VERDE TIME

VERDE TIME

martedì 30 aprile 2019

VERDE TIME : GIARDINO COMMESTIBILE


Il giardino commestibile è un’area verde, in genere privata, che contiene fiori, erbe, semi, bacche e piante che si possono mangiare. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di una zona dalle dimensioni limitate a pochi metri quadrati, tuttavia le misure non sono definite in modo statico e dipendono dallo spazio che si ha a disposizione. Talvolta è addirittura limitato a pochi vasi, che possono anche trovare posto su un terrazzo.
Oltre all’indiscusso vantaggio di essere una fonte di piante a uso alimentare, il giardino commestibile è considerato un’attività dagli effetti salutari e terapeutici. Possono dedicarsi al suo allestimento e cura tutti, anche le persone con disabilità, gli anziani e i bambini. Per questi ultimi è> gratificante ed educativo trascorrere il tempo libero nell’orto, curando le piante e coltivando il proprio cibo. Dedicarsi con costanza a l giardino commestibile consente di fare un po’ di attività fisica, stare all’aperto, ridurre in modo significativo i livelli di stress e curare la propria alimentazione, oltre a ridurre il proprio impatto sull’ambiente.


Una volta stabilito lo spazio da dedicare – come già detto, può essere anche quello occupato da pochi vasi su un terrazzo purché ben soleggiato – è bene assicurarsi di avere un facile accesso all’acqua. Sia nel caso di coltivazione in piena terra che nel vaso, il primo passo importante è la preparazione del terreno, che deve essere ben concimato con materia organica e drenante.
Lo spazio destinato deve essere facilmente accessibile, per poter svolgere le attività di cura. Se è possibile, è utile avere nelle vicinanze un piccolo spazio per riporre gli attrezzi e tutti i materiali utili alla preparazione e alla cura delle piante. Tutto questo può essere allestito in giardino, ma anche in cortili, balconi cittadini o portici. In caso di necessità, si può allestire un giardino rialzato per un facile accesso.

Contenitori per il giardino commestibile

Tutti i contenitori sono adatti per la crescita delle piante, molti potrebbero anche essere materiali di recupero, come vecchie carriole, vasche da bagno usate, vaschette per la biancheria con fori per il drenaggio, vecchi pneumatici per auto, anche impilati uno sopra l’altro a diverse altezze. Sono ovviamente adatti anche tutti i classici contenitori da giardinaggio, come vasi in plastica e terracotta, scatole di polistirolo, barili, grandi tubi di terracotta.
Il giardino commestibile dovrebbe essere sistemato in un’area al riparo dal vento.
La scelta è molto ampia, pertanto è preferibile avere una lista di ciò che più di apprezza in cucina, sia come erbe aromatiche che come vegetali, o frutta da mangiare. Inoltre è necessario tenere conto delle condizioni del clima e della stagionalità per la semina e la raccolta. Ecco alcuni esempi di fiori, erbe e piante che sono adatti per un giardino commestibile:
  • borragine, garofano, camomilla, crisantemo, fucsia, geranio, ibisco, malva rosa, caprifoglio, lavanda, fiori di limone, lilla, calendula, nasturzio, viola del pensiero, rosa, salvia e viola: tutti fiori che possono essere usati anche per arricchire insalate;
  • rosmarino, basilico, erba cipollina, salvia, menta, origano, prezzemolo e timo;
  • mirtilli e gelsi;
  • lattuga, pomodori, peperoni e fagioli e fagiolini;
  • kiwi e fragole.
Quando lo spazio dedicato è in piena terra, il giardino commestibile può essere arricchito anche con piante e alberi per raccogliere limoni, albicocche e mele.
La cura del giardino commestibile deve essere regolare e costante: irrigare, rimuovere le erbacce e nutrire il terreno con concimi organici come il compost, quest’ultimo da autoproduzione.

lunedì 29 aprile 2019

VERDE TIME : SIEPE DI LIGUSTRO


Il ligustro rappresenta una pianta sempreverde, o semi-sempreverde, molto utilizzata per realizzare lunghe siepi decorative, ideali per creare vere e proprie barriere naturali che sono in grado di garantire una copertura ottimale in tutte le stagioni. Tra le varie specie tipiche di questo arbusto, la scelta ricade solitamente sul ligustro comune (Ligustrum vulgare) grazie alla sua capacità di consentire la nidificazione degli uccelli e di crescere rigoglioso anche senza dover applicare particolari cure. Caratteristiche del ligustro sono le foglie allungate, di forma ovale e dotate di una colorazione verde molto intensa. In primavera si assiste a una fioritura caratterizzata da piccoli fiori chiari altamente profumati, mentre la pianta è anche in grado di produrre bacche nere molto velenose. Il ligustro, che vanta origini nipponiche sebbene cresca in modo spontaneo anche in Europa, può raggiungere anche i sei metri di altezza.

