Il termine “fertilizzazione” si riferisce a delle procedure che tendono migliorare la composizione del terreno ed a renderlo più adatto alla crescita della pianta. Fertilizzare vuol dire, dunque, rendere fertile il terreno. In un termine più ampio, la fertilizzazione comprende tutte quelle tecniche colturali che puntano a migliorare le caratteristiche del terreno e a nutrire le piante. In tal senso, concimazione e fertilizzazione sono sinonimi. La fertilizzazione, a differenza della concimazione, si avvale sia dell’uso di concimi, detti anche fertilizzanti, che dell’esecuzione di specifiche tecniche colturali che rendono il terreno idoneo alla coltivazione delle piante. La fertilizzazione tramite uso di fertilizzanti ha anche uno scopo nutritivo, serve, cioè a fornire alle piante le sostanze fondamentali alla loro crescita, mentre la fertilizzazione colturale utilizza pratiche di spostamento, sollevamento e miscelamento del terreno al fine di renderlo più “morbido” e più ricettivo alla messa a dimora delle piante. La somministrazione di fertilizzanti al terreno non serve solo nutrire le piante, ma anche a migliorare la composizione del terreno ed correggerne eventuali squilibri chimico fisici. In base all’effetto che avranno sul terreno e sulle piante, si utilizzeranno fertilizzanti nutritivi, correttivi o ammendanti. La composizione di questi fertilizzanti, a prescindere dalle loro finalità, può essere sia chimica che naturale.
Fertilizzanti per nutrizione
I fertilizzanti per la nutrizione delle piante, sono dei composti, detti anche concimi, che si somministrano al terreno e alle piante al fine di fornire tutte le sostanze principali allo sviluppo vegetale. Possono essere chimici o naturali e contengono i principali elementi nutritivi delle piante, ovvero azoto, fosforo e potassio, chiamati anche macroelementi, ed altri minerali non fondamentali nel processo di nutrizione ( ferro, zinco, magnesio, calcio, boro, ecc.), chiamati microelementi, ma comunque importanti per il normale svolgimento delle funzioni metaboliche delle piante, quali la fotosintesi clorofilliana, la sviluppo dei fiori ed il rafforzamento dell’apparato radicale. Le esigenze nutrizionali di base delle piante sono simili ed i concimi con macroelementi a formula NPK sono quelli che non possono mancare nel processo di fertilizzazione nutritiva delle specie che si desidera coltivare. L’importante è conoscere le esigenze e le caratteristiche delle singole piante per non sbagliare nel dosaggio dei fertilizzanti. La somministrazione di questi prodotti avviene solitamente in due periodi dell’anno, a primavera e in autunno, mentre va sospesa nel periodo invernale. La combinazione dei vari elementi nutritivi cambia in base alla specie coltivata ed al periodo di somministrazione del prodotto. Usando le indicazioni riportate sulle confezioni dei fertilizzanti, difficilmente si potranno commettere errori di somministrazione, a patto di usare il fertilizzante giusto. In commercio esistono, infatti, fertilizzanti chimici o naturali per piante a fiore, per piante da frutto e per foglie verdi. Una maggiore concentrazione di azoto, ad esempio, migliora la colorazione delle foglie, mentre una fertilizzazione potassica migliora il colore dei petali.
Fertilizzanti correttivi
I fertilizzanti correttivi, come dice il termine, sono usati per correggere la composizione chimico fisica del terreno. Non tutti i substrati sono adatti alla crescita delle piante. I terreni troppo duri e calcarei, ad esempio, impediscono alle radici delle piante di assorbire correttamente le sostanze nutritive somministrate con i concimi. Prima della messa a dimora delle colture, i terreni “difficili” si possono correggere con fertilizzanti a funzione correttiva. In quelli troppo calcarei si potranno aggiungere fertilizzanti a base di sostanze acide che abbassano in Ph del terreno, in quelli troppo acidi, al contrario, si potranno usare fertilizzanti a base di calcio, che alza il Ph del terreno. I fertilizzanti possono avere anche una funzione ammendante, cioè di miglioramento e di ricostituzione delle caratteristiche del terreno che magari si sono depauperate a seguito del raccolto. Durante questa fase colturale, il terreno può presentare scarsità di macro e microelementi, mostrandosi poco adatto alla messa a dimora delle nuove colture.
