VERDE TIME

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lunedì 31 maggio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: FIORE DI LOTO

 

Il fiore di loto è un bellissimo fiore, considerato sacro nell’induismo e nel buddismo e che, nel tempo, si è caricato di significati molto profondi anche nella cultura occidentale. Non a caso è uno dei simboli floreali più richiesti nell’arte del tattoo.

Il fiore di loto è una pianta acquatica che produce fiori molto belli e vistosi. Conosciutissima per le sue qualità estetiche, è una pianta commestibile in tutte le sue parti ed e è molto utilizzata nella cucina di tradizione asiatica.

È, inoltre, una pianta molto interessante anche in ambito scientifico, che ne ha studiato la capacità di respingere microrganismi e granelli di polvere. Infatti, le foglie del fiore di loto sono idrorepellenti, ossia l’acqua non le bagna, e autopulenti. Questo ha dato il nome all’”effetto loto”, cioè la capacità di un materiale di mantenersi pulito autonomamente attraverso le gocce d’acqua, che raccolgono le sporco e scivolano via. Il fiore di loto appartiene alla famiglia delle Nelumbonacee ed ha origini antichissime. Era infatti presente sulla terra già 80 milioni di anni fa.

A questa famiglia appartengono solo due specie: la nelumbo nucifera, proveniente dall’Asia e l’Australia, e la nelumbo lutea, originaria dell’America centro-meridionale. Queste specie sono anche state incrociate per ottenere ibridi diffusi sia a scopo ornamentale, che come fonte alimentare.
Fiorisce da giugno a settembre, aprendo i suoi fiori durante il giorno per tre giorni consecutivi.

La nelumbo nucifera, nominata anche fiore di loto indianoloto sacro o loto asiatico, è la specie più conosciuta ed è utilizzata sia per scopi decorativi che in ambito alimentare e cosmetico.

Il fiore di loto indiano è una pianta erbacea acquatica perenne di considerevole dimensione.
Cresce molto velocemente all’interno di stagni e paludi ai quali si ancora attraverso un lungo rizoma strisciante.



Ha grandi foglie carnose rotondeggianti e di consistenza cerosa, dal diametro di 20-60 cm, di colore verde, che emergono dall’acqua per più di un metro, grazie a lunghi piccioli fistolosi.

fiori sono solitari e molto decorativi, con un diametro anche di 20 cm e un caratteristico odore simile all’anice. Spuntano dall’acqua e spiccano sulle foglie attraverso un lungo peduncolo eretto, che le spinge verso l’alto. Hanno un colore roseo e sfumature bianco-giallastre.

frutti sono piccoli ovuli legnosi all’interno dei quali è contenuto il seme. Quest’ultimo ha la caratteristica di rimanere vitale per moltissimo tempo: nel 1994 si è riuscito a far germinare un seme di loto di 1300 anni, trovato in un lago ormai essiccato in Cina nord-orientale.

Il fiore di loto indiano trova largo impiego in ambito cosmetico e culinario. Le foglie più grandi vengono utilizzate per avvolgere gli alimenti o, insieme ai fiori, per la preparazione di tè e infusi, mentre i rizomi vengono impiegati come condimento e le radici fritte.

Nella medicina popolare indiana, grazie alle sue proprietà astringenti e rinfrescanti, viene utilizzato per contrastare le emorragie e curare vomito, diarrea o infezioni da vermi.

Ma più interessante è la simbologia legata al fiore di loto, che è un fiore sacro sia per la religione induista che per quella buddhista.

Le divinità indiane vengono raffigurate sedute su grandi fiori di loto in mezzo all’acqua, in atto di meditazione, o mentre stringono tra le mani il fiore della pianta.

Nella filosofia buddhista, il fiore che galleggia sopra l’acqua e la sua capacità di mantenersi sempre pulito, pur affondando le sue radici nel fango, rappresentano l’elevazione spirituale del corpo e della mente e la sua purezza, contrapposta all’attaccamento a al desiderio, considerati infimi e sporchi come l’acqua fangosa che ospita la pianta.

Oltretutto il seme e il frutto del fiore di loto nascono nel medesimo periodo, esattamente nella primavera tarda, e questo è il concretizzarsi delle leggi buddiste su causa ed effetto.

La nelumbo lutea, comunemente chiamato loto giallo o loto americano, è una specie è molto rustica, capace di resistere anche ad un drastico abbassamento delle temperature.

Cresce spontaneamente in laghi e paludi, e in tutte le zone con una forte umidità e soggette a inondazioni. Ha radici ancorate nel fango e foglie dal diametro di 35-45 cm, fornite di un picciolo che può estendersi fino a due metri e che, insieme ai fiori, emergono dalla superficie dell’acqua.