Il ligustro può essere coltivato sia in vaso sia in campo, optando per una delle due soluzioni tenendo conto delle proprie necessità: nel caso in cui l’obiettivo sia creare una siepe di piccole dimensioni, ad esempio, la prima opzione può essere sufficiente per ottenere un risultato limitato, tuttavia a pieno campo è possibile far crescere una pianta molto resistente anche alle rigide temperature invernali. Coltivare il ligustro a pieno campo, inoltre, consente di far sviluppare una siepe sempreverde e molto coprente durante tutto l’anno: è necessario mettere a dimora la pianta sul terreno umido non eccessivamente fangoso, inserendo la radice e avendo cura di ricoprirla interamente. Durante questa operazione è fondamentale pensare allo spessore che si desidera ottenere, sistemando gli esemplari su più file che siano distanti tra loro di una trentina di centimetri. Per quanto riguarda l’illuminazione, è preferibile piantare la siepe di ligustro in una posizione esposta ai raggi solari anche parzialmente, purché il sole arrivi almeno alcune ore al giorno. La pianta deve essere bagnata abbondantemente e in modo regolare durante la stagione calda, limitando invece le annaffiature quando le temperature calano. È anche necessario utilizzare un concime a lento rilascio da conferire durante la ripresa vegetativa.
Per quanto riguarda la potatura del ligustro da siepe, è importante contenerne lo sviluppo in modo tale da favorire una crescita armonica e non eccessivamente estesa in altezza. Generalmente sono necessari più interventi periodici da compiere utilizzando cesoie ben affilate, al fine di mettere in atto alla fine dell’inverno, in primavera e infine al termine dell’estate: nel primo caso si eliminano i rami secchi e rovinati dal freddo, nel secondo e nel terzo si cerca meramente di migliorare l’estetica della pianta regolandone la forma. Altre cure necessarie per mantenere in salute il ligustro riguardano la protezione dall’oidio, malattia detta anche “muffa bianca” o “mal bianco” che colpisce gli arbusti non adeguatamente illuminati e attaccati da agenti patogeni dannosi. Anche il marciume radicale rappresenta una minaccia concreta per il benessere del ligustro da siepe, così come i comuni afidi e cocciniglie da contrastare adoperando un antiparassitario adeguato.

domenica 28 aprile 2019

VERDE TIME : TUTTO SUL BANBU'


Grazie alle sue infinite proprietà, il bambù sta negli ultimi anni suscitando sempre più interesse. Non solo come varietà ornamentale, considerato come molti lo scelgano per la predisposizione in giardino di muri vegetali o separazioni anziché le classiche siepi, ma anche e soprattutto come materiale costruttivo. Resistente, versatile e facile da lavorare, può essere impiegato per la realizzazione di mobili, contenitori, oggetti d’arredo e molto altro ancora. Ma come fare per coltivare le canne di bambù in vaso o in giardino?
Prima di cominciare, è bene specificare come la coltivazione del bambù sia tutt’altro che semplice, per questo non ci si dovrà scoraggiare in caso non si ottenesse il successo sperato. Oltre a essere una varietà dalla crescita molto lenta, questa pianta richiede un clima preciso per potersi sviluppare. Di conseguenza, utile sarà chiedere consiglio al proprio fornitore di prodotti di botanica di fiducia, per verificare la fattibilità del progetto in relazione alla propria zona di residenza.Per bambù – spesso riportato anche come bamboo – si intende un gruppo nutrito di piante delle Poaceae, ovvero delle Graminaceae, appartenente alla famiglia delle Bambusoideae. Originario di Africa, America, Asia e Oceania, il bambù richiede un clima molto caldo per poter crescere rigoglioso: per questo motivo, al di fuori dei luoghi d’origine, la coltivazione avviene spesso in serra o in speciali luoghi climatizzati. Sebbene si tratti di una specie mediamente invasiva, ovvero capace di espandersi a discapito di altre varietà, la sua crescita abbastanza lenta ne permette un facile controllo della proliferazione.Del bambù esistono moltissime specie, dalle caratteristiche simili ma di dimensioni variabili. Quella più conosciuta è certamente quella del bambù gigante, che può arrivare ad altezze fino ai 40 metri, anche se a livello domestico sono preferite varietà capaci di raggiungere poco più di un metro, dalla dimensione assai contenuta. Ancora, la piante di questa famiglia possono essere divise tra varietà a mazzo, rampicanti oppure a canne. Quasi tutte le tipologie, in ogni caso, presentano un fusto dritto ed eretto, dalle forme cilindriche dovute alla stratificazione delle parti vegetali durante la crescita, con anelli a disposizione regolare lungo la lunghezza. Il cilindro è cavo e, in corrispondenza dei nodi, si sviluppano delle foglie sottili e lanceolate.Tagliato e seccato, il bambù diventa molto resistente, tanto da essere considerato alla pari di tutti gli altri legni per gli scopi di costruzione. È infatti impiegato sin da tempi antichissimi per la costruzione di capanne, pareti e ponticelli, ma anche per gli oggetti ornamentali, i mobili, ceste e cestini, nonché molto altro ancora.

Così come già accennato, il bambù è abbastanza difficile da coltivare, soprattutto in Italia, dove potrebbero non esserci le condizioni climatiche adatte al suo sviluppo. Può comunque essere scelto per il giardino e, più raramente, per la crescita in vaso. A livello domestico e amatoriale, vengono solitamente scelte le varietà a mazzopoiché più facili da gestire, mentre quelle a canna richiedono molta pazienza e dedizione.
Considerando come provenga da climi pressoché tropicali, il bambù ha bisogno di un luogo sufficientemente caldo e assolato, dove l’esposizione ai raggi del sole si estenda almeno fino a 8 ore al giorno. Quasi tutte le varietà di bambù preferiscono un terreno a medio impasto, argilloso e abbastanza calcareo, possibilmente arricchito da concime organico capace di garantire una buona aerazione, come il compost. Ancora, è bene comunque predisporre una dimora altamente drenante, anche aggiungendo cocci, ghiaia o palline d’argilla espansa per aumentarne il deflusso.Il bambù può essere coltivato per semina oppure attraverso la separazione di radicirizomi. Questo processo avviene generalmente in primavera, distribuendo semi o rizomi ad almeno 40 centimetri di distanza ciascuno nella dimora definitiva, aumentando la distanza per varietà dalle grandi dimensioni. Lo sviluppo dell’apparato radicale è abbastanza superficiale, di conseguenza bisognerà prestare molta attenzione quando si opera sul terreno, ad esempio con una nuova concimazione, così come provvedere al controllo dello sviluppo. Quale specie invasiva, infatti, le radici tendono a propagarsi con costanza, minacciando altre piante. È inoltre necessario provvedere a un abbondante e continua annaffiatura, poiché le richieste d’acqua sono molto elevate.
Quasi tutte le varietà richiedono una manutenzione ciclica, sia con la potatura se lo sviluppo fosse molto esteso, sia con la gestione dell’apparato radicale. Questo può essere effettuato sia eliminando i nuovi rizomi, facendo attenzione a non rovinare quelli già esistenti, che predisponendo delle limitazioni fisiche, come pareti di metallo interrate anche in profondità, stabilendo dei confini per l’area di crescita.

