VERDE TIME

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domenica 24 novembre 2019

VERDE TIME MALATTIE DELLE PIANTE: TICCHIOLATURA ROSE


La ticchiolatura è una malattia crittogamica, causata sulle piante ornamentali da funghi appartenenti al genere diplocarpon o marssonina e sulle piante da frutto da funghi appartenenti al genere venturia; si sviluppa soprattutto in presenza di un clima particolarmente umido ed in assenza (totale o parziale) di un adeguato riciclo d’aria; quindi gli attacchi da parte della ticchilatura avvengono particolarmente in autunno o durante primavere particolarmente fresche e piovose. Le specie vegetali più colpite sono le rosacee da frutto, in particolare il melo ed il pero e le rose; vengono colpite anche piante ad alto fusto, quali il pioppo e il salice. La malattia interessa particolarmente le foglie, ma spesso anche fusti e frutti.
Le foglie sono le prime parti della pianta ad essere colpite e dalle quali si può capire immediatamente il tipo di malattia. Più precisamente le foglie si ricoprono, in maniera graduale, di macchie scure, che all’inizio sono piccole ed isolate ma che poi diventano via via più fitte, fino a “ tappezzare” quasi totalmente la foglia. Attorno alle macchie, nere o porpora scuro, la foglia tende a scolorare al giallo.
La ticchiolatura, che interessa inizialmente la pagina superiore della foglia, si propaga velocemente anche alla pagina inferiore della stessa per poi passare ai rami più esili e giovani, poi a quelli portanti e contaminare infine il frutto.
Se l’attacco è particolarmente grave si può arrivare alla defoliazione prematura della pianta e la pianta si può indebolire a tal punto da ridurre il proprio sviluppo vegetativo e la fioritura.
Questo fungo si propaga rapidamente da una pianta all'altra, è quindi bene intervenire rapidamente non appena se ne vedono i sintomi; oltre ai prodotti a base di rame svolgono un'ottima azione curativa anche i prodotti a base di Mancozeb, Dithane e Propiconazole (sistemico).
Per evitare il permanere della malattia nei pressi della pianta è bene distruggere le foglie infette.
Volendo utilizzare prodotti biologici si consigliano i prodotti a base di equiseto.

Il fungo sopravvive all'inverno come spora, nelle foglie che cadono in terra. La cura migliore contro la ticchiolatura è la prevenzione, che si effettua prima di tutto con una adeguata potatura, atta a far ben circolare l'aria tra i rami e le fronde, ed anche con un'adeguata irrigazione e piantumazione, attuate in modo da evitare ristagni idrici nel terreno. Durante il periodo di riposo vegetativo una buona prevenzione si pratica anche attraverso trattamenti con poltiglia bordolese o altri prodotti a base rameica, che danno ottimi risultati anche in caso di sintomi già presenti.La ticchiolatura delle rose è una malattia delle piante causata dal fungo Diplocarpon rosae. È probabilmente, con l’oidio, l’affezione più diffusa su questo tipo di pianta e, una volta instauratasi nel giardino, diventa di difficile controllo se non si dedica tempo alla pulizia e alla buona e costante disinfezione.
È in generale la causa principale di defogliazione. Di per sé queste non sarebbero un grave problema. Se però si ripetono, anno dopo anno, possono causare una grave perdita di vitalità nel rosaio riducendo in particolare la capacità di fiorire. Inoltre questa debolezza apre le porte all’attacco di svariati insetti e l’esemplare diventa più sensibile sia al caldo sia al freddo dell’inverno.
Si sottolinea che il problema può avere un impatto davvero negativo in particolare quando si va verso l’autunno. Le più importanti defogliazioni avvengono alla fine della primavera perdurando durante l’estate. La mancanza di foglie debilita terribilmente la pianta che difficilmente riuscirà a produrre una importante seconda fioritura autunnale (principale vantaggio delle rose moderne sulle antiche).
Sintomi i cespugli infettati inizialmente sviluppano delle piccole macchie nere sulla pagina inferiore delle foglie, di solito in primavera avanzata. Alcune di queste macchie possono allargarsi e assumere margini seghettati raggiungendo anche un centimetro di diametro. In alcuni casi sono anche circondate da un alone giallo più o meno grande. Negli esemplari colpiti in maniera grave si vede un generale ingiallimento di tutte le foglie e in seguito una più o meno completa defogliazione.
Nei casi estremi il fungo può anche attaccare i rami che presenteranno delle macchie bruno-violacee soprattutto sulla crescita dell’annata.

