VERDE TIME

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giovedì 30 novembre 2017

CONSIDERAZIONI VERDE TIME -ORTO GIARDINO : TANTA CONFUSIONE IN MERITO


Tanta confusione in merito.

A giorni sarà pronto il prototipo del progetto Giardini Mangerecci, (nuova tendenza) ma parlando con tecnici e giardinieri ed architetti risulta discorso molto caotico in quanto: 
  • L'orto è la coltivazione di un fabbisogno familiare
    • L’orto giardino è l'utilizzo di piante ornamentali e fruttifere , orticole
    • L’orto sul balcone, contenitori utilizzati in spazi senza terra per la produzione orticola 
    • Gli orti sinergici e biodinamici
    • Gli orti sociali hanno prevalentemente uno scopo sociale
  • L'orto è una produzione adatta alla vendita nella attività contadina
  • I Giardini Mangerecci hanno uno scopo ornamentale e produttivo sia per le piante fruttifere che per quelle orticole . Se si parla di un'attività e non si comprende di cosa si sta parlando automaticamente non si percepisce il fine.
    L'orto ha una grande importanza sociale e, per questo motivo, dovrebbe essere una disciplina da adottare in zone svantaggiate sia dal punto di vista sociale che geografico. Oggi è di moda parlare di orto , ma l'orto specialmente nelle campagne ha una forte tradizione contadina, non a caso molte persone seminano le piante ancora da sole senza l'acquisto delle piantine, soltanto per avere il piacere di farle crescere e curarsele. Avvicinarsi all'orto è sempre una buona esperienza, perché vedere crescere le piante e fruttificare in tempistiche abbastanza brevi, quali sono i cicli produttivi di un ortaggio da una grande soddisfazione. Quindi in qualsiasi modo si voglia interpretare l'orto e la sua coltivazione va bene, in quanto la ritengo un'importante esperienza formativa.

mercoledì 29 novembre 2017

RIFLESSIONE VERDE TIME COSA SI PERDE E COSA SI ACQUISTA


Questo forse non è stato calcolato in tutta questa velocità digitale. Sto parlando della progettazione di un giardino legata alla concretizzazione di un'idea creativa.  Ci sono molte possibilità in questo momento offerte dal mondo digitale ma ci stiamo perdendo qualcosa e forse non ce ne accorgiamo.
 Il senso della bellezza, il concretizzarsi di un'idea, elaborare un progetto o un'idea richiedono tempo e analisi.
 Sembra che oggi una progettazione o un'idea possa essere concretizzata soltanto in virtù di un software che riproduce un giardino in serie perdendo l'input creativo, perseguendo uno stereotipo fino all'infinito.
Si perde sicuramente un'esperienza importante dal punto di vista creativo e si acquista una velocità di vendita stereotipata che non ha storia perdendo un'azione creativa e una conoscenza nell'ambito vegetale e architettonico.
VERDE TIME by Stefano Tenneroni

martedì 28 novembre 2017

VERDE TIME ORTO: LA MELANZANA LA PIANTA DELLE UOVA


Le melanzane, frutti deliziosi e versatili, ormai parte della dieta Mediterranea. Non è sempre stato così:a causa del loro colore viola, le melanzane sono state a lungo ritenute velenose. Quando questa pianta arrivò dalle Indie, verso il sedicesimo secolo, inizialmente il consumo del suo frutto fu considerato portatore di insanità mentale e da qui il loro nome: melanzana = mela insanaLe melanzane selvatiche sono amare e piccanti, e solo anni di selezione da parte dei coltivatori asiatici hanno portato alla creazione di varietà commestibili. Gli antichi Greci e Romani non conoscevano questo frutto, che è stato diffuso nel bacino del mediterraneo dagli Arabi nel corso delle loro espansioni del settimo e ottavo secolo.


 Il loro nome inglese"eggplant" (pianta delle uova) deriva dal fatto che le prime varietà di melanzane erano soprattutto piccole e bianche, ed in tanti paesi sono ancora in vendita queste piccole varietà e ne esistono in varietà verdi, arancio, variegate..
.La scienza degli Arabi è importantissima nel medioevo europeo e in particolare l'utilizzo delle piante a fini alimentari e medicinali è raccolta in testi chiamati Tacuina Sanitatis tradotti dall'arabo in greco e latino (come spesso i nomi degli autori). In essi troviamo le prime rappresentazioni delle melanzane, ritenute afrodisiache e il loro sapore piccante e spesso amaro era collegato al riscaldamento del sangue: molti autori spiegheranno il metodo arabo di rendere le melanzane appetibili tramite la salamoia e soprattutto la cottura.La melanzana ha un basso contenuto di grassi e calorie, ed un alto contenuto di fibre, minerali e aminoacidi. E' 'ottima per bilanciare le diete ricche di proteine e amidi, è ricca di sostanze fitochimiche,  è una buona fonte di potassio, che aiuta a regolare la pressione sanguigna e la funzione del cuore.

