VERDE TIME

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domenica 4 febbraio 2018

VERDE TIME : I CINQUE SENSI IN GIARDINO



Gli alberi, e le piante in genere, vanno studiati non solo con il rigore della ragione, ma anche e soprattutto con le emozioni e con le abilità che ci vengono assicurate dai nostri sensi. Non esitiamo, dunque, ed entriamo qualche volta in giardino senza le armi in pugno, tenendo in disparte vanghe e segacci, e lasciamo che udito, vista, tatto, olfatto e gusto ci accompagnino verso una migliore conoscenza del nostro piccolo grande regno. Tutti ne trarranno beneficio: noi e le piante stesse.
Olfatto
Qui si apre una porta ampiamente sfondata da molto tempo. Il richiamo che sprigiona dalle piante profumate non lo scopriamo certamente noi. Basta osservare le persone che s’aggirano in un vivaio: dopo aver adocchiato la pianta preferita, la prima cosa che fanno è odorarla, come se ogni specie fosse dotata di un proprio aroma da scoprire nella sua specificità. In giardino sono migliaia le specie che possono regalarci questo dono divino: lavanda, rosmarino, salvia sono fra le più note ed usate. Ma non dimentichiamo anche alcuni alberi (Eucalyptus, per es.), i pelargoni odorosi ed altre categorie di erbacee, come le biennali, capeggiate da Oenothera biennis ed Hesperis matronalis. La scelta è così ampia da diventare difficile: importante è poi collocarle in giardino con discrezione, senza accostare troppi aromi, e anche con accortezza, sfruttando soprattutto le aree nelle vicinanze dell’ingresso o delle finestre.
Tatto
Senza l’aiuto degli altri sensi, siamo in grado di percepire gli oggetti che ci circondano con la superficie del nostro corpo, in particolare con la cute delle mani. Tramite la speciale sensibilità dei polpastrelli, possiamo riconoscere la forma delle cose, le loro dimensioni e anche la loro natura. In giardino, siamo talvolta un po’ restii ad usare questo formidabile strumento di conoscenza, ma sbagliamo perché così rinunciamo a tutta una serie di sensazioni davvero straordinarie che ci vengono offerte dal mondo delle piante. Ogni foglia si presenta con una sua particolare superficie e “consistenza” (lanosa, raggrinzita, scabra, vellutata, pungente e così via), cui si aggiunge un’infinita molteplicità di forme: uno scrigno in cui vale davvero la pena di affondare le nostre mani. Il settore delle aromatiche anche in questo campo emerge sopra tutti. Pensiamo per es. alle varie camomille (come Chamaemelum nobile, ecc.), che formano collinette morbide e attraenti; agli Allium, con i loro steli di colore verde fresco ed i fiori rosa o candidi; al genere Thymus, dotato di foglioline minuscole e gustose anche al solo toccarle; alle mente (Mentha), molli e suadenti. Un regno che con voce melliflua c’invita a sfiorarlo dolcemente con le dita: ‘touch me’…
Udito
Quando, per un’indisposizione improvvisa anche se fugace, perdiamo il dono dell’udito, ci sembra di essere stati tagliati fuori dal mondo e di colpo comprendiamo quale sofferenza debba provare lo sfortunato che in tale condizione si trova da quando è nato. Il mondo e la vita sono fatti anche di suoni, voci e rumori: non tutti sono piacevoli, ma di norma in giardino la sinfonia è sempre gradevole. Sediamoci comodamente sulla panchina preferita o sdraiamoci sul prato, fissiamo gli occhi al cielo (o anche chiudiamoli del tutto) e, con l’aiuto del vento o di una semplice brezza, ascoltiamo la tenera voce delle piante che ci parlano con affetto. Gli alberi, a causa della loro stessa struttura, sono i più indicati a ricoprire il ruolo degli orchestrali. I rami – lunghi, robusti e tuttavia flessibili – sono le loro braccia, mentre le foglie funzionano da veri strumenti, spesso con risultati sonori assai differenziati, in rapporto a dimensioni, forma e consistenza. Come non distinguere, per esempio, il fruscio leggero delle foglie di un faggio o di una quercia dal battito più pesante di quelle di un acero o di un platano? Il picciolo con cui le foglie di un pioppo tremulo (Populus tremula) si attaccano al ramoscello fanno sì che esse si comportino da vere e proprie nacchere, producendo un suono secco e vibrante. Il portamento di certe varietà gioca un suo ruolo nell’elaborazione del brano musicale: la struttura fastigiata di un pioppo italico, per es., non aiuta forse a generare una specie di ululato o di sibilo al passaggio di una raffica impetuosa?  Come non apprezzare, infine, il duplice gioco sonoro-visivo delle foglie di un tiglio sericeo (Tilia tomentosa), che danzano sulla pianta con le loro due facce in contrasto stridente, verde intenso sopra e bianco-grigiastro sotto?
Gusto
Anche in questo caso rischiamo di scoprire l’acqua calda, se affermiamo che il giardino deve ospitare – come ben sapevano i nostri antenati – non solo specie decorative, ma anche ‘utili’, così da poterle gustare in cucina ogni volta che lo desideriamo senza dover ricorrere al fruttivendolo o al droghiere. Tutte le piante aromatiche, già menzionate per gli altri sensi, si prestano a questo scopo, ma è giusto ricordare un’intera famiglia, le Umbelliferae, che sembra essere stata creata allo scopo di eccitare le nostre papille nei modi più diversi. Dal gustoso finocchio – che si trova anche in forme decorative, come Foeniculum vulgare‘Purpurascens’ – al cerfoglio (Chaerophyllum hirsutum e Anthriscus cerefolium), e dal coriandolo (Coriandrum sativum) da usare in pasticceria al levistico (Levisticum officinale) che migliora il sapore del bollito.
Vista
L’uso della vista, per comprendere tutto quanto accade attorno a noi, è così abituale ma anche così comodo, che gli altri sensi sono spesso retrocessi ad un compito subordinato. Sappiamo, per converso, che i ciechi, appunto per porre rimedio al loro svantaggio, sono bravissimi a sfruttare al meglio udito, olfatto e tatto. In giardino, tuttavia, anche chi non ha problemi di vista dovrebbe organizzare la disposizione delle piante in modo da poter trarre il massimo profitto dal punto di vista estetico ed emozionale. A prescindere dalle dimensioni del sito, è importante realizzare una festa creativa, non un’accozzaglia banale di colori e forme fra loro incongruenti. Uno dei primi passi è scegliere un preciso schema di colori, tale da riflettere la propria personalità. Limitando il discorso alle sole piante erbacee aromatiche (o simili) e provando un vero amore per le sfumature del rosa scuro-viola-magenta, si hanno numerose possibilità di giochi tonali mettendo a dimora DianthusCosmosNepetaLavandula, magari alla base di rose. Se invece, per dare sfogo ad un animo appassionato, la preferenza va ai colori infuocati, sarà bene impiegare le salvie ornamentali (per es. Salvia elegans) oppure le Monarda, con quei curiosi verticilli di fiori che ruotano attorno allo stelo. Gli amanti della quiete e del riposo troveranno infine una soluzione rilassante con un ampio uso di varietà sui toni del grigio-bianco: i generi Helichrysum e Artemisia la fanno da padroni su questo tema, magari con l’aiuto di specie non aromatiche, come Hosta e Cerastium. Ovviamente, il settore delle piante erbacee è talmente vasto che le scelte potranno essere infinite, mirando costantemente all’obiettivo di fare vibrare, con la vista, le corde cui siamo più sensibili.

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