VERDE TIME

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venerdì 31 maggio 2019

VERDE TIME CURIOSITA' : COLTIVAZIONE IDROPONICA DELLO ZAFFERANO


Lo zafferano è una spezia di origine asiatica che ha origini millenarie ed è impiegata per insaporire piatti a base di pollo, per preparare la pasta fresca all’uovo, la paella valenciana e gustosi risotti. Lo zafferano secco che acquistiamo in bustina proviene dal processo di essiccazione e macinatura degli stimmi della pianta Crocus sativus.
La spezia ha un costo elevato perché per produrre un kg di prodotto secco occorrono fino a 500 ore di lavoro e ben 200 mila fiori. Chi ama impiegare lo zafferano per insaporire i piatti e ha a disposizione un orto o un giardino può abbattere la spesa coltivando il Crocus sativus. Oltre al metodo di coltivazione tradizionale in campo aperto è possibile crescere le piante di zafferano ricorrendo all’idroponica.
Questa tecnica di coltivazione fuori suolo utilizza un substrato di argilla, zeolite o lana di roccia al posto del tradizionale terreno. La pianta viene irrigata con una soluzione che contiene tutte le sostanze nutrienti necessarie a garantire una crescita vegetale ottimale e una buona resa del raccolto. 

La coltivazione idroponica dello zafferano presenta diversi vantaggi: ottenere più di un raccolto durante l’anno; incrementare la qualità della spezia; esercitare un maggiore controllo sulle caratteristiche igienico-sanitarie della piantagione; accelerare il processo di germinazione rispetto alla coltivazione nel terreno.  Inoltre la coltivazione idroponica consente di coltivare il Crocus sativus anche in casa. Anche se la pianta dello zafferano si adatta bene a diversi climi e non necessita di grossi trattamenti gli stimmi sono molto delicati e beneficiano di un ambiente di crescita controllato. La disposizione in verticale dei sistemi di coltivazione idroponici permette di ottimizzare lo spazio.
In commercio esistono kit per la coltivazione idroponica che contengono tutto l’occorrente: grow box; soluzioni fertilizzanti; lampade LED per l’illuminazione artificiale. Per prima cosa occorre scegliere con cura i bulbi da piantare, escludendo quelli che presentano muffe e altre imperfezioni per non compromettere le altre colture. La dimensione ottimale dei bulbi è compresa tra i 2,5 centimetri e i 5 centimetri.
I bulbi vanno disposti in vasetti riempiti per 2/3 da argilla espansa, avendo cura di non superare le 3 unità per ogni contenitore. Questa disposizione scongiura il rischio di malattie della pianta e garantisce una corretta distribuzione delle sostanze nutritive. Le soluzioni nutrienti devono contenere i seguenti elementi: N, P, K, Ca, S, Mg, Fe, Mn, Zn, B, Cu, Mo, con concentrazioni più alte di fosforo e potassio.

La soluzione migliore per l’irrigazione dei bulbi è costituita dall’uso di gocciolatori regolabili, che consentono di ottimizzare l’erogazione dei nutrienti prevenendo il rischio di marcitura. Le sostanze nutrienti portano alla radicazione del Crocus e a una rapida germinazione. Le piantine vanno esposte alla luce artificiale per 14-16 ore al giorno, dopo la fioritura il tempo di esposizione può scendere a 12-14 ore.
Le sostanze nutrienti erogate alla pianta garantiscono una buona fioritura a ottobre. I fiori non vanno mai bagnati. A questo punto inizia la fase della raccolta, che va effettuata nelle prime ore del mattino e avendo cura di non rompere i delicati stimmi. Gli stimmi vanno separati con delicatezza dalla campanula del fiore e sottoposti a essiccazione, ponendoli su un tovagliolo di carta asciutto in un luogo buio e non umido per diversi giorni.
In alternativa è possibile essiccarli più rapidamente ponendoli su un setaccio rovesciato disposto su un braciere fino a quando non è scomparsa ogni traccia di umidità. Gli stimmi possono essere essiccati anche in forno a una temperatura di 50°C per due minuti.
Una volta secco il prodotto può essere conservato integralmente o ridotto in polvere con un comune macinino, conservandolo in contenitori di vetro ermetici o in sacchetti di carta o stoffa, riposti in un luogo asciutto.
Gli stimmi possono essere utilizzati anche freschi per preparare risotti e piatti a base di pollo. Per preparare un ottimo risotto è possibile rinvenire lo zafferano in acqua per 30 minuti prima dell’uso. Questa tecnica consente di sprigionare tutto l’aroma dello zafferano.

giovedì 30 maggio 2019

VERDE TIME CURIOSITA' : CARAMBOLA



La sua singolare forma a stella l’ha reso uno dei frutti più amati, soprattutto per rallegrare le ricette dolci e, ancora, come varietà fresca per le festività. La carambola, un gustoso alimento originario dell’Asia, è oggi diffusa in tutto il mondo ed è sempre più presente nei menu, anche dell’alta cucina. Ma come coltivarla autonomamente, qualora si disponga di un ampio giardino? Prima di cominciare è bene ricordare come la carambola, sebbene dimostri una buona adattabilità a diverse condizioni climatiche, rimanga una varietà esotica. Di conseguenza, prima di ipotizzarne la coltivazione, è bene chiedere consiglio al proprio fornitore di prodotti di botanica di fiducia, per vagliarne la compatibilità con le temperature tipiche del proprio luogo di residenza.


