VERDE TIME

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mercoledì 30 settembre 2020

VERDE TIME : IL MONDO DELLE PIANTE RAMPICANTI

 


Thunbergia alata

La Thunbergia alata, comunemente denominata Susanna dagli occhi neri, è una pianta rampicante, appartenente alla famiglia delle Acantaceae. Essa è in grado di raggiungere anche i tre metri di estensione; possiede fusti molto flessibili, dallo sviluppo ricadente e foglie di circa otto centimetri, dalla forma ovale, aventi la tipica colorazione verde brillante. La pianta produce fiori larghi fino a cinque centimetri, formati da una corolla color porpora e cinque lobi estesi dal colore giallo e arancio, con il centro marrone. I colori si differenziano a seconda delle varietà, solitamente vanno dal bianco all’arancio. Viene coltivata per la bellezza dei suoi fiori, soprattutto come pianta da appartamento. La moltiplicazione della Thunbergia alata avviene principalmente attraverso la semina; è preferibile effettuare tale operazione tra il mese di marzo e di aprile, ovvero con l’inizio della stagione primaverile. I semi dovranno essere posti in un contenitore apposito, riempito di torba e sabbia umide, ad una temperatura compresa tra 16 e 19 gradi centigradi. Con lo sbocciare dei primi germogli, si può procedere al rinvaso definitivo, in recipienti di almeno otto centimetri.

La Thunbergia alata è originaria dell’Africa meridionale; la pianta predilige un tipo di terreno che sia particolarmente soffice e leggero, ma soprattutto che sia molto ben drenato: i ristagni idrici, che danneggerebbero seriamente le radici, non sono per nulla tollerati.

Thunbergia alata foglie lombate

La pianta ama le esposizioni a luoghi particolarmente soleggiati, tuttavia è opportuno tenerla al riparo durante le ore più calde della giornata, soprattutto durante la stagione stiva. La Thunbergia alata è in grado di tollerare le basse temperature, ma non per un tempo prolungato; al contrario, essa non ama gli inverni particolarmente umidi.

La Thunbergia alata necessita di annaffiature regolari e abbondanti, soprattutto nella fase di sviluppo della pianta; è importante aspettare che il terriccio sia asciutto prima di procedere con un nuovo apporto di acqua. Nel corso della stagione estiva, si consiglia caldamente di aumentare la frequenza delle annaffiature.

La concimazione della Thunbergia alata va fatta nel periodo compreso tra il mese di marzo e l’inizio della stagione autunnale; è consigliabile servirsi di un concime per piante da fiore, da diluire nell’acqua delle annaffiature, e da somministrare ogni quindici giorni circa.

La Thunbergia alata non è immune all’attacco di parassiti quali acari e afidi: questi infestano la pianta, danneggiandone Thunbergia alata fiore aranciosoprattutto l’apparato fogliare: ne succhiano la linfa, coprendo la pianta di una sostanza collosa. Posso essere estirpati manualmente, con l’utilizzo di un batuffolo di cotone impregnato di alcool, strofinando con delicatezza la parte danneggiata; in alternativa si può lavare la pianta con una spugna, facendo attenzione a risciacquare con cura così da togliere ogni residuo di sapone. Nel caso in cui l’infestazione risulta essere troppo estesa, è opportuno procedere con l’utilizzo di antiparassitari specifici.

Anche le cattive tecniche di coltivazione possono danneggiare irrimediabilmente la Thunbergia alata: nel caso in cui le annaffiature risultino eccessivamente abbondanti in inverno, le foglie perderanno colore fino a cadere; se, invece, si esporrà l’esemplare al sole diretto, le foglie rischieranno di bruciare.

martedì 29 settembre 2020

VERDE TIME : IL MONDO DELLE PIANTE RAMPICANTI

 


Ipomea

L’Ipomea è una pianta appartenente alla famiglia delle Convolvulaceae, e in natura sono presenti diverse specie: rampicanti, arbustive, perenni o sempreverdi. Essa viene spesso impiegata nei giardini per ricoprire sostegni, pergole e reti di recinzione.

Possiede foglie alterne, la cui forma e dimensione varia da specie a specie: possono essere intere, dentate, lobate, incise, cuoriformi e persino reniformi.Produce fiori singoli o anche raggruppati in infiorescenze a pannocchia e racemi, dalla forma ad imbuto o tubolare, molto simile a delle campanelle; i colori sono molteplici e vanno dal bianco all’azzurro, dal giallo al rosso, passando per tutte le tonalità del rosa. I semi di questa pianta sono tossici e nel caso in cui vengano ingeriti sono causa di allucinazioni e gravi disturbi.

L’Ipomea è originaria delle regioni tropicali, e si è diffusa spontaneamente sia nelle foreste umide e inaccessibili, sia nelle radure aperte e persino nelle spiagge sabbiose. La pianta non ha particolari esigenze in fatto di terreno, ma per il rinvaso si consiglia di mescolare il comune terriccio da giardino con un buon terreno universale e del materiale inerte. Nel caso in cui si desideri coltivare l’Ipomea in piena terra, si raccomanda di rendere il substrato più leggero attraverso l’utilizzo di torba.

ipomea foglie alterneLa pianta necessita di esposizioni a luoghi soleggiati durante tutto l’arco della giornata, in modo da favorire la fioritura. Non teme le temperature molto alte, al contrario è necessario tenerla al riparo dai climi eccessivamente rigidi e dalle forti correnti d’aria, onde evitare che si ammali. Durante la stagione invernale, l’ideale sarebbe collocare l’Ipomea in un luogo luminoso e non necessariamente riscaldato, la cui temperatura minima non scenda oltre i 7°C.

L’Ipomea ha bisogno di essere annaffiata regolarmente, in modo da mantenere il terriccio sempre umido; si consiglia di servirsi di un sottovaso con dell’acqua che, una volta evaporata, possa creare la giusta umidità di cui l’esemplare necessita. E’ importante nebulizzare la chioma, facendo ben attenzione a non bagnare i fiori dell’Ipomea, ma soltanto le foglie.

La concimazione può essere fatta due volte l’anno, servendosi di prodotti a lenta cessione oppure procedendo con i comuni fertilizzanti diluiti nell’acqua delle annaffiature, da somministrare una volta ogni 10 o 15 giorni. E’ importante che il concima possegga tutti gli elementi indispensabili ad un corretto sviluppo della pianta, quali l’Azoto, il Fosforo, il Potassio ma anche i microelementi quali il Magnesio, il Ferro, il Manganese, il Rame, lo Zinco, il Boro e il Molibdeno.

ipomea acuminata fiore blu

La riproduzione dell’Ipomea avviene principalmente mediante la semina, durante la stagione primaverile. Al fine di agevolare la crescita delle piantine, si consiglia di incidere il tegumento e lasciare i semi in acqua tiepida per qualche ora prima di procedere alla semina.

