Il genere Scutellaria conta alcune decine di specie di piante perenni, o piccoli arbusti, diffusi in Europa, Asia e America; si tratta di piante appartenenti al genere delle lamiaceae, ovvero strettamente imparentate con la menta, come si può ben capire osservandone attentamente i fiori. La specie più diffusa in coltivazione in vivaio è Scutellaria costaricana, originaria dell’America centrale, e del Costarica, come suggerisce il nome botanico. Si tratta di una pianta dalle grandi foglie rugose, di colore scuro, lisce e non eccessivamente coriacee; il fusto delle scutellarie presenta sempre una sezione quadrata, ed è rigodo e non eccessivamente ramificato. Scutellaria costaricana produce, all’apice dei sottili fusti, dei grandi racemi, costituiti da lunghi fiori tubolari, di colore rosso acceso, disposti a formare una specie di ciuffo, molto vistoso. Tutte le scutellarie producono fiori dalla forma simile, ma i colori si addicono di più a quelli della menta, ad esempio S. alpina ha fiori di colore rosa e crema, disposti in spighe; s. baicalensis (originaria delle zone vicine al lago Bajkal) ha fiori di colore viola acceso, molto particolari, anche questi disposti in lunghe spighe all’apice dei sottili rami. Mentre le specie europee ed asiatiche hanno un comportamento da piante perenni, ovvero durante i mesi freddi la parte aerea dissecca, S. costaricana spesso mantiene il fogliame per tutto l’arco dell’anno, ma solo quando le condizioni di coltivazione sono favorevoli.
Questa pianta, con il passare dei mesi, può divenire un piccolo arbusto, alto fino a 45-50 cm, producendo anche molte ramificazioni. La gran parte delle scutellarie si sviluppano in zone montuose, quindi sono abituate a temperature invernali abbastanza basse, ed a un clima fresco e umido, e non alle afose giornate estive; anche la specie originaria del Costarica può sopportare il freddo, anche se le gelate più intense tendono a rovinare tutta la pare aerea della piata. Di solito questa perenne viene coltivata all’aperto solo nei mesi caldi, e viene ritirata in appartamento o in serra all’arrivo del gelo, in ottobre o novembre. Per questo motivo vengono coltivate prevalentemente in vaso, anche se è possibile produrre piccole aiole con le piante giovani, che andranno però protette dal gelo, o rimosse e spostate in vaso all’arrivo del freddo a fine autunno. Preferiscono posizioni ben luminose e ventilate, ma non esposte alla luce solare diretta, se non nei mesi più freddi o nelle ore più fresche del giorno. Una buona luminosità è necessaria per garantire una fioritura prolungata e costante, quindi le scutellarie vengono tenute in genere a mezz’ombra luminosa, in modo che godano di una certa quantità di luce solare; i raggi solari però, soprattutto in estate, dovranno raggiungerle solo nelle prime ore del mattino, altrimenti ci troveremo con piante dall’aspetto bruciacchiato. Per svilupparsi e crescere necessitano di un terreno acido, e fresco, quindi si interrano in un composto costituito da torba, o terriccio specifico per piante acidofile, mescolati con poca corteccia sminuzzata, che è molto utile per mantenere una buna quantità di umidità. Le annaffiature saranno molto regolari, nel tentativo di mantenere il terreno umido, ma non bagnato o inzuppato di acqua.
Per fare in modo che le piante risultino sempre sane e rigogliose, è consigliabile rinvasarle, almeno ogni due anni, in autunno; se le piante sono state poste in piena terra, spesso si sfrutta il fatto di doverle ritirare in luogo protetto, estirpandola dal terreno e ponendola in vaso. Le piante ancora in vaso invece necessitano di essere rinvasate, utilizzando un contenitore leggermente più grande rispetto al precedente. Queste piante tendono, se non coltivate al meglio, a smettere di fiorire, quado questo accade senza che si riesca a modificare il luogo di coltivazione, in genere si cerca di stimolare lo sviluppo potandola a circa 5-7 cm dal terreno, in modo che sviluppi nuove ramificazioni, e nuovi racemi, l’anno successivo. Piante in salute e coltivate in modo corretto possono invece continuare a fiorire per tutto l’anno, anche nel periodo invernale, quando sono ricoverate in serra o in appartamento. In questi casi, è consigliabile evitare di potare le piante, se non per rimuovere parti danneggiate, o scarsamente sviluppate.
Non sempre si comportano da piante dalla lunga vita, per questo motivo molti coltivatori tendono a conservarne i semi, da seminare in autunno in letto caldo, in modo da avere ogni anno nuove piante da coltivare; questo metodo si utilizza speso anche per avere nuove piante da posizionare nelle aiole all’aperto: l’aiola si prepara con le giovani piantine, in primavera; a fine autunno le piante si lasciano dissecca e si sostituiranno la primavera successiva con le nuove piante ottenute da seme. Da sempre l’uomo ha utilizzato le erbe come ingredienti curativi; oggi si sente spesso parlare di medicina ayurvedica, o di medicina cinese, ma in effetti anche le popolazioni europee, anticamente, utilizzavano tantissime piante per curare i più vari sintomi; e anticamente i primi botanici erano medici (anche Linneo), in quanto le piante erano i principali strumenti di qualsiasi medico europeo. Gran parte delle piante che venivano utilizzate anticamente, hanno nei secoli svelato di contenere numerosi principi attivi, utili nella cura di diverse tipologie di affezioni, dalle semplici contusioni fino al cancro. Non si tratta di magia o di strani riti, anzi, anche l’industria farmaceutica trova da sempre nella natura i suoi prodotti, che poi sintetizza in laboratorio, per cercare di eliminarne gli effetti indesiderati, per migliorarne l’efficacia, o per rendere un principio attivo raro ed introvabile, disponibile anche per la casalinga di Verbania, nonostante forse in origine si trattasse dell’estratto della radice di una rara orchidea asiatica. Anche al giorno d’oggi le case farmaceutiche inviano botanici nelle foreste inesplorate, alla ricerca di nuovi principi attivi.
Anche la scutellaria presenta nelle sue radici dei principi attivi interessanti; in particolare è la specie baicalensis la specie che più interessa ai medici; già utilizzata anche nella medicina cinese tradizionale, questa pianta contiene alcuni principi attivi antiinfiammatori, che negli studi degli ultimi anni sembra possano avere anche effetti anticancerogeni.
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