sabato 27 aprile 2019

VERDE TIME: TUTTO SUL PITOSFORO


È una delle piante più gradite per la creazione di siepi o muri verdi, poiché le sue numerose foglie garantiscono un’elevata privacy: il pitosforo sta trovando sempre più spazio all’interno dei giardini italiani. Mediamente facile da curare, e anche semplice da potare affinché si possano ottenere le forme più originali, questa pianta è l’ideale per chi non si accontenta della classica siepe ma desidera ciclicamente anche un’intensa e caratteristica fioritura. Quali sono, di conseguenza, i dettagli da conoscere su questa pianta e, soprattutto, come coltivarla?
Naturalmente, prima di cominciare è sempre utile chiedere consiglio al proprio fornitore di prodotti di botanica di fiducia, per accertarsi che le caratteristiche climatiche del proprio luogo di residenza siano compatibili con la crescita rigogliosa del pitosforo. Di seguito, qualche consiglio.

Per Pittosporum si intende un genere di piante appartenente alla famiglia delle Pittosporaceae, caratterizzato da moltissime varietà di cespugli arbustivi, scelti perlopiù a scopo ornamentale. Di origine asiatica, africana e australiana, la pianta è oggi diffusa pressoché in tutto il mondo, in particolare nei Paesi affacciati sul Mediterraneo. Questo perché le maggiori varietà non disdegnano un ambiente umido e costiero, nonostante sia comunque possibile coltivarle su tutto il territorio dello Stivale.Sebbene del pitosforo esistano oltre 200 specie, tutte sono accumunate da alcune caratteristiche. A partire dal portamento cespuglioso e arbustivo, con fitte e resistenti ramificazioni, perfette per creare un muro verde di separazione. Le foglie, allungate e d’intenso colore verde, presentano normalmente una superficie lucida, mente i fiori sono piccoli e carnosi, di colore bianco crema o giallognolo, tanto da assomigliare a piccoli pop-corn. Le piante producono anche delle bacche molto resinose, in cui sono custoditi i semi, e tra le varietà più diffuse si elencano il Pittosporum tobira o variegato, il colensoi dalla Nuova Zelanda, il nanum dalle forme contenute e molti altri ancora.Come già accennato, il ricorso è unicamente ornamentale: il pitosforo viene scelto per la creazione di siepi, macchie arbustive, aiuole fiorite e molto altro ancora. Può essere coltivato anche in vaso, anche se si tratta di un’evenienza abbastanza rara.

Il pitosforo è un arbusto perlopiù da giardino, anche se non mancano esempi di coltivazione in vaso, seppur non frequenti. In ogni caso, in Italia si è soliti preferire il Pittosporum tobira, poiché può adattarsi anche ai freddi più rigidi dell’inverno, resistendo anche senza protezioni a temperature attorno allo zero. In ogni caso, la pianta ama un clima temperato nella sua fase attiva, quindi in primavera, con un’esposizione in pieno sole. Indipendentemente si scelga il giardino o il vaso, è indispensabile scegliere un terreno che non sia calcareo o troppo compatto, inoltre si dovrà migliorare la capacità drenante del terriccio stesso aggiungendo un letto di ghiaia, cocci o palline di argilla espansa. Le annaffiature sono mediamente frequenti, aumentandone l’intensità a ridosso con la stagione più calda.Il pitosforo può essere coltivato per seme o per talea, quest’ultima opzione solitamente preferita perché permette di mantenere tutte le caratteristiche genetiche dell’arbusto originario. Ancora, è possibile acquistare piantine per la messa diretta in dimora, operazione che avviene solitamente all’inizio dell’autunno, quando le temperature non risultano ancora eccessive. La potatura avviene solitamente dopo la fioritura della pianta e consiste nella cimatura della chioma più esterna o, ancora, della regolazione dei rami alla base. Essendo molto versatile, il pitosforo può assumere le più svariate forme: per le varietà nane, ad esempio, si prediligono tagli sferici o geometrici. Come tutte le siepi, anche il pitosforo può soffrire dell’attacco di parassiti e malattie, tra cui afidi, cocciniglie e muffe. È quindi essenziale ricorrere a prodotti o rimedi naturali repellenti per gli insetti, dopodiché evitare l’accumulo di acqua e umidità sulle foglie. Quando si annaffia, di conseguenza, è bene procedere sempre alla base, ovvero a livello del terreno.

venerdì 26 aprile 2019

VERDE TIME : TUTTO SUL LAUROCERASO


È una delle piante più frequentemente scelte per la creazione di siepi, dato il suo andamento arbustivo e compatto: il lauroceraso non può mancare in un giardino che si rispetti. Elegante e molto folto, permette non solo di decorare gli ambienti esterni in modo facile, ma garantisce anche una privacy pressoché totale grazie alla sua capacità fortemente coprente. Quali sono, di conseguenza, le sue necessità di cura, di coltivazione e di manutenzione della siepe?
Prima di cominciare, come consuetudine, è comunque necessario chiedere consiglio al proprio fornitore di prodotti di botanica di fiducia, per verificare la compatibilità della pianta con il clima tipico del proprio luogo di residenza. Di seguito, qualche consiglio utile.