L’Ipomea viene, inoltre, moltiplicata anche tramite talea e propaggine. Le cattive tecniche di coltivazioni risultano essere molto dannose per l’Ipomea: molto spesso, un inappropriato apporto di acqua, danneggia gravemente le sue foglie, ingiallendole. In questo caso è opportuno agire di conseguenza: aumentare le irrigazioni se la pianta appare troppo secca, o diminuirle se inzuppata. 

lunedì 28 settembre 2020

VERDE TIME : IL MONDO DELLE PIANTE LE RAMPICANTI

 


Vite Canadese

La Vite Canadese è un arbusto rampicante appartenente alla famiglia delle Vitacee; essa è particolarmente apprezzata per la bellezza del suo fogliame. Presenta steli dall’aspetto legnoso che producono lunghi viticci grazie ai quali può sostenersi a muri o a graticci; le foglie sono piuttosto grandi, di un intenso colore verde, lobate e aventi una folta peluria di colore bianco. Nei mesi primaverili ed estivi, la Vite Canadese produce una grande quantità di fiori piccolissimi, dalle tonalità chiare; in seguito alla fioritura, vi è la nascita di frutti: si tratta di bacche dalla forma rotonda, di un colore che va dal rosa al violetto e che diviene blu a maturazione avvenuta.La moltiplicazione della Vite Canadese può avvenire sia tramite semina, che mediante talea. Nel primo caso, vengono utilizzati i semi ricavati dai frutti e piantati in un semenzaio, preferibilmente intorno al mese di febbraio, oppure seminati direttamente a dimora durante il mese di aprile. La riproduzione tramite talea va fatta durante la stagione primaverile, prelevando porzioni di rami che non hanno ancora raggiunto la piena lignificazione.

La Vite Canadese è originaria dell’America settentrionale e del continente asiatico; la pianta non necessita di particolari accorgimenti per quanto concerne il tipo di terreno da utilizzare, al contrario è in grado di adeguarsi a qualsiasi tipo di substrato, persino quelli di natura sabbiosa o rocciosa.

Vite Canadese bacche

La pianta ama l’esposizione a luoghi particolarmente soleggiati, non teme il contatto coi raggi diretti del sole. Riesce ad avere uno sviluppo adeguato anche se collocata in zone ombreggiate, tuttavia essa produrrà meno fiori e di conseguenza meno frutti. In genere, la Vite Canadese mostra una buona resistenza alle basse temperature, ciò nonostante si consiglia di tenerla in un luogo riparato dal vento durante i mesi freddi.

La Vite Canadese non ha bisogno di attenzioni particolari per quanto riguarda le annaffiature: bisognerà non eccedereVite Canadese fiori piccolissimi con le quantità poiché, nella maggior parte dei casi, sarà sufficiente l’acqua piovana. Durante i mesi particolarmente caldi, si consiglia di annaffiarla una volta a settimana in modo da contrastare l’umidità, facendo bene attenzione a non lasciare il terriccio eccessivamente zuppo.

Per la concimazione della Vite Canadese è bene servirsi di un fertilizzante per piante verdi, da diluire nell’acqua delle annaffiatura almeno una volta al mese. Il periodo ideale in cui somministrarlo va dal mese di marzo fino all’arrivo dell’autunno quando sarà opportuno interrare una buona quantità di concime organico maturo alla base della pianta rampicante. La Vite Canadese non è immune all’attacco di parassiti quali gli afidi: questi attaccano sia l’apparato fogliare che i germogli, provocando ingenti danni. E’ possibile sbarazzarsene manualmente, ad esempio lavando la pianta con una spugna e risciacquandola con cura così da eliminare ogni residuo di sapone, oppure servendosi di prodotti antiparassitari specifici.

La pianta è anche minacciata dalla Peronospora e dall’Oidio; si consiglia un trattamento preventivo con insetticida ad ampio spettro e con un fungicida sistemico, così da prevenire attacchi esterni da parte di parassiti e malattie, anche favorite da un clima umido.


domenica 27 settembre 2020

VERDE TIME : IL MONDO DELLE PIANTE EPIFITE

 


Tillandsia

La Tillandsia è una pianta epifita, appartenente alla famiglia delle Bromeliaceae; è molto facili da coltivare ed è dotata di una bellezza fuori dal comune, simile ad un’opera d’arte. Cresce fino a svariati metri di altezza, ed è molto decorativa. Possiede foglie differenti a seconda della specie: possono essere spinose o senza spine, dalla forma lanceolata o lineari, disposte a rossetta a formare una coppa che raccoglie l’acqua piovana. Produce fiori molto appariscenti e dai differenti colori, riuniti a formare un’infiorescenza di dimensioni diverse a seconda della varietà; Il frutto consiste in una capsula lineare, al cui interno vi sono semi alati. La moltiplicazione della Tillandsia avviene tramite divisione della pianta: durante il periodo primaverile, le rosette di foglie vengono separate dalla base della pianta e fissate con un po’ colla a presa rapida ad un supporto, che sia legno o corteccia, e si allevano come piante adulte. La riproduzione mediante la semina è difficile da effettuare e sconsigliata.



La Tillandsia è originaria dell’America meridionale, del Messico, dell’Argentina; essendo epifita, ovvero che vive su altre piante anche solo per semplice sostegno, non possiede radici poiché non riceve nutrimento dal terreno, piuttosto dall’aria e dall’umidità che la circonda.La pianta non tollera l’esposizione al sole diretto, poiché i raggi eccessivamente caldi potrebbero bruciare le foglie; non ha bisogno di grandi quantità di luce, anzi è possibile collocarla in una zona semi ombreggiata. E’ in grado di sottostare a temperature superiori ai 27°C ,tuttavia d’inverno è bene che le condizioni termiche non scendano sotto i 10°C. Se allevata all’aperto, nei periodi di freddo intenso, è opportuno coprirla con un telo.L’annaffiature della Tillandsia si effettua riempiendo la piccola coppa formata dalla disposizione a rosetta delle foglie: è 

tillandsia fiori appariscentiimportante che sia sempre piena di acqua, che va cambiata ogni mese in modo tale da eliminare anche eventuali residui vegetali, animali o altre sostanze che putrefacendosi rovinerebbero l’esemplare. La Tillandsia non tollera il calcare, per cui è necessario servirsi di acqua demineralizzata o di acqua piovana. E’ indispensabile garantire alla pianta un ambiente umido, per cui si consiglia di nebulizzare la chioma frequentemente, soprattutto nei mesi caldi. Simili accorgimenti sono necessari per gli esemplari allevati negli appartamenti, mentre per quelli all’aperto non c’è bisogno di particolare cura.