Scegliete le melanzane quando sono pesanti e sode; quando sono troppo mature, le melanzane sono più leggere e stoppose.

lunedì 27 novembre 2017

VERDE TIME: SPEZIE ED ERBE AROMATICHE : UN PO' DI CHIAREZZA


I criteri definitori dipendono dalla freschezza, lavorazione, utilizzo e origine; tali caratteri le contraddistinguono dalla erbe aromatiche le quali, vengono coltivate nei territori europei e più in specifico mediterranei e vengono utilizzate interamente fresche senza processi lavorativi di alterazione dello stato fisico, considerando l’origine geografica come distinzione, al contrario le spezie hanno provenienza esotica e per garantirne una conservazione maggiore anche durante i trasporti esse vengono ottenute mediante una lavorazione meccanica di una singola parte della pianta di origine per ottenerne un prodotto secco.Sia da piante aromatiche che spezie possono essere ricavati integratori alimentari mediante più trasformazioni che spesso combinano procedure meccaniche e chimiche, se la lavorazione avviene in una singola fase o è assente allora rientrano nella categoria di uso come alimento. L’assunzione alimentare può avvenire sotto forma di decotti, infusi o tisane; ovviamente dosi diverse produrranno effetti diversi a seconda dell’obiettivo specifico desiderato che può estendersi dal semplice piacere alimentare alla cura naturale.
Spesso la distinzione tra decotti, infusi e tisane risulta essere caotica. Le tisane, in realtà, non sono un metodo di preparazione bensì il termine indica un semplice insieme di più piante; il decotto e l’infuso rappresentano due tecniche preparatorie che si contraddistinguono dalla fase genetica. Partendo da un contenuto freddo e assumendo il prodotto finale filtrato a temperatura ambiente, il decotto si ottiene portando a ebollizione un contenitore coperto contenente la pianta immersa in acqua fredda; nell’ infuso la pianta verrà messa in infusione solo una volta raggiunto il bollore, ed inseguito filtrata.Ed ora, in excursus delle spezie più note che successivamente analizzeremo nello specifico.
La cannella, naturale antibatterico, antiossidante, digestivo e carminativo, in commercio è più frequente individuare la variante “Cinnamomum cassia” proveniente dalla Cina, sebbene la specie più pregiata e da preferire sia la “cinnamomum zeylanicum” dallo Sri Lanka.Molte spezie si trovano in due o più varianti a seconda del pregio collegato provenienza territoriale d’origine. Ad esempio anche il cardamomo è possibile trovarlo in una variante verde, definita “Cardamomum Elettaria”, di origine dello Sri Lanka e sicuramente più pregiata della tipologia nera.
Altre spezie assumono varianti diverse da cui non derivano semplicemente un diverso pregio ma un utilizzo e finalità separate, è il caso del cumino dei prati (Carum Carvi) coltivato in particolar per uso alimentare, e del cumino nero (Nigella Sativa) più frequentemente usato con finalità terapeutiche.
Per concludere questa prima parte è d’obbligo menzionare il pepe, spezia ormai di base nella nostra cucina la cui apprezzata peculiarità piccante deriva dal principio attivo contenuto, la “piperina”. In commercio lo si può trovare bianco, nonché solo il seme essiccato, oppure nero, se essiccato come raccolto e successivamente ossidato, infine verde quando il frutto viene raccolto acerbo e lavorato con il biossido di zolfo per bloccarne l’ossidazione. Ovviamente è possibile acquistare un mix dei tre il quale assumerà una colorazione grigia, mentre il pepe di colorazione rosa, quello garofanato o quello lungo saranno ottenuti partendo da altre piante, sebbene il nome possa confondere.

domenica 26 novembre 2017

CURIOSITA' VERDE TIME: LA FACELIA UN FIORE CHE AIUTA LE API


Phacelia tanacetifolia è una pianta erbacea annuale. È una delle migliori piante mellifere in natura grazie ad un’abbondante e prolungata fioritura (metà maggio – fino a luglio) che attrae api, bombi e altri insetti utili tra cui i sirfidi le cui larve sono predatrici degli afidi. Fornisce dunque polline e nettare di altissima qualità ma in agricoltura viene utilizzata anche per il sovescio (pratica agronomica che prevede l’interramento della coltura utilizzata come concime naturale), in quanto ricca di sostanze azotate.Il suo fusto può essere alto dai 30 ai 70 cm (ma può arrivare anche ai 90 cm), si presenta ramoso ed in alto è ricoperto di peli ispidiI fiori invece presentano un’infiorescenza scorpioide, arrotolata a spirale di colore blu- violetto, molto bella e appariscente tanto da essere utilizzata anche come fiore reciso.
Curiosità: 
- phákelos: in greco antico vuol dire fascio, mazzo (in riferimento all’infiorescenza)
- tanacetifolius: si riferisce, invece, alle foglie simili a quelle del genere Tanacetum
Un passo per aiutare le api (piccolo o grande, sarete voi a deciderlo).