Il Prunus lauroceraus è un arbusto sempreverde appartenente alla famiglia delle Rosacee. Dal portamento arbustivo molto fitto, il suo nome deriva dalla somiglianza ad altre due piante: l’alloro, ovvero il laurus, e il ciliegio, ovvero il cerasus. Tale similitudine si esprime per la prima varietà con la forma e la lucidità delle foglie, mentre per la seconda con i piccoli e caratteristici fiori. Originario dell’Asia Minore e dell’Europa Orientale, questa siepe è giunta in Italia solo nel diciassettesimo secolo.Il lauroceraso è una pianta normalmente molto alta, tanto che può raggiungere gli 8-13 metri, anche se per l’uso come siepe viene frequentemente potata e i rami mantenuti all’altezza desiderata. La varietà si caratterizza per una natura cespugliosa, molto fitta, dotata di tanti piccoli rami che ne costituiscono una vera e propria parete. Proprio per questa caratteristica, è ideale per la costruzioni di siepi, poiché mantiene in modo egregio la privacy. Le foglie sono ovali e di verde scuro, dal profilo molto lucido, e ricordano da vicino quelle dell’alloro. La pianta produce anche dei fiori dalla conformazione a racemo, con raggruppamenti di piccoli esemplari bianchi, dal tipico odore acido. Vengono prodotti anche dei frutti, delle piccole drupe che possono assumere colorazioni dal rosso al bluastro, non commestibili.Coltivato unicamente a scopo ornamentale, prima di scegliere questo arbusto bisogna valutarne attentamente l’opportunità: le foglie e i frutti sono infatti tossiche per ingestione, data la presenza di acido cianidrico. Un fatto da prendere in considerazione se il giardino viene frequentato da bambini e animali domestici, sebbene questi ultimi siano soliti non avvicinarsi alla pianta, poiché il profumo tipico dei fiori è per loro poco gradevole.

Poiché scelto principalmente per la creazione di siepi, il lauroceraso è una varietà quasi esclusivamente da giardino. È comunque possibile coltivarlo anche in vaso, anche se le applicazioni sono assai limitate: non è una pianta adatta alla casa, proprio perché il suo profumo pungente potrebbe risultare fastidioso in ambienti chiusi. In ogni caso, l’arbusto predilige terreni mediamente acidi e altamente drenanti, ricchi di concime organico come il compost e privi di ristagni. A questo scopo, si può ricorrere alla classica soluzione del letto di cocci o ghiaia o, ancora, alle palline di argilla espansa. Il clima preferito è invece quello mediamente temperato, come quello del Mediterraneo, e l’esposizione è perlopiù diretta al sole.La coltivazione può avvenire per seme o per talea, possibilità quest’ultima ben più diffusa poiché il nuovo esemplare manterrà le caratteristiche genetiche della pianta originaria. È sufficiente tagliare dei rametti di circa una ventina di centimetri, lasciare pochissime foglie e inserire in un composto di sabbia e torba per circa un mese. Quando l’apparato radicale sarà ben sviluppato, la piantina potrà essere trasferita in dimora definitiva. Ancora, si può ricorrere a esemplari d’acquisto, da distribuire in filari, distanziando ogni elemento di circa 70 centimetri.
Le annaffiature non sono frequenti, tanto che nelle zone a Nord d’Italia possono essere sufficienti anche i semplici fenomeni temporaleschi, anche se potrebbero farsi più frequenti con l’arrivo dell’estate. La potatura, invece, avviene all’inizio della primavera oppure a fine agosto, evitando di recidere le piantine più giovani, modellando la forma della siepe a seconda del proprio gradimento. Il lauroceraso, infine, può essere soggetto all’azione di parassiti come la cocciniglia e molti altri, nonché a malattie quali l’oidio, funghi e molto altro ancora. Per questa ragione, è utile ricorrere sia a prodotti repellenti che evitare di inumidire troppo le foglie, poiché potrebbero costituire l’habitat ideale per la formazione delle muffe.

giovedì 25 aprile 2019

VERDE TIME : TUTTO SULLA PHOTINIA


Usata generalmente per arricchire e decorare parchi e giardini, la photinia è un arbusto sempreverde appartenente alla famiglia delle Rosaceae ideale per comporre siepi ornamentali e originali, specialmente per quanto riguarda la varietà red robin dotata di foglie rosse e verdi e di fiori bianchi durante la stagione primaverile. Questa pianta è molto resistente e sopporta al meglio sia le alte temperature sia il freddo, necessitando di poche e semplici cure per svilupparsi in modo ottimale.La photinia si presta bene alla realizzazione di siepi anche miste e di altezze variabili, potendo raggiungere anche i quattro metri. È tuttavia fondamentale scegliere una posizione che riceva la luce solare anche se solo parzialmente, optando per un terreno ben drenato e prestando molta attenzione alla formazione di ristagni idrici che possono rivelarsi molto pericolosi per la salute dell’intera siepe. Per ottenere uno sviluppo rigoglioso, inoltre, è anche possibile procedere con l’uso di un fertilizzante organico scegliendo un concime adatto alle siepi.


