Non è detto che un giardino debba essere costituito in egual misura da piante sempreverdi e da piante spoglianti, ma è innegabile che se completamente spoglio, in inverno, mette un po’ di tristezza.
Alcuni giardini sono così complessi e la scelta delle piante è tanto accurata che nel periodo invernale sono persino più belli. Occorre esaltare le qualità delle piante all’interno di un disegno progettuale che tenga conto dello svolgersi delle stagioni. Le sempreverdi ci aiutano a dare uno scheletro al giardino, una sorta di tessitura da seguire, così come gli alberi e gli arbusti più grandi, in base ai quali scegliamo le piante più piccole.
Alcuni giardini sono così complessi e la scelta delle piante è tanto accurata che nel periodo invernale sono persino più belli. Occorre esaltare le qualità delle piante all’interno di un disegno progettuale che tenga conto dello svolgersi delle stagioni. Le sempreverdi ci aiutano a dare uno scheletro al giardino, una sorta di tessitura da seguire, così come gli alberi e gli arbusti più grandi, in base ai quali scegliamo le piante più piccole.
Bosso
Come dice il nome della sua specie sempervirens, il Bosso è la pianta sempreverde per eccellenza. È da secoli usata per le siepi, sia basse che alte, e per l’arte topiaria.
L’importanza che ha avuto nella storia del giardino è di primo piano, anzi, si può dire che il bosso sia lo spirito del giardino formale e classico.
L’arbusto ha avuto un grande impatto anche come pianta utile, basti pensare che la parola inglese box deriva dal suo nome comune.
Il bosso cresce con grande lentezza e ha fogliame molto piccolo, per tale motivo è adatto a essere potato in forme anche molto definite e nelle siepi. Si eseguivano potature nei modi più svariati nei periodi del Rinascimento e del Barocco, durante i quali fungeva da ossatura verde del giardino.
Purtroppo il suo insetto nemico, la piralide (Cydalima perspectalis), dal 2007 è arrivata in Italia, proveniente dalle zone dell’Estremo Oriente. Questo lepidottero può distruggere esemplari di bosso anche di notevole età. Se avete in mente di piantare delle siepi di bosso, conviene prevenire con la lotta a base di feromoni, e se l’infestazione è in corso, con il Bacillus thuringiensis varietà kurstaki (B.t.k.). Da evitare assolutamente i pesticidi sistemici, che causerebbero danni alla fauna del bosso e resistenza nell’insetto, con conseguenti, vastissimi, danni.
Come dice il nome della sua specie sempervirens, il Bosso è la pianta sempreverde per eccellenza. È da secoli usata per le siepi, sia basse che alte, e per l’arte topiaria.
L’importanza che ha avuto nella storia del giardino è di primo piano, anzi, si può dire che il bosso sia lo spirito del giardino formale e classico.
L’arbusto ha avuto un grande impatto anche come pianta utile, basti pensare che la parola inglese box deriva dal suo nome comune.
Il bosso cresce con grande lentezza e ha fogliame molto piccolo, per tale motivo è adatto a essere potato in forme anche molto definite e nelle siepi. Si eseguivano potature nei modi più svariati nei periodi del Rinascimento e del Barocco, durante i quali fungeva da ossatura verde del giardino.
Purtroppo il suo insetto nemico, la piralide (Cydalima perspectalis), dal 2007 è arrivata in Italia, proveniente dalle zone dell’Estremo Oriente. Questo lepidottero può distruggere esemplari di bosso anche di notevole età. Se avete in mente di piantare delle siepi di bosso, conviene prevenire con la lotta a base di feromoni, e se l’infestazione è in corso, con il Bacillus thuringiensis varietà kurstaki (B.t.k.). Da evitare assolutamente i pesticidi sistemici, che causerebbero danni alla fauna del bosso e resistenza nell’insetto, con conseguenti, vastissimi, danni.
Daphne odora ‘Aureo-marginata’
È considerata una delle migliori piante a fioritura invernale, vincitrice anche di un Award of Garden Merit da parte della RHS.