La concimazione della Tillandsia  va fatta durante il periodo primaverile ed estivo, e a differenza delle annaffiature, è assolutamente necessaria. E’ bene somministrare del fertilizzante, diluito nell’acqua delle irrigazioni, almeno due volte al mese, diminuendo le dosi rispetto a quanto riportato sulla confezione; nei mesi invernali ed autunnali, tale operazione può essere fatta una volta al mese. La Tillandsia viene spesso attaccata dai pidocchi, dalle cocciniglie e altri parassiti che facilmente proliferano in un ambiente eccessivamente secco o troppo freddo. E’ consigliabile la somministrazione di antiparassitari, che tuttavia va fatta con molta accortezza per evitare che ristagnino nella coppa piena d’acqua dal momento che potrebbe danneggiare le foglie.

Anche le cattive tecniche di coltivazione  sono particolarmente dannose per la pianta, per cui si consiglia di dedicare all’esemplare le giuste cure.

sabato 26 settembre 2020

VERDE TIME : IL MONDO DELLE PIANTE LE EPIFITE

 


Pitcairnia

La Pitcairnia è una pianta appartenente alla famiglia delle Bromeliaceae. Tale genere accoglie circa 200 specie di natura epifita o terrestre. La pianta è particolarmente conosciuta come specie ornamentale per appartamento.

La Pitcairnia, in  natura, raggiunge dimensioni piuttosto elevate. Essa è però principalmente coltivata in vaso, per cui la sua altezza non supera i 50 cm. Essa è composta da foglie lunghi e nastriformi che, avvolte,particolarmente unite tra loro, di color verde molto chiaro. Esse posseggono delle spine evidenti poste nella parte inferiore. Tali foglie vanno a formare una rosetta centrale che in natura è utile per la raccolta dell’acqua e di conseguenza per la riserva idrica. La fioritura avviene nella stagione primaverile: essa è lunga circa 40 cm e produce fiori molto appariscenti e colorati che variano dalle sfumature del rosso all’arancione, al bianco. Essi hanno una forma molto allungata, sono penduli e ricordano la classica forma a trombetta. La Pitcairnia ha un periodo di fioritura molto lungo: esso inizia in primavera e prosegue per tutta la stagione estiva ed autunnale. La riproduzione della pianta avviene principalmente per divisione di cespi. La procedura preveder di prelevare, con una precisa e igienica recisione, i germogli basali che si riproducono nel periodo immediatamente successivo a quello della fioritura. Essi vanno posti a radicazione e, dopo la rinvasatura, generano immediatamente un consistente apparato radicale. Un altro metodo, meno utilizzato, è la moltiplicazione per semi. Essi sono contenuti nei frutti della Pitcairnia.



Tale pianta ha origine nelle zone dell’America Centrale e Meridionale: in Perù, Brasile e Columbia. Anche se in quantità nettamente minori, la Pitcairnia è presente anche in Paesi come il Messico e Cuba. Essa predilige ambienti particolarmente umidi. La temperatura ideale per la crescita sana della pianta è di 18 °C. Poiché la Pitcairnia viene spesso coltivata in casa, essa teme i bruschi colpi di freddo e le temperature molto basse. Altre specie presenti in natura, ma poco commercializzate, resistono meglio al freddo e ai venti. E’ necessario, pertanto, assicurare alla pianta alcune ore solari, senza esagerare. L’annaffiatura va compiuta con estrema regolarità, facendo attenzione che il terreno appaia sempre molto umido. Inoltre bisogna far si che il cono costituito dalla rosetta di foglie sia sempre riempito di acqua. Nei mesi in cui sono attivi gli impianti di

fiori a trombetta riscaldamento, è consigliabile nebulizzare frequentemente la pianta per assicurargli sempre l’apporto necessario di umidità. Il terreno da utilizzare è quello classico per orchidee con all’interno una discreta quantità di terriccio universale.

La concimazione va effettuata almeno una volta al mese con un apposito concime per le piante da fioritura.

La potatura richiede solamente l’eliminazione delle foglie danneggiate o secche, così che non diventino pericolosi veicoli di attacchi parassitari. La Pitcairnia rischia molto spesso l’attacco da parte della cocciniglia. Qualora l’area interessata non sia particolarmente estesa, si consiglia il lavaggio della stessa con un batuffolo impregnato di acqua ed alcool. Qualora non vi siano evidenti miglioramenti, è opportuno rivolgersi al proprio vivaista di fiducia per l’acquisto di un prodotto antiparassitario specifico. Altro nemico della Pitcairnia è l’insecchirsi delle foglie o la loro ustione: rispettivamente tali avversità sono da ricondurre ad un’eccessiva annaffiatura oppure ad un’esposizione solare diretta per un periodo di tempo eccessivamente prolungato.


venerdì 25 settembre 2020

VERDE TIME : IL MONDO DELLE PIANTE LE EPIFITE

 


Cimbidio

Il Cimbidio è una pianta epifita ad infiorescenza ornamentale appartenente alla famiglia delle Orchidaceae. Appartengono a tale genere circa 50 specie diverse.Tale pianta ha diversi apici vegetativi che fanno si che essa si sviluppi in senso orizzontale. Il suo apparato radicale è composto da radici carnose con eventuali ramificazioni. Le foglie del Cimbidio sono di natura nastriforme e molto lunghe. Esse arrivano fino ai 60 cm e hanno un colore tendente al verde acceso assieme a sfumature simili. Gli steli, che terminano con le infiorescenze vere e proprie infiorescenze, possono essere sia cadenti che di forma eretta. Essi sono lunghi anche un metro e producono un numero massimo di 20 fiori, raccolti in spighe. I colori di questi ultimi variano dal giallo, al bianco, al rosso, al marrone o al giallo paglierino. I fiori del Cimbidio hanno sia petali che sepali, di medesima lunghezza  e di forma lanceolata oppure rettilinea. La fioritura avviene durante la stagione invernale, ma è necessario porre la pianta ad un periodo di temperatura di 10 °C prima del periodo autunnale.

La riproduzione del Cimbidio avviene per nascita dei germogli laterali, per merito dei bulbi sotterranei. Viceversa, è possibile moltiplicare la pianta mediante la divisione per cespi, badando che ciascuna porzione possegga qualche bulbo originario, germogli e radici adulte. I cespi vanno posti in terreno umido e annaffiati poco e spesso.