La pianta matura può avere un’altezza che varia da 80 a 150 cm.
Fiorisce in tarda primavera, fino a tutta l’estate e si presenta con fiori profumati di colore giallo pallido o bianco, con 22-25 petali e un diametro che va dai 18 ai 28 cm.

Non sono note proprietà terapeutiche o cosmetiche per il loto americano e, pertanto è utilizzato a scopo soprattutto ornamentale e alimentare, poiché anch’esso è commestibile.

Anche se originario di altri paesi con un clima diverso dal nostro, puoi coltivare il fiore di loto anche nel tuo giardino, in una vasca o un laghetto artificiale.



Infatti, pur avendo delle esigenze specifiche, è una pianta abbastanza resistente e, anche se l’acqua in inverno dovesse ghiacciare in superficie, riprenderà il suo aspetto florido nella bella stagione.

  • Il fiore di loto ha bisogno per 2- 3 mesi di una esposizione costante alla luce diretta e di una temperatura compresa tra i 24° e i 30°. Inizia pertanto la tua coltivazione in primavera, così da avere temperature alte in attesa che sbocci in estate.
  • Procurati una vasca o un vaso abbastanza capiente, proporzionati alla varietà di fiore di loto che hai scelto di coltivare. Indicativamente, la capienza del contenitore dovrà essere almeno di centosettanta litri.
  • Riempi il fondo con torba scura o del terriccio argilloso specifico per laghetti artificiali e riempi con acqua tiepida.
  • Poggia il tubero sul pelo dell’acqua, in modo che vi galleggi, e sostituisci l’acqua ogni 4-5 giorni.
  • Quando vedrai comparire sul tubero delle zone verdi, ancoralo al fondale con un sasso, senza interrarlo.

Anche se in genere la coltivazione dei fiori di loto a partire dal seme non offre risultati garantiti, puoi anche provare con questa tecnica.

  • Per prima cosa metti i tuoi semi in acqua e, se questi affondano puoi avere più probabilità che attecchiscano, mentre, se galleggiano, probabilmente non germineranno.


  • Sistema almeno una dozzina di semi in un recipiente con acqua non calcarea e cambia l’acqua un paio di volte al giorno.
  • Verso il terzo giorno noterai che i tegumenti dei semi iniziano a creparsi. Allora, scarnificali delicatamente a mano ed agevola l’uscita dei cotiledoni.
  • Prendi un secchio, metti qualche centimetro di torba sul fondo, riempilo d’acqua e posizionalo in pieno sole.
  • Sporca solo un poco con la torba i semi, in modo che non tornino a galla, ma non rimangano sepolti sotto la torba, e mettili nel secchio.
  • Dopo circa due settimane compariranno delle seconde foglie galleggianti.
  • Generalmente, su una dozzina di semi, solo un quarto circa avranno una buona riuscita.
  • Ora puoi trapiantare il tuo fiore di loto nella destinazione definitiva. Nel farlo, trasporta anche un poco di torba, così sarai sicura di non danneggiare il tubero.


Il fiore di loto viene spesso confuso con altre piante acquatiche simili, che sono in realtà ninfee.
È il caso della Nymphaea alba, chiamata infatti volgarmente “loto bianco” o “ninfea bianca” e della Nymphaea caerulea, nota con i nomi comuni di “loto blu” o “loto egiziano“.

domenica 30 maggio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO : LANTANA PIANTA DAL PARTICOLARE FASCINO

 

Le piante del genere Lantana, appartenente alla famiglia delle Verbenaceae, sono molto amate come piante ornamentali, sono piuttosto diffuse in Italia e hanno alle spalle una storia davvero importante.

Nel diciottesimo secolo la Lantana era un’autentica icona per quel che riguarda le coltivazioni in serra, e il fatto che così tanti appassionati ne fossero innamorati ha portato alla creazione di nuove varietà. Oggi si contano circa 140 specie di Lantana, è dunque evidente che tale pianta può essere “declinata” in tanti modi differenti, e tra le più gettonate si segnala la Lantana Camara.



Tra le specie di Lantana figurano piante perenni con foglie caduche, sempreverdi, piante arbustive, e ciò rende ancor più evidente il fatto che tale pianta possa presentare le peculiarità più disparate.

Anche a livelli di portamento le possibilità sono tantissime, si spazia infatti dal portamento prostrato fino al portamento eretto, con altezze che possono raggiungere addirittura i due metri. Si può affermare senza esitazioni che la pianta Lantana sia davvero molto affascinante, e che sia una scelta perfetta per chi vuol ricreare, nei propri spazi aperti, degli angoli di natura particolarmente briosi e vivaci.