La forma è tondeggiante, le foglie sono lunghe e lucide con un sottile margine dorato, mentre i fiori sono come dei bon-bon rosati, fortemente profumati.
Un po’ lenta all’inizio, in qualche anno può raggiungere l’altezza di un metro e mezzo, diventando un punto fermo nello schema del giardino.
Va posizionata in sole pieno nelle zone a nord di Roma. In quelle del Mezzogiorno d’Italia, è meglio collocarla in ombra parziale. Il suolo deve essere ricco, moderatamente umido ma non acido.
È considerata una delle migliori piante a fioritura invernale, vincitrice anche di un Award of Garden Merit da parte della RHS.
La forma è tondeggiante, le foglie sono lunghe e lucide con un sottile margine dorato, mentre i fiori sono come dei bon-bon rosati, fortemente profumati.
Un po’ lenta all’inizio, in qualche anno può raggiungere l’altezza di un metro e mezzo, diventando un punto fermo nello schema del giardino.
Va posizionata in sole pieno nelle zone a nord di Roma. In quelle del Mezzogiorno d’Italia, è meglio collocarla in ombra parziale. Il suolo deve essere ricco, moderatamente umido ma non acido.
Mahonia aquifolium
Di Mahonia esiste un certo numero di specie e cultivar, tutte molto attrattive per chi, alla vista, ama un certo tipo di pianta dall’impatto formale deciso.
Le foglie sono infatti coriacee, seghettate, e i fiori di un bel giallo squillante a cui seguono delle bacche, che possono essere rossicce, viola o quasi nere, a seconda della cultivar.
Alcune tendono ad arrossare il fogliame durante l’inverno, caratteristica che le rende ancora più preziose. La Mahonia è uno dei pochi sempreverdi che tollera un’ombra filtrata o una posizione in ombra parziale, come anche un’esposizione a nord-est, in cui ricevere la luce diretta solo alle prime luci dell’alba.
Di Mahonia esiste un certo numero di specie e cultivar, tutte molto attrattive per chi, alla vista, ama un certo tipo di pianta dall’impatto formale deciso.
Le foglie sono infatti coriacee, seghettate, e i fiori di un bel giallo squillante a cui seguono delle bacche, che possono essere rossicce, viola o quasi nere, a seconda della cultivar.
Alcune tendono ad arrossare il fogliame durante l’inverno, caratteristica che le rende ancora più preziose. La Mahonia è uno dei pochi sempreverdi che tollera un’ombra filtrata o una posizione in ombra parziale, come anche un’esposizione a nord-est, in cui ricevere la luce diretta solo alle prime luci dell’alba.
Yucca
Un invito ad usare la Yucca come sempreverde deve sempre essere cauto.
Durante gli ultimi decenni, infatti, questa pianta è stata usata nei modi più disparati, come pianta da interni, sempreverde da bordura mista, oppure nei giardini esotici.
Ippolito Pizzetti lamentava – all’epoca della Garzantina dei fiori – un’eccessiva presenza di yucca nei giardini di Villa Hanbury. In effetti la pianta si è diffusa con grande facilità sia per la sua rusticità, sia per l’aspetto notevole delle sue infiorescenze, e ancora per la semplicità di coltivazione e riproduzione.
Il problema della yucca è questo: quando è giovane, e il tronco non si vede, le foglie hanno l’aspetto di un ciuffo di iris che fuoriesce dal terreno e, se si ha l’accortezza di mettere a dimora delle yucca a foglia striata, l’“effetto iris” è moltiplicato.
Con la crescita e l’allungamento del tronco, assume l’aspetto di una pianta un po’ minacciosa, le sue foglie sono pronte a scattare in un fendente o un affondo. Infine, con la maturità e la vecchiaia, la yucca acquista la connotazione estetica di un dinosauro portato ai tempi d’oggi, denso di solennità e carico della sofferenza del tempo.
Parliamo ovviamente di esemplari di trenta, quarant’anni di età. E il mio consiglio è di piantare le yucca solo se sapete di riuscire ad attendere.
Un invito ad usare la Yucca come sempreverde deve sempre essere cauto.