Il Cimbidio è originario delle zone appartenenti all’India e alla Cina. Tale pianta è, inoltre, molto sviluppata anche in Australia ed in Africa. In genere essa è coltivata in ambiente domestico o in serre, data la caratteristica bellezza dei suoi meravigliosi fiori. Il substrato che favorisce la crescita del Cimbidio,  deve possedere le caratteristiche di porosità e ottimo drenaggio, atto ad evitare eventuali ristagni idrici alla base.Il Cimbidio predilige temperature non molto calde, la media è quella dei 15-18 °C. Essa è una pianta che si adatta anche a temperature più alte, purchè non vadano oltre i 30 °C e l’ambiente sia correttamente umidificato e ventilato. In genere il Cimbidio è cresciuto in zone dai climi molto miti , ma con una luminosità molto elevata.  Spesso crescono vigorosamente anche in posizioni in cui ricevono i raggi diretti del sole.

Il Cimbidio va innaffiato regolarmente con dell’acqua, possibilmente, priva di minerali. E’ necessario badare che il Foglie nastriformisubstrato non diventi mai secco e lo rimanga per molto tempo, poiché le radici si danneggerebbero irreparabilmente. Durante le stagioni più calde, non è necessario che il terreno sia asciutto tra un apporto idrico ed il successivo. Operazione che , invece, va svolta durante l’inverno.

La concimazione è un’operazione che va compiuta per rendere le infiorescenze più vistose e la salute della pianta più forte ai possibili abbassamenti di temperatura. Si utilizza del concime di natura bilanciata, diluito nelle acque dell’innaffiatura.

Il Cimbidio va potato sia per eliminare il fogliame secco o danneggiato, sia per ridurne le dimensioni. Si raccomanda di compiere questa delicata operazione sempre e solo dopo il periodo di fioritura.Il Cimbidio viene spesso attaccato da parassiti quali la Cocciniglia cotonosa, da diverse specie di afidi, dal ragnetto rosso. Per ciascun attacco è necessario utilizzare prodotti anticoccidici e antiparassitari specifici dal momento che il Cimbidio non risponde molto bene alla “cure fai da te”. Per prevenire è opportuno coltivare e annaffiare con parsimonia e, nel caso di divisione dei cespi, l’utilizzo di strumenti igienizzati e puliti.

giovedì 24 settembre 2020

VERDE TIME :IL MONDO DELLE PIANTE EPIFITE

 


Platycerium

Il Platycerium è una pianta appartenente alla famiglia delle Polypodiaceae. Tale genere accoglie circa una ventina di specie di felci sempreverdi, epifite. Esse si definiscono tali poiché, in natura, si appoggiano ad altri rami da cui traggono sostegno. Dall’umidità e dall’aria intorno, ricevono nutrimento. E’ molto nota tra le varietà di pianta da appartamento.



Tale pianta si presenta con due diversi tipi di foglie: quelle situati alla base hanno la forma di uno scudo e sono di spessore piatto; quelle presenti in superficie, di forma allungata o piegata, sono maggiormente carnose, lunghe circa 70 cm, di un verde molto scuro. Queste, a differenza di quelle basali, sono fertili e ricordano per forma quella delle corna di alce. Il Platycerium è una pianta sprovvista di fiori, di frutti e di semi. La moltiplicazione del Platycerium venne considerata per molti secoli un vero e proprio mistero. Essa, ora sappiamo, che avviene per merito di alcune spore situate nella parte inferiore delle foglie superiori. Le spore hanno la classica forma a grappolo. Esse vengono trasportate dalle correnti che le spargono nel terreno e ne favoriscono la germinazione. Un secondo metodo riproduttivo, è quello per polloni basali. Si recide parte della base della pianta e la si pone a germogliazione in una miscela di sabbia e torba, coperta da un velo di plastica trasparente, alla temperatura di 15 °C. Quando, dopo circa 4 settimane, compaiono i primi germogli, compiuto il processo di radicazione, si pone la pianta in una zona maggiormente esposta alla luce. Quando le piantine saranno robuste, si piantano nel vaso con del classico terreno utilizzato per piante adulte.



Il Platycerium trova le sue origini nelle foreste Australiane e in quelle dell’Africa del Sud. Esse crescono avviluppandosi ai tronchi degli alberi di grosse dimensioni.  La pianta richiede, generalmente, di esser situata in zone molto luminose, senza l’accesso ai raggi del sole diretti. Spesso, sono poste in cesti sospesi. Non richiede substrati molto particolari, purchè siano ben drenati e sabbiosi.La temperatura idonea oscilla tra una minima di 12 °C ad una massima di 25 °C. E’ importante che, tali piante, siano collocate in ambienti molto ricchi di umidità e con un frequente ricambio d’aria. Essendo in natura conosciute come piante da sottobosco, non necessitano di eccessiva luce solare, ragion per cui gli ambienti maggiormente ombrosi sono il loro ideale. Il Platycerium necessita di innaffiature molto regolari, dal momento che è un genere di piante che non reagisce positivamente ai lunghi periodi di 

foglie a corna d'alcesiccità. E’ importante assicurarsi che il terreno sia sempre umido, pur asciugandosi tra un apporto idrico ed il successivo. Nella stagione invernale è possibile limitare le annaffiature ad una ogni quindici giorni.

La concimazione va compiuta almeno tre volte tra il mese primaverile di marzo e quello autunnale di ottobre. Si consiglia l’utilizzo di apposito concime liquido per piante verdi, diluito nell’acqua di irrigazione.

Il rinvaso va effettuato solo se il vaso che accoglie il Platycerium è visibilmente troppo piccolo: tale operazione va svolta solo nelle stagione primaverile.