È soprattutto nel periodo primaverile che la Lantana raggiunge il culmine della sua bellezza, e non c’è da stupirsi se i suoi bellissimi fiori attireranno delle splendide farfalle; nei mesi più freddi, invece, la fioritura tende a venir meno. I fiori sono sicuramente il principale punto di forza di questa pianta: piccoli e graziosi, essi possono sfoggiare diverse tonalità di colore, e non bisogna assolutamente stupirsi di notare, sulla medesima pianta, differenti cromie.

In zone temperate quali quelle italiane le piante di Lantana producono fiori quasi tutto l’anno, per questo motivo queste specie vegetali sono considerate ottime come varietà ornamentale.

I fiori delle piante di Lantana, peraltro, sono in grado di autoimpollinarsi, come non sottolineare inoltre che ogni pianta produce numerosi frutti, dunque anche tantissimi semi; laddove tali semi vengano ingeriti da uccelli o altri animali la germinabilità accresce in modo importante. I fiori sono sicuramente una peculiarità assai importante di questa pianta, ma si può dir lo stesso anche delle sue foglie, davvero speciali.



Le foglie di Lantana donano una sensazione tattile molto particolare, che in molti hanno paragonato a quella tipica della carta vetrata.

Si ritiene peraltro che le piante di Lantana rilascino, per mezzo delle radici e dei germogli, delle sostanze alleopatiche, ovvero sostanze destinate a rivelarsi tossiche per determinate specie vegetali.



Tale comportamento è un sistema di autodifesa della pianta: in questo modo, infatti, le piante di Lantana impediscono la nascita di piante di altre specie nelle immediate vicinanze, piante che potrebbero sicuramente compromettere gli spazi vitali della Lantana. Per fare in modo che le piante di Lantana sfoggino il massimo della loro bellezza, soprattutto a livello floreale, è preferibile collocarle in un luogo soleggiato: l’ideale è posizionarle in un punto illuminato dai raggi solari durante tutte le ore diurne, o comunque per un consistente numero di ore.

La Lantana può essere coltivata anche in vaso, e anche in questi casi si raccomanda un’esposizione ai raggi solari quanto più duratura possibile nell’arco delle 24 ore.



Se si vogliono coltivare tali piante in questo modo, l’ideale è optare per dei vasi in terracotta: questo materiale tende infatti a facilitare la traspirazione del terreno, può essere importante inoltre agevolare il deflusso dell’acqua in eccesso creando degli appositi strati drenanti alla base del contenitore.

sabato 29 maggio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO : LE GINESTRE UNA CASCATA DI FIORI

 

Dal portamento cespuglioso-arbustivo, le ginestre i cui fiori si presentano numerosi e profumati nel periodo primaverile, vengono coltivate nei giardini o per adornare i cigli delle strade.

Tuttavia, le ginestre, sono piante che crescono anche in modo spontaneo nel nostro territorio e non di rado le possiamo trovare sul nostro cammino.

Piante definite di semplice coltivazione, perché non necessitano di particolari attenzioni per essere coltivate, hanno anche una straordinaria capacità di adattamento e questo consente di coltivarle anche in vaso senza grandi difficoltà. Genisteae è una tribù, ossia un livello intermedio tra sottofamiglia e genere, di piante appartenenti alla famiglia delle Fabaceae.



Il nome comune ginestra individua molte specie di piante che appartengono a questa tribù. Sono  originarie dell’Asia Occidentale , Africa Settentrionale ed Europa .

Molto diffusa in Europa specialmente nella parte mediterranea ed anche in Italia, complice è il clima mite di cui necessita per crescere rigogliosa e forte. Anche se la sua resistenza  e capacità di adattamento la consentono di prosperare e moltiplicarsi anche in zone meno miti.

Dal portamento cespuglioso-arbustivo, come la maggior parte delle piante che appartengono a questa tribù, la ginestra può facilmente raggiungere i tre metri do altezza in giardino o allo stato naturale. I suoi  fusti sottili hanno il tipico colore legnaceo, sul marrone quando la pianta è abbastanza grande.



Foglie piccole e poche, disposte in modo alterno danno un segno distintivo a queste piante. Appartengono alla tribù delle ginestre circa settanta differenti specie. Malgrado le poche foglie, le ginestre compensano con una fioritura numerosa ed abbondante. I fiori di questa pianta, dal colore giallo intenso, si presentano infatti in abbondanza nel periodo estivo e pre-estivo.