Durante gli ultimi decenni, infatti, questa pianta è stata usata nei modi più disparati, come pianta da interni, sempreverde da bordura mista, oppure nei giardini esotici.
Ippolito Pizzetti lamentava – all’epoca della Garzantina dei fiori – un’eccessiva presenza di yucca nei giardini di Villa Hanbury. In effetti la pianta si è diffusa con grande facilità sia per la sua rusticità, sia per l’aspetto notevole delle sue infiorescenze, e ancora per la semplicità di coltivazione e riproduzione.
Il problema della yucca è questo: quando è giovane, e il tronco non si vede, le foglie hanno l’aspetto di un ciuffo di iris che fuoriesce dal terreno e, se si ha l’accortezza di mettere a dimora delle yucca a foglia striata, l’“effetto iris” è moltiplicato.
Con la crescita e l’allungamento del tronco, assume l’aspetto di una pianta un po’ minacciosa, le sue foglie sono pronte a scattare in un fendente o un affondo. Infine, con la maturità e la vecchiaia, la yucca acquista la connotazione estetica di un dinosauro portato ai tempi d’oggi, denso di solennità e carico della sofferenza del tempo.
Parliamo ovviamente di esemplari di trenta, quarant’anni di età. E il mio consiglio è di piantare le yucca solo se sapete di riuscire ad attendere.
Nandina domestica ‘Firepower’
Come tutte le piante sempreverdi, della Nandina si è abusato in ogni maniera possibile e immaginabile. In particolare, nelle siepi contigue e ripetitive, come in gioco di specchi, che hanno caratterizzato le periferie delle città del Nord e ora vengono smantellate dai proprietari, secondo i quali la nandina è da additare come “pianta dozzinale”.
Ovviamente nessuna pianta è dozzinale, lo è l’uso che ne facciamo.
La nandina ha numerosissimi pregi: una bellissima fioritura bianco rosata in estate, stagione in cui i fiori sono in diminuzione; i frutticini tondi di colore bianco o rosso vivo, che rimangono sulla pianta fino a Natale e, infine, il fogliame che tende a essere rossiccio in due periodi dell’anno, quando rigetta il novello, dopo la potatura, e in autunno-inverno.
Con tutte queste amabili caratteristiche, la nandina figura bene in un bordo misto oppure nelle zone attorno al bosco o al lago, e in tutti quei punti dove si desidera un po’ di selvatichezza.
Come tutte le piante sempreverdi, della Nandina si è abusato in ogni maniera possibile e immaginabile. In particolare, nelle siepi contigue e ripetitive, come in gioco di specchi, che hanno caratterizzato le periferie delle città del Nord e ora vengono smantellate dai proprietari, secondo i quali la nandina è da additare come “pianta dozzinale”.
Ovviamente nessuna pianta è dozzinale, lo è l’uso che ne facciamo.
La nandina ha numerosissimi pregi: una bellissima fioritura bianco rosata in estate, stagione in cui i fiori sono in diminuzione; i frutticini tondi di colore bianco o rosso vivo, che rimangono sulla pianta fino a Natale e, infine, il fogliame che tende a essere rossiccio in due periodi dell’anno, quando rigetta il novello, dopo la potatura, e in autunno-inverno.
Con tutte queste amabili caratteristiche, la nandina figura bene in un bordo misto oppure nelle zone attorno al bosco o al lago, e in tutti quei punti dove si desidera un po’ di selvatichezza.
Agrifoglio – Ilex aquifolium
Obbligatorio indicare il nome della specie quando si parla di agrifogli sempreverdi, perché pochi sanno che ne esistono di altrettanto belli, ma spoglianti.
Ne esistono varietà a foglia variegata, di giallo e di bianco argentato, ma quella semplice, dalle foglie verdi, rimane la più maestosa.
L’agrifoglio cresce con grande lentezza e questo purtroppo ne ha determinato la diminuzione dove i boschi sono soggetti a tagli periodici.