La potatura va compiuta eliminando il fogliame ormai secco o danneggiato, così da scongiurare l’eventuale attacco da parte di parassiti.I principali attacchi a cui viene sottoposto il Platycerium sono quelli attuati dalle cocciniglie. Tali parassiti, che giungono principalmente quando il clima è troppo caldo o secco,vanno debellati con un batuffolo bagnato di acqua ed alcool, sulla zona interessata; viceversa con l’ausilio di un antiparassitario specifico se quest’ultimo metodo non produce risultati soddisfacenti. La pianta, può inoltre esser soggetta a marciumi radicali dovuti a cattive condotte di coltivazione e di annaffiatura.


mercoledì 23 settembre 2020

VERDE TIME : IL MONDO DELLE PIANTE EPIFITE

 


Columnea

La Columnea è un genere molto noto di piante sempreverdi appartenente alla famiglia delle Gesneriaceae. Appartengono al genere Columnea circa 200 specie diverse di piante di natura epifita. Esse sono molto gradite per le qualità ornamentali di fiori e foglie. La Columnea cresce sugli alberi, da cui trae nutrimento. I suoi fusti sono molto sottili, si distribuiscono sia in forma rampicante che ricadente. Le foglie della Columnea hanno una forma ovale ed un colore verde scuro. Esse, inoltre, hanno una consistenza carnosa e si spartiscono in posizione opposta l’una all’altra. I fiori della Columnea sono spesso solitari, ma in alcune specie essi si raccolgono anche in gruppi di dieci. Essi sono di forma tubolare e sono visibili sia in inverno che in estate, in base alla specie di riferimento. I loro colori vanno dal rosso chiaro al rosso più intenso, sino al giallo accesso. Il frutto della Columnea è simile ad una bacca, ma di color bianco o rosa.

La Columnea si moltiplica per seme oppure mediante talea. Nel primo caso, si posizionano i semini in una cassetta con terriccio formato da sabbia e torba, alla temperatura di 24°-27°C. Tale operazione si svolge tra il mese di febbraio e quello di marzo. Badando a mantenere il terriccio sempre umido, si attende circa un mese per la nascita dei germogli che, una volta irrobustiti, possono esser trattate come piantine e poste nel vaso definitivo. La riproduzione per talea può essere svolta in qualsiasi momento durante l’anno. Si recidono con taglio netto e strumenti opportunamente disinfettati, talee della lunghezza media di 10 cm. Dopo aver eliminato le foglioline basali, si piantano in un vaso provvisorio con sabbia e torba in eguali parti. Al comparire dei primi germoglio, segno che la talea ha radicato, la piantina va posta nel vaso definitivo e curata come pianta adulta.



La Columnea trova le sue origini nell’America Meridionale e nelle zone dei Caraibi. In genere, in natura, è frequente trovarsi nelle foreste pluviali, avvinghiata ai rami di alti alberi con radici evidenti. Essendo di natura epifita, ne assume nutrimento dai tronchi e dall’aria molto umida. Nelle nostre zone è molto coltivata come pianta da appartamento.La temperatura ideale per la coltivazione della Columnea è di 27°C. E’ importante che la minima non scenda mai oltre i 15°C, poiché la pianta rischia la morte definitiva. E’ importante che la Columnea abbia a disposizione sempre la giusta quantità di umidità ambientale e non esporla mai ai raggi diretti del sole. La Columnea non necessita di grandi accorgimenti per la coltivazione. Essa viene in genere posta in cesti sospesi, con i 

fiori tubolarifusti che tendono sempre verso il basso. L’annaffiatura va eseguita regolarmente durante le stagioni più calde, in quantità molto generose. E’ necessario che il terreno sia sempre umido ma mai intriso d’acqua per evitare fastidiosi e dannosi ristagni idrici. Per favorirne l’apporto di umidità è consigliabile apporre dei sassolini di ghiaia sulla base del vaso che trattengono l’acqua in eccesso e la fanno evaporare sottoforma di umidità.

Il substrato ideale per la Columnea deve essere realizzato con del semplice terriccio di foglie mescolato con torba e sabbia per aiutare lo sgocciolo dell’acqua in eccesso.

E’ consigliato concimare la Columnea almeno una volta al mese, solo durante il periodo estivo. Durante il resto dei mesi, esse possono essere dannose per l’apparato radicale della pianta, specie durante la fase vegetativa.

La potatura va compiuta solo se notiamo che la pianta si sviluppa in maniera non ordinata o con il fogliame rado. Tale operazione è da svolgersi nella stagione primaverile, eliminando con un taglio netto gli apici vegetativi della pianta. La Columnea può essere soggetta allo sviluppo di una muffa grigiastra sulle foglie. Essa è sintomo chiaro della presenza di un pericoloso fungo. E’ necessario asportare le parti infette del fogliame e trattare con un antifungicida specifico. In genere, la comparsa del fungo, è dovuto ad annaffiature troppo abbondanti o ad un umidità troppo elevata.

martedì 22 settembre 2020

VERDE TIME : IL MONDO DELLE PIANTE EPIFITE

 


Phalaenopsis

La Phalaenopsis è un genere di orchidea molto conosciuta per le sue qualità ornamentali. Il suo nome ha due radici che indicano la sua assoluta somiglianza ad una meravigliosa farfalla.  La Phalaenopsis, appartenente alla famiglia delle Orchidaceae, è una pianta di natura epifita la quale possiede una struttura monopodiale, ossia cresce assecondando la forma di un asse con un unico apice vegetativo. Tale pianta si presenta con un numero variabile da due a sei foglie abbastanza grandi, di consistenza carnose a coriacee. Il loro colore è un verde molto bello e molto intenso, che assume una certa brillantezza in alcune specie particolari. Tali foglie si raccolgono in maniera molto ravvicinata e possono essere larghe circa 10 cm e lunghe ben 50 cm. Il fogliame assume per la Phalaenopsis un ruolo importantissimo nonché vitale. Le foglie sono l’unico organo della pianta che può assumere acqua , dal momento che tale pianta non possiede pseudo bulbi. La Phalaenopsis possiede numeroso e grandi radici, molto ramificate e molto aderenti al terreno. I fiori della Phalaenopsis sono un esempio incredibile di belle naturali: essi nascono su steli molto rigidi e sono di media grandezza. I sepali sono spesso uguali tra loro, piani e particolarmente aperti. I petali, invece, sono di grandezza lievemente maggiore con libi leggermente ricurvi verso la parte interna del fiore.



La Phalaenopsis trova le sue origini nelle lontane zone delle Indie Orientali, nelle Filippine, in Australia e in Indonesia. In genere prediligono ambienti molto areati ma non amano affatto le correnti fredde ed improvvise. Gradiscono, pertanto, stare in appartamento purchè garantiate alla pianta stessa il giusto ricambio d’aria. Non necessita di molte ore di luce, anzi, tra le diverse specie la Phalaenopsis è quella che gradisce anche luoghi a mezz’ombra. Non spostatela dal luogo in cui prospera abbondantemente, nemmeno con l’arrivo della bella stagione. La Phalaenopsis ama molto le temperature mediamente alte. Quelle ideali si aggirano intorno ai 23° – 24° C come massima e 16° – 17° C come minima. Tale pianta riesce a tollerare anche temperature più elevate, ossia intorno ai 35° C, purchè siano poste in luoghi ombreggiati e perfettamente ventilati.