Grandi all’incirca due o tre centimetri, la ginestre hanno  fiori molto profumati che ben si adattano ad abbellire giardini e terrazzi. Le ginestre sono piante molto forti e coriacee e rientrano, come abbiamo già detto tra le piante di facile coltivazione, tuttavia vediamo le cose indispensabili da sapere per avere piante forti e rigogliose che colorano il nostro giardino. La propagazione delle ginestre può avvenire attraverso vari metodi, sostanzialmente per semi o per talee.

  • Propagazione delle ginestre con i semi. I semi di questa pianta vengono raccolti quando ancora non sono diventati troppo duri, alla fine dell’estate il periodo migliore. Mentre per la semina dovremo attendere l’arrivo dell’autunno, per avere le prime piantine nella primavera successiva.
  • Moltiplicazione delle ginestre per talee. Un altro metodo molto utilizzato per la moltiplicazione di questo genere di piante è per talee, pratica molto conosciuta, ossia l’utilizzo un rametto della pianta grande, oppositamente tagliato e messo in vaso con terriccio o acqua allo scopo di far rigenerare radici e quindi ottenere una nuova pianta.
    Il periodo migliore per eseguire questa pratica è quello pre-estivo, per dare alla talea il tempo di rigenerarsi nella bella stagione.



È una pianta molto rustica che ben si adatta a qualsiasi tipo di terreno pur preferendo quelli con un substrato alcalino. La sua capacità di adattamento è notevole quindi non ha nessuna pretesa, che sia roccioso o scosceso, fertile o meno, la ginestra, riesce ad attecchire su qualsiasi tipo di terreno. Essendo una pianta rustica e molto resistente non ha necessita di annaffiature e ben si accontenta di quella pluviale, molto frequente sul nostro territorio.
Discorso diverso se la ginestra è stata posta in un vaso, in questo caso ha bisogno, anche se non abbondanti, regolari annaffiature, stando attenti ai ristagni d’acqua che questo tipo di piante teme molto. Le ginestre sono piante che non necessitano di particolari concimazione, volendo una volta l’anno possiamo dargli un aiuto con un qualsiasi concime generico per fiori. Vediamo quali sono le varietà di ginestre più diffuse e comuni sul nostro territorio, coltivate in terra o vaso per abbellire terrazzi e giardini:
  • Ginestra odorosa (Spartium junceum).  Conosciuta anche come ginestra di Spagna, ha dei caratteristici fiori di colore giallo carico, che emanano un profumo molto intenso da questo anche il nome di ginestra odorosa. È una pianta a portamento arbustivo (alto da 0,5 a 3,00 m), perenne, con lunghi fusti. Le foglie sono lanceolate, i fiori sono portati in racemi terminali di colore giallo vivo. I frutti sono dei legumi; i semi vengono lasciati cadere per gravità a poca distanza dalla pianta adulta.
  • Ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius). Queste piante sono alte da 60 cm fino a 1 – 3 metri. La forma biologica è del tipo fanerofita cespugliosa, ossia sono piante perenni, legnose alla base con portamento cespuglioso anche robusto, con gemme svernanti poste ad un’altezza dal suolo tra i 12 ed i 20 cm (massimo 50 cm); nella stagione fredda le porzioni erbacee si seccano e rimangono in vita soltanto le parti legnose e ipogee. I fiori sono profumati e colorati di giallo-oro, sono ermafroditi, pentameri e diplostemoni.
  • Ginestra lydia. Dal portamento tappezzante con rami ricadenti che non si alzano più di 40/60 cm da terra, questa specie si caratterizza da un’esuberante ed abbondante fioritura.  Dotata di spine sui rami è particolarmente adatta ad essere coltivata in vaso anche per le sue dimensioni ridotte rispetto alle altre specie. I fiori del tipico colore della specie, giallo intenso fanno la loro comparsa nel periodo primaverile.


Sebbene molto coriacee e rustiche anche le ginestre possono essere colpite da diversi tipi di parassiti, afidi o funghi.
La ginestra, anche se molto forte, teme molto anche il marciume radicale causato soprattutto dai ristagni d’acqua.

venerdì 28 maggio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: LE DALIE DAI CALDI FIORI SIMILI ALLE STELLE

 

Tra le piante decorative più conosciute, sicuramente la Dalia occupa un posto di riguardo. Infatti è molto apprezzata per la sgargiante bellezza dei suoi fiori e spesso usata a scopo ornamentale per abbellire aiuole e davanzali.

Le dalie sono originarie del Messico e appartengono alla famiglia delle Asteraceae. Il nome si riferisce alla somiglianza che i fiori hanno con una stella (astro) circondata da raggi.

Il nome scientifico è dahlia e gli è stato attribuito da Antonio José de Cavanilles, direttore dell’orto botanico reale di Madrid, per onorare il botanico Andreas Dahl, allievo di Linneo.