Fertilizzanti chimici
I fertilizzanti chimici sono ottenuti da procedimenti di lavorazione industriale. Sia i macro che i microelementi vengono sintetizzati esclusivamente attraverso procedimenti chimici. Questo metodo di lavorazione permette di avere composti in forma liquida, granulare o in polvere. Questi prodotti possono essere semplici, cioè composti da un solo minerale, o complessi, cioè composti da più sostanze. I concimi chimici più utilizzati sono quelli a formula NPK ( azoto, fosforo, potassio) con aggiunta di microelementi. La disponibilità delle sostanze nutritive viene garantita dall’apposita formulazione chimica del prodotto, perché il solo composto minerale sintetizzato chimicamente non sarebbe assorbito dalle piante. Le possibilità di assorbimento sono possibili grazie alla combinazione di altri elementi chimici che danno vita ai nitrati, ai cloruri, ai solfati ed all’urea. In base al minerale prevalente nel composto si avranno fertilizzati azotati, fosfatici e potassici, che, combinati ad altre molecole, daranno vita rispettivamente ai nitrati ed all’urea di azoto, ai cloruri ed ai solfati di fosforo e di potassio. I vantaggi dei fertilizzanti chimici sono il basso costo e la facilità di trasporto. Di contro, queste sostanze hanno un elevato impatto ambientale e un discreto, se non notevole, effetto inquinante che altera la composizione del terreno privandolo dei suoi principali costituenti chimico fisici. I nitrati, ad esempio, sono ritenuti responsabili dell’inquinamento delle falde acquifere. Nonostante questo, la chimica offre anche dei fertilizzanti con proprietà ammendanti e correttive, cioè con effetti che migliorano la qualità del terreno. Tra questi ricordiamo l’acido vinilacetato maleico, i sali ferrici, la calciocianamide, il nitrato di calcio, il solfato ammonico e potassico, il cloruro potassico e il perfosfato minerale.
Fertilizzanti naturali
I fertilizzanti naturali sono ricavati da sostanze organiche lavorate tramite procedimenti naturali. Questi fertilizzanti, detti anche biologici, sono ottenuti da sostanze esistenti in natura che hanno subito processi di trasformazione organica ad opera di microrganismi e di fattori ambientali. Molti fertilizzanti biologici sono ottenuti da scarti vegetali e animali, che vengono sottoposti a processi di fermentazione o di essiccazione naturale. Qualsiasi fertilizzante sottoposto a procedimenti di lavorazione industriale perde la sua caratteristica di naturalità rientrando nella categoria dei concimi chimici o minerali. In commercio esistono concimi chimici arricchiti da sostanze naturali. In tal caso l’indicazione di fertilizzante biologico non è corretta, mentre si parla più specificamente di concime integrato. I fertilizzanti disponibili in natura sono tantissimi. Tra i più comuni ricordiamo lo stallatico o il letame, appositamente venduto da aziende specializzate perché ormai difficilmente reperibile nelle stalle. Lo stallatico è considerato il più efficace concime naturale per il suo apporto bilanciato di azoto, fosforo e potassio e per la sua quota di microelementi che produce un buon effetto correttivo ed ammendante del suolo. La fertilizzazione del terreno e delle piante può avvenire anche con altre sostanze del tutto presenti in natura, come l’argilla e la sabbia, che possiedono effetti correttivi, ma anche con il sangue essiccato di animali, l’humus e il compost, dotati di elevate proprietà nutritive.