sabato 25 novembre 2017

CURIOSITA' VERDE TIME: BUGS HOTEL


Lo sapevate che il mondo degli insetti rappresenta più dell'l'80% degli esseri viventi presenti sulla Terra? Ne esistono migliaia e migliaia di specie, di forma/dimensioni/colori diversi, con comportamenti diversi, abitudini alimentari diverse, habitat diversi...Molti di voi probabilmente in questo momento staranno storcendo il naso, infatti gli insetti nella maggior parte delle persone creano un senso di disgusto, stimolano sensazioni negative che sfociano spesso in vere e proprie fobie; anche io devo ammettere di non amare in modo particolare questo gruppo di animali, anzi, non c'è volta che venga risparmiata da veri e propri brividi alle mani quando ne devo prenderne uno per liberarlo fuori casa o, nei casi più disperati, accompagnarlo con la scopa fuori dalla porta, naturalmente dopo un disperato inseguimento per la stanza e negli angoli più remoti; quando invece volano istericamente da una camera all'altra, con quel loro ronzio che ti penetra nelle orecchie, e mentre li insegui con il giornale cercando di portarli verso la finestra aperta loro invece si nascondono tra il vetro e la tenda, allora sì che è un'imprecazione unica. Ma nonostante tutto questo, che mi renderebbe restia all'avvicinarmi ad un insetto (naturalmente con le dovute eccezioni, perché chi non avrebbe il piacere di trovarsi sul bavero della giacca una coccinella, che oltre tutto dovrebbe portare anche fortuna?), prevale sempre il senso della vita ed il rispetto per il diverso, la convinzione che qualsiasi specie esista al mondo ha un suo perché nel quadro generale, un suo ruolo nell'ecosistema; e così anche gli insetti riescono spesso ad affascinarmi se mi concedo la possibilità di conoscerli per quello che sono e per le loro caratteristiche che a volte sono veramente straordinarie.
Molti insetti inoltre svolgono un ruolo fondamentale per la natura, per l'ecosistema, per garantire la biodiversità; e nonostante noi esseri umani troppo spesso crediamo che questi aspetti non ci riguardino minimamente, non influenzino la nostra quotidianità, nulla invece risulta essere più sbagliato: pensateci ogni volta che venite rapiti dalla bellezza di un prato fiorito o, ancora più direttamente, mentre addentate una mela. Sono infatti “insetti utili”, impollinatori (come le osmie e i bombi) o predatori di insetti “nocivi”, cioè in grado di rovinare la vegetazione della quale si nutrono (tra questi abbiamo le coccinelle o gli insetti dell'ordine dei neurotteri, quest'ultimi in grado di bucare il corpo della preda e di aspirarne i succhi organici). Purtroppo però la mano pesante dell'uomo, l'utilizzo sempre maggiore di pesticidi ed erbicidi, l'eccessiva cementificazione e sfruttamento dell'ambiente, hanno contribuito ad una diminuzione drastica del numero di questi insetti “buoni”, i quali trovano con sempre maggiore difficoltà un luogo sicuro dove riprodursi.
La biodiversità, intesa come varietà di forme viventi ed ambienti, è sempre più compromessa, e questo si ripercuote negativamente su tutto l'ecosistema e alla fin fine sulla sopravvivenza del nostro pianeta. Bisognerebbe agire a monte ed in modo drastico per risolvere un problema che sembra quasi irreversibile, ma ecco che nel piccolo possono risultare molto utili i così detti “hotel per insetti” (Bugs hotel), casette che hanno lo scopo di ospitare gli insetti utili durante lo svernamento e per la deposizione delle uova. Se ne trovano in commercio, più o meno grosse, di diversa forma e materiali, ma chiunque può costruirne una, soprattutto chi possiede un orto, degli alberi da frutto o un giardino.
Nella costruzione vengono utilizzati materiali naturali come legni, canne di bambù, pigne, foglie, paglia, pezzi di corteccia, vasi e mattoni di terra cotta...Se fatto in casa la struttura base dell'hotel può essere costituita da una scatola di legno, tipo le casse utilizzate per il confezionamento delle bottiglie di vino, ma anche queste non devono essere trattate in quanto gli insetti sono particolarmente sensibili a vernici o prodotti chimici. Proprio perchè solitamente sono fatti con materiale di recupero, gli hotel presentano una struttura diversa l'uno dall'altro, non sono mai uguali.Gli ospiti principali di questi hotel sono:
- le api solitarie del genere osmia: a differenza delle api domestiche che sono sociali e tra le quali esiste un'ape regina, l'unica fertile e le api operaie che si occupano della sopravvivenza della comunità, le api solitarie depongono tutte le uova ed ognuna costruisce il proprio nido. Questi insetti, molto importanti per l'impollinazione, depongono un uovo per cavità, riempiono di miele e polline il nido in modo da essere consumati dalla prole durante il loro sviluppo, e poi lo chiudono con un tappo di fango. E per chi di voi avesse paura di essere punto, tranquillo: le api solitarie, seppur dotate di pungiglione, non sono aggressive. Esistono anche le api solitarie del genere Megachile, dette anche tapezziere perchè chiudono e rivestono il nido con pezzetti di foglie
- le vespe solitarie: anche queste non sono insetti sociali, e a differenza delle altre vespe e calabroni, non formano alveari ma costruiscono ognuna il proprio nido. Sono predatrici, paralizzano la preda senza ucciderla e la nascondono nel proprio nido
- i bombi: anche loro sono insetti ottimi impollinatori
- le coccinelle: riguardo alla grande utilità di questi insetti in agricoltura potete leggere Le coccinelle amiche dell'agricoltura biologica
- le forbicine: si possono nutrire di uova di altri insetti
- le crisope: si nutrono anche loro di acari e pidocchi
- le farfalle: seppure da bruchi possono essere dannosi per le piante, gli insetti adulti sono ottimi impollinatori
Le casette per insetti dovrebbero essere orientate verso Sud, esposte al sole, e sollevate da terra di almeno 20-30 cm
Pensate quindi alla grande utilità di questi Bugs hotel: contribuiscono positivamente alla salvaguardia della biodiversità, gli insetti che ne vengono accolti proteggono le piante da insetti nocivi (acari, pidocchi, afidi) aumentandone quindi anche la produttività e senza l'impiego di sostanze chimiche, con un contributo positivo sull'ambiente e più o meno direttamente sulla nostra salute. Costruire un bugs hotel potrebbe essere un modo per renderci più partecipi (nel nostro piccolo) alla salvezza del nostro pianeta (perchè purtroppo si può solo parlare di salvezza ormai, non per essere drastici e negativi, ma per la consapevolezza della realtà delle cose); probabilmente molti di voi hanno già sentito la citazione di Arbert Einstein “Se un giorno le api (domestiche o selvatiche dovessero scomparire, all'uomo resterebbero soltanto 4 anni di vita”; e purtroppo il numero delle api sta diminuendo. Positivo sarebbe inoltre coinvolgere anche i bambini nella costruzione di un Bugs hotel in modo da avvicinarli fin da piccoli al mondo degli insetti, sia per evitare che sviluppino poi da grandi delle fobie nei confronti di questi animali, sia per renderli subito persone sensibili nei confronti della natura.