La photinia fiorisce in primavera e la potatura deve essere eseguita proprio al termine di questa fase, procedendo in modo differente a seconda dell’età della pianta: se si tratta di un arbusto giovane, infatti, è preferibile effettuare potature marcate eliminando i rami appassiti ed eccessivamente lunghi, in modo tale da conferire alla pianta la forma che si preferisce e agevolare una crescita molto armonica. In generale, considerando il rapido accrescimento della pianta è importante procedere con la potatura almeno una volta all’anno, tuttavia piccoli interventi possono anche essere avviati in altre occasioni semplicemente per regolare i rami e ottenere un risultato esteticamente gradevole.Dal punto di vista strettamente tecnico, la photinia deve essere potata intervenendo in modo che la parte superiore sia meno larga di quella inferiore per facilitare l’ingresso dei raggi solari e limitare il rischio di diradamento del fogliame situato nella parte bassa.


Anche per quanto concerne l’apporto di acqua, la photinia deve essere annaffiata in modo differente a seconda della sua età: abbastanza spesso da giovane – circa una volta ogni dieci giorni – di rado da adulta lasciando il compito pressoché totalmente all’acqua piovana a meno che la stagione non sia particolarmente arida.Questa pianta è molto resistente e raramente subisce attacchi da parte di insetti e parassiti, tuttavia alcuni potenziali “ospiti sgraditi” devono essere tenuti sotto controllo: si tratta della cocciniglia e degli afidi, da combattere utilizzando un comune insetticida a meno che non ci si trovi nel periodo della fioritura. Sempre nella stagione primaverile, inoltre, la photinia può essere colpita da una malattia che provoca una maculatura fogliare dannosa, rendendo grigiastre le foglie e alterando la tipica colorazione rossastra. In casi come questi è necessario rimuovere regolarmente le foglie malate per evitare che possano contagiare quelle sane. La photinia, infine, pur essendo molto resistente può risentire di inverni eccessivamente freddi e molto umidi soprattutto se molto esposta a venti gelidi, responsabili di causare danni alle foglie che si coprono di macchie persistenti.

mercoledì 24 aprile 2019

VERDE TIME : RIPRODURRE UNA PIANTA COL METODO DELLA TALEA IN ACQUA


La talea in acqua è una tecnica molto semplice e utile per moltiplicare le piante d’appartamento in quanto realizzabile in qualsiasi momento dell’anno e senza particolari accorgimenti.
La talea in acqua è particolarmente indicata per riprodurre il filodendro, soprattutto nelle specie: potos, dracena, singonio, cisso, schefflera, edera, tetrastigma, e “scandens”.
Come si esegue
  1. Tagliate un ramo, il più dritto possibile, dalla pianta che volete riprodurre.
  2. Utilizzate un sasso per spappolare l’estremità del ramo in modo da facilitare la nascita delle nuove radici.
  3. Sistemate il ramo in un vaso o bottiglia d’acqua trasparente (la luce deve ben illuminare la base del ramo).
  4. Collocate il vaso con il ramo in un luogo ben illuminato, al riparo da fonti di calore e correnti d’aria fredda.
  5. Mantenete il livello dell’acqua sempre costante e non sostituitela mai, nemmeno quando vi accorgerete che ha incominciato a intorbidarsi.
Invaso
Quando le radici avranno raggiunto una lunghezza di pochi millimetri, potrete invasare il ramo interrandolo di 5-10 cm, utilizzando un terriccio del tipo impiegato per la pianta madre.

martedì 23 aprile 2019

VERDE TIME : GIARDINO FAI DA TE


Giardino fai da te: regole base per un’aiuola da invidia


Per impiantare un’aiuola d’effetto, le piante perenni devono essere piantate in densi gruppi soprattutto se l’aiuola è bene in vista in mezzo ad un tappeto erboso o in mezzo ad una pavimentazione. Pensa all’effetto stupendo di un gruppo di tre ginepri Gold Coast in mezzo ad un prato di un verde intenso!
Per un’aiuola, invece, a ridosso di un muro è essenziale impiantare le piante più alte dietro, magari arbusti belli tutto l’anno, quelle più basse davanti a degradare, fino all’utilizzo di quelle basse e striscianti come la saponaria, le campanule, la lobelia, l’alisso, ecc. Nel progettare un’aiuola tieni conto anche dei colori delle varie fioriture, potrai così assicurarti un eccellente effetto cromatico. Ricorda che in genere il rosso si intona con il rosa e l’azzurro; il giallo con l’arancio, l’azzurro, il rosa, il viola. Il bianco con tutti i colori. Se poi vuoi ottenere un contrasto netto tra due colori dominanti, allora puoi optare per una zona cuscinetto frapponendo fra i due una striscia di un colore che armonizzi con entrambi, ad esempio tra un rosso e un viola frapponi fiori bianchi.

Il ph del terreno

Oltre alla dimensione finale delle piante, alla loro affinità con il sole, ai loro colori, e alla specie (sempre verde, caduca, annuale, perenne o stagionale), l’altro elemento fondamentale per avere un risultato di cui andare orgogliosi è senza dubbio conoscere le esigenze delle piante che andremo a mettere a dimora. Esistono, infatti, piante acidofile, che hanno cioè bisogno di un terreno acido (ph meno di 6,5), come le camelie, rododendri, azalee, ortensie. Ci sono poi piante calcicole, che invece hanno bisogno di terreno calcareo (ph maggiore di 7) come la peonia, l’oleandro, il bosso, la mimosa l’olivo ecc. Pertanto, prima di mettere a dimora le tue piante dovrai conoscere la natura del terreno che hai a disposizione. Per farlo, senza dover ricorrere all’analisi di laboratorio, potrai avvalerti della cartina tornasole. Sciogli un poco di terra in un poco di acqua distillata e immergi la cartina tornasole. Esistono inoltre dei kit per la misurazione del ph, che puoi comprare presso negozi specializzati.