L’Averrhoa carambola è una pianta appartenente alla famiglia delle Oxalidaceae, di origine probabilmente asiatica, poiché molto coltivata in Sri Lanka e nelle Molucche. Dall’aspetto di un vistoso arbusto ramificato, questa pianta si caratterizza per una buona adattabilità climatica, considerato come alcune coltivazioni avvengano anche a 1.200 metri d’altitudine. Dalle foglie di intenso verde, ovali e dalla consistenza lucida e compatta, l’arbusto produce dei singolarissimi frutti. Questi- dalla forma ovale e allungata, nonché lunghezza compresa tra i 5 e i 12 centimetri – presentano infatti quattro o più creste verticali: una caratteristica che, una volta tagliati, permette di ottenere splendide forme a stella. Proprio per questo motivo, la carambola è anche chiamata “frutto delle stelle”: il nome carambola è infatti presente solo nelle lingue di origine latina, dal portoghese al francese, mentre in Gran Bretagna il frutto è identificato come “starfruit” e in Germania come “sternfrucht”. L’alimento vede una buccia sottile e lucida, gialla o verde intenso a seconda dello stadio di maturazione, a cui si aggiunge un polpa dal bianco al giallo, croccante, gradevole al palato e dal sapore acidulo. Al centro della polpa, infine, è racchiuso un nucleo di piccolissimi semi. Poiché varietà esotica, la carambola predilige un clima caldo e un’esposizione diretta al sole, sebbene possa adattarsi abbastanza facilmente ad altre condizioni climatiche. Come già anticipato, può essere coltivata fino a 1.200 metri d’altezza, purché non vi siano sbalzi di temperatura troppo intensi, né un’esposizione forzata al gelo. In merito al terreno favorito, la carambola preferisce una composizione limosa e abbastanza umida, seppur possa comunque adattarsi anche a terricci più morbidi, purché frequentemente irrigati. Utile sarà anche una corretta fertilizzazione, con il ricorso a concimi organici. Proprio perché amante di un terreno e di un clima mediamente unico, la pianta richiede delle frequenti annaffiature, anche nei periodi più freddi dell’anno. In estate, quando le temperature salgono sensibilmente, l’apporto di acqua dovrà essere del tutto quotidiano, prediligendo le prime ore del mattino o il tramonto per l’operazione, affinché l’eccessivo calore non porti a una rapida evaporazione dell’acqua.


La carambola è una pianta che può essere efficacemente coltivata sia in vaso che in orto, anche se spesso viene scelta unicamente come varietà ornamentale. In vaso, infatti, si riducono le possibilità l’arbusto possa svilupparsi sufficientemente affinché risulti prolifico di frutti. In giardino, soprattutto in caso non vi fossero problemi di spazio, si potrà ambire invece a uno sviluppo più soddisfacente.
In ogni caso, la predisposizione del contenitore è molto importante. Sul fondo andrà adagiato un letto di ghiaia e cocci, ma anche di palline d’argilla espansa, per favorire il deflusso dell’acqua: per quanto la carambola gradisca i terreni umidi, questi non dovranno risultare eccessivamente bagnati. Si riempie quindi il tutto con del terreno possibilmente limoso, nonché arricchito di fertilizzanti organici, quali il compost.
La moltiplicazione della pianta avviene principalmente per seme, ma non sono rare altre pratiche come la talea. La semina si svolge alla fine della primavera, con temperature superiori ai venti gradi, adagiando i semi in un terriccio limoso e ricco di sostanze nutritive, a circa un paio di centimetri di profondità. Servirà pazienza, tuttavia, prima di poter trasferire le piantine in dimora definitiva: per raggiungere i 20-30 centimetri d’altezza, infatti, sono necessari molti mesi, tanto che il trapianto avviene generalmente l’anno successivo all’apparizione dei germogli. La talea si realizza nella stessa stagione, ma si tratta di una pratica a cui raramente si ricorre, poiché i rametti recuperati per l’operazione faticano a ramificare. Sia in dimora provvisoria che definitiva, infine, le piante dovranno essere frequentemente annaffiate, inoltre sarà necessario provvedere a una concimazione organica almeno quattro volte l’anno, al cambio con le stagioni.
Tra le opere di manutenzione ciclica, oltre alla già citata fertilizzazione, la potatura quando l’arbusto diventa troppo vistoso, l’eliminazione di erbacce e altre piante infestanti, nonché il controllo di insetti e parassiti.

mercoledì 29 maggio 2019

VERDE TIME : INNAFFIARE ORTO E GIARDINO LE REGOLE


Il giusto apporto di acqua è fondamentale per mantenere fiorito e vitale un giardino, ma anche per garantire la crescita rigogliosa delle verdure del proprio orto. Le modalità per annaffiare lo spazio verde, così come i ritmi e le tempistiche da seguire, non possono però essere improvvisate, né risultano universali per tutte le piante coltivate. Quella dell’irrigazione, infatti, è un’attività che si basa su equilibri delicati, evitando gli eccessi che potrebbero portare a rapido deperimento della vegetazione. Ma quali sono le regole e i consigli di base per un’attività così complessa? Le necessità di annaffiatura possono dipendere da moltissimi fattori: il clima della zona in cui si risiede, le caratteristiche della varietà coltivata, la capacità del terreno di trattenere o disperdere i liquidi, nonché molto altro ancora. Di seguito qualche informazione utile, anche se per soluzioni specifiche sarà necessario vagliare l’opinione del proprio fornitore di prodotti di botanica di fiducia.


