Oggi lasciamo da parte le consuete piante che non fanno altro che star lì, a prendere il sole immobili, con statuesca flemma, come oziose signore in spiaggia. Questa volta mi soffermerò su piante che hanno una capacità singolare: si muovono. Oh si. Oggi parlerò delle bellissime piante carnivore. Questa sorprendente categoria ha imparato in milioni di anni, con la solita pazienza buddista tipica delle piante, a muoversi piuttosto rapidamente.
Le piante carnivore sono veramente affascinanti, perché sono tante e perché ne esistono di tantissimi generi diversi. Tutte sono accomunate dal fatto che hanno bisogno di mangiare qualche malcapitato insetto per vivere, ma il modo in cui lo fanno è molteplice. Si passa dalle spaventose, si fa per dire, “mascelle” della Dionea ai colorati, splendidi “tentacoli” delle Drosere fino alle efficaci trappole delle Sarracenie.
E’ un mondo a parte, per appassionati e collezionisti. Ma se si ha la voglia di entrarci è veramente foriero di soddisfazioni. Con le piante carnivore si possono passare un paio di anni esaltanti, costruendo terrari, facendosi spedire semi e andando alle esposizioni strapiene di piante splendide e anche di figuri un pò fanatici. Dopo due anni di passione l’amore comincia a vacillare, inizia a essere dura per i comuni mortali stare dietro alle esigenti carnivore, s’iniziano a rimpiangere le più docili e placide piante classiche, si riapprezza improvvisamente le doti meno appariscenti del resto del regno vegetale: il sensuale profumo di una rosa, la gentile delicatezza di un’aquilegia o la vigorosa bellezza di un glicine. Un po’, se mi si passa l’ardito paragone, come essere fidanzati con un partner frenetico, che non si ferma un attimo e che vuole tutta la tua attenzione… dopo i primi tempi di elettrica passione, semplicemente, spontaneamente, ci si stufa di tutta questa foga e si ha voglia di qualcosa di più rilassante e affidabile. Per carità, poi c’è gente che ci passa la vita con le sue piante carnivore (e magari pure con il partner esagitato), e, perfettamente felice, le cura, le osserva e medita sulle miserie umane così lontane da lui, che è così profondamente immerso nel suo mondo di incolpevoli piante omicide.
La definizione “pianta carnivora” non è botanica, nel senso che non comprende una sola famiglia o un solo genere. Ne include molti, filogeneticamente assolutamente lontani tra loro, solo accomunati dal fatto di dover ingurgitare insetti per campare. Per questo motivo le carnivore possono essere completamente differenti l’una dall’altra. Ne esistono più di 500 specie e sono diffuse in tutto il mondo, anche in Italia.
Sicuramente le più affascinanti sono quelle appartenenti alla famiglia delle droseracee in quanto capaci di giocosi movimenti, quasi veloci, davvero divertenti da osservare.
Perché si muovono? Chi glielo fa fare? Domande legittime. Tutte le altre piante se le pongono. Con stupore e una punta di disprezzo guardano le loro frenetiche parenti e si chiedono se non siano più vicine agli animali (che è l’insulto di gran lunga peggiore che le piante si possano fare tra loro) che ai vegetali. In realtà la spiegazione è semplice. Bisogna partire dal presupposto che le piante, tutte le piante, per campare hanno bisogno di tre cose: luce, acqua e vari elementi chimici che stanno disciolti nel terreno. Tutto cominciò milioni e milioni di anni fa. Le antenate carnivore andarono stoltamente a colonizzare suoli poveri, completamente privi di sostanze nutritive. La situazione non era bella, il panico iniziava a diffondersi nella comunità, varie riunioni notturne per trovare la soluzione si rivelarono infruttuose. La società carnivora passava le giornate a pensare “dove diavolo possiamo trovare i sali minerali che ci servono? Deve esserci una soluzione, deve… mmm” Pensa che ti ripensa, rimugina che ti rimugina, la soluzione come il lampo balenò nei cloroplasti dei nobili antenati: “ negli insetti ! certo gli insetti sono composti da tutti gli elementi di cui abbiamo bisogno ! evviva, siamo salvi !”. “Sì grande idea”, replicò qualcuno, “ma come gli acchiappiamo questi abominevoli insetti, con il Vape?” ( a quei tempi le piante sapevano essere molto sarcastiche ). Già, era un problema. Ma pensa che ti ripensa, rimugina che ti rimugina, la soluzione anche questa volta si materializzò in un lampo…
Dunque, di radici ben infisse nel terreno non se ne può fare a meno - servono per i beveraggi - quindi di iniziare a saltellare come indemoniati per la foresta in caccia di mosche non se ne parla. Una pianta particolarmente sveglia ragionò sul fatto che per catturare insetti, se si è una pianta, il metodo migliore è quello di restare immobili e aspettare che questi beoti si posino sulle foglie per poi fare in modo che rimangano intrappolati. Diffuse il suo progetto, che in effetti, essendo molto sensato, piacque molto. Da allora fino ad oggi le piante carnivore si specializzarono nell’attirare insetti, nell’intrappolarli e nel digerirli. Non fu cosa affatto facile, ci vollero milioni di anni, milioni di eroici tentativi falliti e, ahimè, milioni di morti. Ma non disperatevi troppo! la crudele legge della Selezione naturale è il motore della biodiversità e senza essa saremo tutti ancora consimili delle amebe.
Ogni famiglia di piante carnivore attua il suo malefico piano di predazione in maniera diversa. Le Sarracenia e i Nepenthes attirano le prede nei loro coni, detti ascidi, dove rimangono intrappolate prima di annegare. Le Dionaea hanno le foglie modificate in due valve che, quando stimolate sulla loro superficie interna, si serrano sulla vittima. Le Drosera hanno foglie appiccicose che si piegano sull’insetto quando esso rimane invischiato. Le Utricularia, infine, hanno delle sacchette vuote che aspirano gli artropodi acquatici che si avvicinano troppo.
Parlo adesso delle piante carnivore italiane. Sul nostro territorio ne sono presenti tre generi: le drosere, le utricularie e le pinguicole. Le più facili da osservare in natura sono le Drosere, non perché siano più diffuse, ma semplicemente perché amano raggrupparsi in luoghi precisi. Crescono infatti solo ai bordi delle torbiere. Dove il suolo è asfittico e acido, formano delle graziose comunità che per il loro ipnotico sfavillio rossastro sono facilmente individuabili.
Una raccomandazione importante: le Piante carnivore sono specie rara e protetta, non vanno quindi raccolte o estirpate dal loro ambiente naturale. Sia per ovvi motivi ambientali sia per le meritate, salatissime multe a cui si andrebbe incontro. Negli ultimi anni sono diventate facili da reperire anche nei vivai non specializzati e stanno inoltre diventando abbastanza economiche. Quindi se volete averne qualcuna per casa, che stia tutto il giorno teneramente intenta ad azzannare insetti, non c’è nessun motivo che vi possa spingere a sottrarla, poveretta, al suo ambiente naturale.
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