Se il terreno sarà calcareo o anche neutro, prima di piantarci le piante acidofile dovrai assolutamente ammendarlo, dovrai cioè aggiungere al terreno dei sali per renderlo acido; a questo scopo è utile il solfato di ferro o un concime a base di ammoniaca. Per effettuare l’acidificazione del terreno esistono anche dei rimedi naturali come la concimazione con lupini macinati e la pacciamatura (copertura della base della pianta) da effettuare con un composto di foglie di quercia o segatura di abete. Ricorda, però che questi sistemi sono molto più lenti. A una pianta acidofila, un ph basico produce la clorosi ferrica, un’alterazione che induce un ingiallimento molto marcato delle foglie, una stentata crescita, una fioritura deludente. Nel caso in cui hai necessità invece di alcalinizzare un terreno acido o neutro (ph 7) dovrai aggiungere del carbonato di calcio. Le quantità variano a seconda se il terreno è sabbioso o torboso.
Esempio di quantità rispetto alla natura del terreno:
120 grammi per un metro quadro di terreno sabbioso,
240 grammi per un metro quadro di terreno moderatamente argilloso,
360 grammi per un metro quadro di terreno completamente argilloso,
750 grammi per un metro quadro di terreno torboso.

La concimazione del terreno del giardino
Il fluire del tempo e il susseguirsi delle stagioni scandiscono le varie operazioni da eseguire nel tuo giardino fai da te. Dovrai, infatti, calendarizzare tutti i vari interventi, perché sono veramente pochi i periodi in cui potrai non curarti del tuo spazio verde. In primavera ci sarà da concimare sia il prato, sia le piante. I concimi, sia naturali che chimici, hanno come base tre macroelementi: l’azoto, il fosforo, il potassio e un gran numero di microelementi come il ferro il boro, il manganese, il magnesio, calcio, cloro, zinco, zolfo,rame ed altri. Questi non hanno un’importanza vitale per la pianta, ma sono coinvolti nel metabolismo vegetale, quindi indispensabili per la loro salute. Fai, quindi, attenzione che nel concime che ti propongono di comprare ci siano anche i microelementi. 

Ma a secondo della stagione, bisogna usare concimi con diverse concentrazione di macroelementi. In primavera per esempio, quando la vegetazione si risveglia dal torpore invernale, per averla rigogliosa ed una fioritura invidiabile, c’è bisogno di un concime più ricco di azoto e con una concentrazione più bassa di potassio e fosforo. Alla fine dell’estate invece, quando le pianto si preparano ad affrontare l’inverno e c’è bisogno quindi di radici forti e robuste, dovrai fornire più potassio e fosforo, e meno azoto.

lunedì 22 aprile 2019

VERDE TIME: 10 CONSIGLI UTILI (E UN PO' STRANI) PER UN GIARDINO PERFETTO


Volete un giardino perfetto utilizzando soluzioni bizzarre, ma soprattutto naturali? Non perdete allora questi miei dieci consigli che renderanno le vostre piante più belle e sane!

 Etichettare le piante con ciottoli e pietre

Una soluzione alternativa e carina a vedersi è quella di segnare le piante del giardino con ciottoli e pietre decorate a mano. Potete sbizzarrirvi con disegni, pennarelli e vernici colorate, l’importante è scrivere in maniera chiara e leggibile il nome della pianta. Meglio scegliere pietre lisce e uniformi.

 Pannolini per piante

Questa seconda soluzione sembrerebbe alquanto bizzarra, eppure è un toccasana per avere un giardino perfetto con piante in salute. Avere la corretta umidità consente infatti alle piante di crescere meglio. Il pannolino andrà inserito in contenitori per fiori, sul fondo, con la parte assorbente rivolta verso l’alto. Poi, ricopritelo con uno strato sottile di trruccio. È una soluzione che consente di mantenere un’umidità costante, diminuendo la quantità d’acqua necessaria per le annaffiature.

Per un giardino perfetto e ricco di colori

Se volete completare l’opera iniziata con i sassi e avere un giardino ancora più fantasioso e colorato, potete sbizzarrirvi nel colorare i vasi di terracotta, vivacizzandoli in base ai vostri gusti. Disegni astratti, semplici linee o cerchi colorati possono bastare per trasformare il vostro giardino in una vera e propria opera d’arte!

Fondi di caffè per nutrire le piante

Come abbiamo avuto modo di vedere in diverse occasioni, i fondi di caffè sono una preziosissima risorsa, utile anche nel giardinaggio. I residui della vostra bevanda preferita possono infatti essere adoperati come fertilizzante naturale, adatto soprattutto per quelle piante che richiedono terreni acidi. Spargere i fondi di caffè attorno alle vostre coltivazioni, inoltre, aiuta a tenere lontani gli insetti.

 Cassette degli attrezzi di sabbia

Se non sapete dove riporre i vostri attrezzi da giardinaggio, potete pensare di realizzare un’utile cassetta fatta di sabbia. La sabbia, infatti, consente di mantenere gli strumenti in ordine, affilati e impedisce la formazione della ruggine. Prendete un barattolo, una scatola o qualsiasi altro recipiente riciclato, riempitelo di sabbia asciutta e il gioco è fatto!

Pigne per proteggere le piante grasse

Come molti di voi ben sapranno, una delle cose che temono maggiormente le piante grasse sono i ristagni di acqua. Un trucco per evitare che nei vasi si formi umidità in eccesso è quindi collocare sul fondo delle pigne, che andranno poi ricoperte di terriccio. Le vostre piantine vi ringrazieranno!

A ognuno il suo spazio!

Piante e fiori non dovrebbero crescere addossati l’uno all’altro. Per avere un giardino perfetto, dove ogni pianta ha il suo spazio per crescere, potreste adoperare dei distanziatori in legno che vi consentano di seminare a intervalli regolari.