Ma andiamo con ordine perché la storia di queste bellissime piante ha origini antiche ed è veramente interessante.



Le dalie erano note già agli Aztechi, che le utilizzavano principalmente come alimento e pianta medicinale contro l’epilessia o come repellente per le zanzare.

Fu, poi, introdotta in Europa dai conquistatori spagnoli, che volevano coltivarle come sostituto delle patate. Ma, se gli occidentali trovarono sgradevole il gusto del tubero e lo considerarono di scarso valore alimentare, ne intuirono, però, le potenzialità decorative e lo destinarono a scopi ornamentali.



A partire dal XVIII secolo è iniziata, così, un’intensa attività di selezione e ibridazione di questa pianta, che ha portato, ai nostri giorni, all’esistenza di più di 30 specie di dalie e circa 20.000 cultivar.Le dalie sono piante perenni dal portamento cespuglioso, formate da una radice tuberosa dalla quale si originano lunghi steli erbacei cilindrici e cavi, con un’altezza che può variare dai 20 cm ai 2 m.

Ha numerose foglie carnose di forma pennata e in alcune varietà dentate, di colore verde brillante o scuro e, anche, porpora.
Fiorisce da giugno fino ad autunno inoltrato, presentando fiori delle più svariate forme e dimensioni.



La particolarità dei fiori di dalia è di essere compositi, ovvero formati da un’infiorescenza centrale, chiamata disco, circondata da una corolla che tutti chiamano petali, ma che in realtà sono fiori anch’essi, chiamati fiori del raggio. Possono essere grandi o piccoli, singoli o doppi, semplici, a palla, a forma di margherita o di pompon.

Anche i colori possono variare e li troviamo bianchi, gialli, arancio, rosa, rosa scuro, rosso, rosso scuro, lavanda, bordeaux, colori pastello, bronzo, ma anche variegati, screziati e bicolori. L’unico colore che non si è riuscito a ricreare è il blu puro.



Esistono diverse varietà di dalie, suddivise in base al tipo e alla forma del fiore. Le più comuni in Italia sono:

  • Dalie a fiore singolo, le più comuni, con fiori arrotondati o appuntiti di colore giallo o rosso, formate da un disco centrale e un solo giro di piccoli fiori del raggio. Hanno una media altezza, ma ve ne sono anche varietà mignon.
  • Dalie a collaretto, così dette perché presentano un cerchio di piccoli fiori simili a un collare all’interno del disco centrale, attorno al quale si sviluppa un singolo giro di fiori grandi e appiattiti. Sono generalmente piante di grandi dimensioni.
  • Dalie a forma di ninfea, somigliano, appunto, al fiore di ninfea, sono doppie, simmetriche, con i fiori del raggio esterno leggermente curvi e appiattiti. Particolarmente indicati per la creazione di bouquet.
  • Dalie a forma di anemone, le più particolari, perché il disco è assente e il centro del fiore è composto da piccoli fiorellini tubolari allungati, circondato da una o più file di fiori del raggio piatti di lunghezza variabile.
  • Dalie a palla, dalla forma sferica, con i fiori del raggio arrotondati e rivolti verso l’interno.
  • Dalie a pompon, che ricordano la forma di un pompon, più piccole delle dalie a palla, hanno una forma sferica con i fiori del raggio incurvati verso l’interno a formare una specie di alveare.
  • Dalie a cactus, molto caratteristiche, con i fiori del raggio lunghi, appuntiti e rivolti verso l’alto.
  • Dalie decorative, le più classiche, non hanno un disco centrale visibile e i fiori del raggio sono di forma cilindrica e ricurvi verso l’interno. Ve ne sono di tutte le taglie: giganti, grandi, medie, piccole e mignon.
Le dalie sono piante poco rustiche e abbastanza delicate e possono essere coltivate sia in piena terra che in vasi o fioriere, soprattutto le varietà nane. Le dalie crescono vigorose in terreni umidi, non troppo compatti, ricchi di sostanza organica, ma soprattutto ben drenati con sabbia o altro materiale drenante. Le dalie amano i luoghi soleggiati, ma sopportano bene la mezza ombra.



Tollerano anche il caldo afoso, ma non sopravvivono al freddo intenso e vogliono crescere in un luogo riparato dal vento.

bulbi delle dalie vanno messi a dimora da metà marzo a maggio, a seconda della zona, quando non c’è più rischio di gelate.