Il ciclo della malattia prende avvio classicamente dalle foglie o dai rami infettati della stagione precedente. Le spore tendono a svernare sopra di esse e tornano facilmente sulla pianta a causa della poca pulizia e dell’abitudine utilizzare foglie o rami come pacciamatura. Vengono risvegliate dalle piogge, dall’umidità dell’aria o dalle abbondanti irrigazioni dall’alto.
Si sottolinea che le spore devono rimanere umide per diverse ore prima di tornare attive. I primi sintomi sono visibili più o meno 72 ore dopo il contagio, soprattutto con un clima caldo e umido. Le infezioni secondarie cominciano a svilupparsi entro dieci giorni dall’infezione primaria.
Questo fungo purtroppo tollera molto bene un ampio range di temperature. I sintomi possono continuare a svilupparsi durante tutte le stagioni, soprattutto se le temperature e l’umidità sono adeguate. Ciò purtroppo causa non pochi problemi soprattutto nelle regioni centro-meridionali dove alle volte le condizioni predisponenti sono presenti fino a tardo autunno e vi è un momento di riposo soltanto per tre o quattro settimane nel pieno dell’inverno.
Per bloccare un poco l’espansione della malattia sono di aiuto le estati calde. Infatti al di sopra dei 30° C (ma spesso ne sono sufficienti 27°) il fungo subisce un forte arresto nel suo sviluppo. Può essere una buona occasione per intervenire e ripulire con attenzione i nostri rosai.

Le strategie per la prevenzione di questa malattia possono essere molteplici e per ottenere buoni risultati è sicuramente bene cercare di abbinarne il più possibile.
Scelta delle piante Uno degli approcci che ha dato ottimi risultati è stato quello di scegliere e impiantare varietà che siano comprovatamente resistenti a questo fungo. In commercio si possono trovare innumerevoli cultivar molto belle che hanno superato prove durissime di resistenza a questa e ad altre affezioni (oidio, antracosi, ruggine, peronospora).
Vengono comunemente utilizzate per aiuole ed aree pubbliche e riescono a regalare bellezza e lunghe fioriture senza obbligare a continui trattamenti, costosi per la comunità e che rendono il cespuglio meno attrattivo. Sono disponibili ormai in molti portamenti e colori differenti. Possono pertanto accontentare le esigenze di tutti, specie delle persone che vogliono un giardino curato e gradevole in quasi ogni periodo dell’anno, ma che non diventi un impegno pressante.

Buone pratiche colturali In inverno

Per le varietà più suscettibili bisogna invece seguire un calendario preciso per prevenire la diffusione e minimizzare eventualmente l’impatto di questo fungo.
Il momento migliore per cominciare è l’autunno. Bisogna prima di tutto raccogliere tutte le foglie cadute (e anche quelle ancora presenti sui rami, se colpite). Queste non dovranno in nessun caso essere utilizzate per la produzione di compost. Dovranno invece essere portate ai centri comunali di riferimento per la raccolta del verde. Un approccio ancora migliore, se permesso dai regolamenti comunali della propria città, sarebbe quello di bruciarle. In questa maniera si è sicuri di eliminare buona parte delle spore svernanti.
Bisogna inoltre osservare che non vi siano rami compromessi. In quel caso vanno anch’essi rimossi ed eliminati nella stessa maniera.
Effettuata questa pulizia preliminare si possono attuare diverse strategie. Prima di tutto è importante vaporizzare sul terreno un buon prodotto eradicante. Può però anche essere sufficiente della portiglia bordolese o comunque un rameico.
Se l’affezione è stata grave possiamo anche spruzzare il composto su tutti i rami., specie dove vi sia della corteccia fessurata. Per un’azione ancora più in profondità possiamo aggiungere acqua alla poltiglia bordolese fino a quando non abbia raggiunto una consistenza cremosa e in seguito spennellarla sui rami. In questa maniera il prodotto penetrerà in profondità e vi rimarrà per più tempo.