venerdì 24 novembre 2017

VERDE TIME :FRUTTI DIMENTICATI



IL NESPOLO COMUNE (MESPILUS GERMANICA)

Gennaio, le prime gelate serie e le prime nevicate trasformano i tannini dei frutti di nespolo in zuccheri, che rendono un piacere gustarli appena colti. Sto parlando dei frutti dell'albero del nespolo comune, Mespilus germanica, da non confondere con il nespolo più conosciuto e apprezzato, proveniente dalla Cina, Eriobotrya japonica. Entrambi appartengono alla famiglia delle Rosacee e ci donano frutti commestibili e deliziosi,  una volta maturati. 

                                                           Eriobotrya japonica
                                                           Mespilus germanica
Le piante di nespolo comune, crescono in tutta Italia e anche se di solito si trovano piccoli arbusti in mezzo alla macchia boschiva, se coltivati possono diventare anche alberi di una certa dimensione (anche fino ai 5 m). Allo stato selvatico la troviamo in tutto il Sud-Est dell'Europa, fino all'Asia Centrale. 
Se raccogliete le nespole quando sono ancora acerbe e le addentate, vivrete la stessa esperienza che si prova mangiando dei cachi acerbi: le procianidine,  molecole della classe dei flavonoidi conosciuti come tannini, che interagiscono con le proteine salivari durante la masticazione e determinano la sensazione astringente, di "allappamento".
Sono le stesse sostanze che troviamo ad esempio nelle mele e nell'uva, che danno il sapore tannico al vino rosso.
Per questo, quando ancora questi frutti erano davvero importanti nell'economia domestica di sopravvivenza, le nespole venivano raccolte e messe a maturare nelle cantine fresche e buie, coperte di paglia, all'interno di cassette di legno o ceste. na volta mature, le nespole hanno un sapere dolce e leggermente aspro e la consistenza di una marmellata. Quando sono troppo mature, iniziano a fermentare e sia il sapore che l'odore dei frutti ricorda qualcosa di alcolico. 
Potete utilizzarle in cucina, un po' come si fa per le mele cotogne: per creare composte, liquori, gelatine e sciroppi.