  • Prima di impiantare il bulbo, vanga il terreno per eliminare sassi ed erbacce e poi aggiungi del letame maturo.
  • Interra i bulbi a 10-15 cm di profondità e distanti tra loro 20–80 cm a seconda delle varietà.
  • Poi comprimi leggermente la terra e innaffia abbondantemente.
  • Puoi anche far sviluppare le piantine in una serra o in un luogo coperto, mettendoli nella torba umida, per poi metterle a dimora quando saranno abbastanza forti. Questo ti consentirà, anche, di anticipare la fioritura.
  • Se hai deciso di coltivare le tue dalie in vaso, scegline uno profondo almeno 30 cm e pianta il tubero a 4-6 cm di profondità.
Le dalie richiedono annaffiature abbondanti e regolari, anche quotidiane, soprattutto durante il periodo estivo e la fioritura, tenendo anche conto delle precipitazioni naturali, se la pianta è coltivata in piena terra.
In autunno e in inverno l’apporto idrico va diminuito o eliminato del tutto, per evitare ristagni idrici e il marciume delle radici. Le dalie hanno bisogno di una costante concimazione.

Soprattutto nel periodo vegetativo bisogna somministrare del concime liquido a base di fosforo da diluire nell’acqua delle innaffiature oppure in forma granulare a lenta cessione da distribuire uniformemente sul terreno alla base della pianta.

Durante il periodo vegetativo, vanno anche effettuate, ogni due mesi circa, delle operazioni di sarchiatura e zappettatura.

Se vivi in una zona  dove gli inverni sono rigidi e il terreno ghiaccia, a fine ottobre-inizio novembre devi sradicare dal terreno i bulbi, perché le dalie non sopportano il gelo.

  • Pota gli steli a 10 cm dal suolo. Per tagliare in modo netto gli steli usare sempre attrezzi adeguati come cesoie o forbici da giardinaggio accuratamente pulite prima dell’uso.
  • Poi scava il terreno e solleva delicatamente il bulbo.
  • Puliscilo bene dalla terra e mettilo ad asciugare per qualche giorno all’aperto.
  • Ora riponi i bulbi in cassette di legno, cospargili con un fungicida in polvere e poi con torba secca e sabbia e conservali in un luogo asciutto, buio e aerato fino alla fine della stagione invernale.
  • In primavera metti a radicare nuovamente i bulbi in un terriccio umido misto a torba.
  • Quando diventano abbastanza forti, rimettili a dimora in giardino.

Anche per gli esemplari piantati in vaso si possono seguire le stesse procedure di sopra, ma, molto più semplicemente, si possono spostare le piante di dalie in un luogo ben protetto e riparato dove non arriva il freddo invernale. Le dalie potrebbero subire gli attacchi degli afidi o del ragnetto rosso, che possono essere combattuti con un apposito insetticida.



Può essere utile, anche, utilizzare qualche prodotto anti-lumache perché questi animaletti sono particolarmente ghiotti di dalie.
Sono da evitare soprattutto i ristagni d’acqua, che possono provocare marciume alle radici con la conseguente morte della pianta. Le dalie, con tutte le loro diverse forme e sfumature di colori, con la loro bellezza e complessità, sono perfette per rappresentare le donne.

Se la ricevi in regalo, o vuoi donarla, è espressione di ammirazione per la femminilità e l’eleganza.
Ma è anche un simbolo di riconoscenza per la persona a cui viene offerta.

giovedì 27 maggio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO : L' OLEA FRAGRANS

 

L’olea fragrans, conosciuta anche come osmanto osmanthus, è una pianta che a prima vista non colpisce particolarmente per le sua estetica e potrebbe apparire quasi insignificante.

Ma ha la particolarità di produrre piccolissimi fiori, che espandono un profumo riconoscibilissimo e molto gradevole. È, inoltre, una delle poche piante che fiorisce anche in autunno, e, per questo, il suo profumo può deliziare a lungo.

Un tempo, dai fiori dell’olea fragrans si ricavava un thè dalle proprietà benefiche, oggi poco conosciuto e difficilmente commercializzato.

Perfetto come esemplare isolato o per creare una siepe difensiva, può essere coltivato anche in vaso, e, se posizionato vicino a porte o finestre, può inondare con il suo profumo delicato ma intenso tutta la casa.

L’olea fragrans è un arbusto sempreverde a crescita lenta, che può raggiungere i 2-3 m di altezza.



Il suo nome botanico è Osmanthus fragransappartiene alla famiglia delle Oleaceae ed è originario della Cina e del Giappone.

L’olea fragrans ha un portamento abbastanza compatto ed arrotondato, con foglie coriacee, di colore verde scuro e una forma oblunga e leggermente dentellata.