 Evitare gli sprechi

Un trucco per risparmiare acqua potrebbe essere quello di lavare e risciacquare gli ortaggi direttamente in giardino. Sprechiamo tanta di quell’acqua in casa che questa soluzione potrebbe consentirci veramente di ottimizzarne l’utilizzo.

Banane per rose più belle

Siete degli amanti delle rose? Mettetegli vicino delle bucce di banana! Rilasceranno nel terreno il potassio e saranno un valido aiuto per prevenire le malattie fungine.

 A piccole gocce

Infine, ecco il nostro ultimo consiglio: riutilizzare le bottiglie di plastica per bagnare il suolo, un poco alla volta in maniera costante. La soluzione ideale per garantire al vostro giardino la corretta irrigazione.

venerdì 19 aprile 2019

VERDE TIME PIANTE MEDICINALI VERBENA

Descrizione e generalità della Verbena

La Verbena è un genere di piante, annuali o perenni, che rientrano nella famiglia delle verbenaceae. Questo tipo di pianta è diffusa in tutto il mondo ma soprattutto in Europa ed in America Settentrionale. La pianta cresciuta in natura potrebbe essere perenne, ma nei vivai per lo più vengono coltivate in versione annuale, poichè non resiste ai rigidi inverni ed anche perchè col passare degli anni la pianta tende a perdere le sue peculiarità estetiche. Lasciando crescere la verbena per anni si assiste, infatti, ad una crescita molto disordinata di rami e protuberanze con un calo significativo della produzione dei fiori.
Considerate queste caratteristiche, le verbene sono state rimaneggiate fino a creare varietà in grado di resistere al gelo e continuare a vegetare regolarmente anche dopo anni nei vasi o nei giardini. Sono state così create le verbene ibride, vendute sul mercato con nomi specifici come Temari e Tepien, che presentano piccole foglie, dall’aspetto ruvido e rugoso.
Le verbene tendono a divenire ricadenti e tappezzanti, per tutta l’estate e la primavera. All’apice dei rami presentano dei racemi a forma di ombrello o a sfera dove si generano dei fiori dai colori molto vivaci. Generalmente le colorazioni più tipiche sono viola, blu, rosa, bianco e rosso, molto rare sono le verbene ibride gialle o arancioni.

Specie differenti di verbenaSpecie differenti di Verbena

Esistono numerosissime specie di verbena, precisamente 124, per lo più ibride. Possiamo in questa sede citare le principali:
  • Verbena bonariensis. È la pianta di questa specie maggiormente capace di riprodursi tramite seme, generando vivaci fioriture. È una specie originaria dell’America Centrale e Meridionale, attualmente molto diffusa anche nelle zone del Mediterraneo.
     
  • Verbena officinalis. Non è altrettanto bella quanto le sue “cugine” ibride dai fiori sgargianti, ma ha delle notevoli potenzialità come pianta medicamentosa. È piccola e con fiori rosati, nasce allo stato selvaggio vicino ai pascoli e contiene numerosissimi principi attivi che la rendono molto utilizzata in erboristeria.
Fiori verbena bonariensis
Verbena officinalis
Verbena colorata
Cespuglio piante verbena

Come coltivare la verbenaColtivazione della Verbena

Le verbene sono molto apprezzate dai coltivatori amanti dei fiori visto che sono molto prolifiche e possono garantire un vero e proprio tappeto colorato. Spesso vengono coltivate in vasi appesi in modo da godere a pieno dell’effetto ricadente di rami e fiori.
La posa in dimora ideale per la verbena è in un punto sufficientemente soleggiato, che gode della luce diretta per almeno un’ora al giorno. Porre la pianta in una zona ombreggiata vuol dire condannarla ad una scarsa fioritura.
Le verbene non sono complicate da coltivare visto che vanno annaffiate solo quando il terreno è asciutto. Possono anche sopportare piccoli periodi di siccità, ma per una fioritura costante è bene annaffiare al momento giusto senza porre la pianta in sofferenza.
Ogni 12-15 giorni è consigliabile applicare un concime per le piante da fiore, liquido da distribuire con le innaffiature oppure granulare. La riproduzione della verbena è un po' complessa considerando che si tratta spesso di piante ibride. Dai semi di una pianta ibrida non si riesce quasi mai ad ottenere una pianta identica alla madre. Inoltre le piante ibride tendono a non venire impollinate, cosa che rende scarsamente fertili i semi. Per queste ragioni le piante ibride si riproducono per lo più per divisione, mentre solo le verbene originali tramite seme.

Malattie e parassiti della pianta della verbenaMalattie e parassiti della Verbena

Il clima estremo può far ammallare le verbene. Capita infatti che queste piante soffrano in condizioni di estrema umidità o al contrario di un caldo troppo seccho ed arido. Pur essendo una zona che si adatta bene in ogni tipo di territorio, vicino al mare o in montagna, il clima ideale per la sua crescita è quello mite, diversamente rischia di veder compromessa la sua salute.
Le verbene ibride sono generalmente resistenti alle malattie funginee ma in caso di forti piogge ed acque ristagnanti possono venire attaccate dagli afidi. Tale aggressione va debellata prontamente con prodotti specifici, altrimenti rovina i boccioli e compromette la fioritura.