Eppure se lasciati crescere, gli agrifogli raggiungono dimensioni ragguardevoli, con un tronco liscio che si contorce alla base in numerosi tentacoli radicali (Alan Lee ne fece una bellissima illustrazione per Il Signore degli Anelli).
L’agrifoglio è dioico, anche se in commercio esistono piante innestate con esemplari dei due sessi, ma in questo caso solo la metà femminile porterà le bacche, con un certo effetto di incompletezza. Perciò è sempre meglio piantare due alberi di sesso diverso (considerate un esemplare maschile ogni quattro o cinque femminili).
L’agrifoglio diventa un’ottima siepe dissuasoria e un riparo per l’avifauna. Piantatelo solo se siete sicuri che non dovrete potarlo per esigenze antropiche (vicini molesti, rami che sporgono, ecc.).
Obbligatorio indicare il nome della specie quando si parla di agrifogli sempreverdi, perché pochi sanno che ne esistono di altrettanto belli, ma spoglianti.
Ne esistono varietà a foglia variegata, di giallo e di bianco argentato, ma quella semplice, dalle foglie verdi, rimane la più maestosa.
L’agrifoglio cresce con grande lentezza e questo purtroppo ne ha determinato la diminuzione dove i boschi sono soggetti a tagli periodici.
Eppure se lasciati crescere, gli agrifogli raggiungono dimensioni ragguardevoli, con un tronco liscio che si contorce alla base in numerosi tentacoli radicali (Alan Lee ne fece una bellissima illustrazione per Il Signore degli Anelli).
L’agrifoglio è dioico, anche se in commercio esistono piante innestate con esemplari dei due sessi, ma in questo caso solo la metà femminile porterà le bacche, con un certo effetto di incompletezza. Perciò è sempre meglio piantare due alberi di sesso diverso (considerate un esemplare maschile ogni quattro o cinque femminili).
L’agrifoglio diventa un’ottima siepe dissuasoria e un riparo per l’avifauna. Piantatelo solo se siete sicuri che non dovrete potarlo per esigenze antropiche (vicini molesti, rami che sporgono, ecc.).
Lavanda
Più che sempreverde, la Lavandaè “sempregrigia” e, forse per questo motivo, non viene considerata come pianta da siepe o cespuglio, in grado di dare forma al giardino nei mesi invernali.
In realtà, se viene ben potata per essere mantenuta giovane, la lavanda può dare sostegno visivo a ogni giardino, in particolare quelli contemporanei che prediligono la pulizia delle linee.
La lavanda si presta bene a una potatura a boule, specie se in massa, in modo che il piede sia nascosto (tende infatti a spogliare alla base).
La necessità di dovere cambiare uno o due esemplari ogni tanto (la lavanda non è longeva) comporta l’accorgimento di tenere, come scorta, qualche piantina già cresciuta e messa in forma. Altrimenti limitatevi alla potatura autunnale (o primaverile, a seconda della specie, del clima e delle vostre preferenze).
Più che sempreverde, la Lavandaè “sempregrigia” e, forse per questo motivo, non viene considerata come pianta da siepe o cespuglio, in grado di dare forma al giardino nei mesi invernali.
In realtà, se viene ben potata per essere mantenuta giovane, la lavanda può dare sostegno visivo a ogni giardino, in particolare quelli contemporanei che prediligono la pulizia delle linee.
La lavanda si presta bene a una potatura a boule, specie se in massa, in modo che il piede sia nascosto (tende infatti a spogliare alla base).
La necessità di dovere cambiare uno o due esemplari ogni tanto (la lavanda non è longeva) comporta l’accorgimento di tenere, come scorta, qualche piantina già cresciuta e messa in forma. Altrimenti limitatevi alla potatura autunnale (o primaverile, a seconda della specie, del clima e delle vostre preferenze).
Arbutus unedo – corbezzolo
Pianta tipica della macchia mediterranea, è diventato un po’ il simbolo di un’Italia giardinicola che non si arrende alla naturale differenza di climi, presenti sulla nostra penisola, e che desidera mostrare la propria mediterraneità. Non diversamente da come è per l’ulivo in questi anni, con la differenza che il corbezzolo non si lascia trapiantare così facilmente, né potare a cuore.