La Phalaenopsis ama avere l’intero apparato radicale perennemente umido. Pertanto è consigliabile procedere confoglie carnose annaffiature regolari durante la stagione estiva, circa due volte ogni sette giorni, ed anche in quella invernale. In quest’ultimo periodo è possibile ridurre l’apporto idrico ad una volta alla settimana. E’ opportuno compiere tale operazione al mattino, così da far asciugare il fogliame per la sera e non permettere all’acqua di stagnare  tra le fessure delle foglie stesse.

Visto che la Phalaenopsis ama svilupparsi in ambienti anche molto umidi, circa il 70%, è possibile compiere frequenti nebulizzazioni  al fogliame oppure apporre sassolini di ghiaia nel sottovaso che trattengono l’acqua e ne permettono la lenta evaporazione.

La concimazione va compiuta ogni due settimane nella stagione primaverile, utilizzando del concime  bilanciato per le orchidee.

Il substrato ideale è composto da terriccio per  orchidee in vendita da ogni vivaista. In  genere la Phalaenopsis necessita di un substrato soffice e ben drenato.La Phalaenopsis è una tra le specie di orchidee, più soggetta agli attacchi degli agenti parassitari. E’ opportuno, per evitare che le foglie secchino o che i fiori siano attaccati da cocciniglie, fornire alla pianta il corretto apporto idrico, senza esagerare, nonché posizionare la stessa in un luogo non eccessivamente luminoso e correttamente areato.

lunedì 21 settembre 2020

VERDE TIME : IL MONDO DELLE PIANTE LE ACQUATICHE

 


Ninfea

La Ninfea è una pianta acquatica, appartenente alla famiglia delle Nymphaeaceae; essa è in grado di raggiungere un’ altezza di due metri, e la si può scorgere nei laghetti o in qualsiasi specchio d’acqua. E’ caratterizzata da radici attaccate al fondo del lago e boccioli sommersi o anche galleggianti: i fiori sono molto vistosi, e sbocciano solo di giorno e in presenza del sole. Essi sono ermafroditi e assumono diverse tonalità di colori: vanno dal rosa al viola, dall’azzurro al giallo, e possono essere bianchi o anche sfumati. Possiede fusti anch’essi sommersi, con portamento eretto o anche ricadente, ai quali sono attaccate foglie dure e lisce, dalla forma rotonda. La pianta produce bacche rotonde, di consistenza dura che al termine della fioritura si aprono e liberano i propri semi in acqua.

La moltiplicazione della Ninfea avviene principalmente per divisione del rizoma, da effettuare durante il periodo primaverile: il rizoma dovrà essere diviso in modo da lasciare una gemma per ogni pezzo tagliato, ed è importante servirsi sempre di un coltello ben affilato e pulito; in seguito il rizoma potrà essere interrato. Solitamente tale riproduzione viene fatta ogni tre anni circa così da avere una fioritura più abbondante.

La Ninfea è originaria del continente asiatico, ma è molto diffusa anche in  Africa, in Nuova Guinea, e in Italia dove crescono alcune specie spontanee. La pianta predilige un composto di terra da orto, torba, terra di foglie e sabbia e che abbia una profondità di circa trenta centimetri.La Ninfea ha bisogno di un’esposizione in pieno sole o anche semi ombreggiata: tale collocazione è indispensabile per la fioritura poiché i fiori si aprono solo di giorno e in presenza di bel tempo. Alcune specie sono in grado di tollerare anche a temperature di quindici gradi sotto lo zero, mentre altre necessitano di temperature invernali minime di dieci gradi o più.



Per lo specchio d’acqua in cui si collocherà la Ninfea, si può utilizzare anche l’acqua del rubinetto, che dovrà avere una Ninfea foglie duretemperatura di circa venticinque gradi centigradi, ma è necessario che trascorra almeno una settimana prima di introdurre la pianta: è importante che l’acqua non venga mai cambiata, e in caso di riduzione per evaporazione si può procedere con la sola aggiunta.

Nel momento dell’impianto, la Ninfea avrà bisogno di un terriccio ricco di letame con l’aggiunta, se è possibile, di sangue secco. Quando l’acqua dei laghi e degli stagni sarà prosciugata, cosa che avviene in autunno, la pianta dovrà essere ricoperta di torba e per di più concimata, mentre nel periodo primaverile si dovrà sostituire lo strato di sabbia con un nuovo. La Ninfea non è immune agli attacchi dei parassiti, in particolar modo dagli afidi: questi ultimi danneggiano i fiori che emergono dall’acqua. In presenza di infestazione, si consiglia di nebulizzare la pianta, spruzzandovi getti d’acqua così da scacciare i parassiti, ma nel caso in cui ciò non dovesse essere sufficiente, sarà opportuno servirsi di prodotti specifici, facilmente reperibili in commercio.

domenica 20 settembre 2020

VERDE TIME : IL MONDO DELLE PIANTE LE ACQUATICHE

 


Fior di Loto

Il Fior di Loto è una pianta acquatica, appartenente alla famiglia delle Nelumbonaceae; utilizzato per decorare giardini e stagni, ma anche spazi interni. E’ in grado di raggiungere un’altezza di circa un metro, ed ha uno sviluppo di tipo strisciante o tappezzante, con radici molto delicate. Possiede foglie dalla forma tondeggiante, con un picciolo eretto e molto robusto; queste sono ricoperte da una sostanza molto simile alla cera, e inoltre sono idrorepellenti. I fiori sono caratterizzati da grandi petali doppi, circa venti, dalle tonalità che vanno dal bianco, al giallo, al rosa e infine al rosso; essi sono particolarmente profumati, e non assorbono l’acqua, ma sono autopulenti. Il Fior di Loto produce anche un certo numero di frutti, i quali subito dopo la maturazione, lasciano cadere i semi in acqua. La moltiplicazione del Fior di Loto può avvenire mediante la divisione dei rizomi: l’operazione dovrà essere fatta in primavera, prelevando il rizoma con molta delicatezza, e preoccupandosi di non tagliare la punta, da dove nascerà la pianta vera e propria; la radice dovrà essere posta in un contenitore pieno di terriccio, mentre la punta sarà sì posizionata nello stesso recipiente, ma in una piccola conca e ricoperta con dell’altra terra. Infine verrà aggiunta dell’acqua, controllando che la radice non galleggi: la pianta germoglierà dopo quattro mesi. Viene spesso utilizzata anche la propagazione tramite semina. Il Fior di Loto è originario dell’America, dell’Asia e dell’ Australia, molto diffuso anche nel nord America. La pianta predilige un tipo di terreno che sia pesante, stabile, che possa restare sul fondo del vaso o del contenitore: simili caratteristiche si riscontrano nella terra da giardino o nell’argilla. Si consiglia, al contrario, di evitare i terricci leggeri e sabbiosi che finiscono col galleggiare sull’acqua.