Prima di armarsi di annaffiatoio o canna da giardino, è bene apprendere quali siano i fattori che possono influire sulle necessità d’acqua delle piante o degli ortaggi coltivati. A partire proprio dalla durezza dell’acqua stessa: se eccessivamente calcarea, o ricca di residui o sostanze disinfettanti come il cloro, potrebbe non essere adeguata per l’irrigazione dei terreni verdi. In caso non vi fossero possibilità di approvvigionamento alternative, utile sarà pensare alla predisposizione di bacini e serbatoi per il recupero dell’acqua piovana o, ancora, l’impiego di eventuali filtri disponibili presso i centri dedicati alla botanica.
Definita la qualità dell’acqua, il primo elemento da tenere in considerazione è ovviamente il clima. I ritmi di annaffiatura aumenteranno al crescere delle temperature, quindi in primavera e in estate, ma è importante anche valutare la frequenza delle precipitazioni, nonché l’eventuale umidità dell’aria. Un eccessivo apporto di acqua, infatti, potrebbe determinare gravi danni all’apparato radicale delle piante, mentre un approvvigionamento ridotto rischia di causarne la morte per siccità. Non è però tutto, poiché fondamentale sarà anche vagliare la capacità del terreno di trattenere liquidi: quelli più morbidi e sabbiosi, magari areati grazie alla presenza di sassi e cunicoli, tendono a lasciar defluire velocemente l’acqua, mentre quelli argillosi e calcarei sono più inclini a trattenerla, anche creando dei ristagni. Non è però sufficiente stabilire la qualità dell’acqua, le caratteristiche del clima e le peculiarità del terreno, poiché ogni coltura ha esigenze specifiche in termini di annaffiatura. Vi sono varietà dalle richieste davvero ridotte, si pensi alle piante grasse, ed altre che richiedono un’umidità costante, come il classico papiro ornamentale o le ortensie. Sebbene una regola univoca non esista, le indicazioni sui ritmi possono essere rinvenute sulla confezione dei semi del vegetale piantato, nonché si possono seguire regole di massima. Le piante che generano ortaggi e alberi da frutto succosi e di dimensioni importanti – dai pomodori alle zucchine, dai meloni alle angurie – richiedono solitamente grandi quantitativi d’acqua per poter crescere rigogliose. Quelle più rustiche – capaci di crescere anche spontaneamente sul territorio, come la cicoria – tendono invece ad adattarsi ai naturali cicli climatici e, nella maggior parte dei casi, non richiederanno ulteriori interventi rispetto ai normali fenomeni atmosferici. Ancora, utile sarà eliminare eventuali infestanti, poiché potrebbero sottrarre liquidi e nutrienti alle proprie piante, nonché controllare che l’esposizione solare non sia eccessiva.

Naturalmente, è possibile comprendere quando sia necessario annaffiare anche prestando attenzione sia alle piante che al terreno. Quest’ultimo dovrà apparire abbastanza compatto al tatto, lievemente umido, non fradicio o, al contrario, eccessivamente secco e frastagliato. Utile sarà verificare non solo lo strato superficiale del terriccio, ma anche scendere qualche centimetro in profondità – direttamente con le mani oppure aiutandosi con una piccola zappa – per comprendere l’umidità.
Nel frattempo, un’osservazione attenta di piante e ortaggi permetterà di valutarne, anche per approssimazione, le necessità. Le foglie, ad esempio, dovranno risultare sempre estese e rigogliose, dalla colorazione accesa e intensa, prive di raggrinzimenti anomali, arricciature, aree ingiallite o rinsecchite. I fusti dovranno risultare eretti e vitali, senza apici flosci o incapaci di ergersi verso l’alto, mentre i petali dei fiori dovranno apparire elastici, compatti e morbidi al tatto. Ancora, ortaggi e frutti non dovranno risultare eccessivamente mollicci, rugosi o vuoti al tatto, naturalmente a seconda delle varietà coltivate. Le piante grasse, ad esempio, sono in grado di trattenere al loro interno grandi quantitativi d’acqua e, per questo, possono rimanere anche diverse settimane senza nessun approvvigionamento. Anzi, per queste ultime un eccesso d’acqua potrebbe rivelarsi anche fatale.
Infine, è bene ricordare come si debba annaffiare direttamente il terreno, eventualmente solo nebulizzando fusto e foglie, mentre i fiori non dovrebbero essere sottoposti a getti diretti d’acqua, per non rovinarne i petali. In caso di temperature molto elevate, o di sole battente per la gran parte della giornata, si prediliga la prima mattina o il tramonto per l’irrigazione, evitando così la rapida evaporazione dei liquidi.

martedì 28 maggio 2019

VERDE TIME: PIANTA CARNIVORA DA VASO...


Negli ultimi tempi, le piante carnivore hanno acquisito sempre più popolarità tra gli appassionati di giardinaggio. E non solo per le loro forme affascinanti, ben lontane dall’immaginario comune che associa a queste varietà storie e leggende terrorizzanti, ma anche per la loro utilità: sono d’aiuto, infatti, nella contenzione di alcuni degli insetti più fastidiosi all’interno delle case. Ma quali sono le tipologie più adatte alla coltivazione in vaso, nonché adattabili al clima italiano?
Di seguito, qualche indicazione sulle varietà più adatte alla coltivazione in vaso, nonché sui consigli generali per la manutenzione. Naturalmente, ogni specie potrebbe presentare esigenze differenti e, per questo, è indicato chiedere un consiglio preventivo al proprio fornitore di prodotti di botanica di fiducia.