Fiorisce in primavera e ripete la fioritura nella stagione autunnale, con fiori bianchi e molto profumati, di piccole dimensioni, che restano leggermente nascosti sotto il fogliame.L’olea fragrans è una pianta rustica, che cresce bene con poche cure, e rende più gradevoli i tuoi momenti trascorsi all’aperto con il suo profumo. L’olea fragrans ha bisogno di essere posizionata in un luogo soleggiato o dove possa godere di almeno alcune ore di luce diretta per poter fiorire in maniera abbondante. Da evitare assolutamente le zone troppo ventose.L’olea fragrans predilige i terreni acidi e leggermente sabbiosi, mai eccessivamente umidi, e ben drenanti, per non causare marciume alle radici.L’olea fragrans vuole annaffiature regolari durante la stagione estiva e in presenza di caldo eccessivo, con la frequenza di una volta ogni 2 settimane. Le innaffiature vanno diradate in inverno e vanno sempre evitati i ristagni idrici.In autunno e in primavera, prima della fioritura, può essere utile somministrare un concime di tipo universale a lenta cessione. Per impedire all’olea fragrans di prendere una forma selvaggia e incoraggiare una maggiore fioritura, si può effettuare una leggera potatura, che dia semplicemente alla pianta una forma più arrotondata.



Per assicurare, un taglio netto delle parti senza schiacciature, utilizzare sempre uno strumento da giardinaggio adeguato come le cesoie o forbici da giardinaggio.Se vuoi coltivare la tua olea fragrans in vaso, il metodo più semplice per riprodurla è la talea.

  • Procurati un vaso sufficientemente capiente e posizionalo in un luogo caldo e asciutto.
  • Tra fine agosto e settembre, taglia, con un coltello pulito e ben affilato, subito sotto il nodo, un rametto di un anno, della lunghezza di 15-20 cm.
  • Elimina le foglie in basso e cospargi sulla punta un ormone radicante.
  • Puoi procedere direttamente all’interramento, tenendo sempre la terra molto umida nei primi giorni, poi diradando le innaffiature secondo le necessità della pianta.

L’olea fragrans in Asia è simbolo di amore e romanticismo e, infatti, in alcune tradizioni nuziali orientali, viene donata dalla sposa alla nuova famiglia per essere accolta e per garantire la nascita di molti figli.



Inoltre, secondo la mitologia cinese, l’olea fragrans cresceva nel paradiso lunare e i suoi semi furono sparsi sulla terra da una divinità, impietosita dalle tante piaghe del mondo, cosicché l’uomo potesse ricavarne medicine per lenire le sue sofferenze.

mercoledì 26 maggio 2021

VERDE TIME LEZIONI DI GIARDINAGGIO: IL RODODRENDRO

 

Il rododendro è una pianta arbustiva coltivata a scopo ornamentale, caratterizzata da una fioritura copiosa e molto appariscente.

Il rododendro appartiene alla famiglia delle Ericaceae e al genere Rhododendron.
Spesso viene confuso con l’azalea, perché tra le due specie ci sono poche differenze. In linea generale si può dire che il rododendro è un sempreverde di medie-grandi dimensioni più adatto alla coltivazione in piena terra, che produce fiori con dieci stami, mentre l’azalea è più piccola, perfetta per essere coltivate in vaso e a foglia caduca.



Il suo nome significa albero delle rose e deriva del greco rhodon, ossia rosa e dendron, albero.
Originario dell’Asia e dell’America, il rododendro ha origini antichissime, ma venne introdotto in Europa solo nel 1800.

È una pianta che cresce spontaneamente vicino ai corsi d’acqua, all’ombra, nelle zone boscose e umide di alta montagna e in Italia ha trovato le condizioni ottimali per svilupparsi nella zona dei laghi prealpini, dove cresce una specie spontanea chiamata Rosa delle Alpi. La potenziale tossicità del rododendro era nota già ai tempi di Plinio

Il rododendro viene utilizzato in fitoterapia per produrre integratori alimentari per la cura di sindromi dolorose, come la gotta, i reumatismi, i dolori muscolari, le nevralgie, la sciatica, l’emicrania e altre forme di mal di testa.



Viene anche impiegato per sciogliere la tensione eccessiva dei muscoli, per problemi alle articolazioni, per curare calcoli alla cistifellea e ai reni e tenere sotto controllo la pressione alta.

Il rododendro contiene, infatti, molecole in grado di abbassare la pressione del sangue e principi attivi che, se assunti a basse dosi, possono alleviare alcune sintomatologie dolorose ma, a dosi più elevate possono causare avvelenamenti.

Un’ assunzione smodata di estratti di rododendro può, infatti,  provocare  nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, turbe neurologiche e, in casi estremi anche un collasso cardiocircolatorio.Esistono oltre 800 varietà di rododendro ed anche moltissimi ibridi e le loro caratteristiche variano anche in maniera considerevole.

