglio trasparente, sigillato accuratamente. Una volta formate le radici, si stacca la margotta dalla pianta e la si colloca a dimora.

Malattie del bonsai ficus ginseng

Quando si osserva un bonsai ficus ginseng malato, occorre prima di tutto fare attenzione a non confondere le sintomatologie causate da squilibri fisiologici (stress idrico, terriccio inadatto, scarsità di luce o di temperatura) con le malattie di origine vegetale (provocate da funghi batteri) o animale (causate da insetti, acarivermi). Il ficus ginseng è una pianta abbastanza resistente ma può comunque essere attaccato dagli acari. Gli acari, comunemente conosciuti anche come "ragnetti rossi", con le loro punture provocano ingiallimento e caduta delle foglie. Si sviluppano soprattutto quando il clima è caldo e secco, ma anche su piante che sono state trattate precedentemente con insetticidi chimici. Gli acari possono essere eliminati con specifici acaricidi.
Anche gli afidi possono attaccare il bonsai. Questi succhiano la linfa delle piante e favoriscono lo sviluppo di muffe fumaggini. Di solito vengono combattute con oli bianchi paraffinici attivati. Anche l'irrorazione con acqua e alcol fornisce buoni risultati ed è consigliabile effettuare il trattamento d'inverno.

Rinvasare il bonsai ficus ginseng 

Il rinvaso del ficus ginseng si può fare a primavera, ogni due anni, utilizzando una miscela universale di terriccio.

lunedì 26 agosto 2019

VERDE TIME POTATURA : POTATURA DI RINGIOVANIMENTO


Precedentemente, in altro mio post, si è fatto riferimento al fatto che solo gli alberi a seme si potevano prestare senza controindicazioni ad un ringiovanimento dei loro rami principali e secondari, poiché i rami delle specie a nocciolo di norma cicatrizzano male e possono arrivare a produrre gomma. Nelle specie a seme, questo intervento di ringiovanimento può essere vantaggioso. Vengono considerate separatamente le forme a spalliera, quelle a basso fusto e a fusto.