Per la coltivazione in un clima mediterraneo, sia all’interno delle abitazioni che sul balcone di casa, sono essenzialmente quattro le specie carnivore a cui fare affidamento. La più conosciuta è certamente la Dionaea muscipula, la pianta carnivora che più si avvicina all’immaginario comune su queste specie. Di piccole dimensioni, poco più di 10 centimetri d’altezza, si caratterizza per coppie di foglie a ciglia, dentellate lungo il profilo. Grazie ai colori interni, queste foglie attirano gli insetti che, stimolando con il loro movimento delle setole, provocano la chiusura delle ciglia. Una volta intrappolati, in circa un mese tali insetti vengono decomposti in un nutriente azotato, necessario alla pianta per crescere rigogliosa.
Abbastanza nota è anche la Sarracenia purpurea, specie molto apprezzata per la sua capacità di catturare un gran numero di insetti, grazie a un’infallibile trappola. Le foglie sono allungate sino a formare una sorta di imbuto, alto anche diverse decine di centimetri: gli insetti, storditi dal nettare della pianta, cadono all’interno dell’imbuto stesso, per poi essere digeriti.
Le piante carnivore sono generalmente di facile coltivazione, anche se permane qualche differenza tra una specie e l’altra, da valutare in concerto con il proprio fornitore di prodotti di botanica di fiducia. Ad esempio, tutte possono crescere rigogliose a partire dal seme, ma alcune potrebbero richiedere tempi molto lunghi per l’apparizione dei germogli, per questo si è soliti preferire delle piantine da trapianto. In ogni caso, delle varietà elencate la Drosera capensis è la più semplice da gestire proprio partendo dal seme. Sebbene non richiedano particolari interventi, anche perché queste piante trovano in modo autonomo il loro nutrimento, di tanto in tanto necessitano di blande annaffiature. Anche in questo caso, è necessario mantenere l’acidità del terreno preferendo acqua piovana, da raccogliere nel tempo con opportuni serbatoi.

lunedì 27 maggio 2019

VERDE TIME : LE MALATTIE DELLE PIANTE GRASSE


Sono le varietà fra le più amate fra gli appassionati di giardinaggio e botanica, non solo per le originalissime forme, ma anche per le contenute necessità di cura e coltivazione. Eppure anche le resistenti piante grasse, dette anche succulente, potrebbero soffrire di qualche fastidiosa problematica, spesso a causa di parassiti, funghi e agenti esterni. Quali sono le malattie più frequenti, di conseguenza, e come proteggere il giardino o il balcone fiorito dall’attacco di ospiti sgraditi?Prima di cominciare, è doveroso sottolineare come ogni varietà di pianta grassa potrebbe essere soggetta a problematiche specifiche: per questo motivo, utile sarà chiedere un parere al proprio fornitore di botanica di fiducia, anche in relazione a segni e sintomi riportati. Di seguito, qualche informazione generica sulle malattie più diffuse.



Sebbene parassiti e funghi rappresentino la porzione più rilevante di tutte le problematiche di salute delle piante grasse, anche gli errori di coltivazionepotrebbero portare a una più che evidente sofferenza del vegetale. Un fatto che potrebbe indebolire più del dovuto sia le varietà da vaso che da giardino, rendendole oltretutto più vulnerabili agli attacchi esterni.La prima questione è connessa alla scarsa esposizione solare delle piante, soprattutto nei mesi più freddi dell’anno: gli esemplari potrebbero apparire flosci e scoloriti, con foglie e fusti tendenti al giallo anziché a un ben più intenso verde. Considerando come le piante succulente siano abituate a climi decisamente caldi, pur non temendo particolari escursioni termiche, il vaso dovrà essere irrorato dai raggi solari per quante più ore possibili durante la giornata. Utile sarà prediligere balcone e giardini nei mesi estivi, mentre il davanzale delle finestre durante quelli invernali. Allo stesso modo, meglio prediligere una mezz’ombra nei momenti più afosi dell’estate, poiché anche l’eccesso di illuminazione potrebbe causare danni quali bruciature e secchezza delle foglie. Un errore abbastanza frequente deriva da un apporto d’acqua eccessivo rispetto alle necessità della pianta, che potrebbe portare a un rapido deperimento dell’esemplare, nonché le radici a marcire. Le varietà succulente sono in grado di sopravvivere a lunghi periodi senza acqua, poiché tendono ad accumularla al loro interno, quindi dovrebbero essere annaffiate solo quando il terreno risulta secco e frastagliato. Un’eccessiva umidità, inoltre, potrebbe favorire l’apparizione di muffe e funghi.
I danni dovuti a errori colturali, quando ormai non terminali, possono essere facilmente risolti ripristinando le corrette necessità: data la loro resistenza, infatti, le piante grasse possono tornare a crescere rigogliose in pochissime settimane.

Seppur spesso dotate di aculei e altri originali strategie naturali di autoprotezione, anche le piante grasse potrebbero essere soggette all’azione di parassiti e funghi. L’infestazione più frequente è quella delle cocciniglie, capaci di causare macchie di marrone scuro sull’intera pianta, tali da provocare anche una rapida morte della varietà. Le cocciniglie si manifestano come piccoli insetti ovali di colore bianco, spesso minuscoli, pronti a muoversi in tutte le direzioni sull’intera superficie del vegetale.
Più piccoli, e sempre di colore bianco, sono gli aleurodidi: degli insetti golosi della linfa delle succulente, capaci di indebolirle progressivamente fino alla morte. Manifestano la loro presenza disidratando inizialmente le porzioni più sottili ed esterne della pianta, provocando il rapido appassimento dei fiori e lo scolorimento del fusto. Anche acari e afidi, comuni a quasi la totalità delle varietà coltivate, possono fare la loro sgradita apparizione e, in concerto con i ragnetti rossi, potrebbero danneggiare irrimediabilmente le piante. La loro azione si manifesta con la comparsa di puntini e crateri su tutta la superficie del vegetale, fenomeno condiviso anche dall’infestazione da parte di alcuni tipi di coleottero. I funghi, infine, si potranno riconoscere con la presenza di chiazze di intenso marrone, spesso particolarmente estese, mentre la muffa grigia poiché causa la morte e la marcescenza dell’area affetta.
Per il recupero della pianta è necessario provvedere velocemente all’eliminazione di parassiti e funghi, ricorrendo a specifici prodotti disponibili nei centri di botanica. È naturalmente possibile approfittare anche di qualche rimedio naturale, quali delle soluzioni da nebulizzare di acqua e Tea Tree Oil, ma l’effetto potrebbe risultare scarsamente soddisfacente.