Il corbezzolo non è rustico in tutte le zone italiane; in più ama un terreno moderatamente acido o neutro (appartiene alle Ericacee). Pare che il suo nome derivi dal fatto che le bacche sono commestibili, ma di cattivo sapore: gli scrittori latini lo chiamavano infatti unum edo (non ne mangio più d’uno).
La coltivazione è semplice: i primi anni, quando la pianta deve ancora affrancarsi, annaffiate in estate in profondità almeno una volta a settimana. Dopo il terzo o quinto anno, non avrà più bisogno di annaffiature, se non in emergenza. Ovviamente, qualora ne aveste la possibilità, acquistate una pianta zollata almeno tre volte e di qualche anno di età.
Pianta tipica della macchia mediterranea, è diventato un po’ il simbolo di un’Italia giardinicola che non si arrende alla naturale differenza di climi, presenti sulla nostra penisola, e che desidera mostrare la propria mediterraneità. Non diversamente da come è per l’ulivo in questi anni, con la differenza che il corbezzolo non si lascia trapiantare così facilmente, né potare a cuore.
Il corbezzolo non è rustico in tutte le zone italiane; in più ama un terreno moderatamente acido o neutro (appartiene alle Ericacee). Pare che il suo nome derivi dal fatto che le bacche sono commestibili, ma di cattivo sapore: gli scrittori latini lo chiamavano infatti unum edo (non ne mangio più d’uno).
La coltivazione è semplice: i primi anni, quando la pianta deve ancora affrancarsi, annaffiate in estate in profondità almeno una volta a settimana. Dopo il terzo o quinto anno, non avrà più bisogno di annaffiature, se non in emergenza. Ovviamente, qualora ne aveste la possibilità, acquistate una pianta zollata almeno tre volte e di qualche anno di età.
Phormium tenax
Molto più bello e decisamente appariscente del parente P. x cookianum, il P. tenaxraggiunge un’altezza ragguardevole (un paio di metri) e una dimensione sorprendente del cespo.
Alcuni vecchi phormium abbracciano metri quadrati di spazio, pur essendo partiti da un comune cespo in vaso. Naturalmente occorrono decenni perché la pianta raggiunga questo sviluppo in larghezza, mentre è più facile che raggiunga una buona altezza anche da giovane.
Ne esistono cultivar a foglia verde, bronzea o striata, estremamente attraenti, che danno un aspetto esotico e scultoreo al giardino. Inoltre, hanno un’ottima resistenza alla salsedine e agli aerosol del mare, per cui sono adattissimi ai giardini in spiaggia.
Che vivano senz’acqua è un’illusione, specie in condizioni disagevoli: in estate un po’ d’acqua è necessaria. In ogni caso, se le foglie tendono ad afflosciarsi, a strinarsi e a bruciacchiare, bisogna irrigare maggiormente o spostare la pianta in una zona meno battuta dai venti salsi.
Molto più bello e decisamente appariscente del parente P. x cookianum, il P. tenaxraggiunge un’altezza ragguardevole (un paio di metri) e una dimensione sorprendente del cespo.
Alcuni vecchi phormium abbracciano metri quadrati di spazio, pur essendo partiti da un comune cespo in vaso. Naturalmente occorrono decenni perché la pianta raggiunga questo sviluppo in larghezza, mentre è più facile che raggiunga una buona altezza anche da giovane.
Ne esistono cultivar a foglia verde, bronzea o striata, estremamente attraenti, che danno un aspetto esotico e scultoreo al giardino. Inoltre, hanno un’ottima resistenza alla salsedine e agli aerosol del mare, per cui sono adattissimi ai giardini in spiaggia.
Che vivano senz’acqua è un’illusione, specie in condizioni disagevoli: in estate un po’ d’acqua è necessaria. In ogni caso, se le foglie tendono ad afflosciarsi, a strinarsi e a bruciacchiare, bisogna irrigare maggiormente o spostare la pianta in una zona meno battuta dai venti salsi.