Alberi allevati a forma di spalliera

I segni di invecchiamento si presentano così:
  • In primo luogo e frequentemente, si verifica la presenza di licheni; bisogna effettuare un trattamento in inverno, nel pieno riposo della vegetazione, con olio giallo;
  • in seguito, appare del legno morto, che si deve eliminare con la sega;
  • alla fine ci sono due possibilità:
    • che si presenti una mancanza di vegetazione sul prolungamento dei rami (a volte, anche l'indebolimento di uno o due grandi rami) e un'abbondanza di organi fruttiferi che non sempre si trasformano in frutti o, al contrario, la presenza di frutti numerosi ma piccoli;
    • o un'esuberanza di vegetazione sul prolungamento dei rami, una scarsità di frutti e la formazione di un cespuglio di rigetto del portainnesto al colletto dell'albero o di succhioni nel centro dell'albero, con la scomparsa della vegetazione alla base dei rami.
Esempio di affrancamento di una
palmetta ad "U" doppia
Nel primo caso, si deve eliminare completamente il legno morto e bisogna apportare fertilizzanti minerali più ricchi di azoto che di acido fosforico e di potassio per rinvigorire l'albero. Si dovrà eliminare il 50% degli organi fruttiferi, affinché quelli che si conservino producano frutti normali (in caso di fruttificazione). Inoltre, si devono eliminare tutti i succhioni, a meno che qualcuno non si possa utilizzare per sostituire qualche vecchio ramo. Il ritorno alla normalità può tardare 2 o 3 anni. Nel secondo caso, è più difficile intervenire, poiché spunteranno più rami a legno e succhioni quanto maggiore sarà la potatura. Conviene apportare concimi più ricchi di potassio che di acido fosforico e, soprattutto, di azoto; si elimineranno tutti i rigetti del portainnesto e i succhioni.
Nelle siepi da frutto, i rami vigorosi si guideranno a spalliera, inclinati o leggermente inarcati (incurvamento lungo senza che l'estremo sia più basso della zona dell'incurvamento). Alcuni grandi rami si accorceranno e si disporranno a spalliera inclinata, ma non si praticherà la potatura a 3 gemme. Bisogna calmare progressivamente (in 3 anni) la vegetazione delle estremità; successivamente si ritornerà ad una potatura corta.
Bisognerà soprattutto verificare che l'albero innestato su un portainnesto debole non si sia «affrancato››, vale a dire che non sia successo che 1 o 2 radici siano nate dal legno della varietà da frutto (quasi sotto l'anello di innesto), rendendo all'albero più vigore, come se fosse innestato su un portainnesto molto vigoroso, un piede franco ad esempio.
Melo cordono "affrancato". Produce germogli lunghi da 30 a 50 cm, per cui è necessario eliminare la radice che appartiene alla varietà innestata.
Se questo fosse avvenuto, perfino in alberi giovani, bisognerà eliminare completamente queste radici, disinfettare i tagli con la poltiglia bordolese al 2%, quindi applicare una pasta cicatrizzante. In questo modo, l'afflusso di linfa grezza diminuirà considerevolmente e si faciliterà la ripresa; tuttavia, non non si può sperare di ridare una forma a cordone ad un albero che aveva questa forma originariamente ma che si è trasformato in una specie di candelabro. Un albero affrancato può recuperare la sua forma solo se gli vengono tagliate le suddette radici nei 12-18 mesi successivi alla loro nascita.
Questo fenomeno dà meno problemi quando si verifica in una palmetta ad «U›› doppia (dotata di 4 rami di 2 m) piuttosto che su un cordone (che presenta solo 1 ramo di 2 m) quando il portainnesto utilizzato di norma è lo stesso (M9 o M26 per il melo e il melo cotogno, BA29 per il pero) per entrambe le forme.
Alberi allevati a fusto
Ringiovanire vecchi meli o peri è possibile ed ha un'alta probabilità di successo; bisogna procedere al loro rinnovamento, in inverno, durante il pieno riposo vegetativo. Prima si deve strappare, a mano o mediante una sega, l'edera che spesso è presente. Il legno sano, senza succhioni, deve rimanere visibile. I licheni si tratteranno in seguito con olio giallo d'inverno, dopo la potatura che si descrive di seguito. Si dovranno:
  • eliminare i rami più vecchi, quelli mal disposti, quelli che si indeboliscono o quelli che producono una vegetazione disordinata.
  • eliminare i succhioni che non si possano usare, eccetto quelli che permettano di rinnovare i rami eliminati. La potatura si pratica appena sopra un robusto succhione nato su un ramo; gli eventuali succhioni spuntati sotto si eliminano.
  • Individuare con il falcetto tutte le cavità che si sono potute formare nel tronco, a causa della rottura di un ramo grande o per l'attacco di un fungo. Si mette a nudo il legno sano, i bordi della cavità si raschiano a forma arrotondata. Questo legno ripulito andrà disinfettato con poltiglia bordolese al 2% per poi applicarvi una pasta cicatrizzante. Se il tronco non è molto grosso, si riempie di masticemai di cemento, per evitare il ristagno dell'acqua.
  • Spuntare la dozzina o quindicina di rami dell'impalcatura che sono stati conservati:
  • affinché nasca legno nuovo per lo sviluppo di un giovane prolungamento;
  • per cambiare la varietà, innestando di nuovo a corona ognuno dei rami sui quali si cercherà di conservare un tiralinfa. In questo caso, la spuntatura deve essere più drastica e si lascerà solo un moncone di circa 30 cm su ogni ramo. Questo nuovo innesto si esegue poco prima dell'inizio della vegetazione.
Si raccomanda vivamente l'apporto di un fertilizzante completo e di concime organico durante la primavera in cui si è effettuata questa diramatura di ringiovanimento. Bisognerà aspettare almeno 2 anni per veder riapparire fiori e frutti nel caso della svettatura e del reinnesto di tutti i rami, ma non è la pazienza una delle maggiori virtù del giardiniere?