domenica 26 maggio 2019

VERDE TIME : CITRONELLA ANTI ZANZARA COME COLTIVARLA


Dall’inconfondibile profumo e dalle molteplici utilità, la citronella è una pianta che trova sempre più spazio per la coltivazione in giardino oppure in vaso. Oltre a uno specifico uso in cucina, dove viene impiegata come erba aromatica, la citronella è soprattutto conosciuta per il suo effetto anti-zanzare: il suo caratteristico profumo, infatti, non sembra essere gradito da questi fastidiosi insetti. Ma come coltivarla rigogliosa, sia in ambiente domestico che all’aperto?
Prima di cominciare vale la pena sottolineare che, per quanto pianta dalla buona resistenza, la crescita della citronella può risentire del clima del luogo in cui si risiede. Per questo motivo, utile sarà chiedere consiglio al proprio fornitore di prodotti di botanica di fiducia, per vagliare la compatibilità con la propria zona di residenza. Inoltre, per quanto efficace contro le zanzare, ovviamente questa pianta non ne potrà controllare l’intera popolazione.

Il genere Cymbopogon, appartenente alla famiglia delle Poaceae, rappresenta una varietà di erbe perenni di origine asiatica. Conosciuta anche con il nome di lemongrass, per il suo profumo molto simile al limone, questa famiglia comprende delle piante a portamento cespuglioso, di altezza variabile, ma solitamente entro il metro. Dal fusto eretto partono delle foglie a forma di nastro, dal colore verde intenso, con anche striature più scure talvolta tendenti al blu. Dall’odore simile al limone, così come già accennato, la citronella è molto impiegata come aromatizzante nella cucina indiana, ma anche per la preparazione di zuppe e tisane locali. Inoltre, proprio perché poco gradita da questi insetti, è da sempre uno dei più validi rimedi anti-zanzare.
La citronella predilige i climi caldi, adeguatamente umili, anche se presenta una media adattabilità a condizioni atmosferiche diverse. Ha comunque trovato buona applicazione nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, purché la sua esposizione avvenga alla luce diretta del sole.Il terreno preferito è morbido, drenante ma molto fertile, quindi prima della coltivazione sarà utile arricchire la dimora con del concime organico, anche da compost. Importante è garantire un veloce deflusso dell’acqua, poiché questa pianta erbacea non sopporta i ristagni.
E proprio in termini di acqua, per quanto riguarda le procedure d’annaffiatura servirà fare riferimento alla stagione di crescita, nonché alle condizioni atmosferiche del proprio luogo di residenza. Durante l’autunno e l’inverno possono essere più che sufficienti le normali precipitazioni, mentre in primavera e d’estate si procede anche fino a tre volte alla settimana, a seconda dell’afa raggiunta. Si dovranno prediligere le prime ore del mattino o il tramonto, per evitare che l’acqua evapori troppo rapidamente per effetto del sole.
La citronella è una pianta che può essere efficacemente coltivata sia in giardino che in vaso, anche perché non richiede estreme necessità di manutenzione.
In ogni caso, la predisposizione del contenitore sarà molto importante: sul fondo andrà predisposto un letto di ghiaia e cocci, o di palline d’argilla espansa se necessario, per favorire il deflusso dell’acqua. Si riempie tutto quindi con del terreno fertile, azotato e anche concimato con compost, purché morbido. In giardino, può essere utile una blanda vangatura per distribuire in modo uniforme le sostanze nutritive.
La pianta può essere coltivata per semina, per divisione dei bulbi e dei cespi. La prima viene condotta in primavera: i semi vengono gettati a spaglio sul terreno, quindi ricoperti da un lieve strato di terriccio. Può essere utile un’opera di diradamento dopo l’apparizione di ogni germoglio, mentre per il trapianto in dimora definitiva di solito si attende un anno d’età per la pianta. La divisione di cespi e bulbi, invece, avviene tra l’estate e l’autunno, con il successivo trapianto in un vaso provvisorio oppure in dimora definitiva.
Tra le pratiche di manutenzione, l’eliminazione di erbacce, la concimazione ciclica per terreni originariamente poco ricchi, la potatura per cespugli troppo estesi e il rinvaso per piante troppo sviluppate e, infine, il controllo di eventuali parassiti, seppur rarissimi.

sabato 25 maggio 2019

VERDE TIME : CAPRIFOGLIO

Tra le piante che ottengono sempre più successo, il caprifoglio è forse una delle più stimate. Sia per la varietà arborea che per quella rampicante, questa pianta aromatica si caratterizza per splendidi fiori e un profumo inebriante, perfetto per rendere più affascinanti i giardini della primavera e dell’estate. Inoltre, proprio il profumo pare abbia l’effetto di scacciare alcuni insetti, tra cui le fastidiosissime zanzare. Ma come fare per coltivarlo autonomamente, sia all’aperto che in grandi vasi?Prima di cominciare, vale la pena sottolineare come la coltivazione del caprifoglio vari in relazione al clima del proprio luogo di residenza. Per questo motivo, sarà utile chiedere un consiglio al proprio fornitore di prodotti di botanica di fiducia, per vagliare la compatibilità della pianta con la propria zona.


