La Lonicera caprifolio, conosciuta anche come caprifoglio comune, è una pianta ad arbusto legnoso, appartenente alla famiglia della Caprifoliaceae. Di origine asiatica, il genere comprende più di 200 specie, alcune spontanee in Italia, sia di tipo arboreo che rampicante. Per la coltivazione, tuttavia, sono molto più frequenti altre varietà, come le specie Halliana e Chinensis, appartenenti alla Lonicera japonica. In linea generale, questa pianta si caratterizza per dimensioni medie, con fusti sostenuti e ramificati e foglie ovali e di verde intenso. I fiori, di forma labiata, presentano colori dal bianco al rosso e sono normalmente profumatissimi, inoltre alcune varietà producono delle bacche, tuttavia non commestibili e tossiche per l’ingestione. Rilevante è anche l’etimologia del nome caprifoglio: deriva dal latino “capra” e “folium” e, con tutta probabilità, è stato scelto poiché proprio le capre amano mangiarne le copiose foglie. Del caprifoglio, inoltre, esistono numerose cultivar e ibridazioni, per ottenere fiori sempre diversi e colorati.
Il caprifoglio manifesta, per gran parte delle varietà, una buona adattabilità al clima, anche a quelli mediamente rigidi. Non disdegna, tuttavia, l’atmosfera temperata delle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, tant’è che può rimanere esposto al sole e anche a temperature mediamente elevate.Il terreno ideale è quello sciolto, altamente drenante e arricchito con fertilizzanti di origine organica, quale il compost. La capacità di lasciar defluire l’acqua rimane comunque la caratteristica più importante per la scelta del terriccio, poiché la pianta non sopporta i ristagni.
La richiesta d’acqua non è eccessiva e varia in relazione sia allo stadio di crescita della pianta che alla stagione. Nella fase giovanile è richiesta un’annaffiatura abbastanza frequente, per garantire un buon sviluppo dell’apparato radicale. Con la fase adulta, invece, diventa molto meno frequente: il caprifoglio, infatti, resiste anche a una media siccità. Naturalmente, all’aumentare delle temperature e in caso di estrema afa, sarà utile integrare le precipitazioni atmosferiche con qualche annaffiatura in più, da eseguirsi preferibilmente di primo mattino o al tramonto per evitare la rapida evaporazione dell’acqua nelle ore centrali della giornata.
Il caprifoglio è una pianta da esterni, poiché tende ad estendersi molto, data la natura arbustiva oppure rampicante. Più raramente, tuttavia, si possono ammirare delle piccole coltivazioni in vaso.
In ogni caso, la predisposizione del contenitore sarà molto importante. Sul fondo andrà adagiato un letto di ghiaia e cocci, oppure di palline d’argilla espansa, per incentivare il deflusso dell’acqua. Dopodiché, si riempie il tutto con del terreno morbido e drenante, possibilmente arricchito con compost. In giardino, invece, può essere utile una blanda vangatura per garantire l’uniforme distribuzione delle sostanze nutritive.
La moltiplicazione avviene solitamente per semina o per talea, anche se questa seconda possibilità è più diffusa, così come il trapianto di piantine d’acquisto. La talea si effettua solitamente in estate, tramite il taglio di rametti di circa dieci centimetri, da inserire in piccoli contenitori con sabbia e torba fino all’apparizione delle radici. La semina avviene in semenzaio, solitamente in autunno, sempre in terreno morbido arricchito con sabbia e torba. La messa a dimora definitiva varia dalla tipologia di caprifoglio prescelte: per quelle primaverili ed estive si può procedere già dalla fine del mese d’aprile, per le sempreverdi è invece meglio attendere l’autunno.
Tra le pratiche di manutenzione più frequenti, l’eliminazione delle erbacce, la potatura ciclica, la pacciamatura del terreno nei periodi più freddi e il controllo di eventuali agenti dannosi estranei, anche se molto rari.
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