giovedì 23 novembre 2017

RACCONTO VERDE TIME:C'ERANO UNA VOLTA....LE ERBE AROMATICHE


Protagoniste del racconto sono le erbe aromatiche. Quanto più si va indietro nella storia dell’umanità, tanto più si può constatare che il consumo di piante aromatiche ha sempre fatto parte del quotidiano dell’uomo. E’ verso la fine del paleolitico, con la comparsa degli utensili da cucina che l’uomo comincia ad utilizzare le erbe aromatiche fino a dar loro quell'importanza che esse hanno attualmente nella nostra alimentazioneE’ stupefacente come la semplice presenza delle erbe in una pietanza possa modificarla a tal punto da farci venire l’acquolina in bocca al solo sentirne il profumo!

C'erano una volta... le Erbe Aromatiche

In un altro regno, c’era una volta un giovane principe. Egli era un ragazzo molto intelligente che passava tutto il suo tempo nella sua camera dove tra libri, mappe e documenti antichi studiava la storia di tutto il mondo. Non usciva mai. Perciò, nonostante la sua giovane età, aveva una pelle così grigia e secca che lo faceva sembrare un uomo invecchiato. Tutti si lamentavano perché questo principe avrebbe dovuto, un giorno, diventare Re, ma nessuno voleva un Re che – pur essendo molto sapiente - non si faceva mai vedere e che sembrava un mezzo morto.Nessuno riusciva a farlo uscire; egli non apriva neanche la finestra per farsi vedere e i suoi genitori erano disperati perché era figlio unico e gli volevano molto bene.
Intorno al castello vi era un giardino, curato da una giardiniera bella, ma anche molto curiosa. Lei non aveva mai visto il principe, ma quando ne udì la storia, provò un grande interesse e decise che lo avrebbe visto ad ogni costo. Essendo molto furba, si inventò un trucco e ricorse ad uno stratagemma. Ogni mattina ella metteva sotto la finestra del principe dei vasi con piante aromatiche particolari il cui profumo era così forte da penetrare persino il vetro delle finestre.
Così, il principe, sentendo tra le sue pagine polverose ed ingiallite quell’odore sconosciuto e non potendosi più concentrare, pensò che l’odore fosse nella sua camera e pensò, quindi, di farlo uscire. Ma, al contrario, accadde che aprendo la finestra, tutto il profumo intenso delle erbe entrò nella stanza. Nel guardare da dove proveniva quella fragranza, vide la giardiniera. Non aveva mai visto una ragazza vera, e poi così bella, poiché conosceva il mondo soltanto attraverso le immagini dei suoi libri. Pensò che fosse lei ad emanare quell’odore così intenso - si vede che anche le persone più intelligenti, a volte, si possono dimostrare un po’ sciocche!- chiuse, però, subito la finestra e tornò ai suoi studi.
La giardiniera, caparbia, cambiava ogni notte la composizione dei vasi cosicché all’indomani penetrava un odore diverso nella stanza del principe, il quale, già un po’distratto e meno concentrato, apriva la finestra e sentiva un altro odore forte, ma vedeva la stessa ragazza.
Ogni giorno si ripeteva lo stesso gioco e lui riusciva a concentrarsi sempre meno mentre si distraeva sempre di più finché prese l’abitudine di aprire subito la finestra per sentire il profumo nuovo e poi mettersi a studiare. Infine chiese alla giardiniera: “Dimmi, come fai ad avere ogni giorno un profumo diverso?” Rispose, ridendo, la giardiniera: “Non sono mica io, sono le mie piantine ad avere questi aromi delicati. Dovresti scendere, per sentirli meglio!” – E, con la sorpresa di tutti, il principe lasciò i suoi libri ed uscì per la prima volta dalla sua camera. Qualcuno dice che avrebbe dato subito un bacio alla giardiniera, o forse no, chissà! Visto però che da quel giorno, ogni mattina, scendeva in giardino, probabilmente il motivo non saranno stati soltanto gli aromi delle erbe. Vero è che da quel giorno la sua pelle si abbellì sempre più ed egli si trasformò in un principe degno di diventare Re.

mercoledì 22 novembre 2017

VERDE TIME RIMEDI NATURALI: IPERICO O ERBA DI SAN GIOVANNI


L’Iperico, conosciuto anche come Erba di San Giovanni, è una bellissima pianta dai fiori gialli utilizzata fin dall’antichità come rimedio naturale per diverse problematiche, tra cui stati depressivi leggeri o di media entità. Sembra che addirittura i Templari utilizzassero questa pianta, non solo come cicatrizzante per ferite e ustioni, ma anche per migliorare l’umore di quei cavalieri che, dopo le battaglie, erano costretti a passare lunghi periodi fermi a letto.Questa pianta ancora oggi è considerata un antidepressivo naturale e viene utilizzata da sola o in combinazione con altri rimedi naturali (valeriana, passiflora, griffonia, ecc.) se alla depressione si aggiunge anche una componente ansiosa e disturbi del sonno. Per ottenere i primi risultati bisogna assumere Iperico per almeno due settimane e poi continuare il trattamento per circa due o tre mesi, a seconda della situazione.