Il Fior di Loto ama l’esposizione a zone molto luminose ed irradiate dai raggi solari: si sconsiglia vivamente di coltivarla in luoghi ombreggiati, poiché si bloccherebbe lo sviluppo della pianta che finirebbe col marcire. L’esemplare acquatico necessita di clima mite: la temperatura ottimale di coltivazione non dovrà mai scendere al di sotto dei 15°C.

Il Fior di Loto ha bisogno di almeno 20 cm di acqua: è opportuno che questa sia appena tiepida, dal momento che Fior di loto fiori autopulentifavorirà un rapido sviluppo della pianta. La potatura non è sempre necessaria, ma è utile privare l’esemplare dei petali e delle foglie secche: nel farlo, bisogna fare molto attenzione a non immergere nell’acqua le parti sane della pianta o col tempo anche queste marciranno.

Generalmente, il Fior di Loto non necessita di concimazione. Tuttavia, al fine di avere una fioritura vivace e sana, è bene servirsi di fertilizzanti specifici a lenta cessione, da aggiungere al terriccio o all’acqua di coltivazione.

Il Fior di Loto è abbastanza resistente ad attacchi esterni e malattie, tuttavia non si escludono minacce da parte di afidi o funghi; in caso di infestazione di parassiti, si raccomanda l’utilizzo di prodotti specifici. Si consiglia, come azione preventiva, la somministrazione di un antiparassitario verso la fine della stagione invernale.

sabato 19 settembre 2020

VERDE TIME: IL MONDO DELLE PIANTE

 


Informazioni sulle piante insettivore, o meglio conosciute come piante carnivore, con consigli sulla coltivazione e il mantenimento

Nepenthes

La nepenthes è una pianta carnivora, appartenente alla famiglia delle Nepentaceae; essa è in grado di raggiungere un’altezza davvero notevole: venti metri o anche di più. E’ costituita da forme particolari e colori vivaci che variano da specie a specie. La peculiarità della pianta sta nel fatto che essa può catturare le proprie prede mediante ascidi: alcuni possono avere una portata anche di due litri per le specie più grandi.Queste piante spesso sono epifite, cioè crescono sugli alberi o sui detriti vegetali che utilizzano come supporto. Le prede della pianta carnivora vengono attratte da una sostanza zuccherina, si posano sull’ascidio e finiscono con lo scivolare lungo le pareti interne finendo all’interno dello stesso dove ci sono ghiandole che producono speciali enzimi per la digestione. La nepenthes è originaria dei paesi orientali. Predilige terricci composti da torba acida di sfagno mischiata a del bark, ovvero un miscuglio composto dalla corteccia di abete rosso e di Pseudotsuga douglasii, più una piccola percentuale di perlite: si tratta di elementi necessari per alleggerire il terreno e allo stesso tempo per trattenere l’umidità necessaria alla crescita. Essendo la nepenthes natia di territori caldi, ha bisogno di molta luce e quindi anche di un’esposizione ai raggi diretti del sole che, però, è sempre opportuno evitare durante le ore più calde della giornata. Questa pianta può essere mantenuta all’aperto durante l’estate, ma durante il periodo invernale si consiglia di tenerla in casa, in un luogo ben illuminato, poichè non tollera temperature troppo basse: le condizioni termiche per la pianta devono aggirarsi intorno ai 15 o 25°C. La nepenthes va annaffiata in modo che il terriccio si mantenga sempre umido, anche con il passare del tempo tra un’irrigazione e l’altra. Le annaffiature devono essere abbondanti ed è importantissimo usare acqua demineralizzata o piovana, in quanto l’acqua calcarea non è assolutamente gradita. E’ opportuno prestare molta attenzione alla quantità di acqua, dato che eventuali ristagni nel sottovaso potrebbero portare a marciume dell’apparato radicale. Inoltre, le nebulizzazioni giornaliere, sempre servendosi di acqua piovana o demineralizzata, gioveranno alla crescita della pianta e manterranno vivida la naturale lucentezza della foglia.



La nepenthes, essendo una specie carnivora e abbastanza resistente, non ha bisogno di concimazione: si sconsiglia l’uso di fertilizzanti, ma se si vuol procedere con questa operazione è importante avvalersi di prodotti specifici per questa pianta. Essendo la nepenthes una pianta carnivora, ed avendo peculiari caratteristiche che la rendono forte e resistente, difficilmente è soggetta all’attacco di parassiti ed insetti; al contrario, al fine di proteggersi, essa se ne ciba. Naturalmente, per favorire lo stato ottimale della pianta, è necessaria fare attenzione alle adeguate cure e ai giusti accorgimenti.



venerdì 18 settembre 2020

VERDE TIME IL MONDO DELLE PIANTE



 Informazioni sulle piante insettivore, o meglio conosciute come piante carnivore, con consigli sulla coltivazione e il mantenimento

Dionaea Muscipula

La Dionaea Muscipula è la pianta carnivora per eccellenza, estremamente complessa, originaria dell’America del Nord, precisamente dalla Carolina del Nord e Carolina del Sud.Si presenta come una pianta erbacea, con foglie disposte a rosetta attorno ad un punto centrale; queste ultime sono solitamente alte e verticali, oppure distese al suolo e più corte, con all’estremità un apparato di cattura composto da due pagine fogliari unite simmetricamente, munite di piccoli denti morbidi in grado d’impedire la fuga di qualsiasi preda. Al suo interno ci sono generalmente 6 piccoli peli sensibili, capaci di far chiudere di scatto la trappola qualora rilevino un insetto in movimento.