Buone pratiche colturali durante il periodo vegetativo

Con l’arrivo della bella stagione bisognerà cercare di evitare che le foglie rimangano bagnate o umide per molto tempo. Naturalmente le piogge non si possono evitare. Dobbiamo però cercare di non annaffiare mai le nostre rose dall’alto, bagnando tutta la chioma. Evitiamo anche di irrigare troppo abbondantemente: questo causa gravi ristagni idrici che predispongono in maniera importante all’insorgere della malattia.
Dalla primavera all’autunno è bene attivarsi spruzzando le piante e la loro base con prodotti a base di rame almeno ogni 15 giorni. Il trattamento andrà ripetuto immediatamente dopo le precipitazioni, soprattutto nel caso si sia in un periodo con temperature che vadano dai 18° ai 25° C. Il momento migliore per effettuare le vaporizzazioni è la mattina: l’agrofarmaco asciugherà velocemente sulla foglia, ma la luce non sarà sufficientemente forte da causare dei danni.
I trattamenti vanno però interrotti durante i mesi più caldi dell’estate perché durante quel periodo difficilmente il fungo riesce ad essere attivo. Inoltre la presenza di rame o altri composti sulle foglie in concomitanza con forte luce e calore potrebbe causare dei danni, in particolare scottature.
Può capitare che, nonostante tutti i nostri sforzi, il problema si presenti ugualmente. In questo caso si dovrà intervenire nel più breve tempo possibile eliminando tutte le foglie (ed eventualmente i rami) compromessi. Anche in questo caso bisognerà assolutamente evitare di utilizzarli per la produzione di compost: andranno bruciati o portati alle aree ecologiche appositamente predisposte (o posti nella raccolta del verde).
In seguito si dovrà distribuire con la massima attenzione un prodotto curativo ed eradicante. Questi, rispetto ai prodotti di copertura come i rameici (che hanno soltanto scopo preventivo), sono capaci di uccidere il fungo e possono anche penetrare all’interno della foglie e della pianta agendo in profondità. È bene però non abusarne e impiegarli solo nel caso di affezioni già presenti per evitare l’insorgere di resistenze.
Alcuni buoni prodotti che si trovano comunemente in commercio sono a base di mancozeb, myclobutanil, penconazolo, zineb, ziram, ferbam, maneb, captano.

Ticchiolatura fungo: Alcune varietà di rose resistenti alla ticchiolatura

Paesaggistiche Knock-out, Double Knockout, Pink Knock Out, Pink Double Knock Out, , Sunny Knock Out, alba meidiland, robusta, sea foam, the fairy, La sevillana, Bonica, Candia Meidiland
Ibridi di tè e multiflora cayenne, Mr. Lincoln, Pascali, Tropicana, Queen Elizabeth, Line Renaud, Pretty Woman, Panthère rose, Acappella, Alexander, Caprice de Meilland, Honoré de Balzac, Nostalgie, Sebastian Kneipp.Pastella, Souvenir de Baden-Baden, Bengali,
Rugosa sono praticamente tutte immuni e di solito non necessitano di trattamenti per problemi fungini. Alcuni ibridi invece possono essere infettati.
Le rose di solito più affette da questa problematica sono le moderne, in particolare quelle con fiore di color giallo. La sensibilità infatti deriva dalla rosa Rosa foetida 'Persiana', entrata a far parte del patrimonio genetico di molte.

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