La Canna
indica appartiene
alla famiglia delle Cannaceae, un genere che comprende al suo
interno 150 specie erbacee,
perenni, rizomatose. La sua origine rimane ancora un mistero anche se viene
spesso considerata nativa del Messico, dei Caraibi e più in generale di tutta
l’America centrale e del Sud America. Queste piante sono costituite da grossi
rizomi che crescono
sotterranei e da cui, durante la bella stagione, spuntano steli capaci di
crescere anche due metri in altezza. Le grosse foglie si inseriscono sul fusto
senza l’aiuto di un picciolo, ma semplicemente avvolgendolo come fossero delle
guaine. Raggiungono frequentemente i sessanta centimetri di lunghezza e costituiscono
probabilmente l’attrattiva principale della canna d’India. Il
loro colore varia dal verde intenso quasi blu fino al pastello con venature di
rosso sui margini, dal bronzo giungendo poi al bordeaux;
inoltre si possono trovare facilmente nei vivai delle varietà a foglie
variegate, in cui si alternano in maniera quasi geometrica, bande verdi, gialle
che si mischiano in alcuni ibridi con il rosso, il bianco e il viola, creando
delle policromie inaspettate, caleidoscopiche. Anche i fiori
della canna indica non
sono però da meno. La loro forma asimmetrica, costituita da tre grossi petali
saldati alla base per formare un tubo, è sempre decorata da colori caldi e
sgargianti: rosso, arancio e giallo con tutte le loro sfumature, spesso puntinati di
tinte contrastanti. La maggior parte delle canne indiche che oggi troviamo in
commercio sono il risultato dell’attento lavoro di ibridazione tra varie specie
selvatiche, che vennero introdotte in Inghilterra a cavallo tra il XVIII e XIX
secolo. Le prime specie a essere coltivate su territori europei furono la Canna
coccinea proveniente
dall’Argentina, la Canna liliiflora di origine boliviana e infine la Canna
iridiflora nativa dal
Perù. Tutti gli ibridi risultati da questi incroci sono oggi ripartiti in
maniera più o meno approssimativa in due grossi gruppi: la Canna
x generalis e la Canna
orchioides. A livello morfologico le canne d’India possono essere
ulteriormente suddivise in base alla loro altezza, andando a individuare delle
canne basse che raggiungono il metro di altezza, delle canne medie non maggiori
al metro e mezzo e delle canne alte che superano anche i due metri; non vanno
poi scordate le canne nane, particolarmente adatte per la coltivazione in vaso.
In alcune regioni del globo questa pianta è stata inizialmente introdotta a
scopo ornamentale ma successivamente è diventata un serio problema per gli
ambienti naturali, in particolar modo per tutte quelle zone umide e ripariali
dove tende a diffondersi senza controllo. La coltivazione della canna d’India
in Australia, nelle Hawaii e nelle isole Fiji è quindi sotto stretto controllo
per evitare che questa specie prenda il sopravvento sulla vegetazione
spontanea. Nel nostro paese non incorriamo invece in questi rischi in quanto
difficilmente potrebbe sopravvivere a degli inverni senza la costante presenza
delle nostre cure. Possiamo quindi coltivare la canna indica tranquillamente in giardino,
riservandole anzi un punto focale, magari in piccoli gruppi per accentuare la
bellezza del fogliame; i loro alti steli fioriti avranno la funzione di
slanciare le masse vegetali delle grandi o piccole aiuole.
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