L'azione antidepressiva di questa pianta è dovuta alla sua capacità di aumentare i livelli di serotonina (e altri neurotrasmettitori che agiscono su sonno e umore) e di regolare la produzione di melatonina.

Prima di utilizzare l’iperico ci sono però da fare delle considerazioni importanti, dato che questa erba è molto potente e può entrare in conflitto con diversi farmaci, aumentandone l’efficacia o al contrario annullandola. Vediamo allora quando non usare iperico:

1)    Se utilizzate anticoncezionali come pillola o cerotto è assolutamente sconsigliata l’assunzione dell’Erba di San Giovanni dato che può ridurne l’effetto con la possibilità quindi di ritrovarsi alle prese con una gravidanza indesiderata.
2)    In caso di assunzione di antidepressivi
3)    Se si fa uso di Irinotecan o altri farmaci antitumorali
4)    Se si assumono medicine anticoagulanti come il Warfarin
5)    Quando si utilizzano Ciclosporina, Digossina o Indinavir, rispettivamente utili in caso di trapianto di organi, problemi di cuore o HIV.

Non si può assumere questo rimedio fitoterapico neppure durante la gravidanza e l’allattamento.

Come avrete capito, quindi, nel momento in cui si intendono acquistare capsule o altri rimedi a base di iperico è importante leggere con molta attenzione il foglietto illustrativo o meglio ancora affidarsi ai consigli di un naturopata, un erborista o un medico per capire se l’Erba di San Giovanni è davvero indicata per i propri disturbi e, eventualmente, come e quando assumerla.

Si può utilizzare l’iperico sotto diverse forme: compresse e tisane (nel caso di depressione), pomate e oli per uso esterno, quando c’è bisogno di una sostanza disinfettante e cicatrizzante. In particolare sembra che l’olio di iperico sia un vero toccasana per alcuni problemi della pelle e come anti-aging. Applicandolo ogni sera prima di andare a dormire su viso e collo si possono avere buoni risultati, a volte anche migliori dei più noti prodotti antirughe.
Sempre l’olio si può applicare poi su piccole ustioni, ferite, pelle secca, funghi, cicatrici, smagliature e in caso di psoriasi.

martedì 21 novembre 2017

CURIOSITA' VERDE TIME : I SEMI DELLA SALUTE


Forse non tutti sanno che esistono alcuni semi dalle proprietà e caratteristiche eccezionali che andrebbero inseriti quotidianamente nella nostra dieta. Difficile trovarli nei supermercati tradizionali, si vendono invece in tutti i negozi di alimenti naturali e biologici. E' possibile consumarli in tantissimi modi: all’interno di insalate, cereali e pasta, nello yogurt o anche da soli come snack di metà mattina o pomeriggio. Sono degli ottimi integratori naturali adatti a tutti ma, data la grande ricchezza nutritiva, sono particolarmente consigliati a chi segue un’alimentazione vegetariana. Importante è però non eccedere nelle quantità, conservarli in luoghi asciutti e fare molta attenzione alla data di scadenza. Avete bisogno di fare scorta di fibre e proteine? Ecco a voi 4 tipologie di semi commestibili che non possono mancare nella vostra dispensa:


Semi di sesamo
 I semi di sesamo sono tra i più saporiti e ricchi di proprietà. Nutrienti, facilmente digeribili, forniscono tante sostanze utili al nostro corpo: ferro, fosforo, magnesio, silicio, acidi grassi essenziali, lecitina ma soprattutto calcio. Proprio per questo dovrebbero essere inseriti nell’alimentazione di tutte le persone a rischio osteoporosi e nelle donne in gravidanza. Questi piccoli semini sono ottimi anche in caso di convalescenza dato che rafforzano il sistema immunitario e contribuiscono ad una giusta stimolazione del sistema nervoso. I semi di sesamo si possono utilizzare crudi o leggermente tostati. Se volete ridurre il consumo di sale potete condire i vostri cibi con il Gomasio, un preparato giapponese a base di semi di sesamo tostati e sale marino (solo 7 grammi di sale per 100 grammi di prodotto). Se invece avete bisogno di un po’ di dolcezza non c’è nulla di meglio che sgranocchiare i sesamini, piccoli snack facilissimi da preparare anche a casa. 