La Lonicera caprifolio, conosciuta anche come caprifoglio comune, è una pianta ad arbusto legnoso, appartenente alla famiglia della Caprifoliaceae. Di origine asiatica, il genere comprende più di 200 specie, alcune spontanee in Italia, sia di tipo arboreo che rampicante. Per la coltivazione, tuttavia, sono molto più frequenti altre varietà, come le specie Halliana e Chinensis, appartenenti alla Lonicera japonica. In linea generale, questa pianta si caratterizza per dimensioni medie, con fusti sostenuti e ramificati e foglie ovali e di verde intenso. I fiori, di forma labiata, presentano colori dal bianco al rosso e sono normalmente profumatissimi, inoltre alcune varietà producono delle bacche, tuttavia non commestibili e tossiche per l’ingestione. Rilevante è anche l’etimologia del nome caprifoglio: deriva dal latino “capra” e “folium” e, con tutta probabilità, è stato scelto poiché proprio le capre amano mangiarne le copiose foglie. Del caprifoglio, inoltre, esistono numerose cultivar e ibridazioni, per ottenere fiori sempre diversi e colorati.
Il caprifoglio manifesta, per gran parte delle varietà, una buona adattabilità al clima, anche a quelli mediamente rigidi. Non disdegna, tuttavia, l’atmosfera temperata delle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, tant’è che può rimanere esposto al sole e anche a temperature mediamente elevate.Il terreno ideale è quello sciolto, altamente drenante e arricchito con fertilizzanti di origine organica, quale il compost. La capacità di lasciar defluire l’acqua rimane comunque la caratteristica più importante per la scelta del terriccio, poiché la pianta non sopporta i ristagni.
La richiesta d’acqua non è eccessiva e varia in relazione sia allo stadio di crescita della pianta che alla stagione. Nella fase giovanile è richiesta un’annaffiatura abbastanza frequente, per garantire un buon sviluppo dell’apparato radicale. Con la fase adulta, invece, diventa molto meno frequente: il caprifoglio, infatti, resiste anche a una media siccità. Naturalmente, all’aumentare delle temperature e in caso di estrema afa, sarà utile integrare le precipitazioni atmosferiche con qualche annaffiatura in più, da eseguirsi preferibilmente di primo mattino o al tramonto per evitare la rapida evaporazione dell’acqua nelle ore centrali della giornata.

Il caprifoglio è una pianta da esterni, poiché tende ad estendersi molto, data la natura arbustiva oppure rampicante. Più raramente, tuttavia, si possono ammirare delle piccole coltivazioni in vaso.
In ogni caso, la predisposizione del contenitore sarà molto importante. Sul fondo andrà adagiato un letto di ghiaia e cocci, oppure di palline d’argilla espansa, per incentivare il deflusso dell’acqua. Dopodiché, si riempie il tutto con del terreno morbido e drenante, possibilmente arricchito con compost. In giardino, invece, può essere utile una blanda vangatura per garantire l’uniforme distribuzione delle sostanze nutritive.
La moltiplicazione avviene solitamente per semina o per talea, anche se questa seconda possibilità è più diffusa, così come il trapianto di piantine d’acquisto. La talea si effettua solitamente in estate, tramite il taglio di rametti di circa dieci centimetri, da inserire in piccoli contenitori con sabbia e torba fino all’apparizione delle radici. La semina avviene in semenzaio, solitamente in autunno, sempre in terreno morbido arricchito con sabbia e torba. La messa a dimora definitiva varia dalla tipologia di caprifoglio prescelte: per quelle primaverili ed estive si può procedere già dalla fine del mese d’aprile, per le sempreverdi è invece meglio attendere l’autunno.
Tra le pratiche di manutenzione più frequenti, l’eliminazione delle erbacce, la potatura ciclica, la pacciamatura del terreno nei periodi più freddi e il controllo di eventuali agenti dannosi estranei, anche se molto rari.

venerdì 24 maggio 2019

VERDE TIME: HABANERO TRUCCHI E CONSIGLI


Se amate insaporire i vostri piatti con un tocco molto piccante e siete dotati del pollice verde potete cimentarvi con la coltivazione dell’habanero. Questi peperoncini sono tanto piccoli quanto piccanti. Nella scala Scoville, che misura il grado di piccantezza delle spezie in base al loro contenuto di capsaicina, l’habanero ottiene un punteggio compreso tra 100 mila e 445 mila.
La pianta dell’habanero è caratterizzata da foglie ovali dalla struttura semplice di un colore verde intenso. La pianta è leggermente più estesa in altezza che in larghezza. La chioma generalmente è folta.La pianta di habanero richiede un’ottima esposizione al sole e cresce bene in climi caldi e suoli ben drenati. Il periodo migliore per piantare l’habanero nell’orto è quando non c’è più rischio di gelate. I semi devono essere piantati due settimane prima dell’ultima gelata, generalmente da marzo a maggio.
Prima di procedere alla plantumazione è essenziale fertilizzare il suolo con un’abbondante dose di materiale organico per aumentarne la fertilità e procedere con l’irrigazione. I semi vanno immersi in acqua salata per 48 ore per favorire la germinazione. Un’altra tecnica utilizzata per stimolare la germinazione e disinfettare i semi consiste nel metterli a bagno in una soluzione a base di camomilla per 1-2 giorni.I semi vanno poi disposti su 3 fogli di carta assorbente ripiegati, sistemati in una scatola di plastica forata per far passare l’aria e la luce. A questo punto vanno bagnati. L’operazione andrà ripetuta ogni volta che i semi si asciugano. La scatola deve essere posizionata in un luogo caldo e umido.