Questa pianta assorbe sostanze nutritive digerendo le parti molli degli insetto, lasciando intatte le parti esoscheletriche. La parte della Dionaea nascosta nel terreno è composta da un rizoma carnoso bianco e da piccole radici; in inverno la pianta si riposa lasciando morire le foglie e tenendo in vita solo le parti sotterranee, che in primavera daranno nuove foglie e ad un piccolo fiore bianco, che si consiglia di tagliare prima che questo possa sbocciare e togliere energia alla pianta.La Dionaea vive in terreni acquitrinosi e acidi, quindi gradirà la torba acida di sfagno mista a perlite (o agriperlite), in rapporto 1 a 1; è assolutamente vietato prendere terreni misti a torba acida realizzata con additivi fertilizzanti o destinati alle acidofile. Per riprodurre il terreno acquitrinoso annaffiatela sempre e solo dal sottovaso, facendo in modo che ci siano sempre almeno 2-3 cm di acqua distillata o piovana. E’, altresì, possibile vaporizzarla quotidianamente, sempre con acqua distillata.In inverno la Dionaea deve osservare un periodo di riposo obbligatorio, questa specie di letargo inizia quando la temperatura scende sotto i 10° C e dura fino ad aprile-maggio, quando la pianta si risveglia ed inizia a produrre le prime foglie. Se la pianta non riposa durante l’inverno sarà molto debole in primavera, perché manterrà il suo metabolismo normale e molto probabilmente morirà. Quindi non c’è da preoccuparsi, la pianta va esposta al freddo in quanto riesce a sopportare temperature fino a diversi gradi sotto lo zero.Per annaffiare la Dionaea è fondamentale utilizzare acqua demineralizzata; l’acqua del rubinetto contiene calcare che libera ioni CA++ che riescono a far marcire al torba e causano la morte della pianta. Si può tranquillamente utilizzare acqua piovana, sempre se non si abita in zone inquinate, in tal caso va bene anche l’acqua distillata.



La migliore acqua resta quella da osmosi inversa che si può trovare nei negozi di acquariofilia. Annaffiate abbondantemente in estate lasciando circa 2-3 centimetri d’acqua distillata nel sottovaso, mentre in inverno mantenete il terriccio leggermente umido con 1 cm di acqua nel sottovaso e attendendo il totale assorbimento prima della successiva annaffiatura.La Dionaea può essere attaccata dagli afidi che porterà alla produzione di foglie deformi, per ovviare il problema basta immergere la pianta in acqua demineralizzata per un paio di giorni in modo che gli afidi muoiano affogati. Se il problema persiste si consiglia l’acquisto di prodotti specifici.



Non fertilizzare e nutrire artificialmente la pianta, questo potrebbe ucciderla: essendo abituata a terreni poveri di azoto, una dose massiccia l’ucciderebbe. Inoltre, è bene non inserire all’interno della trappola insetti morti, la Dionaea sente che la preda non si muove e dopo qualche ora riapre la trappola senza aver digerito l’insetto, avendo compiuto uno sforzo completamente inutile.



giovedì 17 settembre 2020

VERDE TIME : IL MONDO DELLE PIANTE



 L’agave è una pianta della famiglia della Agavaceae, originaria dell’America centrale; è composta da foglie voluminose a forma triangolare disposte a rosetta, dotate di spine lungo il bordo.

Oltre ad essere usata come pianta ornamentale per parchi e giardini, l’agave è particolarmente famosa per le sue proprietà medicinali.

L’agave è una pianta che non necessita di molte cure e dedizioni, tuttavia richiede alcune accortezze piuttosto importanti per il suo corretto sviluppo.

Questa pianta, che può essere coltivata sia in vaso che in giardino, predilige un clima mite e luoghi soleggiati e luminosi. Il consiglio, durante il periodo invernale, è quello di coprire le radici della pianta con appositi teli (in vendita in qualsiasi negozio di giardinaggio) per proteggerle da eventuali gelate.

Per crescere, l’agave ha bisogno di un terriccio ben drenato: se si ha a disposizione del terriccio fresco è possibile mescolarlo con semplice sabbia per renderlo più leggero.

Questa pianta, infine, non ha bisogno di grandi quantità d’acqua: la soluzione ideale è quella di innaffiarla con regolarità (1-2 volte alla settimana) e con parsimonia. Importante è prestare attenzione a non lasciare acqua nel suo sottovaso, visto che non tollera i ristagni idrici.Le foglie dell’agave sono utilizzate come rimedio naturale contro molteplici disturbi: contengono amminoacidi (quali tirosina, lisina, triptofano), sali minerali (come il ferro, il calcio, il fosforo, il magnesio) e vitamine del gruppo B e C.G



Grazie ai numerosi principi attivi presenti nelle sue foglie e fiori, questa pianta vanta molteplici proprietà benefiche:

  • abbassa i livelli di colesterolo: grazie alla sua elevata concentrazione di insulina, riesce ad abbassare il livello di colesterolo nel sangue;
  • combatte l’osteoporosi: i suoi sali minerali favoriscono la calcificazione delle ossa, riducendo il loro deterioramento;
  • azione anti-diabetica: l’azione dell’insulina presente nelle foglie di agave regola il livello di glucosio corporeo;
  • azione probiotica: riequilibra la flora batterica intestinale, riduce i livelli d acidità dell’intestino crasso e debella i batteri patogeni responsabili dei diversi disturbi gastrointestinali;
  • azione lassativa: combatte la stitichezza poiché favorisce il transito intestinale;
  • azione antiinfiammatoria
  • azione antitumorale
  • azione antisettica: perfetta per guarire ustioni, piccoli tagli, ferite e punture di insetti;
  • rinforza il sistema immunitario: grazie al contenuto di vitamina C e sali minerali, stimola l’attività delle cellule deputate alla difesa del nostro organismo da agenti patogeni.



È possibile sfruttare le proprietà positive della pianta in diversi modi:

  • Sciroppo d’agave: è senza dubbio l’utilizzo più diffuso della pianta. Viene usato come dolcificante naturale a ridotto indice glicemico e limitato apporto calorico, come alternativa allo zucchero. Perfetto anche per zuccherare bevande fredde grazie alla sua alta solubilità;
  • Linfa d’agave: un liquido dolce dalle proprietà antisettiche, ricco di prebiotici e positivo per la flora intestinale;
  • Infusi: le foglie essiccate di questa pianta sono utilizzate per preparare preziosi infusi utili per migliorare la funzione epatica e il processo digestivo. Essi sono utilizzati anche come impacchi locali per curare piccole ferite, irritazioni cutanee e oculari e ustioni;
  • Estratti d’agave: foglie e radici possono essere utilizzati per alleviare i fastidi legati alla dismenorrea (dolori del ciclo mestruale) e alla menopausa.

La linfa fresca e l’interno delle foglie di alcune specie di agave possono contenere sostanze irritanti che causano dermatiti al solo contatto con la pelle.

Il suo utilizzo eccessivo è controindicato sia in soggetti sani che diabetici, nonostante il suo basso indice glicemico. L’alto contenuto di fruttosio, infatti, porterebbe causare un sovraccarico epatico con lo sviluppo di malattie epatiche.

La dose giornaliera raccomandata è di 25 g.