Semi di lino

A proposito di questi semi Gandhi disseOvunque i semi di lino divengano un cibo comune tra la gente, lì ci sarà una salute migliore”. E’ facile intuire quindi quanto preziosi siano questi piccoli semi a livello nutrizionale, forniscono infatti Omega 3 e sostanze anticancerogene come i lignani. Sono particolarmente consigliati a chi soffre di colite o intestino pigro grazie alle mucillagini e le fibreche contengono, utilissime per ripristinare le normali funzioni intestinali. E’ preferibile assumerli tritati per far sì che l’organismo li assorba meglio, hanno infatti un rivestimento duro altrimenti di difficile assimilazione da parte del sistema digerente. Per problemi intestinali è possibile prendere un cucchiaino di semi di lino al giorno a stomaco vuoto. E' importante però bere moltissima acqua dato che questi semi assorbono liquidi fino a 6 volte il loro peso. I vegani possono utilizzare i semi di lino per le loro preparazioni culinarie al posto di un uovo, basta triturarli e unirli a un po' d'acqua.


Semi di girasole
Questi semi, ottimi da sgranocchiare, sono particolarmente ricchi di vitamine del gruppo B ma anche di vitamina A, D, E e PP, oltre che di acidi grassi essenziali, minerali (ferro, magnesio, potassio, calcio) e oligoelementi (zinco, rame, manganese e cobalto). Contengono inoltre proteine e carboidrati, sono quindi perfetti per fornire energia e contrastare la stanchezza. Da questi semi si estrae un olio (quello spremuto a freddo, mi raccomando!) ottimo per essere consumato a crudo, un prezioso alleato per evitare l’insorgere di problemi a livello cardiovascolare. Da evitare invece il suo utilizzo in cucina, dato che ad alte temperature sprigiona i tanto temuti radicali liberi.


 

Semi di zucca
Più proteine e di un uguale quantitativo di vitamine e oligoelementi, nello specifico sono ricchi di Vitamina E, magnesio, sodio, zinco, selenio e acido linoelico. Il consumo di questi semi è particolarmente consigliato agli uominidato che aiuta a tenere in buone condizioni il tono muscolare della vescica e a prevenire i fastidiosi disturbi alla prostata. Inoltre i semi di zucca contribuiscono a ridurre il fenomeno tipicamente maschile della caduta dei capelli. Già nell’antichità erano poi usati come rimedio contro i vermi dato che contengono cucurbitina, una sostanza che aiuta a staccare i parassiti dalle pareti dell’intestino.

lunedì 20 novembre 2017

COME CURARE LE PIANTE GRASSE



Le piante grasse possono arredare la nostra casa portando un tocco di eleganza e natura. Si adattano a ogni ambiente e per fortuna non c’è bisogno di avere il pollice verde per curare le piante grasse!

Come bagnare le piante grasse
L’irrigazione delle succulente

Queste devono essere irrigate solo nei periodi estivi perché entro la metà di novembre la maggior parte delle piante grasse dovrà ricevere l’ultima irrigazione. L’unica eccezione è data dalle Lithops e da quelle piante grasse che tra novembre e dicembre sono in piena fioritura.
Le piante succulente sono originarie di territori aridi dell’Africa meridionale e vanno irrigate moderatamente sino a fine fioritura. Nei periodi freddi le piante grasse non devono ricevere acqua, esse l’assorbono dall’umidità e un qualsiasi apporto di acqua provocherebbe marciumi.
Per le piante grasse con fiore, come per esempio l’Ariocarpus, fate attenzione a non bagnare i fiori perché attraverso l’inflorescenza potrebbe penetrare dell’acqua a livello dell’apice vegetativo causando marciumi diffusi.
Quando bagnare le piante grasse?
Si inizia a bagnare da fine inverno al sud (marzo), a inizio primavera al centro nord (aprile) e nell’estremo settentrione le piante grasse si iniziano a irrigare verso maggio.
L’irrigazione termina tra agosto e settembre al nord Italia e a scalare fino al mese di novembre nel Meridione. Con l’ultima irrigazione è apportare del concime a base di solfato di potassio.
Il solfato di potassio è molto utile per irrobustire i tessuti e aumentare la resistenza delle piante grasse al freddo. Protegge le piante succulente da eventuali marciumi, dalle malattie e dalle condizioni climatiche avverse (gelo, neve, vento…).
Dove comprare solfato di potassio? Nei garden center, presso i consorzi agrari o sfruttando la compravendita online. Su Amazon, una confezione di solfato di potassio da 1,25 kg è proposta al prezzo di 19,20 euro con spese di spedizione gratuite. E’ utile per tutto le piante che temono il freddo.
Sulla confezione si legge Sulphate of Potash che significa appunto Solfato di potassio, non fatevi ingannare dalle immagini, il solfato di potassio è molto usato nella coltivazione dei frutti di bosco ma è perfetto per tutte le piante, comprese le succulente.
Al contrario, sono assolutamente da evitare le concimazioni a base di azoto che abbassano la resistenza al freddo delle piante. Le concimazioni a base di azoto andrebbero sospese entro il mese di settembre.