I semi germoglieranno in 6-8 giorni a una temperatura di 27°C, in un mese a una temperatura di 15°C. Al di sotto dei 15°C i semi marciranno senza germinare. Ogni piantina va travasata in un vasetto colmo di terriccio. Le piantine vanno annaffiate quotidianamente e abbondantemente ed esposte alla luce naturale o artificiale per almeno 14 ore al giorno.
Le piantine trapiantate all’interno necessitano di 8-10 settimane prima di poter essere piantate all’esterno. Questa soluzione è la migliore se vivete in climi rigidi. Le piantine vanno trapiantate in un vaso più grande ed esposte all’esterno soltanto quando hanno almeno 6 foglie mature. La collocazione ideale è l’area del giardino o del terrazzo più esposta al sole.Un telo di plastica con dei fori praticati in corrispondenza di ogni piantina aiuterà a mantenere il suolo caldo, a trattenere l’acqua nel terreno e a contenere le erbe infestanti. Le coperture sono necessarie per evitare il surriscaldamento delle piantine e fare in modo che i peperoncini non si secchino o si sfaldino.
Le piantine vanno fertilizzate con un quarto di un cucchiaino di azoto quando hanno almeno sei settimane di vita. Bisogna monitorare la presenza di insetti o germogli marci. Molti insetti possono essere rimossi semplicemente spruzzando dell’acqua, altri necessitano di soluzioni insetticide. Per ridurre il rischio di malattie fungine bisogna evitare di innaffiare la parte superiore della pianta.
Le piante se curate adeguatamente forniranno peperoncini verdi o rossi pieni di semi dalla forma leggermente ricurva. I tempi di maturazione dell’habanero sono di 120 giorni.I peperoncini possono essere raccolti quando sono ancora verdi o quando diventano rossi, nell’ultima fase della maturazione. L’essenziale è completare il raccolto entro l’autunno, prima che le temperature si abbassino. I peperoncini possono essere conservati freschi per 3 settimane dalla raccolta in un luogo fresco e asciutto, oppure essiccati, congelati o conservati sottolio o sottoaceto.

giovedì 23 maggio 2019

VERDE TIME : CAMELIA

È una delle piante più amate e diffuse, sia per la grande varietà dei suoi fiori, che per le tinte intense e il profumo inconfondibile. La camelia è una scelta perfetta sia in vaso che in giardino, pronta ad abbellire la casa, a rendere più colorato un balcone oppure un’irresistibile aiuola. Ma come coltivarla in casa e quali sono le necessità di coltivazione?
Prima di continuare, vale la pena sottolineare come della camelia esistano moltissime varietà, che si differenziano non solo per il colore e le splendide forme geometriche che possono assumere i petali, ma anche per le caratteristiche climatiche e di coltivazione. Per questo motivo, utile sarà chiedere consiglio al proprio fornitore di botanica di fiducia, anche in relazione alla propria zona di residenza.

La Camellia, comunemente nota come camelia, è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Theaceae. Originaria dell’Asia, la sua coltivazione a scopo ornamentale è avvenuta inizialmente in Giappone, dove il fiore è stato più volte ibridato per ottenerne delle splendide varianti. Oggi la pianta è diffusa in tutto il mondo, in particolare nelle zone a clima temperato. Così come già accennato, della camelia esistono migliaia di varietà, anche se quella maggiormente scelta a scopo ornamentale è la Camelia japonica, tipica dei giardini fioriti nipponici e della Corea. Questi esemplari hanno un portamento solitamente arbustivo non eccessivamente alto, sebbene in natura possano crescere spontaneamente fino a 15 metri, e si caratterizzano per foglie alterne e verdi lucido, carnose e molto resistenti. I fiori possono essere semplici oppure doppi, anche a più file fino a formare singolari configurazioni geometriche. I petali, molto morbidi e quasi vellutati, assumono delle colorazioni intense, dal rosa tenue al rosso intenso e, a seconda della tipologia, potranno rilasciare anche un intenso profumo.Il clima ideale per la coltivazione della camelia è quello temperato, moderatamente umido, senza eccessi sia in termini di gelo che di arsura estiva. In Italia il fiore può crescere in modo eccellente su quasi tutta la Penisola, tanto che sono famosi i giardini prealpini e attorno ai corsi d’acqua principali, quali il Lago Maggiore, ma anche le ampie distese toscane.Il terreno preferito è quello morbido e sciolto, abbastanza drenante ma capace di garantire sempre una buona umidità, nonché ricco di sostanza organica. A questo scopo, utile sarà una fertilizzazione preventiva con del compost.
Le necessità d’acqua variano a seconda del periodo di coltivazione: in primavera e in estate sarà necessario provvedere abbastanza frequentemente con l’irrigazione, per mantenere un terriccio sempre umido, mentre nei periodi di inattività – quale l’inverno – potrebbe essere utile lasciare asciugare completamente il terreno.