Anomalie e rimedi per le potature e la disposizione a spalliera degli alberi adulti

Lamburde molto numerose

In particolare, nelle varietà molto fertili e di debole vigore: contemporaneamente si verifica assenza di ricacci vegetativi sui prolungamenti o comparsa di germogli inferiori a 15-20 cm. In questo caso bisogna:
  • aumentare l’apporto di fertilizzanti azotati (minerali ed organici);
  • raddrizzare alcuni rami secondari, troppo inclinati, negli alberi allevati come siepi da frutto;
  • eliminare uno sperone o una lamburda su due, in cordoni, palmette, eccetera.

Fruttificazione insufficiente

Cause:
Un vigore troppo forte degli alberi: in questo caso, bisogna aspettare che rallenti il vigore (negli alberi a fusto alto), accentuare le potature secche e verdi (negli alberi in piccole forme), disporre a spalliera o inclinare più rami (negli alberi allevati a siepe da frutto) ed assicurarsi che non si siano affrancati.
Il fenomeno dell'alternanza (che riguarda alcune varietà), quando non si deve alle gelate durante la fioritura, che causa una fecondazione insufficiente. Questa alternanza si frena mediante l'apporto di fertilizzanti fosfopotassici (privi di azoto), con il diradamento drastico dei frutti durante le annate di abbondante produzione e con una potatura lunga degli speroni, cosa che limiterà la nascita di nuovi rami.
Una potatura di fruttificazione sbagliata: è stata, per l'insieme dell'albero, troppo drastica e gli speroni hanno formato di nuovo del legno a partire dalle gemme latenti della loro base. L'applicazione della potatura a 3 gemme dovrà essere più rigorosa e sistematica sugli alberi in piccole forme a spalliera; l'uso di accorgimenti dev'essere più accentuato negli alberi a siepe da frutto.

Spazi privi di organi corti (rami, rametti) trai rami e le branche

Significa che la potatura ha eliminato troppi rami secondari generatori di organi fruttiferi. Bisogna tentare di farne nascere altri, praticando delle incisioni, in primavera, sopra le gemme o mediante rimessiticci del prolungamento dei rami dell'impalcatura o della sottoimpalcatura.


Succhioni numerosi nelle zone di inarcamento (palmette ad «U››) o di incurvatura (siepi da frutto) dei rami dell'impalcatura

Di norma sono sintomo di un potenziale del sistema radicale che non è soddisfatto nella parte aerea: la lunghezza globale dei rami che producono foglie e frutti non è sufficiente: la superficie attribuita ad ogni albero, se questo si alleva a spalliera, è molto limitata, oppure alcuni rami del cuore dell'albero sono mal ventilati e male illuminati, perciò si indeboliscono o funzionano in maniera insufficiente. Questi succhioni, che rivelano un'anomalia e che fungono da «valvola» per liberare l'eccesso di energia dell'insieme delle radici, si devono utilizzare per sostituire i rami danneggiati o per aumentare la lunghezza dei rami sani, qualora fosse insufficiente.

Vegetazione sulla punta del ramo

Base semispoglia, con la presenza di piccoli elementi: rametti, brindilli, speroni, rami misti, ecc., con scarsità di frutti. Questo si deve di norma alla potatura eccessivamente lunga dei rami dell'impalcatura e della sottoimpalcatura durante il periodo di formazione. È difficile modificare questa situazione. Tuttavia bisognerà provarci, praticando una diramatura, poiché il centro dell'albero è privo di aria e di luce; in inverno, è d'obbligo un accorciamento della lunghezza dei rami secondari più bassi, ma questo rientra nella tecnica di ringiovanimento degli alberi, precedentemente illustrata.
Concludendo, si deve cercare di ottenere l'equilibrio annuale della quantità di legno prodotto dai prolungamenti dei rami e la quantità di frutti che giungono a maturazione grazie a:
  • rami di vigore medio distribuiti sui rami secondari, in tutti gli alberi a fusto alto;
  • germogli di prolungamento dei rami principali e rami secondari lunghi almeno 20-25 cm, per tutte le forme;
  • assenza di succhioni nella ramatura e di ricacci ai piedi degli alberi, per tutte le forme;
  • produzioni di frutti non alterne, bensì equivalenti da un anno ad un altro, il che, come si è detto, favorisce la nascita di germogli di prolungamento per tutti gli alberi.