Acqua per succulente

Attenzione! L’acqua che usate per irrigare le succulente non deve essere calcarea! Le succulente sono piante acidofile e se usate l’acqua del rubinetto per l’irrigazione (ricca di calcare) rischiate di modificare la reazione di pH del terreno e causare forti danni alla pianta.

Piante grasse in casa, dove collocarle

Le piante grasse vanno posizionate a sud della casa, magari sul davanzale di una finestra ben illuminata e lontane dall’umidità.

Piante grasse: temperature

L’habitat naturale delle piante grasse è caratterizzato da inverni spesso molto freddi e secchi, pertanto molte piante grasse entrano in uno stato di riposo vegetativo che durerà fino a marzo. E’ per tale motivo che le piante grasse sopportano temperature relativamente basse senza gravi danni.
Non tutte le piante grasse però sono così resistenti, altre necessitano di maggiori cure; per esempio quelle originarie della fascia tropicale come Epiphyllum, Hoya e Hylocereus (visibile nella foto) non sopportano temperature inferiori ai 13 °C. Fatte le dovute eccezioni, le piante grasse non riescono a tollerare temperature inferiori ai 5 °C.
Tali piante necessitano di un ricovero per i mesi freddi, non possono stare all’aperto, vanno tenute in casa in una posizione il più luminosa possibile ma non sul davanzale della finestra perché devono evitare i raggi solari diretti. Curare queste particolari piante grasse è più impegnativo perché esse non dovranno essere irrigate ma bisognerà usare un nebulizzatore per saturare l’aria di umidità (la zona circostante alla parte aerea della pianta) orientativamente ogni 4 giorni.

Piante grasse resistenti al freddo

Chi abita al nord Italia potrebbe essere interessata a specie di succulente resistenti alle basse temperature. Le piante grassi resistenti al freddo possono sopportare anche temperature prossime ai – 10 °C, sono specie appartenenti ai generi Agave, Echinopsis, Echinocactus, Gymnocalycium, Mammillaria, Notocactus, Rebutia, Trichocereus… anche in questo caso però bisognerà tenere le piante grasse al riparo da pioggia e umidità. La resistenza al freddo delle piante grasse può migliorare sfruttando il solfato di potassio.

Il rinvaso delle succulente

Tra le cure necessarie alla coltivazione delle piante grasse figura il rinvaso.  Il primo rinvaso delle piante grasse va eseguito immediatamente dopo l’acquisto! I rinvasi successivi dovranno essere effettuati ogni 2 anni.
Al momento del rinvaso, assicuratevi di usare un terriccio specifico per piante succulente oppure, in fase di rinvaso, modificate il terriccio universale rendendolo più drenante: aggiungete materiali come sabbia, sassi grossi di pozzolana, ghiaia o argilla espansa. Durante il rinvaso, tagliate le radici troppo lunghe o secche con una lama disinfettata.  Se avete deciso di preparare voi un terriccio fai da te per le piante succulente, tenete presente che queste piante sono abituate a vivere in substrati che non trattengono minimamente acqua, si tratta di terreni ricchi di sabbia, ghiaia o rocce.

Moltiplicazione piante grasse per talea o semina

La semina è il metodo migliore per moltiplicare qualsiasi tipo di pianta, offre piante figlie più resistenti ma richiede molto più tempo. Oltre alla semina, per la propagazione delle succulente è possibile sfruttare la tecnica della talea. 

Quando seminare le piante grasse?

Il periodo migliore va dalla seconda metà dell’inverno all’inizio della primavera (gennaio-aprile) utilizzando un semenzaio e avendo cura di scegliere un buon terreno. Quello consigliabile è un composto per cactacee accuratamente setacciato a cui si aggiunge nel caso un po’ di sabbia per renderlo più soffice.

Piante grasse, curare le malattie

Le malattie che possono colpire più comunemente le piante grasse coltivate in casa sono legate a squilibri idrici e alla qualità dell’acqua. Ricordate di irrigare sempre con un’acqua a pH neutro o leggermente acido (guardate paragrafo quando bagnare le piante grasse) e di sospendere tutte le irrigazioni entro novembre.
Altre malattie molto comuni delle piante succulenti sono la cocciniglia e il marciume legato alle malattie fungine.