Le camelie sono piante che facilmente si adattano alla coltivazione sia in vaso che in giardino, sempre a scopo ornamentale. È necessario, tuttavia, che vengano spesso esposte all’azione del sole e dell’aria, poiché potrebbero soffrire in ambienti chiusi: in caso si scegliessero questi fiori per la decorazione dell’ambiente domestico, utile sarà posizionarli nelle vicinanze di finestre e in luoghi ben areati.La coltivazione avviene per seme, solitamente nel periodo primaverile, per una fioritura completa qualche anno più tardi, a seconda della varietà di camelia scelta. Alcune varietà, infatti, possono richiedere diverso tempo prima di arrivare alla maturità e, proprio per questo, molti optano per piantine da rinvasare o trapiantare, anziché per i semi. Questi ultimi, inoltre, possono essere direttamente colti dai piccoli frutti della pianta durante il periodo estivo. Il seme andrà adeguatamente inumidito, e ripulito di eventuali residui, dopodiché andrà inserito in un piccolo semenzaio di sabbia e torba, a una profondità non superiore ai 5 centimetri. All’apparizione dei primi germogli, e con un apparato radicale sufficientemente sviluppato, si potrà effettuare il trasferimento in dimora definitiva: un’operazione, quest’ultima, che non dovrà essere effettuata prima della primavera.
Tra le necessità di manutenzione più frequenti, l’eliminazione di eventuali erbacce, il controllo dei parassiti, la verifica dell’umidità del terreno nonché una nuova opera di fertilizzazione, qualora fosse necessario.

mercoledì 22 maggio 2019

VERDE TIME: FIORI ESTIVI PER IL BALCONE SOLEGGIATO


La bella stagione è ormai arrivata e, con le piacevoli temperature tipiche dell’estate, giardini e balconi si colorano di splendidi fiori. Non tutte le varietà floreali, però, possono risultare adatte a un’esposizione sul terrazzo: molto dipende, infatti, dalla direzione cui questo si affaccia. I balconi orientati a sud, e quindi baciati dal sole per gran parte della giornata, risultano perfetti per una ricca scelta di piante, adatte proprio a ricevere di continuo i raggi solari. Ma quali sono le tipologie più indicate e, ancora, quali le caratteristiche?Prima di cominciare, è bene sottolineare come non si debba considerare solo l’esposizione solare, ma anche il clima tipico della propria zona di residenza, quindi le temperature e il tasso di umidità. Per scegliere i fiori migliori per il proprio terrazzo, di conseguenza, utile sarà vagliare il parere del proprio fornitore di prodotti di botanica di fiducia.


Sul balcone soleggiato estivo non possono mancare gli onnipresenti gerani. Disponibili nelle più disparate varietà, alcune anche con un caratteristico effetto cadente, queste piante non solo colorano il giardino, ma rappresentano anche un valido alleato nella contenzione degli insetti. Il loro singolare profumo, a tratti pungente, non è infatti gradito da una lunga serie di ospiti indesiderati della casa, tra cui le fastidiose zanzare. Tra le tante varietà che possono facilmente adattarsi al balcone, il geranio zonale, l’odoroso e il geranio edera.Altrettanto diffuse sui balconi, spesso proprio in accoppiata con i gerani, sono le petunie: originarie del Brasile, e dalle più disparate colorazioni, amano infatti l’esposizione solare anche per 6-8 ore al giorno. Bisogna prestare però attenzione alle temperature, perché i caldi troppo eccessivi potrebbero portare i petali rapidamente a rinsecchire. Decisamente originale è la coltivazione con vasi sospesi, da appendere alla ringhiera del terrazzo stesso, anche a diverse altezze per piacevoli giochi visivi. Adatte a questo scopo sono sia le varietà a fiore piccolo che le pendule, quindi le surfinie.


Nota anche come porcellana, la portulaca è una pianta conosciuta più per l’impiego alimentare, nella sua varietà Portulaca oleracea. Tutte le altre, tuttavia, presentano delle innegabili qualità ornamentali, tanto da essere tra i fiori più graditi in estate. Scelto per aiuole colorate e resistenti, sia nelle colorazioni gialle che blu, questo fiore è proprio definito la “regina estiva”, per la sua capacità di adattarsi facilmente al caldo, nonché a un’esposizione solare continuativa.Considerato come sia originaria del Medio Oriente, e quindi abituata a temperature anche più elevate rispetto a quelle tipiche dello Stivale, la portulaca non richiede grandi sforzi in termini di annaffiatura. I suoi rami corposi, così come le intense e carnose foglie verdi, racchiudono infatti buoni quantitativi d’acqua, utili per superare brevi periodi di siccità. Inoltre, è molto semplice realizzare delle talee, per moltiplicarne la coltivazione o, ancora, regalare delle piantine ad amici e parenti.

Qualora non ci si volesse accontentare delle più comuni varietà di fiori, ma si volesse ottenere un effetto spettacolare, un’idea originale è rappresentata dalle margherite africane. Il genere Dimorphotheca pluvialis si caratterizza per fiori dalle forme molto simili alle margherite, ma con una peculiarità unica nel loro campo: oltre a essere mediamente più grandi, i petali sono di intensissimi colori, dal ciclamino al viola intenso passando per l’azzurro. Ancora, alcune varietà presentano anche petali dalle forme davvero insolite, per sorprendere tutti gli ospiti della casa. Originarie di paesi come la Namibia, queste piante amano un’esposizione solare continuativa, anche di 8 ore consecutive, non richiedono grandi quantitativi d’acqua e non temono le alte temperature.Fra gli esemplari ornamentali maggiormente amici del sole, poi, non possono essere citate le piante grasse, dette anche succulente. Dalle fattezze più disparate, e spesso solcate da eleganti aculei, questi vegetali si sono sviluppati per resistere ai climi più desertici, dove le temperature sono elevate di giorno ma ridotte la notte, nonché dove l’acqua è una rarità. Proprio la forma permette loro di trattenere grandi quantitativi d’acqua a lungo, superando così anche mesi di siccità. Inoltre, molte varietà producono anche dei gradevolissimi fiori. Tra le tante il fico d’India, l’Euphorbia, il Sempervivum, quasi tutte le Sedum e, naturalmente, la maggior parte dei cactus.