Aristotele, già nel IV secolo a.C. aveva fatto osservazioni sul mondo dei vegetali. Le sue intuizioni in merito, però, non si possono considerare altrettanto vicine a quelle moderne come quelle avute in merito agli Animali. Aristotele sosteneva infatti che le Piante si fossero originate a partire da organismi animali dalle modeste dimensioni e provvisti di un gran numero di zampe i quali, a causa di una vita sempre più immobile e sedentaria, avrebbero perso le articolazioni finali andando a sostituire le funzioni vitali svolte dalla bocca.
Il primo tentativo di classificazione di cui siamo a conoscenza è l’opera in nove libri Historia Plantarum di Teofrasto (370-285 a. C.) che classificò 480 piante in base al portamento (alberi, frutici, suffrutici ed erbe) e ad alcune caratteristiche floreali.
Un altro autore dell’antichità che merita menzione fu Dioscoride (I° secolo a.C.), botanico greco autore di 5 volumi sulle piante medicinali, tradotti per secoli in tutti i paesi del mondo conosciuto: De Materia Medica.
Da citare anche l’opera Naturalis Historia di Plinio il Vecchio (I secolo d.C.), enciclopedia scientifica in 37 libri che ha costituito il compendio di riferimento della botanica (e non solo) fino all’epoca rinascimentale. Attraverso la rilettura di oltre 2000 opere, questi volumi racchiudevano tutte le conoscenze in materia dell’epoca. Buona parte della sua ricerca (libri 12-19) era dedicata in maniera specifica alle piante ed alle loro qualità officinali.
Nei secoli seguenti e per tutto il medioevo, lo studio della botanica si limitò allo studio delle proprietà delle piante medicinali, senza ulteriori apporti scientifici. Fece eccezione il botanico padovano Alberto Magno (1193 – 1280): con De vegetalibus, egli si distacca dalle opere fino allora prodotte e tramandate (talvolta con nozioni di pura fantasia), descrivendo accuratamente e con precisione le specie trattate e sviluppando, grazie all’osservazione diretta in tutta Europa, la prima teoria sulla mutabilità della specie, che molti secoli dopo verrà ripresa da Darwin. Egli propose inoltre una classificazione dei vegetali che riprendeva in parte quella di Teofrasto, e che potete vedere qui di seguito:
- Piante prive di foglie
- Piante con foglie
- Piante con corteccia e midollo
- Piante con tunica
- Erbacee con nodi
- Legnose con nodi
Nella seconda metà del XVI secolo, la botanica, con la nascita dei primi orti botanici e delle prime raccolte sistematiche di piante essiccate potè finalmente riscattarsi. Solo in quel momento, infatti, si ebbe una svolta nello studio sistematico delle piante su basi scientifiche, grazie ad alcuni botanici stimolati dalla scoperta di nuove specie in seguito all’esplorazione di nuovi continenti, che rendevano impellente una nuova classificazione: l’aretino Andrea Cesalpino (1519 -1603), il bolognese Ulisse Aldrovandi (1522 – 1605), e Gaspard Bauhin (1560 – 1624) di Basilea, che pubblicando Pinax theatri botanici (1596), introdusse elementi di riflessione sulla classificazione delle piante seguita fino ad allora, cercando di individuare dei gruppi omogenei di piante tenendo conto delle loro somiglianze.
Successivamente il naturalista inglese John Ray (1628-1705) propose un nuovo sistema di classificazione, che prendeva in considerazione il più grande numero possibile di caratteristiche morfologiche dei fiori e delle foglie. Ne seguì l’ideazione del termine famiglia da parte di Pierre Magnol(1638-1715) che classificò 76 famiglie di piante, mentre il concetto di genere e specie fu introdotto da Joseph Pitton de Tournefort (1656-1708) che stabilì una classificazione dei vegetali in base alla struttura dei fiori.
Ma fu soltanto nel Settecento con la fondamentale figura del botanico svedese Carl von Linné (Råshult 1707 – Uppsala 1778) che si venne sviluppando una vera e propria ricerca scientifica sul mondo vegetale, con particolare riguardo alla classificazione delle piante. Nel 1735 con l’opera Systema naturae, Linneo espone per la prima volta i suoi criteri di classificazione tassonomica dei regni animale, vegetale e minerale.
Tuttavia, l’opera che influenzò maggiormente i botanici fu Philosophia botanica, pubblicata nel 1751, nella quale Linneo affermava che le specie vegetali, facendo parte del progetto divino del creato, erano classificabili secondo un sistema immutabile fondato sulle loro caratteristiche. Era dunque possibile ricostruire le relazioni interne e le differenze fra varietà, specie, generi, ordini e classi. Partendo da questa regola tassonomica, Linneo introdusse il sistema di nomenclatura binomiale: ciascun essere vivente poteva essere identificato e descritto conoscendone soltanto il genere e la specie, utilizzando due nomi in lingua latina.
Altro importante botanico del XVIII secolo è Georges-Louis Leclerc di Buffonche pubblicò dal 1746 al 1762 Histoire naturelle. Buffon non condivideva la classificaione di Linneo perché la trovava troppo schematica e pensava che non desse ragione delle specie intermedie rispetto alle principali e più note. Ciò dipende dal fatto che egli aveva anticipato in qualche maniera idee evoluzioniste e alcuni studiosi vedono in lui un vero pre-evoluzionista.
Alla classificazione introdotta da Linneo sono state apportate numerose modifiche in varie epoche, tra le quali, una delle più recenti è dovuta a Cronquist (Sistema Cronquist, 1981-1988), che propose la seguente schematizzazione:
- Regno
- Divisione
- Classe
- Ordine
- Famiglia
- Genere
- Specie
Sono stati già proposti peraltro ulteriori raffinamenti (per esempio Judd, anni ’90).
L’approfondimento degli studi di genetica ha dato sempre più spazio allo studio filogenetico nella classificazione dei vegetali e degli esseri viventi.
Ma il sistema classificatorio di Linneo, anche se riveduto ed aggiornato, costituisce ancora oggi il fondamento della classificazione del regno vegetale (e non solo). Successivamente altri studiosi introdussero nuovi generi e specie e, dovendoli diversificare da quelli stabiliti da Linneo, si decise di aggiungere al binomio latino anche l’abbreviazione del cognome del naturalista coniatore: per Linneo la sola lettera elle maiuscola L. .
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