Santolina
Come la maggior parte delle piante a foglia grigia, la Santolina non perde il fogliame in inverno, ma non diventa alta quanto la lavanda. Questo consente di dare una struttura compositiva decisa a una bordura mista, un’aiuola bassa, o semplicemente a un grosso vaso.
Alla Santolina si abbinano bene tutte le annuali che dopo la fioritura estiva si spengono, ma anche fiori la cui parte aerea permane, pur riducendosi di molto (come Aster, Anemone x hybrida, Gaura, Erigeron, ecc.). Dopo la fioritura potatela a fondo, rincalzatela e irrigatela costantemente.
Come la maggior parte delle piante a foglia grigia, la Santolina non perde il fogliame in inverno, ma non diventa alta quanto la lavanda. Questo consente di dare una struttura compositiva decisa a una bordura mista, un’aiuola bassa, o semplicemente a un grosso vaso.
Alla Santolina si abbinano bene tutte le annuali che dopo la fioritura estiva si spengono, ma anche fiori la cui parte aerea permane, pur riducendosi di molto (come Aster, Anemone x hybrida, Gaura, Erigeron, ecc.). Dopo la fioritura potatela a fondo, rincalzatela e irrigatela costantemente.
Euonymus japonicus
Considerata una delle migliori sempreverdi, è sdoganata dal suo aspetto di pianta da “giardinetto comunale”, grazie alle numerosissime cultivar da tempo presenti sul mercato, con foglie di diversi colori e variegature, ma anche dimensioni.
Il consiglio è di evitare di potare l’Euonymus a siepe squadrata, in modo da differenziarlo da quelle creazioni un po’ maldestre degli architetti comunali; piuttosto lasciarlo libero e sfoltirlo solo se necessario.
Il problema dell’Euonymus è l’oidio: la posizione deve essere soleggiata ma fresca, perciò meglio coltivarlo sulle colline e in posti ventilati.
Da non trascurare l’Euonymus europaeus (più conosciuto con il nome di “fusaggine”), per i suoi bei fiori autunnali; questa specie però è spogliante.
Considerata una delle migliori sempreverdi, è sdoganata dal suo aspetto di pianta da “giardinetto comunale”, grazie alle numerosissime cultivar da tempo presenti sul mercato, con foglie di diversi colori e variegature, ma anche dimensioni.
Il consiglio è di evitare di potare l’Euonymus a siepe squadrata, in modo da differenziarlo da quelle creazioni un po’ maldestre degli architetti comunali; piuttosto lasciarlo libero e sfoltirlo solo se necessario.
Il problema dell’Euonymus è l’oidio: la posizione deve essere soleggiata ma fresca, perciò meglio coltivarlo sulle colline e in posti ventilati.
Da non trascurare l’Euonymus europaeus (più conosciuto con il nome di “fusaggine”), per i suoi bei fiori autunnali; questa specie però è spogliante.
Rhyncospermum jasminoides
Tra i rampicanti sempreverdi non c’è rivale per il Rhyncospermum, noto come “falso gelsomino”.
La sua resistenza al freddo, alla scarsa circolazione d’aria e alle condizioni di ombra asciutta lo hanno reso un alleato validissimo per i giardinieri che coltivano su balconi, con scarsa insolazione, e in città fredde d’inverno e calde in estate.
L’ideale è però lasciarlo più libero possibile, piantarlo anche in campagna e non solo in città. Le necessità colturali sono piuttosto semplici, tanto che può essere “adottato” anche da bambini o neofiti.
Tra i rampicanti sempreverdi non c’è rivale per il Rhyncospermum, noto come “falso gelsomino”.
La sua resistenza al freddo, alla scarsa circolazione d’aria e alle condizioni di ombra asciutta lo hanno reso un alleato validissimo per i giardinieri che coltivano su balconi, con scarsa insolazione, e in città fredde d’inverno e calde in estate.
L’ideale è però lasciarlo più libero possibile, piantarlo anche in campagna e non solo in città. Le necessità colturali sono piuttosto semplici, tanto che può essere “adottato” anche da bambini o neofiti.
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