Come viene utilizzata la verbenaUtilizzi della Verbena

La verbena è per lo più apprezzata per finalità ornamentali in vasi e giardini. Esiste tuttavia la verbena officinalis che fin dall’antichità veniva utilizzata per creare infusi utili a combattere i dolori dei calcoli renali. Viene scelta dall’erboristeria per le due proprietà drenanti, antispasmodiche, antiinfiammatorie, antidepressive, analgesiche e diuretiche.

giovedì 18 aprile 2019

VERDE TIME PIANTE MEDICINALI BARDANA ARCTIUM LAPPA

Origini e caratteristiche della Bardana

Erba perenne della famiglia delle Composite, con grossa radice carnosa, grandi foglie ovali, fiore di color rosso porporino, alta circa 1 metro con capolini quasi sferici, fusto peloso. Cresce in tutta Europa e anche in Italia in terreni aridi e incolti. Fiorisce in estate. Predilige terreno fresco e umido e posizione soleggiata. 
Si moltiplica per seme.
Utilizzata nella medicina tradizionale in Europa, Cina, Giappone(la radice si può anche mangiare, ben tagliata, con la soia o inserita nelle zuppe, gusto un po’ amarognolo) e Nord America.

Simbologia ed utilizzi della bardanaSimbologia ed uso della Bardana

Osserviamo il suo aspetto: scarna, appiccicosa (dalla radice indoeuropea lep- “attaccare”, si attacca ai vestiti o ai peli degli animali), pungente (come i cardi, del resto), che se non fosse per la larga foglia (proprio per le sue dimensioni viene utilizzata dai coltivatori per proteggere le piantine degli ortaggi a terra), passerebbe quasi inosservata.
Il fiore è del tutto anomalo.
Lo stesso Virgilio nelle Georgiche le identifica con il termine “lappole”, citando nello stesso versetto il cardo spinoso, la selva pungente, il misero loglio e le sterili avene, per dare ancor più l’idea, nella sua descrizione, che trattasi di un mero paesaggio “secco e scarno”: “Móx et frúmentís labor ádditus, út mala cúlmos ésset róbigó segnísqu(e) horréret in árvis cárduus: íntereúnt segetés, subit áspera sílva láppaequé tribolíqu(e), intérque niténtia cúlta ínfelíx loli(um ) ét sterilés dominántur avénae”.
Al contrario, invece, nelle Bucoliche, lo stesso poeta sembra mettere da parte l’aspetto esteriore della pianta, esaltandone, invece, le proprietà terapeutiche e accennando al fatto che si moltiplica con enorme facilità al punto da soffocare l’erba da foraggio (quasi potente!).
È proprio soffermandoci sulle citazioni di Virgilio che in realtà cogliamo l’effettiva dualità di questa pianta: apparentemente insignificante se guardiamo l’aspetto esteriore (a parte la foglia molto più “appariscente” rispetto al resto… che non sia questa un’indicazione che in realtà qualcosa di positivo c’è e che basta cercarlo - la foglia come elemento “utilizzato” dalla natura per suscitare un minimo di attenzione a chi guarda l’aspetto generale, molto “povero”, di questa pianta), ma di molteplici qualità se sfruttiamo le sue proprietà (interne) curative. Più semplicemente diremmo (mai così giusto in questo caso): “perché soffermarsi solo sull’aspetto esteriore? Potremmo, invece, scoprire tante potenzialità e ricchezze interiori” …e quindi: una persona potrebbe sembrarci “pungente e spinosa” da fuori e che magari non vuole essere “disturbata”, ma provando ad entrare nel suo animo e nel suo mondo e relazionandoci nel modo giusto … chissà che non ci riservi tanto calore o bella energia … semplicemente nascosti o spenti.

Esemplare bardana lanoso
Fiori maturi bardana
Fiori pianta bardana
Fiori grande bardana

Consigli sulla pianta della bardanaProprietà e consigli sulla Bardana

Ha proprietà depurative e cicatrizzanti.
Per lungo tempo è stato rimedio contro la sifilide ed è riportato in alcuni documenti storici l’episodio di re Enrico III guarito da questa infezione mediante somministrazione di questa pianta. Lo stesso medico che curò il re riportò in altri documenti guarigioni simili.
La bardana è la medicina contro acne e foruncoli. Le foglie, impiegate in farmacopea, quando giovani, possono essere utilizzate anche nell’alimentazione come semplice preparazione di insalate. La radice fresca, può essere tagliata a fettine e può avere un buon sapore (magari condita bene). Ancor prima, la bardana veniva utilizzata, insieme ad altri ingredienti, per rendere più chiara la pelle.
Curativa anche per fermare la caduta dei capelli e guarire le forme più leggere di alopecia: decotto di bardana freddo (20g di foglie fatte bollire per 20 minuti in 1 litro di acqua) usato come lozione da utilizzare quotidianamente. O ancora massaggiando il cuoio capelluto con una lozione ottenuta con 100g di radice fresca mescolata a 50g di radice fresca di ortica, tagliuzzate e fatte macerare per 8 giorni in 500g di rum.
Inoltre, il decotto di bardana, era già noto alla corte del Re Sole per combattere i “pruriti”. Si fanno bollire 50g di radice e foglie, tutto ben sminuzzato, in 1 litro di acqua per 5 minuti, Si filtra subito e si lascia raffreddare: se ne bevono 4 bicchieri durante la giornata. In dose più concentrata (75g di foglie da bollire per 10 minuti in un 1/2 litro di acqua) si usa per lavaggi e impacchi calmanti sulla zona in cui si ha prurito.
E perché no anche per i dolori reumatici. Mettere in infusione in 1 litro di acqua bollente per mezz’ora circa 50g di radice di bardana seccata e sminuzzata. Filtrare e addolcire con un cucchiaino di miele. Berne a volontà durante la giornata.
Oggi viene usata soprattutto come rimedio depurativo per via interna, per “pulire” il fegato tramite decotti (portando ad ebollizione la radice, filtrando e lasciando raffreddare, come sopra). Ricordiamo che le radici contengono inulina (zucchero poco calorico), acido tannico (azione antibatterica e antinfiammatoria) e mucillagine (azione calmante e antinfiammatoria).