La maggior parte si presenta come un piccolo arbusto, ma ci sono anche varietà che crescono come alberi con foglie caduche o persistenti e possono raggiungere anche altezze di 20 metri.



Ha una fioritura primaverile molto abbondante, con fiori grandi e vistosi, raggruppati o singoli, con forma a campanula, tubolare, piatta, a imbuto e dai colori più svariati: crema, giallo, bianco, rosa, lavanda, blu, viola, arancione o rosso.

Le principali varietà sono:

  • Il rododendro ferrugineum, che cresce sulle nostre Alpi, dal colore rosso scuro.
  • Il rododendro arboreum, originario dell’Himalaya e che raggiunge dimensioni notevoli. Fiorisce da marzo a maggio, con grandi fiori a campana nei toni dal bianco al rosso acceso.
  • Il rododendro lutescens, che viene dalla Cina e può raggiungere i 2,5 metri d’altezza. I suoi fiori sono di un intenso colore giallo.
  • Anche il rododendro Augustinii arriva dalla Cina, ha l’aspetto di un arbusto sempreverde e mostra fiori azzurri a gruppi di quattro.
  • Il rododendro auriculatum è una varietà dalle grandi dimensioni e può raggiungere i 10 metri. È molto resistente e ha una fioritura estiva, con colori dal bianco al rosa.
Il rododendro non è difficile da coltivare, ma ha bisogno che sia riprodotto fedelmente il suo habitat naturale.
Inoltre, le diverse specie, pur avendo caratteristiche che sembrano molto diverse, hanno tutte le stesse esigenze colturali.Il rododendro ha bisogno di vivere in un ambiente fresco e umido.
È bene posizionarlo in una zona d’ombra o mezzombra, perché non tollera i raggi diretti del sole.


Tuttavia, se vivi al di sopra degli 800 metri di altitudine, un luogo soleggiato non danneggia la pianta, perché le temperature non saranno mai eccessivamente elevate. Il rododendro predilige un terreno acido e privo di calcio.
Ottimo un terriccio fresco per piante acidofile, con un buon substrato drenante di sassi e ghiaia, per facilitare il drenaggio ed evitare pericolosi ristagni d’acqua. Il rododendro ha bisogno di un terreno costantemente umido mal tollera gli ambienti secchi e asciutti.
Ciò che gli giova enormemente è l’umidità ambientale, perché la pianta soffre annaffiature troppo abbondanti.
Durante la stagione piovosa, possono bastare le precipitazioni naturali, ma, durante la primavera e l’estate, bisogna provvedere ad innaffiature regolari e costanti. Prima dell’arrivo della primavera, può essere utile distribuire ai piedi della pianta un concime granulare a lenta cessione per piante acidofile.
Puoi anche utilizzare del compost casalingo arricchito con fondi di caffè. Il rododendro è una pianta resistente e necessita di leggeri interventi di potatura.

In primavera basta eliminare le parti secche e rovinate, per dare alla pianta una forma più armoniosa e permettere lo sviluppo dei nuovi fiori.

Per assicurare, un taglio netto delle parti secche e rovinate, utilizzare sempre degli strumenti da giardinaggio adeguati come le cesoie o forbici da giardinaggio



Il rododendro può soffrire per attacchi di parassiti, ma anche per cattive cure.
I problemi più frequenti sono:

  • Le foglie e i fiori diventano marroni e seccano.
    Il rododendro sta soffrendo per il caldo e la mancanza di umidità ambientale. Bisogna posizionare la pianta in un luogo più ombreggiato e vaporizzarne la chioma.
  • I fiori subito appassiscono.
    Probabilmente c’è un marciume radicale. Bisogna sospendere le irrigazioni.
  • Le foglie ingialliscono e, sulla pagina inferiore compaiono piccolissimi punti bianchi.
    Il rododendro è stato attaccato dal ragnetto rosso, che appare in presenza di scarsa umidità. Un rimedio naturale contro il ragnetto rosso, consiste nell’aumentare l’umidità e irrorare le foglie e, se il problema persiste, ricorrere ad un acaricida specifico.
  • Le foglie sono rosicchiate.
    C’è la presenza dell’oziorrinco, che va eliminato con un insetticida apposito.


Il rododendrosimboleggia la bellezza, ma il suo significato varia a seconda del colore.
Il rododendro dai fiori rosa è adatto per una dichiarazione d’amore, mentre quello rosso per esprimere la passione e la tentazione, senza però un sentimento amoroso sincero.
Poiché alcune varietà di rododendro sono velenose, può indicare anche pericolo e cautela.