Humus
L’humus è il principale fertilizzante naturale. Lo si ritrova su suoli e terreni forestali o di paludi e si forma dalla decomposizione di sostanze vegetali ( resti di piante, legna, foglie e fiori secchi) ad opera di microrganismi. La decomposizione si compie in maniera del tutto spontanea, portando alla scissione delle molecole vegetali in carbonio ed in altri elementi nutritivi. Il processo di decomposizione può avvenire in ambienti diversi ( secchi o umidi) dando vita a fertilizzanti con differenti proprietà. La scissione dei materiali organici da parte dei batteri porta alla formazione delle torba, composto naturale usato nella preparazione dei terricci per vasi. La torba non solo è nutriente ma possiede anche proprietà ammendanti. Da questo composto si forma il carbone. La formazione della torba avviene dalla decomposizione di resti vegetali immersi in acqua. Oltre alla torba nera esiste anche quella bianca, senza azoto e sali minerali, usata per la concimazione delle piante carnivore. Nelle foreste e nelle praterie si forma, invece, l’humus calcico, mentre nelle paludi, quello acido. Questo composto possiede notevoli proprietà correttive ed ammendanti del suolo, consentendo un miglior assorbimento dello sostanze nutritive da parte delle piante.
Compost
Il compost è un fertilizzante naturale che, come l’humus, si forma dalla decomposizione di sostanze di scarto. A differenza dell’humus però, la decomposizione avviene tramite procedimenti umani( non industriali o chimici) che ricreano ambienti favorevoli allo sviluppo di microrganismi decompositori di materia organica. Il compost si può ottenere dalla decomposizione di rifiuti vegetali ed alimentari, come avanzi dei pasti, bucce della frutta, foglie e piante secche, legna, resti di insetti ed animali. Tutte le sostanze di scarto vengono collocate in appositi impianti, detti di compostaggio, dove in particolari condizioni di temperatura, umidità ed aerazione, si sviluppano dei microrganismi in grado di scindere gli scarti in molecole più semplici contenenti carbonio, azoto, fosforo e potassio. Il compost si può ottenere anche con il fai da te ricorrendo a dei procedimenti detti cumulo e compostaggio di superficie. Il compost per cumulo si ottiene triturando degli scarti organici (fiori secchi, paglia, fondi di caffè, foglie e gambi dei legumi, frutta, ecc.) a cui va aggiunta della legna per migliorare il processo di decomposizione. Il mucchio, tritato a mano o con un tritatutto, va arricchito con del letame, che potenzia la componente nutritiva del compost. Il materiale va collocato in uno spazio ben areato, ma protetto sia delle alte temperature che dall’umidità. In caso di caldo, il compost va umidificato, mentre in caso di pioggia eccessiva va coperto per evitare lo sviluppo di muffe dannose. Il compost per cumulo si ottiene con gli stessi metodi del compostaggio di superficie, solo che il materiale tritato viene fatto decomporre ai piedi delle piante. Per garantire una buona aerazione è consigliabile rimestare spesso il mucchio, mentre il terreno va adeguatamente zappato prima della collocazione del futuro compost.
Metodi fertilizzanti
La fertilizzazione si avvale anche di determinate pratiche colturali che migliorano le proprietà chimico fisiche del terreno e lo rendono più adatto alla coltivazione delle piante. Tra queste pratiche ricordiamo l’aratura e il sovescio. Nel primo caso il terreno va zappato e rivoltato in zolle. Questa operazione rende il suolo più areato favorendo lo sviluppo di microrganismi che stimolano un miglior assorbimento delle sostanze nutritive. Il potenziamento della capacità di assorbire le sostanze nutritive viene fornito anche dal sovescio, ovvero dall’interramento di colture speciali che rendono più fertile il suolo. Questa pratica migliora l’assorbimento dell’azoto nitrico presente nell’atmosfera ed evita anche il fenomeni di erosione e dilavamento che privano spesso il terreno delle sostanze utili alla nutrizione delle piante.
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